Difficoltà con i genitori
Buongiorno,
vi scrivo perché da qualche tempo ho maturato un certo distacco dai genitori, sicuramente a causa della crescita ma anche e soprattutto per via di contrasti e prese di consapevolezza.
Il rapporto coi genitori è dunque mutato, non li reputo più punti di riferimento fondamentali, ascolto i loro consigli quando ho bisogno di confrontarmi, ma peso le loro parole in quanto so che hanno un modo di pensare che non è affine al mio.
Infatti, so che molti miei pensieri e paradigmi di comportamento li ho ereditati proprio da loro, e me ne voglio liberare il prima possibile in quanto paradigmi nocivi e non più affini al mio modo di fare e pensare.
In poche parole, sto tagliando il cordone ombelicale che mi ha tenuto attaccata a loro durante l'adolescenza.
Quest'estate ho affrontato un periodo difficile legato ai miei studi, un periodo di spaesamento e sfiducia nel panorama lavorativo che mi si prospetta; avevo anche pensato di fermare gli studi per lavorare.
Mio padre non mi ha mai chiesto nulla a riguardo, non gliene ho mai parlato perché vi è distanza tra me e lui, non posso confrontarmi con lui in quanto so che non riceverei risposte autentiche e soddisfacenti, ha sempre qualcos'altro a cui pensare e da fare.
Mia mamma mi ha dato l'impressione di avermi sì ascoltata ma con superficialità.
Lei non ha mai studiato e forse non si rende conto delle difficoltà dell'università, per lei è tutto sempre risolvibile, e lo dice lei stessa con un sorriso velato che mi dà sempre molta rabbia, perché mi fa pensare che lei non ci provi nemmeno a mettersi nei miei panni.
Sto ad ora preparando un esame difficile, che mi sta mettendo molta pressione, e parlandogliene lei ha esordito dicendomi che per avere meno ansie dovrei avere qualche ora di svago, magari trovando un lavoretto di "qualche ora".
La mia impressione è che io non le vada mai bene per come sono, ma che debba sempre fare qualcosa in più, non le va bene che io mi impegni in quello che faccio, deve sempre farmi puntare a livelli di perfezionismo altissimi in tutto, studio, esami, ecc.
Ho trovato questa sua uscita fuori luogo date le giornate già di per sé pesanti e dati i problemi di questa estate, che per me sembravano risolti ma che lei mi ha, inevitabilmente, tirato fuori.
Io non so proprio come comportarmi, perché vorrei solo incoraggiamenti sul fatto che vado bene così, ma ricevo invece sempre pressioni esterne pesantissime, come se anche agli occhi dei miei genitori io non possa presentarmi come me stessa ma come una maschera.
Vi chiedo un parere, un consiglio, una rassicurazione
vi scrivo perché da qualche tempo ho maturato un certo distacco dai genitori, sicuramente a causa della crescita ma anche e soprattutto per via di contrasti e prese di consapevolezza.
Il rapporto coi genitori è dunque mutato, non li reputo più punti di riferimento fondamentali, ascolto i loro consigli quando ho bisogno di confrontarmi, ma peso le loro parole in quanto so che hanno un modo di pensare che non è affine al mio.
Infatti, so che molti miei pensieri e paradigmi di comportamento li ho ereditati proprio da loro, e me ne voglio liberare il prima possibile in quanto paradigmi nocivi e non più affini al mio modo di fare e pensare.
In poche parole, sto tagliando il cordone ombelicale che mi ha tenuto attaccata a loro durante l'adolescenza.
Quest'estate ho affrontato un periodo difficile legato ai miei studi, un periodo di spaesamento e sfiducia nel panorama lavorativo che mi si prospetta; avevo anche pensato di fermare gli studi per lavorare.
Mio padre non mi ha mai chiesto nulla a riguardo, non gliene ho mai parlato perché vi è distanza tra me e lui, non posso confrontarmi con lui in quanto so che non riceverei risposte autentiche e soddisfacenti, ha sempre qualcos'altro a cui pensare e da fare.
Mia mamma mi ha dato l'impressione di avermi sì ascoltata ma con superficialità.
Lei non ha mai studiato e forse non si rende conto delle difficoltà dell'università, per lei è tutto sempre risolvibile, e lo dice lei stessa con un sorriso velato che mi dà sempre molta rabbia, perché mi fa pensare che lei non ci provi nemmeno a mettersi nei miei panni.
Sto ad ora preparando un esame difficile, che mi sta mettendo molta pressione, e parlandogliene lei ha esordito dicendomi che per avere meno ansie dovrei avere qualche ora di svago, magari trovando un lavoretto di "qualche ora".
La mia impressione è che io non le vada mai bene per come sono, ma che debba sempre fare qualcosa in più, non le va bene che io mi impegni in quello che faccio, deve sempre farmi puntare a livelli di perfezionismo altissimi in tutto, studio, esami, ecc.
Ho trovato questa sua uscita fuori luogo date le giornate già di per sé pesanti e dati i problemi di questa estate, che per me sembravano risolti ma che lei mi ha, inevitabilmente, tirato fuori.
Io non so proprio come comportarmi, perché vorrei solo incoraggiamenti sul fatto che vado bene così, ma ricevo invece sempre pressioni esterne pesantissime, come se anche agli occhi dei miei genitori io non possa presentarmi come me stessa ma come una maschera.
Vi chiedo un parere, un consiglio, una rassicurazione
[#1]
Gentile utente,
L'apertura di consulto lei ci racconta che ha maturato "un certo distacco" dai suoi genitori, regolare per la Sua età.
Eppure, nel prosieguo del consulto, rivela forse inconsapevolmente che il nucleo affettivo è ancora tenero e indifeso:
"..vorrei solo incoraggiamenti sul fatto che vado bene così, ma ricevo invece sempre pressioni esterne pesantissime.."
come se la parte "piccola", che c'è in ogni persona nei confronti dei genitori, si ribellasse al suo distacco e chiedesse invece vicinanza e approvazione.
Non è una contraddizione; è che in ciascuno abitano varie parti, e ciascuna sgomita per essere ascoltata.
Ho cercato di parlarne in questa News:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9264-la-relazione-complessa-tra-figli-giovani-adulti-e-genitori.html .
Che ne pensa?
Saluti cordiali.
dott. Brunialti
L'apertura di consulto lei ci racconta che ha maturato "un certo distacco" dai suoi genitori, regolare per la Sua età.
Eppure, nel prosieguo del consulto, rivela forse inconsapevolmente che il nucleo affettivo è ancora tenero e indifeso:
"..vorrei solo incoraggiamenti sul fatto che vado bene così, ma ricevo invece sempre pressioni esterne pesantissime.."
come se la parte "piccola", che c'è in ogni persona nei confronti dei genitori, si ribellasse al suo distacco e chiedesse invece vicinanza e approvazione.
Non è una contraddizione; è che in ciascuno abitano varie parti, e ciascuna sgomita per essere ascoltata.
Ho cercato di parlarne in questa News:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9264-la-relazione-complessa-tra-figli-giovani-adulti-e-genitori.html .
Che ne pensa?
Saluti cordiali.
dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Buongiorno,
comprendo le sue difficoltà di relazione, sicuramente si potrebbe lavorare nel comunicare in maniera efficace ai suoi genitori come si sente realmente e i suoi bisogni.
Inoltre le consiglierei un percorso per aumentare la sua autostima per rendersi pienamente consapevole delle sue risorse senza risultare necessario avere incoraggiamenti.
Resto a disposizione.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Elisabetta Paviglianiti
comprendo le sue difficoltà di relazione, sicuramente si potrebbe lavorare nel comunicare in maniera efficace ai suoi genitori come si sente realmente e i suoi bisogni.
Inoltre le consiglierei un percorso per aumentare la sua autostima per rendersi pienamente consapevole delle sue risorse senza risultare necessario avere incoraggiamenti.
Resto a disposizione.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Elisabetta Paviglianiti
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 307 visite dal 02/10/2024.
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