Depressione acuta

Buonasera dottori,
I miei genitori hanno avuto entrambi un ictus mio padre 4 anni fa a 58 anni e mia madre 2 anni fa a 60.

Mio padre ha perso l’uso del braccio e mano dx e cammina col bastone mentre mia madre ne è uscita meglio con un po’ di difficoltà nella gamba dx.

Purtroppo però mia madre è caduta in una profonda depressione da ormai 8 mesi, segue una terapia con sereupin dopo che il brintellix non ha sortito effetti e xanax per attacchi di panico.

E’ seguita anche da una psicologa ma niente sembra funzionare, non fa più nulla, si dispera anche solo perché deve cucinare un pasto, e purtroppo sembra che inizi anche un decadimento cognitivo.

Non esce più di casa perché è convinta di non riuscire a camminare e ha paura.

Purtroppo papà più di tanto non riesce ad aiutarla vista la condizione e anche io che sono figlio unico non riesco più a sostenere tutto da solo, abbiamo una persona che la mattina gli dà una mano ma vorrei anche che si smuovesse vista ancora la giovane età

Ho provato in tutti i modi ma niente cambia.

Siamo disperati, cosa potremmo fare?
La mia vita anche ne sta risentendo, mi sento vicino al burn out ma non voglio abbandonarla a se stessa.

Grazie per qualunque consiglio vorrete darmi.
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.3k 595 67
Gentile utente,

Un ictus non è una malattia qualsiasi; può lasciare ripercussioni profonde sia a livello fisico, sia psichico.

In questo senso non è da meravigliarsi che sua madre trovi assai pesante cucinare per tre; la propria scarsa energia le occorrerà tutta per fronteggiare la nuova condizione e per prendersi cura di sé forse.

La paura di cadere non mi sembra poi così irrealistica, considerato -come lei dice- l'interessamento della gamba destra. Se si dovesse aggiungere anche una caduta, una frattura, o altro, sicuramente tutta la situazione si complicherebbe notevolmente, non crede?

Lei non ci dice nulla di sè:
Vive con loro?
Lavora?
Ha una sua famiglia?
In cosa consiste il suo aiuto nei loro confronti?
Come mai si sente "vicino al burnout"?

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
Buongiorno Dott.ssa e grazie della risposta,
Io sono sposato e vivo a 3 km da loro. Sono fuori per lavoro quasi 12 ore al giorno ma nonostante ciò passo spessissimo da loro e ogni 2 weekend li porto a fare una passeggiata o a mangiare fuori. Questo però sta minando un po’ il mio matrimonio poiché mia moglie spesso non è d’accordo col mio esser poco presente, o col mio continuo correre da loro.
Mia madre si fida solo di me e aspetta che faccia tutto io, ad esempio si accorge sempre tardi che le medicine sono finite ed io di corsa dopo il lavoro devo cercare una farmacia aperta e corro a portarle i medicinali, le chiamate ai miei genitori sono ormai 30 40 minuti di sfogo con mio padre che non ce la fa più e mia madre in silenzio che riesce a dire solo non ce la faccio.
A ciò si aggiunge il farmi sentire in colpa quando magari decido di non passare o di fare altro invece che farli uscire.
Sono arrivato al punto di sentirmi in colpa ad andare in ferie o semplicemente al mare.
Non mi godo più nulla e sono spesso triste da qui la mia affermazione di essere vicino al burn out.
Tutte le loro faccende le sbrigo io, burocratiche e non, praticamente di colpo mi sono ritrovato ad essere il loro genitore e non il contrario.
Io non pretendo che facciano da soli ma che almeno mia madre torni ad uscire e a fare le più piccole cose e che mio padre si svegli un po’ e anche se limitato prenda in mano qualche situazione che gli appartiene.
Il problema è che non so come fare
Saluti e grazie dei consigli che vorrà darmi
[#3]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.3k 595 67
Gentile utente,

l’assistenza ai genitori anziani o malati è complessa e tutti noi siamo destinati ad attraversarla a meno che non fossimo orfani. E dunque attraverso un consulto online anonimo, siamo in grado di offrirle unicamente alcuni importanti spunti di riflessione, ma senza l’illusione di risultare risolutivi.

Dicevo *complessa* perché l'accompagnamento nella terza fase di vita dei genitori riveste parecchia aspetti, i quali vanno esaminati uno per uno distintamente.

Il primo è quello organizzativo.
Poter avere un aiuto esterno alla famiglia per le faccende domestiche è importante.
E questo è un punto a vostro favore visto che avete già provveduto.
L’altro consiste nell’organizzare al meglio tutta una serie di incombenze, ad esempio le medicine. Una Collega che vive nella sua stessa area geografica mi segnala che i farmaci possono essere prescritti direttamente dal medico e possono venire recapitati direttamente al domicilio. Se così non fosse, è preferibile che sia il figlio a tenere i conti di quando terminano le medicine, in modo da provvedere con anticipo senza urgenza.

L’altro aspetto, forse più complesso, riguarda la psicologia dei diversi attori, In questo caso:
.lei,
.la madre,
.il padre,
.la moglie di lei che ci scrive.
Ognuno di essi ha una propria quantità di energie, ha dei propri bisogni e desideri. E raramente si riesce a soddisfare in toto quelli di tutti.
È dunque evidente che ciascuno dovrà rinunciare ad una parte, a favore del benessere complessivo della famiglia estesa.
Anche sua madre è chiamata a rinunciare ad una parte, ad esempio ad essere accompagnata a passeggio da lei. Potrà chiederlo all’assistente domestica, a qualche associazione di volontariato; prendendo atto, anche se malvolentieri, che lei non può rispondere a tutti i desideri della sua famiglia d’origine.

Qui però entra in in campo la SUA dimensione psicologica.
Se i sensi di colpa la fanno da padroni,
se l’ansia la sovrasta,
se non è in grado di sopportare ed accettare i risentimenti di sua madre,
se è portato a privilegiare il diritto del più debole (il genitore) a paragone del diritto del pari ((la moglie),
se tutto ciò le fa perdere lucidità (e’ possibile, non è strano,)
Lei potrebbe non essere non essere in grado di accettare serenamente i propri limiti nei confronti dei genitori e nemmeno di prendere in seria considerazione le richieste di sua moglie.
Cercherà di arrabattarsi, con l’esito di scontentare tutti, ma soprattutto se stesso; e di cadere nel burnout.

A fronte della complessità della situazione, noi raccomandiamo di farsi aiutare psicologicamente; un occhio specialistico esterno formato specificamente nell’ambito di queste tematiche è in grado di vedere e di indicare soluzioni che chi è dentro nel proprio acquario nemmeno vede.

Se possono essere nuovamente di aiuto, mi trova qui.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/