Cambio psicoterapia

Gentili Dottori,
Sono una ragazza e ho 28 anni.

Vi scrivo, perché a me è stato diagnosticato da una terapeuta Breve Strategica, il cui studiato è affiliato al Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo di Giorgio Nardone, un disturbo ossessivo compulsivo con il tema dell'omosessualità, che per un periodo si è spostato sul tema della pedofilia.

Non starò qui a spiegare tutti i pensieri, anche perché ho già già una diagnosi e sarebbe una ricerca di rassicurazioni.

Ho iniziato questo percorso a Febbraio 2023 ed è andata subito bene, sono stata subito benissimo e mi sentivo benissimo ed ero super felice.
Ci tengo a precisare che io ho anche una malattia autoimmune (il lupus) e ho subito diversi ricoveri.

Per tanti mesi sono stata veramente bene.
Un giorno, dal nulla, avevo iniziato il servizio civile quindi un nuovo "lavoro", mi era arrivato un pensiero "Questa ragazza mi guarda fisso mentre parla, ma non è che le piaccio?
"
In quel momento, non sono riuscita a lasciar andare quella domanda, involontariamente ho ricominciato a fare ciò che per mesi avevo smesso di fare, correre dietro le domande.

Da quel momento, sono sprofondata nel baratro nuovamente e non sono riuscita a stare bene per più di qualche mese.
Anzi, la situazione era andata a peggiorare, mi arrivavano anche gli impulsi, immagini continue, non riuscivo ad andare al mare, fissavo tutte le ragazze che vedevo per strada.
Le sensazioni che tutti i miei pensieri fossero veri.
Insomma, una tragedia.
La terapeuta mi ha portata in supervisione tre volte da Giorgio Nardone e lui ha sempre confermato che si trattasse del disturbo.
Io però mi rendevo conto che non riuscivo più a fare gli esercizi.
Inondavo di messaggi la terapeuta, la chiamavo e lei per "pietà" a volte mi rispondeva.
Ma questo non ha fatto altro che alimentare il problema.
Tant'è, che dopo qualche mese, il tema è cambiato e si è spostato sull'ossessione di poter essere pedofila.
Io che ho sempre amato i bambini.

Ad oggi, è passato un anno e mezzo dall'inizio della terapia e io non ho risolto nulla.
Ieri sono andata in seduta e la terapeuta mi ha chiaramente detto che è necessario che io cambi approccio.
Eravamo molto dispiaciute entrambe e io mi sento persa.
Lei ritiene che per me, sia più indicata la terapia cognitivo comportamentale, oltre ad un supporto farmacologico, che fino ad ora non era stato ritenuto necessario.

Io sono preoccupata di dover affrontare questo cambiamento, perché mi agita dovermi affidare ad un nuovo terapeuta e sento di aver fallito in un percorso.
Ho paura di sentirmi dire che in realtà non abbia un disturbo, anche se questo non è mai stato messo in dubbio.
Ho paura di non riuscire a fidarmi e mi agita di dover ricominciare da capo.
Avendo già fatto un percorso, in qualche modo mi potrà essere d'aiuto nel nuovo percorso?
È normale avere tutte queste paure?
Riuscirò mai ad uscire da questo disturbo?

Sono l'unica che ha tutte queste paure davanti ad un cambiamento così?

Vi ringrazio anticipatamente
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

Ammirevole la professionalità della sua Psicoterapeuta, che ha seguito alla lettera le indicazioni del nostro Codice Deontologico:

"La psicologa e lo psicologo valutano ed eventualmente propongono l’interruzione del rapporto professionale quando constatano che la paziente o il paziente non trae alcun beneficio dall’intervento psicologico e non è ragionevolmente prevedibile che ne trarrà dal proseguimento dello stesso.
Ove necessario, forniscono alla paziente o al paziente le informazioni idonee a ricercare altri e più adatti interventi." (art. 27)

Dico questo affinché Lei possa comprendere che la decisione della Terapeuta è una decisione di cura, inerente cioè al prendersi cura di lei in vista di suoi possibili miglioramenti in altro contesto.

È comprensibile il Suo smarrimento, il timore di fallire in questo ulteriore tratto di strada.
Eppure La spronerei a dare fiducia alle indicazioni della terapeuta, e anche al consiglio di farsi aiutare con i farmaci (psichiatra) come da suggerimento ricevuto.

Non è certo l'unica a sentirsi un po' persa di fronte a queste vicende della psiche,
Ma chi la dura la vince; anche se occorre pazienza, e tutta quella determinazione di cui si dispone in quel certo momento della vita.

Si faccia aiutare dalla sua terapeuta nella ricerca di una Collega ad indirizzo cognitivo comportamentale.
Nel caso che Lei lo desideri, fornisca la sua attuale Terapeuta l'autorizzazione scritta per il passaggio delle informazioni alla nuova Psicoterapeuta; Lei risparmierà di dover ripetere per la seconda volta certi fatti.

Abbia fiducia! Un abbraccio.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Attivo dal 2021 al 2024
Ex utente
Grazie mille per la risposta Dottoressa,

Si, si lei mi ha consigliato una terapeuta, della quale io avevo già visionato il sito. Perché io stessa mi ero ovviamente resa conto che non stavo bene e non stavo migliorando, quindi avevo già iniziato a fare una valutazione riguardo la terapia cognitivo comportamentale.

La visita dallo psichiatra ce l'avrò la prossima settimana e lei si è comunque resa disponibile per parlare con lo psichiatra, qualora lui lo dovesse ritenere necessario.
Mi vuole proprio accompagnare all'inizio del nuovo percorso e non mi vuole lasciare in balìa del nulla.
Ovviamente a me dispiace moltissimo, perché con lei ho fatto il mio primo percorso psicologico di tutta la mia vita, quindi avevo riposto grandissima fiducia in lei, al punto che le riportavo i pensieri che mi angosciavano, senza problemi. Ma questa cosa, lungo andare era diventata un raccontarlo, per avere delle rassicurazioni con l'urgenza di averle.
Quindi il percorso ha proprio preso una piega totalmente sbagliata e l'unico che stava vincendo era il disturbo.

Farò come mi ha consigliato e le chiederò se possa fare un passaggio di informazioni.
Spero che questa possa essere la volta buona e che io possa liberarmi definitivamente dal disturbo e stare bene, anche grazie ad un supporto farmacologico.

Grazie mille ancora e un abbraccio!
[#3]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
La nuova tranche di psicoterapia Le indicherà il modo; il supporto farmacologico renderà meno pressanti i pensieri.
La gratitudine per la sua prima Psicoterapeuta Le rimarrà, perchè (e ancor più) a distanza si accorgerà di quanto sia (stata) importante la chiarezza della Terapeuta, l'onestà professionale e al contempo la cura con la quale la sta traghettando verso il secondo tratto di strada.
Lei nel frattempo ha appreso
-un metodo su come rapportasi in seduta,
-la fiducia di poter 'disvelarsi all'Altr*' senza la paura di essere giudicata,
-la tranquillità con la quale si può prendere atto del mancato raggiungimento dell'obiettivo tenendosi per mano.
E non è poco.

Carissimi saluti.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#4]
Attivo dal 2021 al 2024
Ex utente
Grazie mille Dottoressa, per la risposta.

Volevo farle una domanda, se mi potesse rispondere.
Allora, a me succede che quando vedo la foto di una bella ragazza, mi arriva il pensiero che sia molto bella e il pensiero "Ti piace" unito alla sensazione che sia tutto vero. Mi arriva il pensiero che io voglia fare determinate cose da un punto di vista sessuale con una ragazza. Inizio a ragionare su questo pensiero, e mi viene in automatico da pensare che io lo voglia fare davvero e che se lo facessi magari mi piacerebbe pure. Ovviamente, tutto questo mi causa molta ansia. Perché nel momento in cui mi viene da pensare queste cose, io dico "Mi viene" perché sembra che sia io che le voglia pensare. Ma in realtà, no. Ma quello che avverto dentro di me, è che tutto ciò sia vero. E che io non lo voglia accettare e mi appare tutto come se fosse reale. Io non vorrei pensare nulla di tutto ciò e non gradisco nulla di questi pensieri e non li ho mai avuti prima del disturbo, o comunque i periodi che non ho avuto il disturbo e sono stata bene, non li ho avuti. Anche queste conferme che mi arrivano, che sia tutto reale, mi mandano molto nel panico. Mi danno proprio la sensazione che ormai il disturbo sia sia completamente impossessato di me e quindi che si sia sostituito a me. Ma io non gradisco niente di tutto ciò. Non c'è niente di piacevole per me. Inoltre, io ho sempre pensato che certe cose fossero cose nuove e che alla psicologa, non le avessi mai dette.
Quello che vorrei chiederle è: secondo lei e secondo la sua esperienza questo fa parte del disturbo? Perché a me preoccupa molto.

Altra cosa: sin dall'esordio del disturbo, io ho sempre detto che mi sembrava di ricordare che a 12 anni avessi avuto la stessa paura che ho ora, e quindi la stessa ossessione e il pensiero che se lo fossi stata, i miei familiari non mi avrebbero mai accettata. Questo dubbio che io abbia pensato questa cosa, si è sempre presentato quando il disturbo è presente nella mia vita. Altrimenti, ne prima del disturbo, ne quando ho avuto delle pause dal disturbo, ho mai pensato niente del genere. Durante l'apice del disturbo, a furia di rimuginare su questa cosa, ad un certo punto, ho iniziato a pensare che io a 12 anni, abbia addirittura capito di esserlo e abbia deciso di reprimermi (mai pensata una roba simile durante tutta la mia crescita). Che io abbia pensato "Se lo sono, mi reprimerò, fino a quando sarò grande" (Altra cosa mai pensata durante tutta la mia crescita e mai pensato) perché mai ho provato attrazione e desiderio nei confronti di una ragazza.

Ovviamente, tutto ciò verrà affrontato con la nuova terapeuta, perché da brava ossessiva, le dirò tutto.
Ma secondo lei, fa tutto parte del disturbo?
Grazie mille in anticipo
[#5]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

quest'ultima domanda riferita alla sua presunta omosessualità:
"..secondo lei e secondo la sua esperienza questo fa parte del disturbo? Perché a me preoccupa molto...",
porta sul terreno scivoloso della richiesta di rassicurazioni; proprio quelle che hanno fatto concludere la sua psicoterapia, e proprio perché la Terapeuta "per pietà" era caduta nella sua involontaria trappola.

Lei sa *già* che una Psicoterapeuta seria non può risponderle (non avrebbe nemmeno dati di realtà, per dirla tutta),
a meno di non volerLa danneggiare attraverso una compiacenza fuori luogo.
Ricorda cosa ha scritto nel testo del consulto?
" ...In quel momento, non sono riuscita a lasciar andare quella domanda, involontariamente ho ricominciato a fare ciò che per mesi avevo smesso di fare, correre dietro le domande.."

Saluti cari.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#6]
Attivo dal 2021 al 2024
Ex utente
Mi perdoni, ma cosa significa "presunta omosessualità"?
Che lei presume che sia così?

Non si rende conto che un'affermazione del genere, può causare molta ansia e gettare nel panico la persona che la riceve? Se ho ricevuto una diagnosi di disturbo ossessivo compulsivo, come mi può dare una risposta del genere?

Mi perdoni, ma rimango sinceramente basita.
Non so se e quanto lei conosca il disturbo e se sia specializzata, ma mi viene qualche dubbio davanti ad una risposta del genere.

Sono d'accordo sul non dover rispondere, ma su certe frasi, non direi proprio.
[#7]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Utente,

Forse ha dimenticato che era stata proprio Lei a scriverci di soffrire di
"un disturbo ossessivo compulsivo CON IL TEMA DELL'OMOSESSUALITA" (maiuscole mie).
E dunque risulta che l' "omosessualità presunta" è frutto del suo disturbo e fonte della Sua ansia; non certo invenzione di chi risponde.

L'aggressività della Sua ultima risposta, comprensiva di svalutazione per la specialista non compiacente, era prevedibile.
A fronte della mia mancata rassicurazione -mancata rassicurazione che *non* Le ho fornito per ragioni cliniche motivate- la persona scarica la propria frustrazione su altri.
Le suggeriamo di riflettere bene sulle sue reazioni comportamentali prima di iniziare la nuova tranche di psicoterapia.

>> Per chi ci legge:
a domande che sgorgano dal pensiero ossessivo
- ogni parola, ogni frase, ogni virgola, di chi risponde,
- oppure la mancata compiacenza di chi ascolta,
- o addirittura la citazione di parole scritte 'personalmente' dal/la utente stessa,
possono causare dichiarazioni di ansia, aggressività e altro. Interrompendo di fatto la comunicazione quando essa non è come il/la pz vuole, e attribuendone la responsabilità all'altro.
Lo sappiamo bene noi Psy.

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/