Relazione a distanza richiesta di spazi

Ho39anni, lui36, viviamo una relazione a distanza da2anni...Ci vediamo ogni mese per 3 gg (lo raggiungo io) e durante le festività o in estate anche 30/40gg.
Quando viene lui sta da me, ma puntualmente quando trascorriamo più tempo insieme mi sento dire che stiamo troppo insieme, che lui si sente oppresso, che ha bisogno dei suoi spazi (preciso che quando lui viene...io lavoro e ci vediamo solo la sera, che lui si organizza tranquillamente) si lamenta del fatto che un eventuale convivenza lui così non vorrebbe viverla, ho spiegato che dal canto mio è normale dare priorità a lui visto che non lo vivo quasi mai se non in questi momenti, che un eventuale convivenza ovviamente sarebbe diversa perché non avrei l necessità di vivere tutto con lui avendolo a casa tutte le sere, lui non mi crede e puntualmente 15 giorni prima della partenza va via di casa prendendosi una pausa.
Io mi sento affranta e abbandonata perché cerco in tutti i modi di venirgli incontro anche se mi fa male sentirmi dire, in questi giorni che potremmo stare insieme, voglio stare solo.
Cerco comunque di assecondarlo per il suo benessere, ma finisco per stare male io poiché in questi giorni lui a stento mi scrive per poi tornare pochi giorni prima di partire.
Non riesco a capire se sono io a sbagliare qualcosa o se lui non è pronto per una relazione importante e adulta.
Come posso gestirla?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
in casi come quello che ci descrive solo due metodi possono rispondere alle domande che ci rivolge: "Non riesco a capire se sono io a sbagliare qualcosa o se lui non è pronto per una relazione importante e adulta. Come posso gestirla?"
I due metodi sono:
-se ne siete capaci, parlare tra di voi con franchezza, senza timori né risentimenti, per comunicarvi i reciproci bisogni;
-servirvi della competenza di una terza persona, ovviamente un* psicolog* espert* nelle relazioni, che vi faccia comprendere e comunicare correttamente quanto sopra.
Occorre precisare che a volte bastano poche sedute per realizzare lo scopo; che non sempre l'esito è quello di far restare insieme la coppia, ma quasi sempre è quello di garantire chiarezza e di migliorare il rapporto, se questa è la volontà di entrambi; infine che l'ostinato rifiuto di ricorrere allo specialista quasi sempre è la spia di un non-detto che inquina la relazione.
Buone cose. Se le fa piacere, ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
È quello che ogni volta puntualmente mi ritrovo a dire, che il dialogo potrebbe aiutarci. È possibile che io sbagli per eccessiva voglia di vederlo e di stare con lui ( è sbagliato voler stare con lui quei 20/30 giorni l’anno e condividere tutto o quasi ?) e magari lui segnato da vicissitudini familiari ( padre e madre che stanno insieme ma litigano di continuo riversando sui figli la propria frustrazione) ha paura di rivivere le stesse cose? In questo caso come posso aiutarlo? Ho un muro davanti! Una persona che ripetutamente dice che il problema sia io che , cito testualmente, con i miei modi di vivere la relazione voglio privarlo delle sue libertà!
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
gli elementi che aggiunge adesso fanno pensare che in effetti non possiate chiarire da soli quali sono i precisi bisogni di ciascuno.
Una comunicazione corretta in questo senso viene sviluppata grazie alla tecnica di Rosenberg definita "Comunicazione Non Violenta".
Questa tecnica, che a voi sarebbe utilissima, può essere appresa con l'aiuto di un* psicolog* esperto, in coppia o in gruppo, anche online.
Potete naturalmente anche cercare di apprenderla da soli, leggendo i libri dell'autore che ho citato, ma dovreste fare grandi passi per liberarvi delle storture che per ora inibiscono la comunicazione, particolarmente evidenti in questa sua ultima email.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Grazie dottoressa!
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Prego, gentile utente. Vi auguro di risolvere un problema che può essere doloroso.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com