Somatizzazione con mal di pancia

Buongiorno, scrivo per mio figlio, ha 11 anni e da circa un anno e mezzo, dalla primavera dell'anno scorso, soffre di mal di pancia e stomaco, al risveglio, in coincidenza con scuola e partite di calcio.
All'inizio si presentava prima delle partite di calcio, poi è stato bene tutto il periodo delle vacanze d'estate, per ripresentarsi con l'inizio della scuola. Più volte sono stata chiamata perchè lo andassi a prendere che stava male,molte volte non lo portavo nemmeno perchè cominciava già appena sveglio a stare in bagno, con diarrea e nausea, a volte con mal di testa.
La colazione da allora non la vuole più fare per paura di vomitare.
Con le maestre delle elementari ha avuto diversi scontri, soprattutto con una che l'ha diverse volte umiliato anche davanti ai compagni e che, in particolare l'anno scorso, una mattina che stava poco bene si è rifiutata di mandarlo in bagno perchè c'era già stato due volte (ho il dubbio che da allora i sintomi si siano accentuati perchè aveva paura che se aveva bisogno non poteva andare). Naturalmente un discorsino con lei l'ho fatto.
Nel frattempo ho consultato specialisti, fatto analisi del sangue, ecografie, ma non è risultato niente di anomalo.
Ho provato con l'omeopatia, ha fatto una cura di 3 mesi, e nel periodo estivo settimanalmente ha avuto colloqui con una psicoterapeuta.
Lei ha definito il suo malessere come "ansia da prestazione" e con lui ha fatto tecniche di rilassamento.
La scorsa settimana è ricominciata la scuola ma siamo da capo.
Ieri mi hanno chiamato che stava poco bene e stamane di nuovo prima di partire ha avuto diarrea e nausea con crampi allo stomaco e conati di vomito.
La sera vuole addormentarsi con me, o anche solo nel mio letto, e ha sempre un gran bisogno di coccole.
Io sono sempre stata molto presente fisicamente (non ho lavorato fino a 4 anni fa e comunque faccio un part time) e mi sembra di essere anche molto affettuosa con lui, non passa giorno senza che me lo stropicci ben bene di baci e abbracci.
Non so veramente più come aiutarlo, ho provato ad assecondarlo o a spronarlo a sforzarsi di far finta di niente, ma non so più cos'è la cosa migliore da fare.
A volte sembra un ragazzino, con atteggiamenti anche strafottenti, a volte vorrebbe tornare all'asilo.... certamente i suoi ormoni stanno lavorando in questo periodo e vorrei aiutarlo a fargli passare questo momento non facendoglielo vivere come un problema ma come un momento di crescita.
Grazie
[#1]
Dr.ssa Cecilia Sighinolfi Psicologo, Psicoterapeuta 480 24
Gentile signora, da quello che racconta e nei limiti di un contesto come questo, suo figlio sembra mostrare un problema di ansia confermato anche dall'assenza di cause organiche e dal fatto che il mal di pancia si manifesti prima di eventi importanti come una partita di calcio o l'andare a scuola. In questi casi, evitare la situazione che crea ansia (come non andare a scuola o alla partita o essere portato a casa prima della fine effettiva della scuola) se da un lato produce nel ragazzo un sollievo immediato, dall'altro contribuisce a mantenere, quando non a peggiorare, il disturbo. Credo che a questo punto, la situazione dovrebbe essere affrontata con uno psicoterapeuta affinchè si possa effettuare un'analisi approfondita della situazione e progettare un eventuale percorso terapeutico adeguato.
Come mai è terminato il precedente intervento terapeutico? Magari potreste ricontattare la terapeuta che l'ha seguito questa estate oppure rivolgervi presso il servizio di Neuropsichiatria Infantile.

Cordialmente

Dr.ssa Cecilia Sighinolfi
Psicologa e Psicoterapeuta
cecilia_sighinolfi@yahoo.it

[#2]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile signora, se il disturbo del suo ragazzo è situazionale, ovvero si produce solo in determinate situazioni, è quasi certo che sia di origine psicologica.

>>> Io sono sempre stata molto presente fisicamente (non ho lavorato fino a 4 anni fa e comunque faccio un part time) e mi sembra di essere anche molto affettuosa con lui, non passa giorno senza che me lo stropicci ben bene di baci e abbracci.
>>>

Potrebbe essere che suo figlio abbia sviluppato un'ansia rendendosi conto che la vita a scuola è molto diversa dal trattamento estremamente affettuoso che lei gli riserva. Gli ormoni stanno certamente lavorando, come sottolinea, ma a quest'età la mente inizia a essere un po' "indecisa" sull'identità: siamo ancora bambini piccoli o stiamo crescendo?

Quindi, forse lo sblocco di suo figlio potrebbe dover passare per un rassegnarsi definitivamente ad abbandondare la condizione di bambino piccolo ed entrare in quella di ragazzo, quale in effetti è già, a 11 anni.

Una consulenza presso uno psicologo/psicoterapeuta potrebbe certamente aiutarla.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#3]
Utente
Utente
Grazie per le cortesi risposte, nel frattempo ho contattato la psicologa con cui ha fatto terapia nel frattempo e mi ha tranquillizzato, secondo lei è una ricaduta dovuta anche al fatto che ha cominciato una scuola nuova (le medie), con professori nuovi e compagni nuovi.
Comunque continuerà a vederlo, secondo lei l'estrema sensibilità che ha se da una parte è un vantaggio dall'altra lo blocca in certe situazioni.
A me sinceramente dopo tutta l'estate che fa questa cura omeopatica, che viene seguito dalla psicologa, mi sono cadute le braccia quando ho visto che non era quasi cambiato niente, ho pensato di aver fatto tutto per niente.
Non so i tempi di "guarigione" in questi casi, speravo di aver superato il tutto, evidentemente era solo in stallo, il percorso lo vedo ancora lungo.
Grazie ancora
[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile signora, se con le cure che suo figlio ha ricevuto non siete riusciti a risolvere il problema, potrebbe cambiare specialista, scegliendolo magari di un differente orientamento psicoterapeutico.

Spesso in questi casi sono più utili e risolutive manovre semplici, piuttosto che terapie lunghe ed elaborate. Ad esempio può rivolgersi a uno specialista in psicoterapia breve strategica.

La sensibilità può esserci, ma trattandosi di età in sviluppo è determinante il comportamento dei genitori. Anche lei e il padre dovrete essere parte attiva nel favorire lo sblocco del ragazzo.

Non credo potrà ottenere comunque risultati attraverso l'omeopatia.

Cordiali saluti
[#5]
Dr.ssa Cecilia Sighinolfi Psicologo, Psicoterapeuta 480 24
Gentile signora, cerchi di non vedere gli sforzi fatto come inutili, magari suo figlio non e' riuscito a mettere in pratica quanto appreso con la psicologa in questo nuovo contesto ( scuola nuova, nuovi compagni e insegnanti...). Ma questo chiaramente potra' valutarlo la terapeuta stessa. Concordo in ogni caso sulla necessita' di un vostro coinvolgimento attivo. Non si perda d'animo mi raccomando.
Cordialmente
[#6]
Utente
Utente
come dovrebbe essere il nostro coinvolgimento per essere attivo?
Grazie ancora
[#7]
Utente
Utente
Volevo ancora aspettare prima di cambiare terapeuta, anche perchè ieri pomeriggio quando l'ho chiamata per dirle che il problema si era ripresentato è stata molto disponibile, ha voluto parlarci al telefono e ha fissato subito un incontro.
[#8]
Dr.ssa Cecilia Sighinolfi Psicologo, Psicoterapeuta 480 24
Gentile signora, per quanto riguarda il vostro coinvolgimento potreste chiedere un consulto alla terapeuta che sta seguendo vostro figlio. In questo momento è importante che lei e suo marito vi comportiate in linea con il percorso che sta facendo vostro figlio. Ad esempio potreste stabilire insieme alla terapeuta se e in quali occasioni assecondare il mal di pancia del bambino, oppure quali comportamenti rinforzare ecc; in linea di massima quali comportamenti avere per facilitare la risoluzione del problema. Tenga però presente che queste sono indicazioni di massima,è necessario che ne parliate con la terapeuta perchè solo lei può sapere che tipo di percorso ha intrapreso con vostro figlio e quindi in che modo prevedere un vostro coinvolgimento nel processo.

Ci tenga informati se vuole
Cordialmente
[#9]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile signora, lei chiede "Come dovrebbe essere il nostro coinvolgimento per essere attivo?"

Lei stessa afferma: "A volte sembra un ragazzino, con atteggiamenti anche strafottenti, a volte vorrebbe tornare all'asilo."

Mi permetta quindi di farle questa domanda, che forse le risulterà sgradevole: fino a che lei continuerà a "stropicciare ben bene tutti i giorni suo figlio di baci e abbracci", pensa che sarà più probabile che lui continui a vedere se stesso come un bambino piccolo e incontinente, oppure come un ragazzo che sta crescendo ed entrando nell'adolescenza?

Cordiali saluti
[#10]
Utente
Utente
Gent.mo Dottore, la domanda è un tantino sgradevole ma certamente può essere spunto di riflessione.
Non vorrei esserle sembrata una di quelle mamme che viziano, straviziano i figli, facendoli sentire inadeguati o peggio non indipendendenti.
La domanda mi è comunque servita per rispondere prima a me stessa che a lei, e penso di essere giunta a conclusione che mio figlio, anche a detta della terapista e comunque di chi l'ha conosciuto bene, in certi atteggiamenti dimostra più anni di quelli che ha e so per certo che la sua forza di volontà nel voler imparare o nel volersi arrangiare è stata da me sempre spronata.
Dicendo che non passa giorno che "lo riempia di baci e abbracci" effettivamente mi sono espressa male: volevo far percepire che faccio in modo che mi senta vicino ogni giorno, con un abbraccio, un bacio, ma anche una passeggiata insieme, un giro in bicicletta, ascoltandolo suonare la chitarra,.....
Non penso che un abbraccio o un bacio possano "bloccargli" la crescita o peggio farlo regredire o farlo sentire piccolo e incontinente.... sono d'accordo che non debba essere una cosa "asfissiante" o imposta ma sono anche convinta che tanti piccoli problemi che hanno i ragazzi di oggi sono in parte dovuti alla mancanza di piccoli gesti di affetto, come possono essere quelli che le ho indicato.
Comunque tornando al suo consiglio di provare a cambiare terapia certamente lo terrò in considerazione, soprattutto nel caso che mio figlio non migliori per niente.
Grazie ancora
[#11]
Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicoterapeuta, Psicologo 648 21
Gentile Utente

"i tempi di guarigione" in questi casi dipendono da numerose variabili, la prima delle quali è la tipologia di supporto che il bambino riceve, i tempi tendono ad accorsiarsi se a questo percorso si uniscono i genitori seguendo strettamente le indicazioni comportamentali date dal terapeuta.

La domanda fàtale dal collega risulta certamente spiacevole ma è quello che tutti noi, quando lavoriamo con i bambini, siamo costretti a fare nei confronti dei genitori che ci portano un problema.

Infatti alcuni disturbi che compaiono nei bambini si determinano in massima parte nell'ambito della relazione con i genitori; quando mi riferisco a questa relazione non intendo annoverare solo le ralazioni "evidentemente" patologiche ma anche quelle improntate all'eccessiva accondiscendenza, affetto e gratificazione; quelle insomma in cui la parola AMORE la fa da padrone.

Questo ci dice che il fatto che un disturbo si generi nella relazione con i genitori non significa che questi siano dei CATTIVI genitori, anzi la maggior parte delle volte coincide con il suo contrario, cioè che questi genitori vogliano essere troppo BUONI.

Ciò che conta è che una volta compresi tutti i dettagli sia possibile porre un cambiamento nelle dinamiche e conseguentemente una modificazione delle risposte del bambino.

Cordiali saluti

Dr.ssa Ilenia Sussarellu, i.sussarellu@libero.it
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Psicologo Cilinico-Forense

[#12]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Aggiungo alla replica della collega questa piccola parafrasi: con i nostri figli, per essere davvero buoni, è necessario essere a volte un po' cattivi.

Ma in che modo, in quali occasioni e in che misura lo si può stabilire solo all'interno di un rapporto di persona fra il professionista e la famiglia.

Cordiali saluti
[#13]
Utente
Utente
Ringrazio nuovamente per il tempo dedicatomi, comprendo benissimo le vostre repliche ma a questo punto mi sorge spontanea una domanda: nessuno ha preso in considerazione (forse perchè non è stato da me volutamente ingigantito) il fatto che il problema si sia ripresentato l'anno scorso con la scuola, mettendo forse in luce un rapporto non proprio idilliaco con le maestre.
Il fatto che in classe con lui 3 bambini abbiano deciso di cambiare scuola e almeno 5 siano dovuti andare in psicoterapia con gli stessi sintomi se non peggio del mio mi ha sempre fatto pensare che il problema principale non fossimo noi genitori ma certi atteggiamenti delle maestre (e vi posso garantire che nel corso degli anni ce ne sono capitate di tutti i colori, ad esempio dandogli del maleducato davanti a tutti perchè aveva i capelli alle spalle - e il bello è che davanti alla nostra replica in sede di colloquio sentendosi attaccata ci siamo anche sentiti dire che puzza!).
Questa mia precisazione non vuole essere un attenuante per quello che come genitori possiamo aver sbagliato, e ringrazio per le "critiche" che avete mosso perchè le ho sempre considerate costruttive e riflessive: sicuramente un attenta analisi di come ci poniamo noi genitori nei suoi riguardi la faremo.
Grazie
[#14]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile signora, se davvero nella classe di suo figlio 3 bambini hanno cambiato scuola e ben 5 (cinque) sono stati costretti ad andare in terapia con gli stessi sintomi, quelle maestre sarebbero state da denunciare.

L'avete fatto? E se no, come mai?

Cordiali saluti
[#15]
Utente
Utente
A volte me lo chiedo anche io, sinceramente fino alla quinta elementare era rimasta una cosa un pò nascosta fra noi mamme il fatto che diversi bambini erano in terapia, e quelli che erano andati via sembrava fosse per qualcosa di personale o di incompatibilità.
Col senno di poi effettivamente mi rendo conto che la situazione era veramente pesante, ma sulla nostra pelle ce ne siamo accorti solo alla fine ed è forse stato per questo che sembrava tutto a posto, finchè non ti capita niente a te il resto passa in secondo piano.
Sarebbe un discorso un pò lungo da affrontare perchè comunque era tutto il sistema scolastico a fare acqua.
Comunque quello che interessa a me in questo momento è far vivere tranquillamente a mio figlio quello che normalmente dovrebbe essere un periodo sereno, con le antenne certamente più dritte di quanto non abbia fatto prima, memore dell'esperienza fatta.
[#16]
Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicoterapeuta, Psicologo 648 21
Gentile Signora
concordo con l'ultimo intevento del collega, credo infatti che se lei attribuisce con certezza la causa dei mali di suo figlio ad una condizione scolastica nociva, e questo può confermarlo anche la situazione clinica di altri bambini allora forse voi genitori divreste mobilitarvi per risolvere questo problema, al più presto e non in modo virtuale.

Cordialmente
[#17]
Utente
Utente
Gent.le dott.ssa,fortunatamente la maestra in questione ce la siamo lasciata alle spalle visto che mio figlio ha finito la quinta, ma l'avrebbe sicuramente in ogni caso lasciata quest'anno perchè non era una situazione più gestibile, la viveva troppo male.
Molto onestamente avevo sempre pensato ad un burrascoso rapporto fra di loro, almeno fino alla quinta, non tale da giustificare una denuncia perchè comunque conosco mio figlio e so che in certe situazioni può essere pesante; alla fine della quinta però un pensiero ce l'avevo fatto ma ero talmente presa dal cercare in tutti i modi di alleviargli questa sofferenza che sinceramente ho preferito dedicarmi solo a lui.
Lo so, probabilmente se ero partita subito mettendo in chiaro le cose magari non sarebbe stato così male, ma come ho già detto nelle altre mail fino alla quinta non ha mai manifestato nessun episodio di malessere.
Adesso che ci penso gli unici che hanno avuto dei problemi sono maschi, non credo che volutamente avesse qualcosa contro di loro, ma forse erano meno gestibili, più "agitati" e nel contesto della classe sono quelli che ci hanno rimesso di più.
Adesso riprenderà i colloqui con la terapeuta che comunque è informata di tutto e sta già lavorando per rimuovere gli eventuali "danni": in questi giorni respira aria diversa, con professori e compagni diversi
e lo vedo più sereno, anche se al mattino fa ancora un pò di fatica.
Ci vuole pazienza e ce ne stiamo mettendo.
Grazie ancora
Cefalea

Cefalea è il termine che descrive tutte le diverse forme di mal di testa: sintomi, cause, diagnosi e terapie possibili per le cefalee primarie e secondarie.

Leggi tutto