è normale che una persona si faccia sfruttare da tutti e non riconosca questo dato di fatto?

Temo che mio fratello (32 anni) abbia seri problemi mentali.
Da circa un anno "lavora" come fornaio a circa 400 euro al mese in nero.
Ieri pomeriggio, mentre era a lavoro (erano le 19. 00) chiama mia madre per chiederle di venirlo ad aiutare: era veramente scosso, piangeva disperato.
Così dopo poco arriviamo al forno e lui chiede a mia madre, ansimando, quasi in stato confusionale, di aiutarlo a pulire dei piatti (piatti che poi veniamo a sapere non dovevano pulire i fornai ma i banconisti perché si trattava di roba usata al banco).
Erano praticamente le 19. 00 passate e lui che era lì dalle 7. 00 di mattina doveva ancora finire di il "suo" lavoro.
Ha finito di rassettare tutto alle 19. 40 circa con "l'aiuto" della banconista che avendolo visto in quello stato si è offerta di lavare i piatti.
Già due giorni prima in serata aveva chiamato quasi piangendo mia madre per lamemtarsi del fatto che aveva ancora troppi lavori da fare.
Mia madre si era raccomandata di parlare con i suoi colleghi per dire loro che tutti sarebbero dovuti uscire alla stessa ora e che lui non si sarebbe fermato delle ore in più per mettere a posto il forno e finire gli ultimi lavori.
Ovviamente non ha fatto niente di tutto ciò ma ha semplicemente detto ai colleghi di evitare per il futuro i lavori superflui (o una cosa del genere) in modo da lavorare meno.
Quel giorno è uscito alle 16. 30 a causa del mal di testa che si portava dietro dalla mattina.
Ieri, tornato a casa io e mia madre, interrogandolo, abbiamo scoperto che:
-lui è il solo del suo turno ad entrare alle 7. 00, gli altri attaccano quando possono (chi alle 7. 30, chi alle 8. 00).
Quando arriva aiuta quelli del turno di notte a finire (scioccante).
I suoi colleghi, che sono i primi ad andarsene, sono gli ultimi ad arrivare e guadagnano anche più di lui.
A casa cercava ancora di giustificarli dicendo che uno di loro abita lontano e si sveglia molto presto.
Facendogli notare che l'altro collega abita a circa 200 metri dal forno, si è giustificato dicendo che arriva presto per fare il suo lavoro con più calma.
Gli abbiamo detto che almeno oggi sarebbe dovuto arrivare dopo le 7. 15 e che non avrebbe dovuto aiutare i fornai della notte.

-da quando ha iniziato questa sorta di lavoro è sempre rimasto al forno fino a che tutto non era finito e in ordine mentre gli altri se ne vanno quando vogliono (16. 30).
Gli abbiamo chiesto perché e ci ha risposto che è sempre stato così.
Solo adesso la cosa è emersa perché ora il lavoro è aumentato perché un collega (che poi sarà spostato al turno di notte) è in ferie. Tra parentesi, lui non ha neanche avuto le ferie e il perché non l'ho capito. Forse neanche le ha chieste per non creare problemi, come dice lui. Andrà in ferie a dicembre, forse.
Gli abbiamo detto cosa deve dire esattamente ai colleghi domani, abbiamo fatto delle prove come a teatro sperando che tiri fuori un po' di coraggio.
Mia madre oggi aspetterà fuori al forno per vedere a che ora usciranno. Ormai è impossibile fidarsi di suo figlio.
Secondo voi soffre di qualche disturbo?
È dal mio punto di vista un comportamento incomprensibile. È totalmente privo di carattere.
È assurdo che una madre debba assisterlo come un bambino delle elementari.
[#1]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
senza dubbio suo fratello appare incapace di tutelarsi, a quello che lei scrive. C'è però da temere che un'eccessiva presenza dei familiari sul campo del lavoro lo sospinga ancora più nettamente nel ruolo passivo del bambino che deve fare di tutto per compiacere "i grandi".
Del resto all'età di suo fratello dovrebbe esserci un/a partner e una serie di relazioni, anche amichevoli, e lei di questo non ci parla.
Un colloquio di lei che ci scrive al Consultorio familiare, se non potete permettervi uno psicologo di persona, varrebbe a chiarire perché un uomo di trentadue anni accetta un lavoro usurante per una cifra che non paga nemmeno la benzina o le sigarette. Se suo fratello ha un problema mentale, lo state scoprendo tardi, e c'è da chiedersi come mai.
Tenga conto inoltre che per le perone con invalidità esistono lavori protetti, garantiti dallo Stato. Quello di cui ci sta scrivendo invece è un abuso sistematico, che andrebbe segnalato; ma finché viene considerato "normale", dev'essere suo fratello stesso a tutelarsi.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
Utente
Utente
Cosa intende per problema mentale?
Se parla di ritardo vero e proprio non credo visto che ha una laurea triennale. Ma proprio per il suo carattere "debole" non ha concluso gli studi. Mi interessava sapere che problemi può avere sul piano comportamentale e psicologico (?). Comunque, non credo che la presenza dei familiari sia eccessiva: proprio a causa della "distrazione" dei familiari scopriamo solo ora questa situazione di estremo sfruttamento (sapevamo solo qualcosa). Per quanto riguarda il perché accetta di lavorare in queste condizioni, ovviamente ha accettato per necessità, ma io non posso rispondere al suo posto anche perché, come dicevo, non sono così presente.
[#3]
Utente
Utente
La ringrazio per avermi informata dell'opportunità gratuita garantita dai consultori anche per aspetti di tipo psicologico. Già in passato comunque per anni siamo andati dallo psicologo (facevamo sedute familiari) perché mia madre era preoccupata della estrema timidezza di mio fratello (se non ricordo male). Crescendo, durante gli anni del liceo, è migliorato dal punto di vista delle relazioni e quindi anche per questo non siamo più andati. Ha poi ricorso all'aiuto dello psicologo quando andava all'università per problemi personali di cui non so nulla.
[#4]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
non so in che termini lei attui la distinzione tra "problemi mentali" e "problemi psicologici" e non è questa la sede per un chiarimento. Noti che di "problemi mentali" ha parlato lei stessa all'inizio della sua prima email.
Suo fratello, come lei stessa scrive, presentava già in passato "estrema timidezza", poi quello che lei chiama "carattere debole". Pochi giorni fa questo trentaduenne "era veramente scosso, piangeva disperato", e dal luogo di lavoro ha chiamato la mamma, pur essendo presenti altri colleghi: lei scrive che poi lo ha aiutato la banconista "che avendolo visto in quello stato si è offerta di lavare i piatti".
Allora perché suo fratello non l'ha interpellata subito? Quale adulto chiama la mamma singhiozzando, anziché rivolgersi a un collega?
Che altro occorre per capire che qualcosa non va?
Anche in sede di terapia familiare si attuano dei test diagnostici, su tutti o su alcuni soltanto dei membri della famiglia: a suo fratello che tipo di disturbo fu diagnosticato?
A me sembra che la terapia familiare sia ancora l'indicazione più opportuna. Tenga conto che presso molte scuole di psicoterapia si attuano psicoterapie a prezzi minimi a scopo didattico e nelle scuole più avanzate a scopo di ricerca.
Le do questa indicazione perché non solo suo fratello sembra invischiato in una sorta di visione infantile della realtà, ma ne sembrano affetti anche altri. Lei per esempio scrive: "proprio a causa della "distrazione" dei familiari scopriamo solo ora questa situazione di estremo sfruttamento".
Ma suo fratello non è un bambino sotto tutela, signora. Lei stessa definisce "assurdo" il comportamento di un altro membro della famiglia: "Mia madre oggi aspetterà fuori al forno per vedere a che ora usciranno. Ormai è impossibile fidarsi di suo figlio".
Ancora più sorprendente è l'affermazione: "Per quanto riguarda il perché accetta di lavorare in queste condizioni, ovviamente ha accettato per necessità".
"Ovviamente"? Ma quale individuo maggiorenne, signora, accetta per necessità un lavoro faticoso, specialistico qual è quello del fornaio, di lungo orario, in nero, senza ferie, per una cifra che non gli permette di sopravvivere, e questo non per tre mesi di stage, ma da più di un anno?
Qualunque impiego da commesso, per non parlare di giardiniere o domestico a ore, sarebbe più comodo e meglio retribuito. Esistono laboratori proprio attorno alla sua città che cercano persone come suo fratello, a stipendi non inferiori alle 800 mensili più contributi.
La domanda da porsi è dunque: perché suo fratello ha accettato queste condizioni? Quale strana "tutela" gli è stata costruita attorno, tale da alterare la visione della realtà di tutta la famiglia?
Noi psicologi sappiamo bene che a volte una situazione instabile, dolorosa, sceglie un membro della famiglia come bersaglio/alibi su cui scaricare varie incapacità e frustrazioni.
Non è una situazione che venga facilmente riconosciuta da chi ne è protagonista, né che possa essere dipanata senza il valido intervento di uno specialista.
Auguri ancora.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#5]
Utente
Utente
Gentile dott.ssa,
mi ha chiesto che altro occorre per capire che qualcosa non va. Le rispondo che non mi occorre nulla. Io stessa mi rendo conto che ci sono grossi problemi, altrimenti non avrei scritto su questo forum.
Il mio "ovviamente" è motivato dal fatto che non vedo cosa altro possa averlo spinto ad accettare questo lavoro. Comunque stiamo parlando, come stavamo dicendo, di una persona con problemi (di non so quale natura) che quindi ha di certo difficoltà (e mancanza di volontà) a trovare in modo autonomo un qualsiasi altro lavoro.
Durante la terapia familiare non credo gli fosse stato diagnosticato qualcosa.
Cosa intende per "persone come suo fratello"? Nel primo messaggio mi parlava di "persone con disabilità" e categorie protette. Credo che abbia frainteso: non ha assolutamente un QI inferiore alla media e non credo ci sia bisogno di un test per determinarlo: consideri, per fare un esempio banale, che quando andavo al liceo gli ho chiesto diverse volte aiuto per svolgere i compiti di Matematica o Fisosofia.
Lei quindi consiglia assolutamente di intraprendere una terapia? Magari familiare?
Grazie per il suo interessamento.
[#6]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
lei continua ad equivocare la natura dei disturbi che possono comportare anche un'invalidità. Il QI è soltanto l'indice di un particolare tipo di intelligenza, e può associarsi anche ai peggiori disturbi, che non le elenco per non ingenerare altra confusione, in lei e negli altri che ci leggono.
Uno specialista è senz'altro la persona che può aiutarvi a districare le fila di una situazione nella quale suo fratello appare il "parafulmine", ma altri sono ugualmente implicati.
Non ci parla di altri fratelli, di un padre, di parenti. Come mai?

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#7]
Utente
Utente
Non penso di poter parlare dei miei genitori in modo esaustivo in questo contesto ma il fatto di non aver citato mio padre forse è dovuto al fatto che tra i due genitori quello più attento e interessato in generale è mia madre. Gli altri parenti (zii e cugini) non sono mai intervenuti in queste faccende e forse non credo che ne siano a conoscenza.
A quali disturbi stava pensando leggendo della situazione che le ho presentato? Effettivamente devo aver equivocato perché ho subito collegato la disabilità mentale al ritardo... forse perché escludevo a priori qualsi altro grave disturbo (autismo o altro).
La ringrazio ancora per la sua disponibilità.
[#8]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
i disturbi mentali che provocano condizioni più o meno invalidanti sono elencati sul DSM e su altri manuali di psicodiagnostica, per lo più incomprensibili ai profani.
Come le ripeto, citare qui uno o due disturbi, tra i tanti, può solo ingenerare confusione in chi legge.
Inoltre sarebbe veramente singolare che non potendo fare ipotesi diagnostiche neanche su chi ci scrive, come recitano le linee guida del sito, ne facessi su una persona che non conosco altro che per sentito dire.
Lo specialista a cui si rivolgerà di persona chiarirà questi dubbi.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#9]
Utente
Utente
Gentile dott.ssa,
non le stavo chiedendo di citare uno o due disturbi a caso o di fare una diagnosi, ma di citare il disturbo cui stava pensando leggendo quanto ho riportato: da quanto ha scritto mi sembrava evidente che fosse convinta o perlomeno sospettasse che vi fossero i presupposti per pensare a un disturbo grave che comporta disabilità. Ha quasi dato per scontato che mio fratello abbia una disabilità ("le persone come suo fratello", per citare una delle espressioni da lei usate). In ogni caso, la ringrazio per il tempo che mi ha dedicato.
Cordiali saluti