Come posso superare i miei ostacoli emotivi?
Salve, ringrazio in anticipo lo specialista che mi risponderà.
Ho avuto una vita dura, fin da ragazzina mi prendo cura di mia madre che è una donna-bambina fragile, mio padre era violento, la riempiva di botte e d'insulti e anche se ero una bambina di 10 anni toccava a me ripulirla e rimetterla in piedi, poi lui ci ha abbandonato e toccava a me aiutarla con le faccende, i soldi e le incombenze quotidiane.
Se la nonna o gli zii mi regalavano i soldi per il gelato io li davo a lei, che lavorava ma non aveva mai abbastanza soldi perché non sapeva gestirli.
Ora ho 36 anni, una mia famiglia ma devo continuare a badare a lei, che da sola non sa fare niente e non sa amministrare 700 di pensione che in un piccolo paese di provincia dove la vita nin è molto cara non sono pochi.
Sono sempre nervosa perché dopo il lavoro non ho tempo per me perché devo risolvere puntualmente i suoi guai:il frigo rotto, le bollette, le visite, le sue telefonate che lei nemmeno si sforza di fare.
Ha 75anni ma cataratta a parte è in salute.
Cosi finisco per arrabbiarmi con mio marito o punire mia figlia piccola.
Quando tocca a me?
Non ho fatto abbastanza senza ricevere nemmeno un grazie?
Sono stata una brava figlia per una madre ingrata e un padre che non mi ha voluta, mi sono sempre sentita una donna spezzata ma voglio guarire e non sentirmi più in obbligo verso mia madre e le sue incombenze.
Voglio curarmi e perdonarmi, come posso fare?
Ho avuto una vita dura, fin da ragazzina mi prendo cura di mia madre che è una donna-bambina fragile, mio padre era violento, la riempiva di botte e d'insulti e anche se ero una bambina di 10 anni toccava a me ripulirla e rimetterla in piedi, poi lui ci ha abbandonato e toccava a me aiutarla con le faccende, i soldi e le incombenze quotidiane.
Se la nonna o gli zii mi regalavano i soldi per il gelato io li davo a lei, che lavorava ma non aveva mai abbastanza soldi perché non sapeva gestirli.
Ora ho 36 anni, una mia famiglia ma devo continuare a badare a lei, che da sola non sa fare niente e non sa amministrare 700 di pensione che in un piccolo paese di provincia dove la vita nin è molto cara non sono pochi.
Sono sempre nervosa perché dopo il lavoro non ho tempo per me perché devo risolvere puntualmente i suoi guai:il frigo rotto, le bollette, le visite, le sue telefonate che lei nemmeno si sforza di fare.
Ha 75anni ma cataratta a parte è in salute.
Cosi finisco per arrabbiarmi con mio marito o punire mia figlia piccola.
Quando tocca a me?
Non ho fatto abbastanza senza ricevere nemmeno un grazie?
Sono stata una brava figlia per una madre ingrata e un padre che non mi ha voluta, mi sono sempre sentita una donna spezzata ma voglio guarire e non sentirmi più in obbligo verso mia madre e le sue incombenze.
Voglio curarmi e perdonarmi, come posso fare?
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Gentile utente,
dopo aver letto anche il suo consulto di quattro anni fa, nel quale lei era ancora confusa sul ruolo da assumere verso sua madre, a me sembra che il presente sia accompagnato da una maggiore consapevolezza.
Permangono tracce di un accudimento che si è protratto troppo a lungo e nella forma che potevano elaborare una figlia piccola e una madre ferita dalla vita.
Lei ora giustamente si chiede: "Quando tocca a me?", e soprattutto avverte il pericolo dello scaricare sulle sue relazioni sane (figlia e marito) quanto c'è di malato nel rapporto con sua madre.
La domanda finale: "Voglio curarmi e perdonarmi, come posso fare?" ha una precisa risposta: inizi una terapia che le restituisca la giusta visione della realtà, che le faccia comprendere i suoi diritti e i suoi bisogni, che la aiuti a perdonarsi, e anche a perdonare e a comprendere gli altri attorno a lei.
La terapia più indicata potrebbe essere la Compassion Focused Therapy.
Provi a guardare il sito "Compassionate mind Italia".
Ce la può fare. Un abbraccio.
dopo aver letto anche il suo consulto di quattro anni fa, nel quale lei era ancora confusa sul ruolo da assumere verso sua madre, a me sembra che il presente sia accompagnato da una maggiore consapevolezza.
Permangono tracce di un accudimento che si è protratto troppo a lungo e nella forma che potevano elaborare una figlia piccola e una madre ferita dalla vita.
Lei ora giustamente si chiede: "Quando tocca a me?", e soprattutto avverte il pericolo dello scaricare sulle sue relazioni sane (figlia e marito) quanto c'è di malato nel rapporto con sua madre.
La domanda finale: "Voglio curarmi e perdonarmi, come posso fare?" ha una precisa risposta: inizi una terapia che le restituisca la giusta visione della realtà, che le faccia comprendere i suoi diritti e i suoi bisogni, che la aiuti a perdonarsi, e anche a perdonare e a comprendere gli altri attorno a lei.
La terapia più indicata potrebbe essere la Compassion Focused Therapy.
Provi a guardare il sito "Compassionate mind Italia".
Ce la può fare. Un abbraccio.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 287 visite dal 23/07/2024.
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