Legame con la mia bimba
Buongiorno,
Ho una bella bimba di 10 mesi, voluta e avuta in un momento di tranquillità della mia vita dopo qualche anno molto doloroso per via della fine di una relazione precedente.
La piccola è tranquilla, dorme e mangia e non ha mai dato particolari problemi sin dalla nascita.
Di conseguenza, sia io che il mio compagno non siamo devastati da questo primo anno, anche se ovviamente piuttosto stanchi.
Io in particolare sono dovuta tornare a lavoro subito, quando lei aveva 4 mesi, perché mi stavano letteralmente togliendo la scrivania da sotto e quindi non ho potuto prendermi maternità facoltativa.
Il doppio impegno a casa e in ufficio (quest'ultimo piuttosto faticoso) mi ha veramente stancata, in particolare nel mese di Maggio in cui ho stralavorato, anche la notte.
In tutto questo, ora posso dire di sentire di non provare un amore incondizionato per mia figlia.
Me ne prendo cura, sono a detta di tutti una mamma tranquilla e attenta.
Ma la verità è che la bambina ogni tanto mi pesa, non sento di provare questo piacere incondizionato a stare con lei; quando urla, quando piange e non capisco perché, quando vuole stare in braccio e se non la prendo urla come una matta mi sento emotivamente "distante".
Di "testa" capisco che è piccola e ha bisogno di me e mi comporto responsabilmente di conseguenza ma di "pancia" talvolta mi sembra tutto solo una fatica.
Devo dire che quando è nata io non ho provato questo sentimento di amore immenso che tutte descrivono e ho iniziato ad affezionarmi davvero a lei quando ha cominciato a interagire.
Segnalo inoltre che con mia mamma ho un buon rapporto (è ed è stata una mamma ansiosa ma affettuosa e rispettosa dei miei spazi).
Segnalo infine che il mio compagno mi vuole bene ed è presente con me e con la bimba, e pur non essendo né molto autonomo né molto efficiente nel gestirla è abbastanza volenteroso per quanto può esserlo un uomo autocentrato nella media degli uomini.
Sono io piuttosto che posso dire placidamente di essergli affezionata ma non amarlo davvero, almeno non come ho amato il mio partner precedente.
Come devo comportarmi?
Come curare la relazione con mia figlia in modo che questo mio atteggiamento non ci danneggi?
Grazie
Ho una bella bimba di 10 mesi, voluta e avuta in un momento di tranquillità della mia vita dopo qualche anno molto doloroso per via della fine di una relazione precedente.
La piccola è tranquilla, dorme e mangia e non ha mai dato particolari problemi sin dalla nascita.
Di conseguenza, sia io che il mio compagno non siamo devastati da questo primo anno, anche se ovviamente piuttosto stanchi.
Io in particolare sono dovuta tornare a lavoro subito, quando lei aveva 4 mesi, perché mi stavano letteralmente togliendo la scrivania da sotto e quindi non ho potuto prendermi maternità facoltativa.
Il doppio impegno a casa e in ufficio (quest'ultimo piuttosto faticoso) mi ha veramente stancata, in particolare nel mese di Maggio in cui ho stralavorato, anche la notte.
In tutto questo, ora posso dire di sentire di non provare un amore incondizionato per mia figlia.
Me ne prendo cura, sono a detta di tutti una mamma tranquilla e attenta.
Ma la verità è che la bambina ogni tanto mi pesa, non sento di provare questo piacere incondizionato a stare con lei; quando urla, quando piange e non capisco perché, quando vuole stare in braccio e se non la prendo urla come una matta mi sento emotivamente "distante".
Di "testa" capisco che è piccola e ha bisogno di me e mi comporto responsabilmente di conseguenza ma di "pancia" talvolta mi sembra tutto solo una fatica.
Devo dire che quando è nata io non ho provato questo sentimento di amore immenso che tutte descrivono e ho iniziato ad affezionarmi davvero a lei quando ha cominciato a interagire.
Segnalo inoltre che con mia mamma ho un buon rapporto (è ed è stata una mamma ansiosa ma affettuosa e rispettosa dei miei spazi).
Segnalo infine che il mio compagno mi vuole bene ed è presente con me e con la bimba, e pur non essendo né molto autonomo né molto efficiente nel gestirla è abbastanza volenteroso per quanto può esserlo un uomo autocentrato nella media degli uomini.
Sono io piuttosto che posso dire placidamente di essergli affezionata ma non amarlo davvero, almeno non come ho amato il mio partner precedente.
Come devo comportarmi?
Come curare la relazione con mia figlia in modo che questo mio atteggiamento non ci danneggi?
Grazie
[#1]
Buongiorno,
Lei scrive: "Ma la verità è che la bambina ogni tanto mi pesa, non sento di provare questo piacere incondizionato a stare con lei; quando urla, quando piange e non capisco perché, quando vuole stare in braccio e se non la prendo urla come una matta mi sento emotivamente "distante".
Di "testa" capisco che è piccola e ha bisogno di me e mi comporto responsabilmente di conseguenza ma di "pancia" talvolta mi sembra tutto solo una fatica.
Devo dire che quando è nata io non ho provato questo sentimento di amore immenso che tutte descrivono e ho iniziato ad affezionarmi davvero a lei quando ha cominciato a interagire."
Che cosa c'è di strano? E' più un mito quello che dipinge la donna come immediatamente pronta per accudire, senza mai stancarsi, senza chiedersi se ha fatto bene o meno a mettere al mondo un figlio, senza poter anche restare delusa dal bimbo che stringe tra le braccia rispetto a quello che aveva immaginato.
Ma non siamo fatte così. Anzi, ritengo sia decisamente più sano porsi queste domande, essere consapevoli della fatica e a volte di aver bisogno di mollare tutti per occuparsi di se stesse.
Tenga presente che addirittura è il senso di colpa che spesso spinge la mamma ad alzarsi nel cuore della notte per accudire il figlio che piange. Perchè? Perchè sa che senza il suo intervento un neonato non potrebbe sopravvivere. Inoltre, il pianto del neonato è devastante da ascoltare: dal punto di vista del neonato ci sta perchè chiede di essere accudito, ma dal nostro punto di vista è insopportabile.
Detto questo, non si etichetta una buona madre da questi aspetti come magari si faceva qualche decennio fa (addirittura era colpevolizzata la donna che non partoriva in modo naturale o che non allattava!).
Lei non ha seguito un corso di accompagnamento alla nascita?
Per quanto riguarda le relazioni, sono tutte diverse e penso che sia molto più saggio apprezzare la Sua attuale relazione, piuttosto che avere in testa la precedente o fare paragoni.
Cordiali saluti,
Lei scrive: "Ma la verità è che la bambina ogni tanto mi pesa, non sento di provare questo piacere incondizionato a stare con lei; quando urla, quando piange e non capisco perché, quando vuole stare in braccio e se non la prendo urla come una matta mi sento emotivamente "distante".
Di "testa" capisco che è piccola e ha bisogno di me e mi comporto responsabilmente di conseguenza ma di "pancia" talvolta mi sembra tutto solo una fatica.
Devo dire che quando è nata io non ho provato questo sentimento di amore immenso che tutte descrivono e ho iniziato ad affezionarmi davvero a lei quando ha cominciato a interagire."
Che cosa c'è di strano? E' più un mito quello che dipinge la donna come immediatamente pronta per accudire, senza mai stancarsi, senza chiedersi se ha fatto bene o meno a mettere al mondo un figlio, senza poter anche restare delusa dal bimbo che stringe tra le braccia rispetto a quello che aveva immaginato.
Ma non siamo fatte così. Anzi, ritengo sia decisamente più sano porsi queste domande, essere consapevoli della fatica e a volte di aver bisogno di mollare tutti per occuparsi di se stesse.
Tenga presente che addirittura è il senso di colpa che spesso spinge la mamma ad alzarsi nel cuore della notte per accudire il figlio che piange. Perchè? Perchè sa che senza il suo intervento un neonato non potrebbe sopravvivere. Inoltre, il pianto del neonato è devastante da ascoltare: dal punto di vista del neonato ci sta perchè chiede di essere accudito, ma dal nostro punto di vista è insopportabile.
Detto questo, non si etichetta una buona madre da questi aspetti come magari si faceva qualche decennio fa (addirittura era colpevolizzata la donna che non partoriva in modo naturale o che non allattava!).
Lei non ha seguito un corso di accompagnamento alla nascita?
Per quanto riguarda le relazioni, sono tutte diverse e penso che sia molto più saggio apprezzare la Sua attuale relazione, piuttosto che avere in testa la precedente o fare paragoni.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
È molto confortante quello che mi scrive, a volte mi sento così "fuori ruolo". Il coso di accompagnamento alla nascita l'ho seguito al consultorio, e sebbene ne sia rimasta abbastanza soddisfatta mi sono resa conto che è stato per forza di cose un po' sbrigativo sugli aspetti psicologici, e alla fine quello che resta più impresso sono le parole delle altre mamme innamorate della maternità. Mi rendo conto che parte del mio atteggiamento è stato dovuto, almeno all'inizio, al trovarmi davanti una bambina completamente diversa da quella che avrei potuto immaginare, che non sembra nemmeno mia figlia (ma nemmeno del mio compagno), tanto che per strada mi chiedono sempre se io sia la sua babysitter.
Quanto alla mia relazione, concentrarmi su quello che ho è un lavoro che faccio molto spesso.
Grazie davvero della risposta.
Quanto alla mia relazione, concentrarmi su quello che ho è un lavoro che faccio molto spesso.
Grazie davvero della risposta.
[#3]
In realtà, se ha modo di parlare sinceramente con le altre mamme, vedrà che la fatica è comune alla maggior parte delle donne. Non a caso, il ruolo del compagno è proprio quello di aiutare per favorire la relazione mamma-bambini.
In passato la società era organizzata in modo diverso e, quindi, c'erano la mamma, le zie, ecc... che davano una mano nella gestione di queste fatiche che, sono del tutto normali.
Il fatto stesso che ci sia un piccolo essere umano che dipende completamente da Lei è più che sufficiente a impegnare tutte le Sue energie per il suo benessere.
Cordiali saluti,
In passato la società era organizzata in modo diverso e, quindi, c'erano la mamma, le zie, ecc... che davano una mano nella gestione di queste fatiche che, sono del tutto normali.
Il fatto stesso che ci sia un piccolo essere umano che dipende completamente da Lei è più che sufficiente a impegnare tutte le Sue energie per il suo benessere.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 549 visite dal 18/07/2024.
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