Problemi relazionali
Gentile dottore/dottoressa.
Mi ritrovo in una situazione spiacevole per me difficile da esternalizzare, provo un senso di frustrazione, rabbia, malessere a cui non riesco a dare pienamente voce.
Oggi non ho fatto altro che rimuginare su alcuni, presumibilmente futili, scambi in università.
A volte capita di confondersi a lezione, sbagliare, quindi dire la scemenza.
E li mi sono accorto che odio sembrare stupido, (orribile parola troppo riduttiva) forse a livelli troppo alti.
Spesso va così: se le persone non mi considerano come voglio, mi allontano perché tendo a pensare che non comprendano il mio valore finendo presto per odiarle, ma allo stesso tempo sto male, interiorizzo e scatta l'ansia, perché non sono come vorrei apparire.
Questo mi porta anche a soffrire quando sono me stesso, della serie "non puoi essere intelligente se qualcuno pensa che tu sia stupido".
Ipotizzo che magari la colpa possa essere della mia autostima, ma la domanda peggiore su cui non so darmi una risposta soprattutto è: se siamo come gli altri ci dipingono, è giusto ignorare i giudizi altrui?
È tutto così distruttivo perché nella mia breve vita non ho fatto altro che nascondermi dietro un gigantesco ego di vetro, pronto a infrangersi al primo attacco, peggio ancora finire per odiare tutti.
Non capisco se sia un problema di autostima perché ho i miei obiettivi, non mi reputo una nullità anzi, è quasi un bisogno di dimostrare richiedendo costantemente un feedback che deve assolutamente essere come io impongo, altrimenti è la fine, per me.
Sto pensando di prendere in considerazione un percorso di terapia, e forse quello che mi spinge davvero a scrivere è una risposta su cosa sto provando, rimuginare mi porta a pensare che non capisca affatto di come si vive in una collettività.
Sperando di esser stato abbastanza esaustivo la ringrazio della cortese attenzione.
Mi ritrovo in una situazione spiacevole per me difficile da esternalizzare, provo un senso di frustrazione, rabbia, malessere a cui non riesco a dare pienamente voce.
Oggi non ho fatto altro che rimuginare su alcuni, presumibilmente futili, scambi in università.
A volte capita di confondersi a lezione, sbagliare, quindi dire la scemenza.
E li mi sono accorto che odio sembrare stupido, (orribile parola troppo riduttiva) forse a livelli troppo alti.
Spesso va così: se le persone non mi considerano come voglio, mi allontano perché tendo a pensare che non comprendano il mio valore finendo presto per odiarle, ma allo stesso tempo sto male, interiorizzo e scatta l'ansia, perché non sono come vorrei apparire.
Questo mi porta anche a soffrire quando sono me stesso, della serie "non puoi essere intelligente se qualcuno pensa che tu sia stupido".
Ipotizzo che magari la colpa possa essere della mia autostima, ma la domanda peggiore su cui non so darmi una risposta soprattutto è: se siamo come gli altri ci dipingono, è giusto ignorare i giudizi altrui?
È tutto così distruttivo perché nella mia breve vita non ho fatto altro che nascondermi dietro un gigantesco ego di vetro, pronto a infrangersi al primo attacco, peggio ancora finire per odiare tutti.
Non capisco se sia un problema di autostima perché ho i miei obiettivi, non mi reputo una nullità anzi, è quasi un bisogno di dimostrare richiedendo costantemente un feedback che deve assolutamente essere come io impongo, altrimenti è la fine, per me.
Sto pensando di prendere in considerazione un percorso di terapia, e forse quello che mi spinge davvero a scrivere è una risposta su cosa sto provando, rimuginare mi porta a pensare che non capisca affatto di come si vive in una collettività.
Sperando di esser stato abbastanza esaustivo la ringrazio della cortese attenzione.
[#1]
Salve, credo che il problema sia riporre la sua autostima in quello che gli altri dicono o pensano di lei. Non possiamo basare la fiducia in noi stessi su quello che gli altri pensano di.noi, perché così ci diamo in ostaggio a loro e andiamo fuori equilibrio, perdendo di vista chi siamo davvero. Ciò che è più importante è quello che lei pensa.di se stesso e questo, ripeto, non può basarsi esclusivamente su ciò che.gli altri pensano di noi. Perché dobbiamo prima strutturare un concetto solido di noi stessi e solo dopo possiamo confrontarci con gli altri senza andare in crisi per i riscontri che ci arrivano dall'esterno. La saluto
Dr. Stefano Falcini
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 210 visite dal 28/09/2024.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.