è possibile fare psicoterapia in anonimo?
Sono una ragazza di 24 anni, studio all'università, ho una bella famiglia, degli amici e degli interessi, ma mi sento una disadattata.
Mi sento sempre molto ansiosa, letteralmente per qualsiasi cosa.
Il suono di una notifica, i miei genitori che tornano a casa dal lavoro, comparire in una fotografia, parlare con le persone, stare a casa, uscire, andare in palestra.
mi sento costantemente giudicata dalle persone che mi circondano, credo che mi odino tutti, anche la mia famiglia e i miei amici, per questo non riesco a parlare con nessuno senza preparare una lista di validi argomenti di conversazione.
Mi sento un'inetta.
Sono un po' indietro con gli studi e questo mi fa stare male perché vedo la laurea come l'unica cosa che possa in qualche modo definirmi come persona.
senza un titolo continuerei ad essere solo un mostruoso involucro.
Sì, mostruoso, perché il mio aspetto è tutt'altro che gradevole e sono anche in sovrappeso nonostante esercizio fisico e le diete, ma inutile soffermarsi su questo punto perché come tutti gli altri, anche voi, sarete dubitando di me e del fatto che io stia seguendo da oltre un anno, con serietà, un regime alimentare.
Per questo preferisco mangiare quando nessuno mi guarda.
Credo che il mio aspetto sia uno dei motivi per cui non piaccio alle persone.
Vorrei tanto che qualcuno mi amasse, ma credo che non potrei mai intraprendere una relazione romantica con qualcuno se io non mi amo.
Ultimamente penso costantemente alla morte, vedo immagini di me stessa con un cappio al collo, mentre precipito da un ponte, sdraiata in una vasca da bagno, pallida, immersa nel mio stesso sangue.
Ma quando penso a queste cose mi sento una persona orribile, perché c'è gente che soffre davvero e muore anche se non lo desidera e soprattutto non se lo merita.
Ci persone che affrontano le guerre, la fame, la sete, la malattia.
io non ho il diritto di soffrire, perché non ho nessun motivo valido per sentirmi come mi sento.
Quindi ogni volta mi costringo a mettere da parte le immagini macabre e cerco di andare avanti.
Un paio di anni fa mi sono rivolta ad una psicologa, ho fatto qualche seduta, poi non ci sono più andata perché avevo l'impressione che anche lei mi giudicasse.
Se temo il confronto con la persona che dovrebbe aiutarmi come faccio a farmi aiutare?
Come si esce da questo circolo vizioso?
Mi sento sempre molto ansiosa, letteralmente per qualsiasi cosa.
Il suono di una notifica, i miei genitori che tornano a casa dal lavoro, comparire in una fotografia, parlare con le persone, stare a casa, uscire, andare in palestra.
mi sento costantemente giudicata dalle persone che mi circondano, credo che mi odino tutti, anche la mia famiglia e i miei amici, per questo non riesco a parlare con nessuno senza preparare una lista di validi argomenti di conversazione.
Mi sento un'inetta.
Sono un po' indietro con gli studi e questo mi fa stare male perché vedo la laurea come l'unica cosa che possa in qualche modo definirmi come persona.
senza un titolo continuerei ad essere solo un mostruoso involucro.
Sì, mostruoso, perché il mio aspetto è tutt'altro che gradevole e sono anche in sovrappeso nonostante esercizio fisico e le diete, ma inutile soffermarsi su questo punto perché come tutti gli altri, anche voi, sarete dubitando di me e del fatto che io stia seguendo da oltre un anno, con serietà, un regime alimentare.
Per questo preferisco mangiare quando nessuno mi guarda.
Credo che il mio aspetto sia uno dei motivi per cui non piaccio alle persone.
Vorrei tanto che qualcuno mi amasse, ma credo che non potrei mai intraprendere una relazione romantica con qualcuno se io non mi amo.
Ultimamente penso costantemente alla morte, vedo immagini di me stessa con un cappio al collo, mentre precipito da un ponte, sdraiata in una vasca da bagno, pallida, immersa nel mio stesso sangue.
Ma quando penso a queste cose mi sento una persona orribile, perché c'è gente che soffre davvero e muore anche se non lo desidera e soprattutto non se lo merita.
Ci persone che affrontano le guerre, la fame, la sete, la malattia.
io non ho il diritto di soffrire, perché non ho nessun motivo valido per sentirmi come mi sento.
Quindi ogni volta mi costringo a mettere da parte le immagini macabre e cerco di andare avanti.
Un paio di anni fa mi sono rivolta ad una psicologa, ho fatto qualche seduta, poi non ci sono più andata perché avevo l'impressione che anche lei mi giudicasse.
Se temo il confronto con la persona che dovrebbe aiutarmi come faccio a farmi aiutare?
Come si esce da questo circolo vizioso?
[#1]
Gentile utente,
Dopo averci detto che:
"mi sento costantemente giudicata dalle persone che mi circondano", compresa la Sua ex Psicologa,
ci chiede:
"Se temo il confronto con la persona che dovrebbe aiutarmi come faccio a farmi aiutare?"
La psicoterapia è (anche) un'esperienza correttiva dei nostri imprinting rispetto ai legami.
Intendo dire che se la Sua esperienza dei legami -a partire da quelli infantili- è legata alla paura del giudizio, il lavoro con la Terapeuta le permetterà di sviluppare una dimensione di fiducia che le renderà possibile via via la maturazione di un "attaccamento sicuro" per dirla con Bowlby. Nel quale cioè Lei percepisce che la/il sua Terapeuta è sensibile ai suoi bisogni, attenta alle Sue specifiche condizioni e che sa proteggerla ed aiutarLa senza giudicare.
Questa dimensione è trasversale rispetto ai contenuti specifici che Lei vorrà portare.
Forse è necessario aggiungere che nessun* Psicolog* psicoterapeuta "giudica" il paziente;
ma questo non significa che il paziente non "si senta" giudicato se/quando la paura del giudizio fa parte del suo modo di essere e di percepire 'profondo': è su questo che occorre lavorare dato che rende impossibili al/la pz le relazioni.
In rapporto alla domanda che lei pone nel titolo:
".. è possibile fare psicoterapia in anonimo?"
la risposta è negativa, per due motivi.
- Nel momento in cui chiede di essere aiutato il/la paziente deve compilare il foglio privacy che contiene dati anagrafici e personali, che servono -tra l'altro- alla fatturazione (obbligatoria!) dei compensi percepiti dal/la professionista.
- Va aggiunto inoltre un importante motivo clinico:
se il suo problema è quello di non fidarsi delle persone, come riuscirebbe ad affrontare e far evolvere questa sua dimensione profonda senza mettersi alla prova concretamente per (imparare a) fidarsi del su* Terapeuta?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dopo averci detto che:
"mi sento costantemente giudicata dalle persone che mi circondano", compresa la Sua ex Psicologa,
ci chiede:
"Se temo il confronto con la persona che dovrebbe aiutarmi come faccio a farmi aiutare?"
La psicoterapia è (anche) un'esperienza correttiva dei nostri imprinting rispetto ai legami.
Intendo dire che se la Sua esperienza dei legami -a partire da quelli infantili- è legata alla paura del giudizio, il lavoro con la Terapeuta le permetterà di sviluppare una dimensione di fiducia che le renderà possibile via via la maturazione di un "attaccamento sicuro" per dirla con Bowlby. Nel quale cioè Lei percepisce che la/il sua Terapeuta è sensibile ai suoi bisogni, attenta alle Sue specifiche condizioni e che sa proteggerla ed aiutarLa senza giudicare.
Questa dimensione è trasversale rispetto ai contenuti specifici che Lei vorrà portare.
Forse è necessario aggiungere che nessun* Psicolog* psicoterapeuta "giudica" il paziente;
ma questo non significa che il paziente non "si senta" giudicato se/quando la paura del giudizio fa parte del suo modo di essere e di percepire 'profondo': è su questo che occorre lavorare dato che rende impossibili al/la pz le relazioni.
In rapporto alla domanda che lei pone nel titolo:
".. è possibile fare psicoterapia in anonimo?"
la risposta è negativa, per due motivi.
- Nel momento in cui chiede di essere aiutato il/la paziente deve compilare il foglio privacy che contiene dati anagrafici e personali, che servono -tra l'altro- alla fatturazione (obbligatoria!) dei compensi percepiti dal/la professionista.
- Va aggiunto inoltre un importante motivo clinico:
se il suo problema è quello di non fidarsi delle persone, come riuscirebbe ad affrontare e far evolvere questa sua dimensione profonda senza mettersi alla prova concretamente per (imparare a) fidarsi del su* Terapeuta?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Cara utente, prima di tutto, vorrei esprimere quanto sia coraggioso da parte sua condividere questi sentimenti profondi e complessi. È evidente che sta vivendo un momento di grande sofferenza, e riconoscerlo è un primo passo molto importante.
Le sue parole descrivono un'esperienza di ansia intensa, una sensazione di essere costantemente giudicata e una profonda insicurezza che sembra permeare ogni aspetto della sua vita. Questo può essere estremamente faticoso, soprattutto quando sente di dover affrontare tutto da sola. È comprensibile che in una situazione così difficile possa sentirsi in trappola, come se non ci fosse via d'uscita.
Se mi permette, passerei al tu, nello scrivere mi sta venendo più naturale per poterti mostrare di più la mia vicinanza.Ti posso assicurare che ciò che stai vivendo non è affatto banale o privo di importanza. Il fatto che tu abbia una "bella famiglia", degli amici o degli interessi non diminuisce in alcun modo la legittimità delle tue emozioni. La sofferenza è soggettiva e ogni persona ha il diritto di cercare supporto quando sente che il peso è troppo grande da sopportare da sola.
La percezione di essere giudicata e il timore di non essere accettata dagli altri, anche da chi ti è vicino, possono creare un circolo vizioso in cui l'ansia alimenta ulteriori insicurezze, portando a evitare il confronto e a isolarsi sempre di più. Questo isolamento può, a sua volta, amplificare la sensazione di solitudine e di incomprensione.
Hai chiesto come uscire da questo circolo vizioso, e voglio dirti che esistono percorsi di aiuto che possono fare una grande differenza. La psicoterapia, in particolare, può offrirti uno spazio sicuro e non giudicante dove esplorare e comprendere meglio le tue emozioni, i tuoi pensieri e le tue paure. Un terapeuta esperto può aiutarti a sviluppare strategie per gestire l'ansia, migliorare la tua autostima e cambiare quei pensieri negativi che sembrano così radicati. Sia in presenza che Online, uno spazio che ultimamente sta facendo la differenza nel sostegno a molte persone.
Capisco che l'esperienza precedente con la psicologa possa averti scoraggiata, ma ogni terapeuta è diverso, e trovare la persona giusta con cui ti senti a tuo agio è fondamentale. Non c'è nulla di sbagliato nel voler cercare qualcuno che ti faccia sentire compresa e accolta.
Inoltre, il tuo pensiero costante alla morte e le immagini che descrivi sono segnali che non devono essere ignorati. Anche se può sembrare che tu non abbia "diritto" di soffrire, voglio ribadirti che la tua sofferenza è reale e merita attenzione. Parlare di questi pensieri con un professionista può aiutarti a ritrovare un senso di benessere e ad affrontare queste emozioni in modo costruttivo. Siamo esseri complessi, e a volte i nostri percorsi interiori richiedono una guida che ci aiuti a scoprire risorse e potenzialità che da soli non riusciamo a vedere. Non è un segno di debolezza chiedere aiuto; anzi, è un atto di grande forza e rispetto verso se stessi.
Ti incoraggio a considerare l'idea di riprendere un percorso terapeutico, magari con un nuovo professionista ed Online, e di darti il tempo necessario per costruire una relazione di fiducia. Meriti di vivere una vita piena, libera da queste catene di ansia e insicurezza.
Con speranza e fiducia che potrai farcela, dott.ssa Antonella Petrella
Le sue parole descrivono un'esperienza di ansia intensa, una sensazione di essere costantemente giudicata e una profonda insicurezza che sembra permeare ogni aspetto della sua vita. Questo può essere estremamente faticoso, soprattutto quando sente di dover affrontare tutto da sola. È comprensibile che in una situazione così difficile possa sentirsi in trappola, come se non ci fosse via d'uscita.
Se mi permette, passerei al tu, nello scrivere mi sta venendo più naturale per poterti mostrare di più la mia vicinanza.Ti posso assicurare che ciò che stai vivendo non è affatto banale o privo di importanza. Il fatto che tu abbia una "bella famiglia", degli amici o degli interessi non diminuisce in alcun modo la legittimità delle tue emozioni. La sofferenza è soggettiva e ogni persona ha il diritto di cercare supporto quando sente che il peso è troppo grande da sopportare da sola.
La percezione di essere giudicata e il timore di non essere accettata dagli altri, anche da chi ti è vicino, possono creare un circolo vizioso in cui l'ansia alimenta ulteriori insicurezze, portando a evitare il confronto e a isolarsi sempre di più. Questo isolamento può, a sua volta, amplificare la sensazione di solitudine e di incomprensione.
Hai chiesto come uscire da questo circolo vizioso, e voglio dirti che esistono percorsi di aiuto che possono fare una grande differenza. La psicoterapia, in particolare, può offrirti uno spazio sicuro e non giudicante dove esplorare e comprendere meglio le tue emozioni, i tuoi pensieri e le tue paure. Un terapeuta esperto può aiutarti a sviluppare strategie per gestire l'ansia, migliorare la tua autostima e cambiare quei pensieri negativi che sembrano così radicati. Sia in presenza che Online, uno spazio che ultimamente sta facendo la differenza nel sostegno a molte persone.
Capisco che l'esperienza precedente con la psicologa possa averti scoraggiata, ma ogni terapeuta è diverso, e trovare la persona giusta con cui ti senti a tuo agio è fondamentale. Non c'è nulla di sbagliato nel voler cercare qualcuno che ti faccia sentire compresa e accolta.
Inoltre, il tuo pensiero costante alla morte e le immagini che descrivi sono segnali che non devono essere ignorati. Anche se può sembrare che tu non abbia "diritto" di soffrire, voglio ribadirti che la tua sofferenza è reale e merita attenzione. Parlare di questi pensieri con un professionista può aiutarti a ritrovare un senso di benessere e ad affrontare queste emozioni in modo costruttivo. Siamo esseri complessi, e a volte i nostri percorsi interiori richiedono una guida che ci aiuti a scoprire risorse e potenzialità che da soli non riusciamo a vedere. Non è un segno di debolezza chiedere aiuto; anzi, è un atto di grande forza e rispetto verso se stessi.
Ti incoraggio a considerare l'idea di riprendere un percorso terapeutico, magari con un nuovo professionista ed Online, e di darti il tempo necessario per costruire una relazione di fiducia. Meriti di vivere una vita piena, libera da queste catene di ansia e insicurezza.
Con speranza e fiducia che potrai farcela, dott.ssa Antonella Petrella
Dr.ssa Antonella Petrella Psicologa Psicoterapeuta
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 568 visite dal 23/08/2024.
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