è possibile iniziare un percorso di psicoterapia presso asl di competenza?
Provo molta rabbia nei confronti di mio padre.
Ho 30 anni e da che ho memoria è sempre stata una figura svalutante, accentratrice e tossica.
Conduco la mia vita lontano dalla mia famiglia d'origine da molto tempo per questo motivo.
Quando mi capita di parlarci faccio fatica a trattenere lacrime di rabbia e di risentimento.
Ciò che gli è sempre importato è ciò che gli altri pensassero di lui.
Nasco in ambiente piccolo borghese, mio padre è un costruttore.
Gode quindi di una certa disponibilità economica e di un certo "prestigio" sociale (concetto che mi fa venire il voltastomaco).
Nonostante tutto, in casa era l' inferno.
Io, i miei fratelli e mia madre abbiamo sempre vissuto in condizioni di indigenza.
Lui aveva il denaro e stabiliva lui come disporne.
Mai delle uscite, pochi indumenti, cibo in tavola si, ma era vietata qualsiasi altra attività che comportasse un dispendio inutile di denaro.
Le punizioni erano sproporzionate alla colpa: una volta io dormii fuori in giardino insieme al cane perché avevo fatto un quarto d'ora di ritardo.
A 15 anni iniziai a manifestare i sintomi di quella che poi, anni dopo, sarebbe stata diagnosticata come epilessia di Janz.
Ma a quei tempi mio padre archiviò la cosa come chiacchiere da adolescente.
Non ho conosciuto abbracci né dimostrazioni di affetto da parte sua.
Solo critiche.
Non ero all' altezza delle sue aspettative né di quelle sociali.
A 18 anni mio padre scelse Roma come sede dei miei studi universitari.
Colsi l' occasione per "scappare".
Abbandonai gli studi, stanca del suo ricatto costante, e iniziai a lavorare.
Non parlammo per anni, fino a che la malattia di mia madre mi "costrinse" a un avvicinamento.
Sembra essere un po' cambiato, ma la rabbia nei suoi confronti è tanta.
Purtroppo il dolore che mi ha provocato lo porterò dentro tutta la vita, ma voglio provare ad essere felice anche io.
Vivo del mio solo salario che non mi consente di affrontare un percorso privatamente.
Per cui mi chiedevo se l'ASL metta a disposizione questo servizio anche pagando un ticket, se serva prescrizione medica etc.
Ho già conosciuto la depressione, non ho nessuna intenzione di ripiombarvi.
Vorrei provare a gestire il peso di questo macigno che mi porto dentro, a sviluppare dei legami affettivi sani, a non essere così severa con me stessa... ringrazio anticipatamente per le risposte.
Ho 30 anni e da che ho memoria è sempre stata una figura svalutante, accentratrice e tossica.
Conduco la mia vita lontano dalla mia famiglia d'origine da molto tempo per questo motivo.
Quando mi capita di parlarci faccio fatica a trattenere lacrime di rabbia e di risentimento.
Ciò che gli è sempre importato è ciò che gli altri pensassero di lui.
Nasco in ambiente piccolo borghese, mio padre è un costruttore.
Gode quindi di una certa disponibilità economica e di un certo "prestigio" sociale (concetto che mi fa venire il voltastomaco).
Nonostante tutto, in casa era l' inferno.
Io, i miei fratelli e mia madre abbiamo sempre vissuto in condizioni di indigenza.
Lui aveva il denaro e stabiliva lui come disporne.
Mai delle uscite, pochi indumenti, cibo in tavola si, ma era vietata qualsiasi altra attività che comportasse un dispendio inutile di denaro.
Le punizioni erano sproporzionate alla colpa: una volta io dormii fuori in giardino insieme al cane perché avevo fatto un quarto d'ora di ritardo.
A 15 anni iniziai a manifestare i sintomi di quella che poi, anni dopo, sarebbe stata diagnosticata come epilessia di Janz.
Ma a quei tempi mio padre archiviò la cosa come chiacchiere da adolescente.
Non ho conosciuto abbracci né dimostrazioni di affetto da parte sua.
Solo critiche.
Non ero all' altezza delle sue aspettative né di quelle sociali.
A 18 anni mio padre scelse Roma come sede dei miei studi universitari.
Colsi l' occasione per "scappare".
Abbandonai gli studi, stanca del suo ricatto costante, e iniziai a lavorare.
Non parlammo per anni, fino a che la malattia di mia madre mi "costrinse" a un avvicinamento.
Sembra essere un po' cambiato, ma la rabbia nei suoi confronti è tanta.
Purtroppo il dolore che mi ha provocato lo porterò dentro tutta la vita, ma voglio provare ad essere felice anche io.
Vivo del mio solo salario che non mi consente di affrontare un percorso privatamente.
Per cui mi chiedevo se l'ASL metta a disposizione questo servizio anche pagando un ticket, se serva prescrizione medica etc.
Ho già conosciuto la depressione, non ho nessuna intenzione di ripiombarvi.
Vorrei provare a gestire il peso di questo macigno che mi porto dentro, a sviluppare dei legami affettivi sani, a non essere così severa con me stessa... ringrazio anticipatamente per le risposte.
[#1]
Gentile utente,
ho letto con attenzione quanto lei ha scritto in questa sede e le sono vicina, il suo dolore interiore è un "urlo muto" che nessuno può sentire, questo aumenta la sofferenza che il corpo manifesta attraverso sintomi fisici, trasformarlo in parole è la strada verso la guarigione.
La scelta di allontanarsi da casa è stata una strategia difensiva di una giovane donna ma è evidente che è ancora necessario elaborare il passato e con esso la rabbia intrappolata. Certamente può iniziare un percorso psicoterapeutico in una struttura pubblica, rivolgendosi al suo medico curante che le fornirà la prescrizione e le indicazioni per l'ASL di competenza.
Il proposito contenuto nella frase conclusiva è un ottimo segnale di amore verso sè stessi "Vorrei provare a gestire il peso di questo macigno che mi porto dentro, a sviluppare dei legami affettivi sani, a non essere così severa con me stessa". Ricominci dalla sua forza e dal coraggio che le hanno consentito di trasformare le privazioni in resilienza, le faccio tanti tanti auguri per un futuro sereno e una vita soddisfacente.
Dott.ssa Maria Graziano
ho letto con attenzione quanto lei ha scritto in questa sede e le sono vicina, il suo dolore interiore è un "urlo muto" che nessuno può sentire, questo aumenta la sofferenza che il corpo manifesta attraverso sintomi fisici, trasformarlo in parole è la strada verso la guarigione.
La scelta di allontanarsi da casa è stata una strategia difensiva di una giovane donna ma è evidente che è ancora necessario elaborare il passato e con esso la rabbia intrappolata. Certamente può iniziare un percorso psicoterapeutico in una struttura pubblica, rivolgendosi al suo medico curante che le fornirà la prescrizione e le indicazioni per l'ASL di competenza.
Il proposito contenuto nella frase conclusiva è un ottimo segnale di amore verso sè stessi "Vorrei provare a gestire il peso di questo macigno che mi porto dentro, a sviluppare dei legami affettivi sani, a non essere così severa con me stessa". Ricominci dalla sua forza e dal coraggio che le hanno consentito di trasformare le privazioni in resilienza, le faccio tanti tanti auguri per un futuro sereno e una vita soddisfacente.
Dott.ssa Maria Graziano
Dott.ssa Maria Graziano Psicologa
Consulenze psicologiche in presenza e on line
mari.graziano1971@gmail.com
www.analisiemozionalemariagraziano.it
[#2]
Gentile utente,
Buona la Sua decisione di affrontare una psicoterapia per dipanare la matassa dolorosa alla quale accenna.
Riguardo alla Sua domanda:
"E' possibile iniziare un percorso di psicoterapia presso asl di competenza?"
la risposta è:
in lina di massima sì.
Tenga però conto che la programmazione e gestione della "diagnosi, cura e riabilitazione" ricade nelle responsabilità delle singole regioni
e che in ambito nazionale ci sono notevoli differenze tra regioni nel numero delle sedute messe a disposizione, nei tempi di attesa, nella cadenza degli incontri, ecc.
Motivo per cui Lei dovrebbe prendere contatto telefonico con la segreteria della ASL dalla sua regione e chiedere tutti i dettagli.
Auspico di essere stata esaustiva.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Buona la Sua decisione di affrontare una psicoterapia per dipanare la matassa dolorosa alla quale accenna.
Riguardo alla Sua domanda:
"E' possibile iniziare un percorso di psicoterapia presso asl di competenza?"
la risposta è:
in lina di massima sì.
Tenga però conto che la programmazione e gestione della "diagnosi, cura e riabilitazione" ricade nelle responsabilità delle singole regioni
e che in ambito nazionale ci sono notevoli differenze tra regioni nel numero delle sedute messe a disposizione, nei tempi di attesa, nella cadenza degli incontri, ecc.
Motivo per cui Lei dovrebbe prendere contatto telefonico con la segreteria della ASL dalla sua regione e chiedere tutti i dettagli.
Auspico di essere stata esaustiva.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 299 visite dal 20/07/2024.
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