Problemi con i genitori

Salve, sono un uomo di 35 anni, vivo una relazione omosessuale stabile da cinque anni, ci vogliamo bene, ci supportiano e ci aiutiamo, inoltre lavoriamo insieme.

Cinque anni fa vivevo con i miei genitori, poi per motivi affettivi ho deciso di spostarmi per vivere con io mio compagno, i miei genitori all'epoca di 72 anni non erano molto autosufficienti, mia madre ha sempre sofferto di depressione e sbalzi d'umore e mio padre non comunica molto ed è molto succube di mia madre.
Visto che la loro non erano molto autosufficienti ma pensavano piuttosto a fumare e a sperperare le pensioni al 10 & Lotto più bar, cibi pronti, non curarsi della casa e stare tutto il giorno a letto, ho temuto che in mia assenza la situazione sarebbe peggiorata.
Ci trasferiamo in un'altra città ma la situazione non cambia, non si alzano la mattina, stanno a letto tardi, mangiano a letto e non cucinano o curano la casa, delegando a me tutto dando un grande peso e responsabilità a me che mi devo occupare di fare la spesa, di cibi che però non cucinano e che devo buttare perché scaduti, sporcano la casa con conseguenti mosche e formiche che infestano la casa, ma non è tutto.
Di punto in bianco inveisce mia madre contro di me, in modo violento e urlando che ho peggiorato la loro situazione di vita, che io sia contro di loro, che ho rovinato la loro vita portando a galla frasi passate che non hanno nessun riscontro.
Proprio oggi ho chiamato mia madre mentre ero al supermercato e ha risposto mio padre facendomi sapere che mia madre non avrebbe voluto parlare con me.
La notte mia madre piange, poi urla arrabbiata e non fa dormire le persone che devono andare al lavoro.
Prendeva Zoloft 100mg ma dopo che lo prende per un mese lo stacca di punto in bianco senza averne benefici.
Ha attacchi di panico e ha chiamato 6 volte il 118 e dopo qualche ora la dimettono.
Nel frattempo la situazione è insostenibile, sono amareggiato e triste perché do tutto il mio supporto e cerco di non fargli mancare niente, ma la disperazione assale anche perché sono accusato di odiarli quando dimostro tutto il mio amore.
Non so più che fare, prendo Cipralex 20mg e Lexotan.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
nel quadro generale senz'altro penoso, non si capisce se lei vive ancora nella stessa città dei suoi genitori o se vi siete trasferiti tutti insieme altrove: "Ci trasferiamo in un'altra città ma la situazione non cambia, non si alzano la mattina, stanno a letto tardi, mangiano a letto e non cucinano o curano la casa, delegando a me tutto", e nemmeno si capisce se i genitori vivano soli o con altri parenti: "La notte mia madre piange, poi urla arrabbiata e non fa dormire le persone che devono andare al lavoro".
Quello che invece è evidente è la sua sofferenza e la sua malattia (infatti prende farmaci antidepressivi) peggiorata da una continua attenzione a degli adulti che non sono riusciti in nessun modo a realizzare la propria vita e a farsi carico delle proprie malattie, ma buttano ogni loro disagio, sia sul piano pratico che emotivo, addosso a lei, figlio.
In tutto questo c'è la costante dei ricoveri d'urgenza di sua madre, doccia emotiva sconvolgente per tutta la famiglia, seguita dalle solite frustranti dimissioni "dopo qualche ora". In Italia la legge sulle malattie mentali, che a suo tempo nacque per sanare la piaga dei manicomi, è rimasta in un limbo, e i malati psichiatrici gravano per intero sui loro familiari, condizione che per qualunque altra patologia sarebbe impensabile.
Cerchi di avere un colloquio risolutivo con un suo psicologo, per assumere nuove modalità di gestione di una situazione che così com'è può solo trascinare anche lei nell'abisso. Dovrà uscire dal ruolo di "genitore dei suoi genitori", per trovare pace e restituire a loro il dominio della propria vita.
Le faccio tanti auguri, con tutto il cuore. Ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Salve, grazie per la risposta.
I miei Genitori vivono con me, ci siamo trasferiti nel 2020 per non lasciare peggiore la loro condizione, ho fatto spesso nei momenti dove si poteva discutere apertamente senza che loro si sentissero giudicati a dargli forza e motivazione, a cercare un unità familiare anche grazie al mio compagno che anche lui poverino sopporta sempre tutto. Ho un grande magone dentro, perché vedo la situazione fallimentare, quello che poteva essere una famiglia unita e capace di discutere e risolvere senza accusare o giudicare. Purtroppo io e il mio compagno siamo accusati di aver rovinato la loro vita e che per ogni scusa la colpa è sempre nostra. Poi prevale sempre l'atteggiamento di critica e di discorsi che non portano nulla, mentre io ho un approccio più filologico e che tende a vedere le sfaccettature e a cercare di risolvere le problematiche che sono in essere. La costante frustrazione di mia madre che non si sente amata, che ha bisogno di costante attenzione ed è affettivamente dipendente da un saluto, un abbraccio e una buonanotte che o per carattere mio o per pensieri e stanchezza mentale a volte manca, facendome una colpa che io li odio.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
lei sostiene di avere "un approccio più filologico e che tende a vedere le sfaccettature e a cercare di risolvere le problematiche che sono in essere".
Quando ci sono problemi nella sfera emotiva, divario nella visione dell'esistenza e frustrazioni personali, non è con un approccio razionale (quello che lei chiama filologico) che si possono risolvere.
Esca dalla trappola della convivenza e del sentirsi genitore dei suoi genitori.
Finché al fondo del vostro rapporto ci saranno delle pretese, ossia ciascuno vuole dire all'altro come pretenderebbe che fosse, non farete altro che torturarvi.
Lasci ai suoi genitori la libertà di vivere nella loro casa la loro vita, senza sindacare se fanno scadere i cibi e non tengono pulito, e lei viva la sua. Li lasci tornare nel loro paese d'origine e vedrà che le cose miglioreranno.
Se lei non si sente disponibile al confronto con uno specialista, dimostra di essere a sua volta arroccato su posizioni indifendibili.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com