Dipendenza da psicoterapia

Gentili Dottori, vi scrivo perché da due anni mio marito (ormai quasi ex)... va in psicoterapia, diventata poi psicoterapia di gruppo.

Gli ho consigliato io di andare in terapia perché erano anni che mio marito era ossessionato da fantasie sessuali riguardo noi due voleva che io andassi con un’altro uomo, e voleva sapere giorno e ora, perche ciò lo eccitava.
Tre anni fa ho deciso di accontentarlo e sono stata con un ragazzo che già conoscevo e che a me personalmente piaceva (molto diverso da mio marito).

Io e questo ragazzo abbiamo legato tantissimo (lui non sapeva di questa cosa tra me e mio marito)...
Mentre mio marito ha iniziato ad ossessionarsi sempre di più pretendeva di avere rapporti sessuali subito dopo che io ero stata con l’altro, aveva fantasie continue, e allo stesso tempo ne era geloso.
Mostrava totale instabilità.
Doveva decidere lui quando dovevo vedere l’altro e in ogni caso doveva sempre saperlo ecc
Nel frattempo io mi legavo sempre di più all’altro instaurando un legame molto forte, di complicità e fiducia, e tanta passione.
Di mio marito non ne potevo più.
Gli dissi di andare in terapia, per capire come mai fin da ragazzo aveva queste fantasie riguardo il sesso e l’ossessione di immaginare sempre la propria donna con un altro (mandava foto mie intime ai suoi amici, chiedendo cosa ne pensavano, e li voleva invitare da noi).

Insomma ne ho passate tante in questo senso.

Lui finalmente ha iniziato due anni fa una psicoterapia (poi diventata terapia di gruppo)
Ora è ossessionato dalla terapia.
Dice che la farà per tutta la vita, che è una crescita personale, che io non capisco niente, sono un ignorante, che sono una narcisista che lo ha usato e manipolato secondo i suoi scopi, solo per andare con l’altro.
Che lui ora ha deciso di separarsi (a giorni la separazione sarà depositata in tribunale), che io ho distrutto la famiglia ecc.
i suoi genitori non vogliono parlarmi più, lui gli ha detto che l’ho tradito con un’altro e che lo maltratto, la madre mi ha detto che sono una cattiva moglie perché non stiro più le sue camice e non mi porto via i bambini per farlo dormire quando torna stanco dal
Lavoro.
Ho provato a parlare con loro, ma lui minaccia di denunciarmi.
Ho detto che la sua dottoressa non mi convince, vorrei parlarci, ma lui minaccia di denunciarmi se chiamo la sua psicoterapeuta.
A giorni andrà via di casa, e vuole che i bambini lo accompagnino con le valigie a casa dei nonni (dove lui vivrà), e poi li riporta a casa.
Non sono d’accordo perché non voglio che i miei figli abbiano un ricordo nitido nella loro mente e temo che li segnerebbe a vita.
Lui dice che sono un incompetente e ignorante e che farà così perché ne ha già parlato con una psicologa infantile (la sua dottoressa credo).

E anche in questo caso minaccia di denunciarmi se mi oppongo.
Insomma non so che fare.
Non riconosco più mio marito da quando va da questa dottoressa.
E ha solo peggiorato i suoi problemi e distrutto una famiglia.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.2k 591 67
Gentile utente,

Noi psicoterapeuti non siamo così onnipotenti né nel bene, né nel male; nemmeno nel "distruggere famiglie".
A meno che le famiglie non siano già distrutte di per sè.
In quel caso la psicoterapia può dare quella chiarezza e quel coraggio di prenderne atto e di assumere decisioni.

Nella vostra famiglia, anzi nella vostra coppia, trasformazioni profonde erano in atto nel momento in cui Lei aveva acconsentito di introdurre *realmente* una terza persona nella coppia. Nel trasformare cioè in realtà quelle che fino a quel momento erano state fantasie erotiche di suo marito.

Chissà se Lei si è chiesta come mai si è legata tanto a questo "ragazzo" creando con lui "complicità e fiducia, e tanta passione", mentre Suo marito Le dava un fastidio crescente: Mi riferisco al legame in senso affettivo con l'altro.
Mi pare di capire che nei patti con suo marito tale "introduzione del terzo" avesse l'obiettivo di nutrire la Vostra sessualità di coppia, sbaglio? Come mai è .. scappata di mano?
Certamente l'introduzione del terzo è sottoposta a regole, tra le quali proprio quella che pretendeva suo marito: sapere in anticipo. Altrimenti l'incontro sessuale con l'altra persona fatta all'insaputa ricade nella categoria classica del tradimento.

La psicoterapia sta probabilmente aiutando Suo marito a fare i conti con tutto il pregresso personale di coppia; e la decisione è stata quella di separarsi.
Tenga conto che i fatti accaduti tra voi e sopra elencati risalgono a "ben prima" della terapia...

P.S. Un piccolo appunto, non solo linguistico, riguardo alla Sua frase: ".. non voglio che i miei figli.."
"non voglio"... Non è in suo potere.
"miei" figli.. I figli eventualmente sono di entrambi, non suoi. In realtà i figli sono unicamente di loro stessi e non proprietà dell'uno, dell'altro, della coppia.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
Grazie per la sua risposta Dottoressa.
No, non credo che voi psicoterapeuti siate onnipotenti. Purtroppo in tale circostanza è complicato raccontare proprio tutto quello che è accaduto. Comunque non c’erano delle regole particolari stabilite, in questo gioco di coppia, ma venivano mano mano dettate da mio marito. E ne discutevamo.
Certo che mi sono chiesta come mai mi sono legata tanto all’altro ragazzo
Mi sono data delle risposte. Ho capito che quel gioco che avevo accettato di fare con mio marito, trasformando, come dice lei, delle fantasie erotiche in realtà, non mi piaceva. Non faceva per me. Ed ero stata io a sbagliare, conscia del fatto che avrei potuto benissimo dire NO. Anzi, ad oggi dico che avrei proprio dovuto dire no.
Questo è poi accaduto, ed anche mio marito era d’accordo nel smettere con questa cosa. Solo che poi la fantasia ritornava in lui e voleva rifarlo, mi chiedeva di raccontargli cose avvenute con l’altro, mi chiedeva se lo avevo sentito, e se dicevo di si (ero sempre sincera al riguardo) mi diceva di dirgli di vederci ecc.
gli ho detto che poi in lui sarebbe subentrata di nuovo la gelosia e lui diceva di no. Invece poi accadeva. Insomma era un continuo, si, poi no, poi si, poi no.
Ed è lì che al di là dei fatti gli ho chiesto di andare a fare una psicoterapia per capire il perché queste sue indecisioni e che cosa veramente voleva, mettendo in chiaro che avrei preferito un rapporto esclusivo senza introduzione di terze persone ma soltanto se ciò fosse stato soddisfacente anche per lui. (Senza quindi indecisioni e frustrazioni nel caso in cui non ci fossero più stati incontri con l’altro).
Riguardo il tradimento tradizionale, non so se sarei andata con un’altro uomo all’insaputa di mio marito. Non giudico chi tradisce. Ognuno ha la sua storia.
Con l’altro continuo a sentirlo e a vederlo, non lo reputo un cattivo ragazzo. Gli voglio molto bene. Ma ho sempre sottolineato sia a lui che a mio marito che la famiglia viene prima di tutto e che la mia priorità sarebbe stata quella di risanare il rapporto con mio marito sotto tutti gli aspetti. Sono stata sincera al riguardo con l’altro.
Premetto che quando dico di mio marito non ne potevo più mi riferisco al fatto che ormai metteva registratori e videocamere in casa a mia insaputa, mi faceva seguire, sapeva ogni mio movimento, mi contattava più volte al giorno con videochiamate, messaggi ecc. Non vivevo più.
Io comunque non ho mai messo in dubbio i miei sentimenti profondi per mio marito. Ho capito che nell’altro mi rifugiavo, invece di affrontare i problemi. Il gioco in questione non è stato fatto per risollevare la sessualità della coppia o altro. Almeno non per me, e anche a detta di mio marito non è stato per questo, ma solo per soddisfare questa sua fantasia.
Riguardo i miei figli, si certo che sono figli anche suoi, e del mondo Ho soltanto detto che io (da qui l’espressione miei figli ) essendo responsabile, quanto il padre, di loro (che sono ancora minorenni), non ritengo sia giusto che vivano in questo modo il distacco definitivo del padre dalla casa coniugale. Sono fortunatamente tutelata in questo.
In questi giorni sono molto vicina a mio marito, gli ho detto che ci sarò sempre per lui. Riguardo i suoi genitori mi rifiuto di avere qualunque contatto se ogni volta deve essere volto a insultarmi, colpevolizzarmi; o accusarmi di non essere in esperta stiratrice/lavandaia o altro.
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Utente
Utente
Dottoressa mi permetto di aggiungere che il non voglio riguardo i bambini è attualmente in mio potere (e di mio marito), considerando che si tratta di minorenni. Anche se non lo definirei potere ma piuttosto responsabilità. Ho/abbiamo la responsabilità di fare del nostro meglio.
Di conseguenza bisognerà sempre accordarsi riguardo le scelte che si faranno per loro, e soprattutto condividerle. E io non condivido la scelta di mio marito riguardo la modalità di allontanamento da casa.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.2k 591 67
Gentile utente,

la situazione pregressa è oltremodo complessa, ed avrebbe avuto bisogno - all'epoca - possibilmente di una terapia di coppia, anziché individuale a suo marito.
Ma ormai è fatta.

Ora inizia la difficile fase della negoziazione tra Voi due, nella quale il "voglio" di uno/a non conta nulla, sostituito dal "mi piacerebbe che ..".

Nella negoziazione nessuno dei due ottiene tutto quello che desidera. Infatti per fare un passo avanti reciprocamente a favore dei bambini, occorre fare un passo indietro nel confronti del proprio "voglio". Questo vale per ciascuno e ciascuna di Voi.

Potrebbe accadere che la negoziazione tra voi due genitori non vada a buon fine.
In questo caso fatevi aiutare come coppia genitoriale da un* Psicoterapeuta specializzata* in mediazione famigliare (tutt'altro dalla terapia di coppia).

Saluti cordiali.
dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Utente
Utente
Grazie mille Dottoressa, proverò a proporre questa opzione della mediazione famigliare a mio marito .
All’epoca in effetti poco dopo l’inizio della sua terapia individuale, io proposi proprio la terapia di coppia.. Ma lui mi disse che ne aveva già parlato con la psicoterapeuta che lo stava seguendo, la quale però era contraria alla terapia di coppia.
Quindi non ebbi modo di farla.
Mi sarebbe piaciuto e credo che ci avrebbe aiutato molto. È andata così.
Ad oggi mi rendo conto che sarei stata disposta a tutto per salvare la mia famiglia e che lo sono tutt’ora. Ma mio marito ha messo un muro. Dice che io sono una narcisista, e che quindi non deve più avere a che fare con me, e che dobbiamo parlare soltanto tramite legali. Allo stesso tempo pochi giorni fa ha provato ad avvicinarsi sessualmente a me, con un rifiuto da parte mia (vista la situazione e la sua assoluta mancanza di coerenza). Non comprendo, oltretutto, sulla base di cosa possa dire che io sia una narcisista forse ha cercato su internet per tale diagnosi? Io mi sono informata un po’ riguardo questa patologia, e non mi ci rispecchio molto. Sono una persona empatica, sempre pronta ad aiutare gli altri, molto attenta ai bisogni degli altri, e che prende a cuore le situazioni. Sono stata egoista per certe cose, questo si. Forse è stata una fase, sono stati errori che non mi rappresentano del tutto. Non per questo mi sento una persona addirittura narcisista in modo patologico. Termine oltretutto che ad oggi mi sembra un po’ abusato, insomma ad ogni minimo comportamento sbagliato mi sembra che le persone vengano definite narcisiste. Non so . Tutti commettono errori, nom per questo dovremmo avvalerci della facoltà di fare diagnosi personali ed etichettare gli altri. Al di là di tutto, anche da separati l’unica cosa che vorrei è avere un dialogo sano con mio marito. Spero di riuscirci. Grazie ancora per la sua gentilezza e disponibilità . Un saluto.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.2k 591 67
Come Lei stessa constata, è possibile che si apra una fase difficile tra voi, caratterizzata da un contenzioso costante.
Il suo desiderio: ".. l’unica cosa che vorrei è avere un dialogo sano con mio marito.." è certamente rispettabile, ma di difficile realizzazione.
Infatti per avere un "dialogo sano" occorre ci sia una "relazione sana", alquanto rara nella coppia che si sta separando.

Saluti cordiali.
dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/