Apeirofobia
Buonasera, vi scrivo per raccontarvi della mia paura più grande che non riesco a sconfiggere e che purtroppo mi sta uccidendo dentro.
Vi faccio un piccolo preambolo:sin da quando ero piccolo ero solito pormi domande esistenziali al quale non riuscivo a darmi delle risposte ma creavo nella mia mente immagini "belle o brutte" di come poteva essere la soluzione intuitiva al problema che mi ponevo.
Diciamo che alcuni di questi problemi li ho risolti grazie alla mia immaginazione, ma c'è proprio una domanda a cui non riesco a trovare una visone positiva ed è da un po di tempo che mi sta uccidendo nel vero senso della parola: " dopo la morte quale sarà la nostra dimensione o meglio nell'eternità dopo la morte cosa faremo e dove saremo?
".
Ho provato a leggere diversi libri che provano a rispondere a questa domanda ma nessuna risposta mi ha convinto.
Ho provato anche a sfogliare la bibbia per vedere da un punto di vista religioso come si potrebbe "trattare" questo mio problema.
Sto male e vivo i miei giorni nella paura più completa.
Non riesco a esplodere negli altri campi, tipo lo studio, ad esempio, in quanto questa paura è limitante mi provoca dei forti mal di testa e non riesco a studiare per più di 3/4 ore al giorno.
Non riesco a vivere la mia esistenza con felicità perché ogni secondo questo pensiero penetra nel mio cervello e vengo pervaso da un profondo stato di tristezza.
L'unica cosa che mi fa vivere è questa mia tecnica mentale: " pensare a tutto ciò che di bello offre questo mondo e proiettare questa bellezza all'infinito, in modo da avere una visione dell'infinito un po' più rosea, ma ripeto solo un po' più rosea perché comunque il problema persiste".
Vi prego di aiutarmi e trovare un po' di felicità in questa mia buia esistenza.
Vi faccio un piccolo preambolo:sin da quando ero piccolo ero solito pormi domande esistenziali al quale non riuscivo a darmi delle risposte ma creavo nella mia mente immagini "belle o brutte" di come poteva essere la soluzione intuitiva al problema che mi ponevo.
Diciamo che alcuni di questi problemi li ho risolti grazie alla mia immaginazione, ma c'è proprio una domanda a cui non riesco a trovare una visone positiva ed è da un po di tempo che mi sta uccidendo nel vero senso della parola: " dopo la morte quale sarà la nostra dimensione o meglio nell'eternità dopo la morte cosa faremo e dove saremo?
".
Ho provato a leggere diversi libri che provano a rispondere a questa domanda ma nessuna risposta mi ha convinto.
Ho provato anche a sfogliare la bibbia per vedere da un punto di vista religioso come si potrebbe "trattare" questo mio problema.
Sto male e vivo i miei giorni nella paura più completa.
Non riesco a esplodere negli altri campi, tipo lo studio, ad esempio, in quanto questa paura è limitante mi provoca dei forti mal di testa e non riesco a studiare per più di 3/4 ore al giorno.
Non riesco a vivere la mia esistenza con felicità perché ogni secondo questo pensiero penetra nel mio cervello e vengo pervaso da un profondo stato di tristezza.
L'unica cosa che mi fa vivere è questa mia tecnica mentale: " pensare a tutto ciò che di bello offre questo mondo e proiettare questa bellezza all'infinito, in modo da avere una visione dell'infinito un po' più rosea, ma ripeto solo un po' più rosea perché comunque il problema persiste".
Vi prego di aiutarmi e trovare un po' di felicità in questa mia buia esistenza.
[#1]
Gentile utente,
mi chiedo intanto il perché della scelta del nome che dà alla sua fobia: non tanatofobia (paura della morte) ma apeirofobia, paura di quell'entità della quale nome e concetto risalgono al grande Anassimandro di Mileto.
Fu lui che spiegò meravigliosamente la nascita delle cose da questo "indefinito" da cui le entità si staccano per un atto di hubris, gettandosi così nella vita, originando l'individuale e condannandosi per ciò stesso alla caducità, al Grande Ritorno, alla morte.
Se lei ha letto i libri che si pongono il problema del mistero della vita e della morte (non testi consolatori e cialtroneschi, spero), dovrebbe aver colto nel corso dei suoi studi quella sensazione di appagamento che solo la filosofia sa dare, e non perché fornisca risposte, ma perché fa sentire la grandezza sublime della ricerca e del suo divenire, possibile solo nella mente degli uomini.
Dice di vivere nella paura e di non riuscire nemmeno a studiare. Eppure come le ho detto i problemi dell'universo trovano diversi approdi. Specificamente per la paura della morte, non le sembra che il Quadrifarmaco fornito da Epicuro sia già un rimedio sufficiente a sconfiggerla?
A volte però la sofferenza nasce nella mente dell'individuo e prende molte strade, anche una dopo l'altra, che non sono mai una vera ricerca, ma una fuga da qualche aspetto della vita che ci spaventa, che riteniamo di non sapere o non potere affrontare.
In questo caso, oltre agli auspicabili studi fi filosofia, perché non prova a cercare il dialogo con uno psicologo?
Buone cose. Ci scriva ancora.
mi chiedo intanto il perché della scelta del nome che dà alla sua fobia: non tanatofobia (paura della morte) ma apeirofobia, paura di quell'entità della quale nome e concetto risalgono al grande Anassimandro di Mileto.
Fu lui che spiegò meravigliosamente la nascita delle cose da questo "indefinito" da cui le entità si staccano per un atto di hubris, gettandosi così nella vita, originando l'individuale e condannandosi per ciò stesso alla caducità, al Grande Ritorno, alla morte.
Se lei ha letto i libri che si pongono il problema del mistero della vita e della morte (non testi consolatori e cialtroneschi, spero), dovrebbe aver colto nel corso dei suoi studi quella sensazione di appagamento che solo la filosofia sa dare, e non perché fornisca risposte, ma perché fa sentire la grandezza sublime della ricerca e del suo divenire, possibile solo nella mente degli uomini.
Dice di vivere nella paura e di non riuscire nemmeno a studiare. Eppure come le ho detto i problemi dell'universo trovano diversi approdi. Specificamente per la paura della morte, non le sembra che il Quadrifarmaco fornito da Epicuro sia già un rimedio sufficiente a sconfiggerla?
A volte però la sofferenza nasce nella mente dell'individuo e prende molte strade, anche una dopo l'altra, che non sono mai una vera ricerca, ma una fuga da qualche aspetto della vita che ci spaventa, che riteniamo di non sapere o non potere affrontare.
In questo caso, oltre agli auspicabili studi fi filosofia, perché non prova a cercare il dialogo con uno psicologo?
Buone cose. Ci scriva ancora.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Buonasera dottoressa,
Non so se definire la mia paura tanatofobia in quanto non ho un vero e proprio timore della fine della vita, ma piuttosto del protrarsi di una condizione per un tempo indefinito o meglio infinito. La cosa che mi fa più paura è la proiezione di ogni nostra azione, stato d'animo o tutto ciò che è immanente in una linea di tempo infinita. Forse gli apeirofobici, come me, parlano così perché si sentono già morti dentro in quanto non riescono a trovare quel fuoco che li faccia innamorare della vita, in quanto credo che nel caso in cui questo "fuoco" ci fosse, nessuno abbandonerebbe questo" stato di felicità". Ma non sono sicuro di ciò che sto dicendo, perché magari, ci possono essere altri motivi legativi a dei traumi vissuti che mi la mente ha deciso di eliminare dallo strato conscio del nostro essere depositandoli nell'inconscio.
Ho provato inoltre a leggere un po' di libri e divulgazione scientifiche circa l'infinito, e praticamente quasi tutto concorrono alla visione dell'infinito come di un ciclo infinito, o al massimo di una linea retta immaginaria senza nè capo nè coda o ancora come un susseguirsi di azioni senza appunto una fine. L'unica teoria che mi ha un po' affascinato e tranquillizzato è quella della relatività di Einstien, che da quello che il mio intelletto è riuscito a carpire, dice che il tempo è relativo e dipende dal confronto del susseguirsi di azioni di un determinato sistema fisico con un altro. Ad esempio io credo di aver finito i miei compiti in poco tempo perche il resto della mia classe ci ha messo di più, ma non posso dire che ho finito i miei compiti in poco tempo in senso assoluto perché secondo einstien in tal caso il tempo, come noi lo intendiamo, perderebbe di significato. Fatto sta che sono ancora terrorizzato al pensiero dell'infinito e non riesco a trovargli un'accezione positiva. Vi prego aiutatemi perché non riesco più a vivere. Sono disposto a fare tutto e a pagare ovviamente uno specialista che sia in grado di eliminare questo problema o per lo meno di diminuirne l'intensità. Grazie e buona serata
Non so se definire la mia paura tanatofobia in quanto non ho un vero e proprio timore della fine della vita, ma piuttosto del protrarsi di una condizione per un tempo indefinito o meglio infinito. La cosa che mi fa più paura è la proiezione di ogni nostra azione, stato d'animo o tutto ciò che è immanente in una linea di tempo infinita. Forse gli apeirofobici, come me, parlano così perché si sentono già morti dentro in quanto non riescono a trovare quel fuoco che li faccia innamorare della vita, in quanto credo che nel caso in cui questo "fuoco" ci fosse, nessuno abbandonerebbe questo" stato di felicità". Ma non sono sicuro di ciò che sto dicendo, perché magari, ci possono essere altri motivi legativi a dei traumi vissuti che mi la mente ha deciso di eliminare dallo strato conscio del nostro essere depositandoli nell'inconscio.
Ho provato inoltre a leggere un po' di libri e divulgazione scientifiche circa l'infinito, e praticamente quasi tutto concorrono alla visione dell'infinito come di un ciclo infinito, o al massimo di una linea retta immaginaria senza nè capo nè coda o ancora come un susseguirsi di azioni senza appunto una fine. L'unica teoria che mi ha un po' affascinato e tranquillizzato è quella della relatività di Einstien, che da quello che il mio intelletto è riuscito a carpire, dice che il tempo è relativo e dipende dal confronto del susseguirsi di azioni di un determinato sistema fisico con un altro. Ad esempio io credo di aver finito i miei compiti in poco tempo perche il resto della mia classe ci ha messo di più, ma non posso dire che ho finito i miei compiti in poco tempo in senso assoluto perché secondo einstien in tal caso il tempo, come noi lo intendiamo, perderebbe di significato. Fatto sta che sono ancora terrorizzato al pensiero dell'infinito e non riesco a trovargli un'accezione positiva. Vi prego aiutatemi perché non riesco più a vivere. Sono disposto a fare tutto e a pagare ovviamente uno specialista che sia in grado di eliminare questo problema o per lo meno di diminuirne l'intensità. Grazie e buona serata
[#3]
Gentile utente,
vede bene che la soluzione la sta proponendo lei stesso: l'aiuto di uno specialista. Le suggerirei un approccio cognitivo-comportamentale.
Auguri, e se lo crede utile per sé, ci tenga al corrente.
vede bene che la soluzione la sta proponendo lei stesso: l'aiuto di uno specialista. Le suggerirei un approccio cognitivo-comportamentale.
Auguri, e se lo crede utile per sé, ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 785 visite dal 06/08/2024.
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