Come stabilire dei confini in una relazione?
Buongiorno dottori.
Sono in una relazione da otto mesi e ritengo di aver costruito insieme alla mia ragazza una sana relazione basata sul dialogo e sulla cura reciproca.
Tuttavia, ho ancora difficoltà a gestire la gelosia che provo nei suoi confronti.
Sono cosciente di dover lavorare su questo aspetto, cosa che stiamo facendo anche insieme, tuttavia mi viene difficile distinguere atteggiamenti che posso ritenere irrispettosi nei miei confronti da quelli che invece suscitano gelosia in maniera più ingiustificata.
È inevitabile avere relazioni con altre persone, tuttavia ritengo che bisogna stabilire un confine sul modo in cui ci si relaziona ad esse.
In particolare in contesti mondani, faccio fatica a gestire le mie emozioni riguardo al comportamento della mia ragazza.
Il pensiero che possa intrattenersi con qualcun altro, gradire attenzioni altrui, non posso negare che mi provochi gelosia.
Tuttavia, riconosco che buona parte delle emozioni suscitate è basato sull'immaginazione, ma è proprio sui fatti reali che faccio fatica ad orientarmi, capire se posso accettare un determinato comportamento o meno.
Esempio pratico: la mia ragazza è andata per due settimane a fare volontariato da sola.
Nel weekend libero, insieme a due ragazze conosciute li, ha affittato una stanza in un resort.
In questo resort, hanno conosciuto un ragazzo locale il quale si è dimostrato subito molto gentile nei loro confronti.
Le ha fatto visitare il posto, le ha portate a pranzo.
Sicuramente aveva interesse sessuale nei loro confronti.
Ovviamente le altre due ragazze sono libere di fare ciò che vogliono, tuttavia non capisco se io possa ritenere accettabile che la mia ragazza sia in una situazione simile, in cui viene sostanzialmente corteggiata attraverso cena offerta e cose simili, pur non ricambiando l'interesse.
Certamente la malizia è negli occhi di chi guarda, ma come si può guardare in maniera oggettiva? E soprattutto come agire nel caso non mi senta di accettare una cosa del genere? Aggiungo che ritengo che questo episodio denoti una certa incoscienza o quantomeno non rispecchi i miei standard di sicurezza, e anche questo mi provoca turbamento.
Un ragionamento che ho fatto è che, raccontando questo episodio ad esterni, mi sarei sentito in imbarazzo, mancato di rispetto.
Grazie in anticipo
Sono in una relazione da otto mesi e ritengo di aver costruito insieme alla mia ragazza una sana relazione basata sul dialogo e sulla cura reciproca.
Tuttavia, ho ancora difficoltà a gestire la gelosia che provo nei suoi confronti.
Sono cosciente di dover lavorare su questo aspetto, cosa che stiamo facendo anche insieme, tuttavia mi viene difficile distinguere atteggiamenti che posso ritenere irrispettosi nei miei confronti da quelli che invece suscitano gelosia in maniera più ingiustificata.
È inevitabile avere relazioni con altre persone, tuttavia ritengo che bisogna stabilire un confine sul modo in cui ci si relaziona ad esse.
In particolare in contesti mondani, faccio fatica a gestire le mie emozioni riguardo al comportamento della mia ragazza.
Il pensiero che possa intrattenersi con qualcun altro, gradire attenzioni altrui, non posso negare che mi provochi gelosia.
Tuttavia, riconosco che buona parte delle emozioni suscitate è basato sull'immaginazione, ma è proprio sui fatti reali che faccio fatica ad orientarmi, capire se posso accettare un determinato comportamento o meno.
Esempio pratico: la mia ragazza è andata per due settimane a fare volontariato da sola.
Nel weekend libero, insieme a due ragazze conosciute li, ha affittato una stanza in un resort.
In questo resort, hanno conosciuto un ragazzo locale il quale si è dimostrato subito molto gentile nei loro confronti.
Le ha fatto visitare il posto, le ha portate a pranzo.
Sicuramente aveva interesse sessuale nei loro confronti.
Ovviamente le altre due ragazze sono libere di fare ciò che vogliono, tuttavia non capisco se io possa ritenere accettabile che la mia ragazza sia in una situazione simile, in cui viene sostanzialmente corteggiata attraverso cena offerta e cose simili, pur non ricambiando l'interesse.
Certamente la malizia è negli occhi di chi guarda, ma come si può guardare in maniera oggettiva? E soprattutto come agire nel caso non mi senta di accettare una cosa del genere? Aggiungo che ritengo che questo episodio denoti una certa incoscienza o quantomeno non rispecchi i miei standard di sicurezza, e anche questo mi provoca turbamento.
Un ragionamento che ho fatto è che, raccontando questo episodio ad esterni, mi sarei sentito in imbarazzo, mancato di rispetto.
Grazie in anticipo
[#1]
Gentile utente,
trovo sensata la sua domanda "come si fa a guardare in maniera oggettiva?"
Tuttavia nell'esempio da lei riportato e in molte altre circostanze, la soggettività è più importante dell'oggettività -peraltro complessa da decifrare e definire-. Per soggettività intendo il modo in cui ciascuno dei due vive e interpreta quel che fa l'altro.
Nell'esempio da lei riportato, trovo che le sue emozioni, quali gelosia, paura, rabbia, perplessità, siano lecite e comprensibili. Altrettanto lecito e comprensibile può essere il desiderio della sua fidanzata di fare un viaggio sola, avere i suoi spazi esterni alla coppia.
Dunque nel dovervi misurare con due individualità, con bisogni diversi, sarebbe opportuno dialogare, negoziare, giungere a compromessi, scoprire nuove vie percorribili, modi di stare insieme e venirsi incontro.
Ciò potrebbe anche unirvi come coppia e aiutarvi a conoscervi meglio in uno spazio di dialogo in cui poter esprimere desideri, pensieri, paure, creando una sintonizzazione emotiva, una capacità più affinata di prendersi cura dell'altro e del suo mondo interno.
Potrebbe anche chiedere alla sua fidanzata cosa avrebbe fatto o provato nella medesima circostanza in cui si è trovato lei.
Rivolgendovi ascolto, comprensione, empatia, connettendovi e riconoscendovi come individui uniti e al tempo stesso separati, potreste anche definire o ridefinire i confini nella coppia, valutando la possibilità di condividere più spazi e momenti, come quello del viaggio della sua fidanzata.
In ogni caso potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di rivolgersi ad uno psicologo per esprimere e provare a ridimensionare la sua gelosia, che solitamente nasce dalla paura di essere abbandonati, dalla difficoltà ad accettare e far esistere all'interno della coppia uno spazio in cui non si è contemplati.
Cordiali saluti.
trovo sensata la sua domanda "come si fa a guardare in maniera oggettiva?"
Tuttavia nell'esempio da lei riportato e in molte altre circostanze, la soggettività è più importante dell'oggettività -peraltro complessa da decifrare e definire-. Per soggettività intendo il modo in cui ciascuno dei due vive e interpreta quel che fa l'altro.
Nell'esempio da lei riportato, trovo che le sue emozioni, quali gelosia, paura, rabbia, perplessità, siano lecite e comprensibili. Altrettanto lecito e comprensibile può essere il desiderio della sua fidanzata di fare un viaggio sola, avere i suoi spazi esterni alla coppia.
Dunque nel dovervi misurare con due individualità, con bisogni diversi, sarebbe opportuno dialogare, negoziare, giungere a compromessi, scoprire nuove vie percorribili, modi di stare insieme e venirsi incontro.
Ciò potrebbe anche unirvi come coppia e aiutarvi a conoscervi meglio in uno spazio di dialogo in cui poter esprimere desideri, pensieri, paure, creando una sintonizzazione emotiva, una capacità più affinata di prendersi cura dell'altro e del suo mondo interno.
Potrebbe anche chiedere alla sua fidanzata cosa avrebbe fatto o provato nella medesima circostanza in cui si è trovato lei.
Rivolgendovi ascolto, comprensione, empatia, connettendovi e riconoscendovi come individui uniti e al tempo stesso separati, potreste anche definire o ridefinire i confini nella coppia, valutando la possibilità di condividere più spazi e momenti, come quello del viaggio della sua fidanzata.
In ogni caso potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di rivolgersi ad uno psicologo per esprimere e provare a ridimensionare la sua gelosia, che solitamente nasce dalla paura di essere abbandonati, dalla difficoltà ad accettare e far esistere all'interno della coppia uno spazio in cui non si è contemplati.
Cordiali saluti.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 302 visite dal 03/08/2024.
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