Mi piace un altro ragazzo ma sono fidanzata

Salve, sono una ragazza di 30anni fidanzata da 7e convivente da 5.
Gli ultimi anni sono stati particolarmente duri per noi, ma soprattutto per me.
Ho dovuto prendermi carico di un percorso PMA fallito, per problemi di malattie genetiche da parte di lui... fatto sta che tutti questi lutti negli ultimi anni li ho dovuti affrontare da sola perché il mio compagno in cuore suo non ha mai voluto intraprendere il percorso, ma me lo confessa solo oggi... e ovviamente mi spiego il come mai ho dovuto fare tutto da sola compreso il mandare avanti un lutto (possiamo avere solo figli malati)
Ho ridotto il tutto ovviamente per arrivare ad oggi in cui gli confesso che sono attratta da un altro uomo (il mio migliore amico).
ci ho riflettuto a lungo e ho scelto di dirlo al mio compagno affinché potessimo affrontare insieme le mancanze che purtroppo sento nella coppia.
(Il mio migliore amico non sa nulla di tutto ciò)
Per cui mi aspettavo una reazione da parte sua di rabbia, gelosia, e anche che mi lasciasse.
Invece no la sua reazione è stata l'incredulità.
Non crede che realmente mi piaccia un altro, e nonostante lui ammetti che sa di aver sbagliato, continua a non reagire d'avanti ad una cosa che metterebbe sicuramente alla prova chiunque innamorato.
La sua risposta è stata: tu ci tieni a noi?
Se ci tieni allora posso pensare a che fare.
E ovviamente gli ho ribadito che si mi piace un altro ma scegliere di parlarne con lui piuttosto che il mio migliore amico, significa che forse ti sto avvisando che da parte mia tu mi dai tante mancanze.

Lui sembra sul serio non essere scosso da questa cosa, dice che non mi crede... cosa posso fare?
sono disperata, è come se stessi disperatamente cercando di recuperare un rapporto che è sull'orlo del precipizio... ma a quanto pare sembra sia la sola ad interessarsi... consigli?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
il vero problema che ormai si evidenzia attraverso i suoi numerosi consulti è la sua incapacità o non volontà di cambiamento.
Solo da questa estrema resistenza derivano le varie difficoltà che ci ha segnalato, e che hanno il loro culmine nell'aver percorso una psicoterapia cognitivo/comportamentale senza trarne tutti i benefici che questa terapia è in grado di produrre, purché seguita con sincero impegno.
Quando da questa sede abbiamo toccato qualche punto nodale del suo disagio, lei nemmeno ci ha risposto.
Riassumendo, lei inizia molti anni fa, giovanissima, una relazione che non è soddisfacente sotto nessun profilo, se non quello di renderle possibile l'esercizio di un potere sul partner.
Ci descrive quest'ultimo come debole, inerte, lontano da lei sia emotivamente che sul piano della conversazione, del divertimento, degli hobby.
I rapporti di lei che ci scrive con la madre di lui si guastano da subito.
La possibilità di avere figli è compromessa da una malattia genetica da cui siete entrambi affetti (e non lui solo, come adesso afferma).
Da anni si consola della sua solitudine col pensiero di un "amico" che non diventa un fidanzato forse perché impegnato con un'altra, forse a motivo di questa impossibilità di cambiamento che è la caratteristica di lei che ci scrive.
Adesso si meraviglia che alla sua confessione di essere innamorata di un altro, l'uomo con cui sta dividendo, non amore, ma un'alternanza di dolore e di noia, si mostri inerte come sempre?
Rilegga con cura il consulto a cui non rispose al link https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/987710-dovrei-lasciare-il-mio-ragazzo.html
Si chieda se ha ancora energia da sprecare in quello che un grande poeta ha definito "delirio d'immobilità", o se è venuto il tempo di fare un passo avanti verso la vita.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Salve dottoressa, rifletterò sulle sue parole ma non condivido in nulla ciò che dice,per questo mi sono limitata a non risponderle l'altra volta.
Grazie del suo tempo
Cordiali saluti
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
ancora una volta, al desiderio di aiutarla lei oppone una resistenza improduttiva.
Se volesse spiegare in che cosa esattamente non condivide le mie parole si avvierebbe quel dialogo costruttivo fatto di domande, risposte, precisazioni, che costituisce la relazione tra esseri umani che hanno la volontà di comprendersi.
Non è d'accordo con la mia ricostruzione del suo passato? Bene, scriva la sua versione dei fatti.
Non condivide la mia opinione che lei non esce dal suo impasse perché non ne ha la volontà o la capacità? Anche qui, articolare la sua opinione le permetterebbe di comprendere meglio sé stessa.
Per noi psicologi non è insolito trovarci di fronte al cosiddetto "comportamento oppositivo/provocatorio". Sta alla volontà del paziente uscirne, col nostro aiuto, per ottenere finalmente una vita appagante.
Ci rifletta.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com