Un desiderio mai diminuito negli anni
Gentili Medici,
sono un uomo di 43 anni sposato da 10 con quella che è stata, in tutti i sensi, l'unica donna della mia vita. La nostra storia è iniziata in età adolescenziale – siamo coetanei – ed è proseguita negli anni con una connotazione sempre presente: mia moglie ha sempre dimostrato scarso interesse verso il sesso. Ben consapevole di questo sin da giovanissimo ho portato comunque avanti la relazione per vero amore ed intesa intellettuale, confidando nel fatto che, una volta sposati, la convivenza avrebbe creato anche una migliore complicità fisica. Grave errore di valutazione: una volta sotto lo stesso tetto e con l'arrivo praticamente concomitante del primo figlio, nonché a causa di tensioni createsi con la mia famiglia d'origine, mia moglie ha portato addirittura a zero la nostra attività sessuale, negandomi qualsiasi rapporto per un periodo di oltre 24 mesi. Ho resistito stoicamente a questa dolorosa privazione tentando a tutti i costi di superare il momento critico. Tuttavia, anche quando le difficoltà si sono risolte ed i rapporti sono ripresi - ma con una frequenza sempre assai rara (circa una volta al mese) - i miei tentativi di dialogo sull'argomento non sono mai stati accettati se non in via molto superficiale. Preciso per completezza che i nostri (rari) rapporti sono sempre stati soddisfacenti per entrambi quanto alla qualità.
Ho fatto ricorso ad un terapista della coppia le cui sedute, accettate da mia moglie più che altro per assecondarmi, hanno contribuito ad un nostro riavvicinamento fisico, seppur "prescritto" dal professionista consultato. Dopo circa sei mesi mia moglie ha però voluto interrompere la cura in quanto infastidita dal concetto di "incontro intimo programmato". E' stata invece iniziata da entrambi e separatamente una terapia psicanalitica individuale, che si protrae ormai da cinque anni. Attualmente abbiamo tre figli ed il nostro legame appare solido come un'azienda che funziona bene ma in cui la passione ed il sesso hanno un ruolo assolutamente marginale. I nostri rapporti sessuali rimangono quindi molto rari, circa una volta ogni 40/50 giorni, e solo perché io cerco mia moglie, mentre lei non si avvicina mai a me.
Francamente, sono nello stato d'animo di chi ha esaurito le risorse a sua disposizione e non vede vie d'uscita: amo mia moglie, non intendo separarmi da lei e non sono mai riuscito a tradirla né intendo farlo. Tuttavia soffro moltissimo per il desiderio frustrato che provo per lei, un desiderio mai diminuito negli anni. Sono anche molto stanco di sentirmi respinto nei miei approcci, cosa che mi ha inevitabilmente portato a ridurli drasticamente. Peraltro questa diminuzione sembra aver provocato in mia moglie un senso di sollievo, cosa che mi deprime ancora di più. La speranza di un futuro anche sessualmente appagante per la nostra coppia mi sta abbandonando. C'è forse qualcosa che non ho fatto e che posso fare?
Chiedo scusa per la lunghezza e ringrazio infinitamente per le eventuali risposte.
sono un uomo di 43 anni sposato da 10 con quella che è stata, in tutti i sensi, l'unica donna della mia vita. La nostra storia è iniziata in età adolescenziale – siamo coetanei – ed è proseguita negli anni con una connotazione sempre presente: mia moglie ha sempre dimostrato scarso interesse verso il sesso. Ben consapevole di questo sin da giovanissimo ho portato comunque avanti la relazione per vero amore ed intesa intellettuale, confidando nel fatto che, una volta sposati, la convivenza avrebbe creato anche una migliore complicità fisica. Grave errore di valutazione: una volta sotto lo stesso tetto e con l'arrivo praticamente concomitante del primo figlio, nonché a causa di tensioni createsi con la mia famiglia d'origine, mia moglie ha portato addirittura a zero la nostra attività sessuale, negandomi qualsiasi rapporto per un periodo di oltre 24 mesi. Ho resistito stoicamente a questa dolorosa privazione tentando a tutti i costi di superare il momento critico. Tuttavia, anche quando le difficoltà si sono risolte ed i rapporti sono ripresi - ma con una frequenza sempre assai rara (circa una volta al mese) - i miei tentativi di dialogo sull'argomento non sono mai stati accettati se non in via molto superficiale. Preciso per completezza che i nostri (rari) rapporti sono sempre stati soddisfacenti per entrambi quanto alla qualità.
Ho fatto ricorso ad un terapista della coppia le cui sedute, accettate da mia moglie più che altro per assecondarmi, hanno contribuito ad un nostro riavvicinamento fisico, seppur "prescritto" dal professionista consultato. Dopo circa sei mesi mia moglie ha però voluto interrompere la cura in quanto infastidita dal concetto di "incontro intimo programmato". E' stata invece iniziata da entrambi e separatamente una terapia psicanalitica individuale, che si protrae ormai da cinque anni. Attualmente abbiamo tre figli ed il nostro legame appare solido come un'azienda che funziona bene ma in cui la passione ed il sesso hanno un ruolo assolutamente marginale. I nostri rapporti sessuali rimangono quindi molto rari, circa una volta ogni 40/50 giorni, e solo perché io cerco mia moglie, mentre lei non si avvicina mai a me.
Francamente, sono nello stato d'animo di chi ha esaurito le risorse a sua disposizione e non vede vie d'uscita: amo mia moglie, non intendo separarmi da lei e non sono mai riuscito a tradirla né intendo farlo. Tuttavia soffro moltissimo per il desiderio frustrato che provo per lei, un desiderio mai diminuito negli anni. Sono anche molto stanco di sentirmi respinto nei miei approcci, cosa che mi ha inevitabilmente portato a ridurli drasticamente. Peraltro questa diminuzione sembra aver provocato in mia moglie un senso di sollievo, cosa che mi deprime ancora di più. La speranza di un futuro anche sessualmente appagante per la nostra coppia mi sta abbandonando. C'è forse qualcosa che non ho fatto e che posso fare?
Chiedo scusa per la lunghezza e ringrazio infinitamente per le eventuali risposte.
[#1]
Gentile signore, sembra che abbiate già provato le vie "canoniche" per abbordare il vostro problema. È opportuno tener presente che il desiderio sessuale varia a seconda delle persone, dell'età, delle situazioni. Insomma è più una variabile, che una costante.
Tuttavia, potreste fare un altro tentativo e rivolgervi a uno psicologo/psicoterapeuta ad approccio strategico. Quest'approccio riesce spesso a sovvertire situazioni anche apparentemente complicate in breve tempo, servendosi di protocolli specifici e anche di stratagemmi. È un approccio breve e se si ottengono risultati si vede già entro pochissime sedute.
Del resto, se siete ormai in analisi da cinque anni, avreste poco da perdere.
Cordiali saluti
Tuttavia, potreste fare un altro tentativo e rivolgervi a uno psicologo/psicoterapeuta ad approccio strategico. Quest'approccio riesce spesso a sovvertire situazioni anche apparentemente complicate in breve tempo, servendosi di protocolli specifici e anche di stratagemmi. È un approccio breve e se si ottengono risultati si vede già entro pochissime sedute.
Del resto, se siete ormai in analisi da cinque anni, avreste poco da perdere.
Cordiali saluti
[#2]
Gentile Utente,
leggendo la Sua mail ho pensato che il Vero Problema, forse, non è legato all'astinenza sessuale: se Lei avesse intensi bisogni in questo senso probabilmente avrebbe già tradito sua moglie da tempo.
Molte persone, infatti, tradiscono per molto meno, e spesso lo fanno per mero bisogno fisico.
Non mi sembra questa l'origine della Sua frustrazione. Credo che il nocciolo si trovi nel rapporto tra i concetti di "individuo" e "coppia".
La decisione della moglie di negarle rapporti sessuali è una decisione prettamente individuale, che calpesta i comuni interessi della coppia. La Sua frustrazione quindi (è un'ipotesi la mia) passerebbe dal fatto che Lei non si sente considerato come "individuo", al di là quindi del beneficio che la sessualità può o non può avere nella coppia.
Per questo motivo credo che un lavoro sulla coppia, adesso, potrebbe anche essere controproducente, vista la non motivazione di Sua moglie.
Se la mia ipotesi è reale, penso che le converrebbe di più lavorare su di sé, cambiando radicalmente approccio psicoterapeutico, visto che dopo tutti questi anni i risultati da Lei sperati non sono ancora arrivati.
leggendo la Sua mail ho pensato che il Vero Problema, forse, non è legato all'astinenza sessuale: se Lei avesse intensi bisogni in questo senso probabilmente avrebbe già tradito sua moglie da tempo.
Molte persone, infatti, tradiscono per molto meno, e spesso lo fanno per mero bisogno fisico.
Non mi sembra questa l'origine della Sua frustrazione. Credo che il nocciolo si trovi nel rapporto tra i concetti di "individuo" e "coppia".
La decisione della moglie di negarle rapporti sessuali è una decisione prettamente individuale, che calpesta i comuni interessi della coppia. La Sua frustrazione quindi (è un'ipotesi la mia) passerebbe dal fatto che Lei non si sente considerato come "individuo", al di là quindi del beneficio che la sessualità può o non può avere nella coppia.
Per questo motivo credo che un lavoro sulla coppia, adesso, potrebbe anche essere controproducente, vista la non motivazione di Sua moglie.
Se la mia ipotesi è reale, penso che le converrebbe di più lavorare su di sé, cambiando radicalmente approccio psicoterapeutico, visto che dopo tutti questi anni i risultati da Lei sperati non sono ancora arrivati.
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
[#3]
Gentile utente,
le invio uno spunto di riflessione. Lei dice di aver portato avanti la relazione con sua moglie con la consapevolezza di questa sua difficoltà nella sessualità, sperando che ciò potesse cambiare.
E ancora spera di poter fare qualcos'altro per cambiare la situazione.
Forse potrebbe riflettere sul fatto che per sua moglie questo non sia un problema, ma lo sia per lei. L'amare qualcuno passa anche per l'accettazione dell'altro,ed sempre un contnuo compromesso tra i propri e gli altrui bisogni. Dopo dieci anni vuole ancora cercare di cambiare qualcosa che lei stesso tocca con mano non essere modificabile.
Forse è inutile spendere energie in qualcosa di impossibile, ma fare delle scelte consapevoli che comportano sempre un vantaggio e una rinuncia. lei solo può valutare cosa sia meglio fare.
A disposizione per qualsiasi chiarimento,
le invio uno spunto di riflessione. Lei dice di aver portato avanti la relazione con sua moglie con la consapevolezza di questa sua difficoltà nella sessualità, sperando che ciò potesse cambiare.
E ancora spera di poter fare qualcos'altro per cambiare la situazione.
Forse potrebbe riflettere sul fatto che per sua moglie questo non sia un problema, ma lo sia per lei. L'amare qualcuno passa anche per l'accettazione dell'altro,ed sempre un contnuo compromesso tra i propri e gli altrui bisogni. Dopo dieci anni vuole ancora cercare di cambiare qualcosa che lei stesso tocca con mano non essere modificabile.
Forse è inutile spendere energie in qualcosa di impossibile, ma fare delle scelte consapevoli che comportano sempre un vantaggio e una rinuncia. lei solo può valutare cosa sia meglio fare.
A disposizione per qualsiasi chiarimento,
Dr.ssa Valeria Cristiano
[#4]
Ex utente
Vorrei esprimere il mio ringraziamento, un sincero ringraziamento, per le risposte ricevute. Sto valutanto attentamente gli spunti che mi sono stati offerti, tutti assai stimolanti. Credo comunque, ed in generale, che nei rapporti a due ci siano sempre dei compromessi da affrontare. Una volta preso coscienza che la situazione non può essere cambiata, bisogna soltanto capire se si è disposti alle rinunce che quel compromesso comporta.
Nel mio caso lo sono sempre stato e non vedo nel futuro nessun motivo valido per cambiare idea. Probabilmente, rispetto alla rinuncia, quello che trovo comunque nella relazione vale di più.
Nel mio caso lo sono sempre stato e non vedo nel futuro nessun motivo valido per cambiare idea. Probabilmente, rispetto alla rinuncia, quello che trovo comunque nella relazione vale di più.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.5k visite dal 21/09/2009.
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