Attacchi di panico, sensi di colpa e gestione della fine di una relazione
Salve, buonasera e scusate se approfitto della vostra pazienza.
La premessa è sempre la stessa: sono un soggetto che soffre da sempre di disturbo d'ansia, a volte attacchi di panico, depressione, ho la mania di avere sempre tutto sotto controllo e quando questo non è possibile ecco che la mente vola sempre a fare brutti pensieri.
Inutile dirvi quanto si viva male, perchè lo sapete già.
E' anche per questi motivi che, dopo 3 anni di convivenza, si è interrotta una relazione sentimentale.
Perchè ho un modo patologico, lo riconosco, di manifestare sentimenti e preoccupazione.
Per la serie "non risponde al telefono, chiamo 20 volte perchè ho paura sia successo qualcosa", "Non fa accesso whatsapp da tre ore, sarà morto nel sonno".
A breve riprenderò un percorso psicologico, ma volevo chiedervi un paio di consigli per gestire questo post relazione premettendo che il sentimento reciproco è rimasto uguale e che, pur decidendo di vivere separatamente e ufficialmente da single per lavorare su noi stessi, la porta per un ritorno insieme su basi diverse è rimasta aperta.
Proprio per questo:
1) continuo a pormi come se stessimo assieme.
Mi viene di chiamare, di mandare messaggi, di condividere con una foto quello che sto facendo, di preoccuparmi che non sia successo nulla.
Con annessi attacchi di panico se il telefono risulta per ore non raggiungibile.
Purtroppo questa persona, in passato, ha avuto tendenze autolesionistiche, sta vivendo un forte periodo depressivo dopo aver scoperto della grave malattia del padre, ogni tanto beve e non averlo sotto controllo mi terrorizza, tanto più perchè nessuno sa dove stia alloggiando.
Prima domanda: come posso gestire quest'ansia patologica?
Si può uscire da questo tunnel che mi porta ad associare un dramma sicuro a qualche ora senza avere notizie?
2) rispetto ad altre relazioni finite, in questo caso la porta è rimasta mezza aperta e, alla base del distacco, c'è la consapevolezza che si stavano accumulando tensioni e ansie che non ci facevano stare bene.
Proprio per questo vivere da single mi fa quasi sentire in colpa, come se mi sentissi ancora vincolato e tenuto a dare spiegazioni.
Faccio un incontro con risvolti sessuali?
Vado in paranoia: "L'ho fatto in questa casa dove domani potrebbe tornare", "Ora è salito a prendere le sue cose e non immagina che su quel letto c'era un'altra persona".
Non so come comportarmi, riconosco di avere problemi psicologici forti che incidono sulle relazioni, che mi portano a scervellarmi su qualunque cosa, a vivere di sensi di colpa, a non saper manifestare affetto.
A volte, quando una coppia finisce, è meglio un taglio netto e definitivo.
Invece quella porta rimasta aperta, il sentirci con una discreta frequenza (ha ancora cose sue qui, c'è un cane "in comune" e lavora in un bar di miei cari amici) mi porta ad andare in confusione e a farmi mille scrupoli qualunque cosa faccio.
Se avrete tempo e voglia sarebbe gradito un vostro parere, tuttora non lo sento da tre ore e temo il peggio
La premessa è sempre la stessa: sono un soggetto che soffre da sempre di disturbo d'ansia, a volte attacchi di panico, depressione, ho la mania di avere sempre tutto sotto controllo e quando questo non è possibile ecco che la mente vola sempre a fare brutti pensieri.
Inutile dirvi quanto si viva male, perchè lo sapete già.
E' anche per questi motivi che, dopo 3 anni di convivenza, si è interrotta una relazione sentimentale.
Perchè ho un modo patologico, lo riconosco, di manifestare sentimenti e preoccupazione.
Per la serie "non risponde al telefono, chiamo 20 volte perchè ho paura sia successo qualcosa", "Non fa accesso whatsapp da tre ore, sarà morto nel sonno".
A breve riprenderò un percorso psicologico, ma volevo chiedervi un paio di consigli per gestire questo post relazione premettendo che il sentimento reciproco è rimasto uguale e che, pur decidendo di vivere separatamente e ufficialmente da single per lavorare su noi stessi, la porta per un ritorno insieme su basi diverse è rimasta aperta.
Proprio per questo:
1) continuo a pormi come se stessimo assieme.
Mi viene di chiamare, di mandare messaggi, di condividere con una foto quello che sto facendo, di preoccuparmi che non sia successo nulla.
Con annessi attacchi di panico se il telefono risulta per ore non raggiungibile.
Purtroppo questa persona, in passato, ha avuto tendenze autolesionistiche, sta vivendo un forte periodo depressivo dopo aver scoperto della grave malattia del padre, ogni tanto beve e non averlo sotto controllo mi terrorizza, tanto più perchè nessuno sa dove stia alloggiando.
Prima domanda: come posso gestire quest'ansia patologica?
Si può uscire da questo tunnel che mi porta ad associare un dramma sicuro a qualche ora senza avere notizie?
2) rispetto ad altre relazioni finite, in questo caso la porta è rimasta mezza aperta e, alla base del distacco, c'è la consapevolezza che si stavano accumulando tensioni e ansie che non ci facevano stare bene.
Proprio per questo vivere da single mi fa quasi sentire in colpa, come se mi sentissi ancora vincolato e tenuto a dare spiegazioni.
Faccio un incontro con risvolti sessuali?
Vado in paranoia: "L'ho fatto in questa casa dove domani potrebbe tornare", "Ora è salito a prendere le sue cose e non immagina che su quel letto c'era un'altra persona".
Non so come comportarmi, riconosco di avere problemi psicologici forti che incidono sulle relazioni, che mi portano a scervellarmi su qualunque cosa, a vivere di sensi di colpa, a non saper manifestare affetto.
A volte, quando una coppia finisce, è meglio un taglio netto e definitivo.
Invece quella porta rimasta aperta, il sentirci con una discreta frequenza (ha ancora cose sue qui, c'è un cane "in comune" e lavora in un bar di miei cari amici) mi porta ad andare in confusione e a farmi mille scrupoli qualunque cosa faccio.
Se avrete tempo e voglia sarebbe gradito un vostro parere, tuttora non lo sento da tre ore e temo il peggio
[#1]
Gentile Utente,
quello che Le scriverò sicuramente!;non Le piacera',ma spero la possa aiutare comunque .
Intanto le indico di cercare un aiuto ;SUBITO .
Non attendo settembre,o dopo i Santi,o dopo Natale ...e' opportuno che intraprenda cin fiducia un lavoro strutturato di psicoterapia,perché l'ansia si sta traducendo in angoscia ossessiva .E questo non le fa bene .
Perché rischia di convogliare le sue emozioni su ossessioni amorose che potrebbero portarla (involontariamente)a compulsioni(accertarsi che la ex stia bene )che potrebbero poi portare stalkerizzare (cioè ad inviare sempre più messaggi ,con il rischio di creare situazioni di disturbo e insofferenza )
Poi c' e' l'elemento aggressivita',celato,che ha bisogno di trovare parola.
Io leggo dal suo scritto tanta difficoltà a sentirsi amato ;ha bisogno di rinforzare autostima e ritrovare la gioa di vivere una vita piena,libera da angosce .
Se lo deve !
Un saluto,
A Prunotto
quello che Le scriverò sicuramente!;non Le piacera',ma spero la possa aiutare comunque .
Intanto le indico di cercare un aiuto ;SUBITO .
Non attendo settembre,o dopo i Santi,o dopo Natale ...e' opportuno che intraprenda cin fiducia un lavoro strutturato di psicoterapia,perché l'ansia si sta traducendo in angoscia ossessiva .E questo non le fa bene .
Perché rischia di convogliare le sue emozioni su ossessioni amorose che potrebbero portarla (involontariamente)a compulsioni(accertarsi che la ex stia bene )che potrebbero poi portare stalkerizzare (cioè ad inviare sempre più messaggi ,con il rischio di creare situazioni di disturbo e insofferenza )
Poi c' e' l'elemento aggressivita',celato,che ha bisogno di trovare parola.
Io leggo dal suo scritto tanta difficoltà a sentirsi amato ;ha bisogno di rinforzare autostima e ritrovare la gioa di vivere una vita piena,libera da angosce .
Se lo deve !
Un saluto,
A Prunotto
Dr.ssa Amalia Prunotto
Psicologa-Psicoterapeuta
Psicoterapie Dinamiche brevi
Training Autogeno
Padova-ParmalI
[#2]
Utente
Anzitutto grazie per la risposta, l'attenzione e la pazienza. Purtroppo è più forte di me, se non so che le persone a me care stanno bene ho un profondo senso di malessere e dolore. Anche oggi questa persona ha il telefono spento, doveva essere a lavoro e non c'è. Una persona normale penserebbe semplicemente che non ha sentito la sveglia e si è scaricato il telefono, io invece ho paura sia morto. Sarà perché ho vissuto traumi del genere in passato, ma quando non ho notizie sto male, Ancor di più perché non ho idea di dove abiti e nulla potrei fare se fosse in difficoltà. Purtroppo la mia psichiatra tornerà a settembre, non so se può essere utile cambiarla o continuare con lei magari abbinando una terapia farmacologica. Sono solo già rassegnato al fatto che passerò ferragosto incollato al telefono in attesa arrivino notizie e che la mia giornata dipenderà totalmente da tutto questo un abbraccio e buon ferragosto
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 343 visite dal 13/08/2024.
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