Non sopporto più la mia famiglia

Gentili dottori,
Sono una ragazza di 23 anni, studentessa.
Ho una famiglia molto numerosa, ma ho perso mio padre da poco.
Persona fondamentale e con la quale avevo un rapporto strettissimo.

Scrivo qui perché ultimamente sto attraversando un periodo di crisi caratterizzato da un enorme ansia, irrequietezza e forte stress.
Voglio parlarvi di una situazione in particolare che spesso mi porta a farmi delle domande alle quali non so dare mai una risposta, anzi alle quali ho paura di rispondere.

Ho due sorelle maggiori.
Una di 32 anni con la quale ho un ottimo rapporto e l’altra quasi coetanea di 26.

Purtroppo con l’ultima ho sempre avuto un rapporto conflittuale dovuto a nostre divergenze caratteriali.

Il problema è che ultimamente, da quando mio padre e mia nonna sono scomparsi, vivere a casa mia è per me fonte di stress e sofferenza.
Complice il periodo, non riesco più a trovare pace stando in casa.
Le mie sorelle e mia mamma sono quasi fuori tutta la giornata, per lavoro.
Quando sono fuori e io resto a casa non vedo l’ora che tornino, però quando tornano e iniziano a parlare sempre degli stessi argomenti, ovvero problemi a lavoro, con il capo, dei parenti che ci vogliono male ecc inizio a provare di nuovo un forte malessere che mi spingono a volermi allontanare da questa casa e dalla loro negatività.
Io amo la mia famiglia, resterà sempre la mia priorità.
Ma ho la sensazione che non mi diano la stessa importanza che io do a loro.
È chiaro che sono io a voler più bene loro più di quanto loro vogliano bene me.
Mia mamma ovviamente le prende molto in considerazione e quasi sempre da ragione a loro.
Conseguenza di essere la più piccola della casa?
Forse.
Sta di fatto che in questo periodo mi va tutto male, dal mio rapporto con gli altri fino all’universita.
È un periodo piatto, non sta andando tutto tutto male, ma non progredisce, è tutto fermo dove l’ho lasciato.

Sono molto giù di morale, conseguenza dell’ansia è anche il fatto che non mi sento più in grado di piacere.
Mi sento buttata.
Non riesco più a uscirne.

Ho il presentimento che allontanarmi dalla mia famiglia sia la soluzione migliore, magari cercando un lavoro che mi permetta di passare molto tempo fuori casa e guadagnare qualcosa che mi permetta di avere una mia autonomia e farmi passare qualche sfizio per tirarmi su il morale.

Voi dottori pensate che faccia bene?
Che la mia famiglia centri con il mio stato d’animo?

Scusate il mio sfogo, sarei lieta se rispondeste.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

sembrerebbe che la morte del Suo papà, avvenuta "da poco" e concomitante con la dipartita della nonna, sia ancora ben presente dentro di Lei; ed è naturale e prevedibile, se si pensa che l'elaborazione di lutti importanti dura anche mesi.
In questo caso gli occhiali scuri che Lei indossa attualmente nel guardare la vita e le relazioni hanno una loro ragion d'essere.
Provi dunque a riflettere come Lei era *prima* della fase terminale e del decesso di suo padre (alcuni elementi li abbiamo raccolti dal precedente consulto, su tematica analoga), per capire se e quanto tali eventi dolorosi pesano ancora su di Lei.
Aggiungo che talvolta questi luttuosi accadimenti vicini a noi sono la porta d'ingresso verso la consapevolezza della finitudine della vita, anche della propria. Ed anche tale presa di coscienza non è priva di luttuosità.

Mi soffermo inoltre su due punti specifici:

1. "Io amo la mia famiglia, resterà sempre la mia priorità."
Auspico che NON sia così; che quando Lei avrà una propria famiglia/coppia, diventi quella la Sua priorità. Ed in ogni caso è Lei stessa la propria priorità, se perde se stessa perde anche le relazioni famigliari.
Tenga conto che Lei si trova in quella fase di "giovane adulta" nella quale le relazioni famigliari sono fonte di sentimenti ambivalenti, come potrà leggere qui pur con tutti i distinguo del caso: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9264-la-relazione-complessa-tra-figli-giovani-adulti-e-genitori.html , tra il nido infantile e il nido da cui spiccare il volo.

2. ".. magari cercando un lavoro che mi permetta di passare molto tempo fuori casa e guadagnare qualcosa che mi permetta di avere una mia autonomia..".
Concordo. In tale fase difficile della Sua vita, trascorrere ore e ore in casa (si sa che l'atmosfera della casa spesso contiene simbolici veleni) non Le fa bene. Ri-centrarsi su se stessa porterà aria nuova nei suoi pensieri.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/