Superare il senso di colpa nei confronti di un genitore anziano
Buongiorno,
da circa 2 anni mia mamma manifesta segni di Alzahimer e demenza senile, percio non ha più memoria a breve termine, soffre di depressione, spesso ha attacchi di panico immotivati e dice sempre che non vuole stare sola, ma ha sempre allontanato le badanti che abbiamo cercato.
Fatto sta che seppur con molte resistenze abbiamo deciso di mandarla in casa di riposo (se ne sono occupati i miei fratelli).
Qui è fantastico, sembra un castello medievale ma a parte il fatto che si trova a 30 km da casa sua lei non vuole assolutamente andare.
Il fatto è che i miei fratelli non vogliono occuparsene, soprattutto nei fine settimana (la badante non sarebbe infatti disponibile h24 e ci toccherebbe prendere un altra persona solo nel weekend).
Capisco il loro punto di vista e so che in fondo non è sbagliato ma io mi sento un verme a lasciarla li, facendole credere che è solo un ricovero provvisorio (abbiamo provato a dire la verità, ma è successo il finimondo). . .
Sto veramente male, non posso fare tutto da sola anche perchè non ha un carattere facile. Vorrei aggiungere che ho già parlato con uno psicologo e lui mi dice che non devo sentirmi in colpa, che non c'è altro da fare ma io non mi do' pace...
Che posso fare per non sentirmi cosi abbietta?
da circa 2 anni mia mamma manifesta segni di Alzahimer e demenza senile, percio non ha più memoria a breve termine, soffre di depressione, spesso ha attacchi di panico immotivati e dice sempre che non vuole stare sola, ma ha sempre allontanato le badanti che abbiamo cercato.
Fatto sta che seppur con molte resistenze abbiamo deciso di mandarla in casa di riposo (se ne sono occupati i miei fratelli).
Qui è fantastico, sembra un castello medievale ma a parte il fatto che si trova a 30 km da casa sua lei non vuole assolutamente andare.
Il fatto è che i miei fratelli non vogliono occuparsene, soprattutto nei fine settimana (la badante non sarebbe infatti disponibile h24 e ci toccherebbe prendere un altra persona solo nel weekend).
Capisco il loro punto di vista e so che in fondo non è sbagliato ma io mi sento un verme a lasciarla li, facendole credere che è solo un ricovero provvisorio (abbiamo provato a dire la verità, ma è successo il finimondo). . .
Sto veramente male, non posso fare tutto da sola anche perchè non ha un carattere facile. Vorrei aggiungere che ho già parlato con uno psicologo e lui mi dice che non devo sentirmi in colpa, che non c'è altro da fare ma io non mi do' pace...
Che posso fare per non sentirmi cosi abbietta?
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Gentile utente,
Ci dice che: ".. ho già parlato con uno psicologo e lui mi dice che non devo sentirmi in colpa, che non c'è altro da fare ma io non mi do' pace..."
E' proprio così.
Ho ampiamente articolato una risposta a questa problematica rispondendo oggi al consulto:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/1066136-depressione-acuta.html , soprattutto la #3.
Per non "sentirsi abbietta" occorre lavorare su di sè e sulle proprie dimensioni affettive ed emozionali, non sempre e non tutte legate all'oggi. Lavorarci da soli o con il/la psicolog*.
Non basta un incontro, si tratta di un percorso; che peraltro ognuno di noi figli/e è chiamat* a fare.
E' un modo:
.per rendere compatibile l'amore di sè con l'amore verso di loro;
.per imparare ad accettare il limite: delle risorse proprie e degli altri figli e figlie, della vita, della salute fisica e psichica;
.per rendersi conto che pochissimi desiderano entrare in casa di riposo (struttura per non autosufficienti), ma poi i fatti dimostrano che ci vivono piuttosto bene.
La invito a leggere il linkato, troverà ulteriori spunti di riflessione.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
Ci dice che: ".. ho già parlato con uno psicologo e lui mi dice che non devo sentirmi in colpa, che non c'è altro da fare ma io non mi do' pace..."
E' proprio così.
Ho ampiamente articolato una risposta a questa problematica rispondendo oggi al consulto:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/1066136-depressione-acuta.html , soprattutto la #3.
Per non "sentirsi abbietta" occorre lavorare su di sè e sulle proprie dimensioni affettive ed emozionali, non sempre e non tutte legate all'oggi. Lavorarci da soli o con il/la psicolog*.
Non basta un incontro, si tratta di un percorso; che peraltro ognuno di noi figli/e è chiamat* a fare.
E' un modo:
.per rendere compatibile l'amore di sè con l'amore verso di loro;
.per imparare ad accettare il limite: delle risorse proprie e degli altri figli e figlie, della vita, della salute fisica e psichica;
.per rendersi conto che pochissimi desiderano entrare in casa di riposo (struttura per non autosufficienti), ma poi i fatti dimostrano che ci vivono piuttosto bene.
La invito a leggere il linkato, troverà ulteriori spunti di riflessione.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 686 visite dal 30/09/2024.
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