Sbloccarsi sessualmente e giudizi altrui
Ho 32 anni e sono in cura dal mio psicoterapeuta da ben 8. Avevo intrapreso questo percorso con lui a seguito di un tentato suicidio e una forte depressione.
Sono una persona ossessiva: sto attento alle variazioni di espressione sui volti degli altri, nonché alle parole e frasi vagamente ambigue; ho pensieri intrusivi in cui mi si mostra che ho fatto/detto (o che gli altri hanno fatto/detto) qualcosa che potrebbe compromettere la mia reputazione per sempre. Odio l'aiuto altrui e voglio sempre fare tutto di testa mia. Sono riuscito a raggiungere da solo obiettivi a cui altri non sarebbero arrivati senza un insegnante o un corso, ma il prezzo da pagare è stato una forte solitudine ed incapacità a stare con gli altri per troppo tempo, figuriamoci con una donna. Nella mia vita ho avuto una sola relazione - "clandestina", perché lei non era libera - con una collega, durata un anno.
Una volta terminata, sono tornato ad essere il solito di sempre con le donne: schivo, timido e super ansioso; uno che agli occhi altrui risulta omosessuale o vergine, anche perché non ho mai fornito la prova visibile di avere una ragazza a nessuno. La verità è che vivo le relazioni e il sesso come una minaccia al mio tempo libero e alle svariate passioni che ho, e l'ansia mi causa impotenza fisica, già sperimentata con la mia ex.
Fatta questa premessa, arrivo al sodo: nel nuovo posto di lavoro in cui mi trovo adesso ricevo avances da moltissime colleghe, perché ho un bel fisico e mi alleno costantemente. Quando mi parlano le ascolto con attenzione, mi interesso alle loro vite dando anche consigli e riscontro apprezzamento dall'altra parte. Tuttavia, pian piano si sono accorte che non parlo mai della mia vita sentimentale passata e l'aver rifiutato le avances di alcune ha fatto spargere la voce in giro sulla mia presunta omosessualità.
In particolare una collega molto bella, diversissima da me in tutto, ha mostrato un forte interesse nel tempo (spesso non corrisposto, perché ero concentrato su altre e anche perché me la facevo addosso all'idea).
La sua bellezza e la sua insistenza alla fine hanno trionfato e ho cercato più volte di invitarla ad uscire, ma lei puntualmente rifiutava. Nei momenti in cui eravamo soli al lavoro, dopo essere stato assalito da ansia terribile, ho provato a baciarla, ma lei si è girata dall'altra parte.
I suoi rifiuti da una parte mi sollevavano (così procrastinavo il problema), ma dall'altra mi ferivano, così lei lo notava e puntualmente tornava da me.
L'ultima volta che ho provato a baciarla, dopo l'ennesimo rifiuto, alla fine mi ha afferrato il lobo dell'orecchio e me l'ha tirato dolcemente, come a voler sottolineare che sono gay. Questo dettaglio in particolare mi ha sconvolto e ora verso di lei provo solo una fortissima rabbia e delusione.
Perché pensa che io sia gay quando è stata lei a rifiutarmi?
P. s. Il mio terapeuta è in ferie e all'ultimo colloquio abbiamo avuto qualche attrito. Avevo forte bisogno di un parere differente.
Sono una persona ossessiva: sto attento alle variazioni di espressione sui volti degli altri, nonché alle parole e frasi vagamente ambigue; ho pensieri intrusivi in cui mi si mostra che ho fatto/detto (o che gli altri hanno fatto/detto) qualcosa che potrebbe compromettere la mia reputazione per sempre. Odio l'aiuto altrui e voglio sempre fare tutto di testa mia. Sono riuscito a raggiungere da solo obiettivi a cui altri non sarebbero arrivati senza un insegnante o un corso, ma il prezzo da pagare è stato una forte solitudine ed incapacità a stare con gli altri per troppo tempo, figuriamoci con una donna. Nella mia vita ho avuto una sola relazione - "clandestina", perché lei non era libera - con una collega, durata un anno.
Una volta terminata, sono tornato ad essere il solito di sempre con le donne: schivo, timido e super ansioso; uno che agli occhi altrui risulta omosessuale o vergine, anche perché non ho mai fornito la prova visibile di avere una ragazza a nessuno. La verità è che vivo le relazioni e il sesso come una minaccia al mio tempo libero e alle svariate passioni che ho, e l'ansia mi causa impotenza fisica, già sperimentata con la mia ex.
Fatta questa premessa, arrivo al sodo: nel nuovo posto di lavoro in cui mi trovo adesso ricevo avances da moltissime colleghe, perché ho un bel fisico e mi alleno costantemente. Quando mi parlano le ascolto con attenzione, mi interesso alle loro vite dando anche consigli e riscontro apprezzamento dall'altra parte. Tuttavia, pian piano si sono accorte che non parlo mai della mia vita sentimentale passata e l'aver rifiutato le avances di alcune ha fatto spargere la voce in giro sulla mia presunta omosessualità.
In particolare una collega molto bella, diversissima da me in tutto, ha mostrato un forte interesse nel tempo (spesso non corrisposto, perché ero concentrato su altre e anche perché me la facevo addosso all'idea).
La sua bellezza e la sua insistenza alla fine hanno trionfato e ho cercato più volte di invitarla ad uscire, ma lei puntualmente rifiutava. Nei momenti in cui eravamo soli al lavoro, dopo essere stato assalito da ansia terribile, ho provato a baciarla, ma lei si è girata dall'altra parte.
I suoi rifiuti da una parte mi sollevavano (così procrastinavo il problema), ma dall'altra mi ferivano, così lei lo notava e puntualmente tornava da me.
L'ultima volta che ho provato a baciarla, dopo l'ennesimo rifiuto, alla fine mi ha afferrato il lobo dell'orecchio e me l'ha tirato dolcemente, come a voler sottolineare che sono gay. Questo dettaglio in particolare mi ha sconvolto e ora verso di lei provo solo una fortissima rabbia e delusione.
Perché pensa che io sia gay quando è stata lei a rifiutarmi?
P. s. Il mio terapeuta è in ferie e all'ultimo colloquio abbiamo avuto qualche attrito. Avevo forte bisogno di un parere differente.
[#1]
Gentile utente,
Lei ha già un terapeuta.
Come mai sente il bisogno di un parere differente?
Non ha fiducia in lui?
I dissidi a cui accenna, quali aspetti o contenuti riguardano?
Su quale base potrebbe avere maggiore fiducia in noi, che nemmeno la conosciamo?
Rispondendo a queste domande di approfondimento ci darà modo di continuare il consulto.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Lei ha già un terapeuta.
Come mai sente il bisogno di un parere differente?
Non ha fiducia in lui?
I dissidi a cui accenna, quali aspetti o contenuti riguardano?
Su quale base potrebbe avere maggiore fiducia in noi, che nemmeno la conosciamo?
Rispondendo a queste domande di approfondimento ci darà modo di continuare il consulto.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
La ringrazio molto per la risposta.
Sento il bisogno di un parere differente perché faccio ancora fatica a fidarmi totalmente degli altri, e nei momenti di crisi non mi fido neanche di lui. A volte sembra che sappia qualcosa di me che ancora non mi rivela, forse per paura che io possa identificarmi troppo con una diagnosi e blocca sul nascere qualsiasi tentativo da parte mia di etichettare il mio problema. A volte ho avuto accessi di rabbia in seduta per questo.
Per lui è tutto frutto di una mia paranoia ciò che pensano gli altri di me, è sempre tutto falso - anche ciò che penso di me stesso - nonostante trovi moltissimi riscontri. l'esempio degli altri che pensano che io sia gay calza a pennello: una a cui ho rifiutato le avances se l'è quasi fatto sfuggire ciò che pensa di me, senza contare le varie battutine allusive che sento dagli altri colleghi, fino alla tirata di lobo dell'ultima che, con molto coraggio, mi accingevo a baciare.
8 anni di terapia ed ho fatto passi da gigante su moltissimi aspetti, tranne quello relazionale. Sono impantanato e mi chiedo quanto ancora debba durare. Nonostante l'esperienza di un anno con la mia ex, mi ritrovo ancora, nei momenti peggiori, a tremare visibilmente prima di dover dare un bacio, fino a "scappare". Non tollero più tutto ciò.
Sento il bisogno di un parere differente perché faccio ancora fatica a fidarmi totalmente degli altri, e nei momenti di crisi non mi fido neanche di lui. A volte sembra che sappia qualcosa di me che ancora non mi rivela, forse per paura che io possa identificarmi troppo con una diagnosi e blocca sul nascere qualsiasi tentativo da parte mia di etichettare il mio problema. A volte ho avuto accessi di rabbia in seduta per questo.
Per lui è tutto frutto di una mia paranoia ciò che pensano gli altri di me, è sempre tutto falso - anche ciò che penso di me stesso - nonostante trovi moltissimi riscontri. l'esempio degli altri che pensano che io sia gay calza a pennello: una a cui ho rifiutato le avances se l'è quasi fatto sfuggire ciò che pensa di me, senza contare le varie battutine allusive che sento dagli altri colleghi, fino alla tirata di lobo dell'ultima che, con molto coraggio, mi accingevo a baciare.
8 anni di terapia ed ho fatto passi da gigante su moltissimi aspetti, tranne quello relazionale. Sono impantanato e mi chiedo quanto ancora debba durare. Nonostante l'esperienza di un anno con la mia ex, mi ritrovo ancora, nei momenti peggiori, a tremare visibilmente prima di dover dare un bacio, fino a "scappare". Non tollero più tutto ciò.
[#3]
Parlando del Suo Terapeuta ci scrive:
"..Sento il bisogno di un parere differente perché faccio ancora fatica a fidarmi totalmente degli altri, e nei momenti di crisi non mi fido neanche di lui."
Lei ritiene che inanellare "altri pareri" di altr* Terapeut* Le serva alla maturazione della fiducia nei confronti delle altre persone?
E ritiene che favoriremmo il suo benessere psicologico a fornirLe un qualsiasi parere, in assenza di una diagnosi e sulla base di poche parole?
Se la Sua crisi di fiducia verso il terapeuta è transitoria, ok; può succedere in tutte le relazioni lunghe, anche nella sua relazione terapeutica che dura da ben 8 anni.
Se invece sente di essere ormai fermo nel suo percorso, ne parli seriamente con il suo terapeuta, ipotizzando un cambio di professionista ed eventualmente di altro orientamento teorico.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
"..Sento il bisogno di un parere differente perché faccio ancora fatica a fidarmi totalmente degli altri, e nei momenti di crisi non mi fido neanche di lui."
Lei ritiene che inanellare "altri pareri" di altr* Terapeut* Le serva alla maturazione della fiducia nei confronti delle altre persone?
E ritiene che favoriremmo il suo benessere psicologico a fornirLe un qualsiasi parere, in assenza di una diagnosi e sulla base di poche parole?
Se la Sua crisi di fiducia verso il terapeuta è transitoria, ok; può succedere in tutte le relazioni lunghe, anche nella sua relazione terapeutica che dura da ben 8 anni.
Se invece sente di essere ormai fermo nel suo percorso, ne parli seriamente con il suo terapeuta, ipotizzando un cambio di professionista ed eventualmente di altro orientamento teorico.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 514 visite dal 23/08/2024.
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