Un narcisista ed un empatica

Buongiorno a tutti.
Mi trovo ad affrontare una situazione orribile, un incubo.
Sono figlia di un narcisista, sempre incoraggiata da mia madre di tenere alla larga le persone come lui, ma sono caduta in trappola.
Mi ritrovo ad amare un uomo narcisista addirittura peggiore di mio padre.
I segnali li avevo chiari dall’inizio, ma ho voluto evitare di vederli.
Ho pensato che fosse una persona ferita esattamente come mio padre (e stranissimo il fatto che abbiano lo stesso vissuto, addirittura sono entrambi del segno zodiacale toro ed hanno avuto un fratello gemello morto alla nascita, torturati psicologicamente dalla madre senza anima), che avesse bisogno del mio aiuto e che lo salverò.
Fa ridere il fatto che lui la prima domanda che mi pose fu sei una persona empatica?
dicendomi di essersi innamorato del mio lato sensibile, della mia ingenuità che avrebbe voluto proteggere.
Finendo per distruggermi psicologicamente e farmi molto male anche fisicamente.
Neppure alle prime violenze non mi sono tirata indietro a te non rinuncio gli dissi.
Però più passa il tempo, più domande mi faccio alle quali non so rispondere.
Ovunque leggo che un narcisista non può essere salvato essendo proprio diagnosticato come disturbo della personalità.
Lo vedo in mio padre, che sa di esserlo e promette sempre di cambiare però entrambi sono divorati da una sofferenza che vorrei placare.
Non li vedo senza anima come vengono descritti.
Entrambi sono affetti dalla dipendenza da alcool, entrambi quando bevono piangono e riconoscono il male che fanno, per poi svegliarsi al mattino dopo e fare come niente fosse successo.
L’uomo che amo la notte piange nel sonno, mi cerca disperato.
Se sto male va fuori di testa e si fa in 4.
Anche quando ha saputo di un mio possibile tumore mi ha detto che non rinuncia, che mi starà sempre accanto.
Mi ha sempre offerto tutto quello che ha potuto come ha potuto, privandosi a volte di quello che magari avrebbe avuto bisogno lui.
Però questi attimi d’amore, vanno totalmente coperti dal suo ego e orgoglio, da una crudeltà assurda alle volte.
Fa ridere che in quei momenti da a me della narcisista e manipolatrice che invece di aiutarlo e capirlo, lo vuole abbandonare oppure buttargli la colpa addosso.
Non so se credere di avere qualche speranza, oppure cercare aiuto per allontanarlo.
Ma già l’idea di pensare di perderlo mi fa morire.
Anche se l’idea di stare accanto a qualcuno che magari non mi ama veramente ma mi vuole solo come cagnolino e mi riempie costantemente di bugie, non mi fa più vivere
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Buongiorno,

Lei ha tentato di descrivere solo quell'uomo, ma dovrebbe descrivere maggiormente se stessa.

Purtroppo, come tutte le donne che cadono in queste reti, non riesce a vedere il cosiddetto ciclo della violenza: una carezza e un ceffone, una scusa e un insulto e poi ancora una promessa di non farlo mai più e il disprezzo che si esprime con la svalutazione.

Lei si preoccupa invece se quell'uomo piange. Io La inviterei a preoccuparsi per le Sue (di se stessa) di lacrime e se non riesce a prendere le distanze da sola, cosa che adesso mi pare evidente, deve rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta con sollecitudine, per non venire completamente distrutta da quell'uomo.

Non è solo lui che ha un problema, ma anche Lei: perchè mai dovrebbe salvare qualcuno anzichè vivere la Sua vita serenamente? Perchè mai ha questa missione?
Le relazioni sentimentali NON sono mai squilibrate in questo modo, nè dovrebbero far soffrire.
Lei abilmente riconosce che probabilmente la figura di Suo papà ha un peso. Lavori con uno psicologo per poter cambiare e occuparsi in prima battuta di se stessa.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Grazie infinite per avermi risposto. Tutto quello che lei mi dice già lo so, il problema è riuscire a fare quel passo che mi faccia uscire da questa situazione ed al momento non ne voglio sapere. Ogni cosa mi sembra impossibile senza di lui. Ne sono completamente dipendente. Se non lo sento in giornata non riesco a concentrarmi su assolutamente niente, se mi scrive salto dalla gioia. Mi sto già facendo seguire da una psicologa da un mesetto a questa parte, lei vede il problema come overthinking , che dovrei cercare di trovare attività che mi permettano di spostare il mio costante pensiero su di lui. Il problema è : come? Ogni cosa che tento non riesco comunque a concentrarmi. Mi sento sola, vuota, incompresa. Allo stesso tempo l’idea che lui abbia bisogno del mio aiuto e che io non sia in grado di offrirglielo mi sovrasta. Ho sempre avuto l’idea dell’amore come costanza e sacrificio, forse vedendo anche la situazione di mia madre. Ho sempre promesso che non sarei mai stata la prima ad abbandonare e questa cosa l’ho imposta a me stessa. Non riesco ad andare oltre. L’idea di famiglia che mi sono fatta con lui, di volergli donare un ambiente in cui sentirsi finalmente sicuro e amato ma del quale forse ne ho più bisogno io. Lui viene anche dopo una relazione lunga di 10 anni, che ho chiuso molto facilmente e nel migliore dei modi, siamo addirittura rimasti amici. Il mio ex era completamente il suo opposto e sono arrivata a sentirmi annoiata da quel clima troppo calmo. Forse la tossicità di questa relazione alimenta la mia sofferenza, come se fosse l’unica a darmi ragione di combattere. Ma allo stesso tempo si stanca, mi esaurisce. Veramente non so come riuscire a mettermi al primo posto, come riuscire a prendermi cura di me stessa.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Se prova a rileggere anche quest'ultimo post, noterà come il focus resta costantemente e prevalentemente sull'altro e non su di Lei.
Le convinzioni che rovinano la vita (es. "Ho sempre avuto l’idea dell’amore come costanza e sacrificio" che è una bella mazzata!!) si possono modificare.
Io credo che il problema di base sia legato a fragilità e bassa autostima.
Il lavoro terapeutico non riguarda sapere come funziona una persona o un disturbo, ma capire come FARE per cambiare.
Ovviamente se Lei scrive: " il problema è riuscire a fare quel passo che mi faccia uscire da questa situazione ed al momento non ne voglio sapere." si preclude la possibilità di stare bene ed essere libera da convinzioni disfunzionali.
Vale davvero a pena continuare a stare male?

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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