La mia ragazza mi terrorizza, aiuto

Circa un anno fa conosco una ragazza di 23 anni, molto dolce e sensibile, instauriamo subito un rapporto di amicizia stretto che poi si trasforma in una relazione, ma più si crea confidenza tra noi più il rapporto assume degli aspetti tossici, causati da un carattere permaloso, una tendenza al pensiero negativo, una famiglia con tanti problemi economici.

Da tempo lei dice di sentirsi sempre giù di morale, passando giornate sempre sul letto, a volte dice che l’unica cosa che la fare stare meglio sono io, altre divento invece il suo primo parafulmine, scaricando ogni frustrazione e rabbia su di me, dando vita a un rapporto di amore/odio costante, al quale si alternano dei periodi, sempre brevi di 3-4 giorni, dove lei è dolcissima e affettuosa.

Per andare d’accordo con lei è necessario dirle sempre si’ altrimenti inizia ad avere crisi di rabbia nei miei confronti e insultarmi in tutti i modi, quando le sale la rabbia usa termini forti, mi offende, mi blocca, dice che vuole avvelenarsi, che le ho rovinato la vita, io cerco sempre in ogni modo di riportarla alla calma ma a volte ci vogliono ore intere.

Nel tempo mi ha praticamente fatto sviluppare timore a vedere i miei amici perché li odia tutti e vederli significa poi litigare con lei, a volte dice vai tu, io non esco, salvo poi, in quelle pochissime occasioni in cui ho fatto così, iniziare la guerra nei miei confronti dicendo che la lascio sola, stessa cosa che si verifica quando non potevo mancare, come cene o compleanni, durante le quali iniziava a tempestarmi di messaggi di insulti, di rabbia, bloccandomi o dicendo che si sentiva male, tenendomi tutto il tempo a telefono, talvolta portandomi ad avere attacchi di panico.

Quando sta male non esiste altro argomento, dal primo messaggio al mattino all’ultimo la sera si parla solo del suo stare male, del suo umore basso, dei problemi di famiglia, così devo essere costantemente attaccato al telefono per messaggiare e farle compagnia, mi ritrovo 3-4-5 ore di fila a leggere le sue lamentele, oppure cerco di aiutarla sviluppando una sorta di pronto soccorso immediato facendola uscire o semplicemente facendole compagnia, cosa che di fatto mi impedisce di vivere la mia vita perché devo essere a sua totale disposizione h24, pena, se non lo faccio, sentirmi dire che sono egoista e che devo sparire.

Gli unici modi per sfuggire sono inventare impegni o simulare influenze e malesseri vari, solo così allenta un po' la morsa.

Ho provato a proporle di tutto per stare meglio, le ho perfino proposto di pagarle di tasca mia uno psicologo ma rifiuta tutto, le piace solo lamentarsi, va da uno psicologo di quelli gratuiti che le dice soltanto che deve farsi più interessi e trovare lavoro.
Io mi sento totalmente stravolto da tutto ciò, non riesco più ad avere una vita, passo le mie giornate angosciato dai suoi problemi, terrorizzato da lei, mi sento ingabbiato, un infermiere h24, ho gli attacchi di panico, vi prego sono stremato, non ne posso più, aiutatemi.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.2k 193
Gentile utente,
che aiuto le può venire a un consulto online, se lei non è capace di trarre le conseguenze di ciò che le succede e non esce dalla trappola?
La porta penso sia aperta.
Ci faccia capire meglio, se crede.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentile Dott.ssa, l'aiuto è quello di poter essere indirizzato in una situazione dove la via d'uscita non la vedo, perchè, se non ho capito bene, lei intende che dovrei chiudere i rapporti con questa ragazza, ma ciò non mi è reso possibile, oltre che dall'amore che provo nei momenti in cui lei è sana, anche dalla preoccupazioni di cosa potrebbe poi fare, sarei un insensibile ad abbandonare una persona che è chiaramente in difficoltà e alterna momenti di aggressività ad altri di pianti e ansia.
Sono chiaramente oppresso da questa situazione, e pensavo qui di poter ricevere, per quanto sia un consulto online, un aiuto, un buon consiglio, un spunto.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.2k 193
Gentile utente,
lei ci sta parlando di un rapporto d'amore, non di una relazione terapeutica.
Se lei fosse un nostro collega e ci chiedesse una supervisione le diremmo che ha sbagliato nel permettere ad una persona malata di varcare i confini dei rispettivi ruoli e che in questo modo ha incrementato la sua visione fallace della realtà.
Ma lei dice di essere il fidanzato, non il curante di questa donna, quindi la frase: "sarei un insensibile ad abbandonare una persona che è chiaramente in difficoltà e alterna momenti di aggressività ad altri di pianti e ansia" è fuori luogo.
Lei non sarebbe un insensibile, bensì tutelerebbe le premesse che vi hanno avvicinato: un rapporto d'amore, non una tortura.
Inoltre, qui più ancora che nella relazione con un curante, il suo atteggiamento passivo trae in inganno la sua più o meno volontaria aguzzina facendole credere di essere nel giusto e di poter esercitare senza scrupoli la sua prepotenza morbosa.
Lei stesso non perfettamente sano (riferisce crisi di panico) ha creato con questa donna una relazione collusiva che nuoce a tutti e due.
Vorrebbe ricevere "un buon consiglio, un spunto", ma poi non accetta la linea che scaturisce da quello che racconta: la situazione non è gestibile nel ruolo di innamorato; se vuole aiutare questa ragazza le deve imporre la visita di uno specialista, non continuare ad assecondare le sue "stravaganze", col rischio di vederle peggiorare e di non far guarire mai questa ragazza.
Rifletta.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Dott.ssa ma io sono totalmente d'accordo con lei, ma le assicuro che il mio non è un atteggiamento passivo, o meglio, ogni volta che lei assume comportamenti tossici, come quelli di non poter vedere i miei amici, dover restare tutto il giorno al telefono a farle compagnia, insultarmi senza un apparente valido motivo, io mi ribello sempre, le spiego sempre la realtà delle cose, le spiego che non si fa così, che non sono comportamenti sani, ma da parte sua ottengo solo o ulteriore rabbia e insulti o consapevolezza e conseguente sensi di colpa con frasi come "scusami, sono io il problema, sono un mostro".
Quindi per evitare litigi di giorni e giorni che sono veramente estenuanti a volte sorvolo e la accontento, ma mai passivamente assecondandola, ma prima cercando di farle capire, senza successo, che sbaglia e non ci si comporta così.

Io avrò anche sbagliato ad assecondarla a volte perchè così facendo ha ottenuto sempre più potere, ma mi creda, come posso comportarmi? I litigi sono estenuanti, ore e ore di messaggi, insulti, blocchi sui social, tentativi di gettarmi sensi di colpa addosso "se sto così è colpa tua, se mi succede qualcosa sappi che sarà colpa tua", io cosa dovrei fare? Poi quando torna in sè riconosce spesso di aver sbagliato, ma non vuole mai cambiare nulla, creando una situazione di stallo che va avanti da mesi e mesi.

Io l'ho pregata di rivolgersi ad un professionista, ma lei non riuscirebbe a supportarlo economicamente e non vuole a prescindere, l'ho pregata di accettare il mio aiuto economico, di andare insieme da un professionista, ma continua a rifiutare sempre qualsiasi proposta di questo tipo, mi ha vietato anche di parlarne alla sua famiglia che non so come, ma non si accorge di nulla.
Attualmente va da una psicologa di quelle gratuite dell'ospedale, ma senza alcun successo, questa sa soltanto ripeterle che deve capire perchè non ha voglia di fare niente e del perchè è sempre nervosa e che deve trovarsi un hobby, ma stiamo scherzando? Il compito della psicologa è quello di capire queste cose, non della mia ragazza.
E' per questo che non vedo una via d'uscita.

E negli ultimi tempi le cose vanno anche peggio, perchè non so se per stress o cosa ma non riesco più nemmeno ad avere rapporti sessuali con lei, non ho più fantasie e pulsioni, e lei si arrabbia ancora di più con me, insultandomi e dicendomi non riesco nemmeno a darle piacere fisico e che, per questo, la faccio stare male, quando in realtà credo che tutto ciò sia conseguenza del suo atteggiamento verso di me.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.2k 193
Gentile utente,
da tutte le sue email e da quest'ultima in particolare si vede che lei manca di quella fermezza che sarebbe la cura della sua ragazza.
Non ci si ferma a spiegare per ore a chi ha scelto di non ascoltare e non capire, si taglia corto di fronte a tutti i comportamenti "malati". Altrimenti la conseguenza è quella che già vede: intolleranza, disturbi della sfera sessuale in progressivo peggioramento, esasperazione.
Per altro in questa situazione dove lei non vede i suoi errori vorrebbe vedere quelli della curante della ragazza. La definisce "di quelle gratuite dell'ospedale". Nell'ospedale, alle ASL o tramite il bonus psicologi non c'è alcuna gratuità, anche se la sua ragazza non paga, perché la specialista prende un regolare compenso dallo Stato.
Inoltre lei critica il fatto che la psicologa la invita a rendersi conto "del perchè non ha voglia di fare niente e del perchè è sempre nervosa e che deve trovarsi un hobby".
Che la specialista insista su questo può essere una strategia che sfugge a chi non è presente durante la seduta, ma lei scrive: "Il compito della psicologa è quello di capire queste cose, non della mia ragazza", rivelando una visione sbagliata del ruolo del curante.
Lei forse crede ancora a quegli psicologi da film del secolo scorso i quali come maghi svelavano al paziente che lui si sente infelice perché la mamma lo picchiava sulle manine quando lo sorprendeva a giocare con la sua pupù?
Non siamo noi a dover rivelare al paziente i "perché" delle sue azioni, lo spingiamo a prenderne atto da solo, ma soprattutto gli prospettiamo vie di fuga dal loop che lo imprigiona. Quelle che sto prospettando anche a lei, e che anche lei non vuol prendere in considerazione.
Faccia almeno un passo in una direzione diversa. Provi a non farsi più vivo con la ragazza dopo una di queste crisi per almeno tre giorni. Chieda di parlare con la sua psicologa. Le "disobbedisca" andando dove le pare e lasciando il telefono silenziato per tutto il tempo che sta fuori. Metta un termine orario alle liti e alle lamentele, dicendo: "Tutto quello che devi dire dillo in un quarto d'ora, poi stop o vado via".
Possibile non si renda conto che la sua debolezza alimenta la malattia della sua compagna?
Lei stesso, afflitto da crisi di panico e forse da ansia patologica, quando pensa di doversi cominciare a curare?
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#6]
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa, la rispondo con qualche giorno di ritardo perchè vengo da alcune giornate estenuanti sul 'fronte di guerra'.
Innanzitutto le specifico che la mia non era una critica alla sua collega, che so benissimo percepire uno stipendio statale, nè sul suo metodo, concorderà però con me che, se da un anno ormai la mia ragazza è in cura con lei, e tutto ciò che le è stato fatto è compilare dei test e sentirsi dire di coltivare hobby, senza minimamente pensare ad un approccio diverso per affrontare le sue crisi di rabbia, ammesso che la psicologa ne sia al corrente, qualcosa non quadri.
Ciò che mi dice lei è proprio l'aiuto, o il consiglio, che cercavo, perchè mi creda mi trovo totalmente da solo ad affrontare questa situazione, e le crisi di rabbia della mia ragazza nei miei confronti sono tremende, così come le sue minacce di gesti inconsulti. E' probabile che la mia debolezza alimenti i problemi della mia ragazza, ma io non ero così debole di mio, nè ansioso patologico come mi definisce lei, ma chiaramente se mi ritrovo da mesi ad affrontare questa situazione da solo e sentirmi dire 'stasera mi ammazzo' a me salga un'ansia tremenda.

Le faccio proprio l'esempio concreto di questi giorni, quando dalla mattina, al risveglio, ha iniziato a scrivermi i seguenti messaggi, in serie, tenendomi al telefono per 4 ore consecutive:
"ho troppa ansia sto male",
"sto maleee"
"sono stanca, non ci voglio stare male"
"non so più che fare"
"che angoscia sono disperata"
"sto impazzendo"
A questi messaggi ho risposto che aveva bisogno di aiuto, le ho proposto di andare a pagamento da una psichiatra che le avrei pagato io, o ricontattare la sua psicologa, o anche semplicemente al pronto soccorso, ma a quel punto la cosa è degenerata in odio:
"tu sei pazzo"
"non mi scrivere mai più, sto malissimo, lasciami stare"
"ti ho avvisato, ti blocco"
"vattene viaaa, viaaa, mi butto di sotto ti avviso"
"spero di morire nel sonno"
"io mi ammazzo in questi giorni, te lo dico"
Al che mi blocca. Mi sblocca qualche minuto dopo riniziando:
"aiutooooooo aiutoooo aiutoooo sto troppo male"
"mi scoppia il cuore"
Di nuovo le dico di andare al pronto soccorso, e di nuovo:
"tu sei un pazzo totale, non le voglio le medicine, mi devi aiutare tu"
Le chiedo come possa aiutarla:
"non lo so, inventatelo"
Di nuovo le dico che ha bisogno di aiuto e riprende:
"lasciami stare me la vedo io"
"non mi serve niente"
"non voglio più avere contatti con te, sparisci"
"mi sparo"
"dimmi che sparisci, dimmelooooo, mi fai uscire pazza"
Mi blocca, mi sblocca qualche minuto dopo, quando la provo a telefonare, e di nuovo:
"sparisci"
"vacci tu dai dottori"
"te lo giuro mi ammazzo"
"se mi scrivi solo un altra parola mi sgozzo te lo giuro"
Mi blocca, mi sblocca qualche minuto facendomi vedere che piangeva.

In queste ore non potevo fare nulla, nulla, ho provato ad allontanarmi per pranzare pochi minuti e mi ha detto "io sto così e tu vai a mangiare?"

Come vede rifiuta qualunque aiuto, o meglio mi chiede aiuto ma poi lo rifiuta e sa solo insultarmi e prendersela con me e minacciare gesti inconsulti, trascinandomi nel suo vortice ed esasperandomi.
Mi dica lei come fare, perchè anche facessi come mi ha suggerito, ovvero ignorarla per ore o giorni, mi terrebbe comunque incollato al telefono iniziando la sequela di messaggi di minacce autolesionistiche e richieste di aiuto.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.2k 193
Caro utente,
ma lei non può bloccare questa ragazza, come facciamo tutti in casi analoghi?
Come può succedere, se la blocca, quello che descrive così: "anche facessi come mi ha suggerito, ovvero ignorarla per ore o giorni, mi terrebbe comunque incollato al telefono". Col numero bloccato? A telefono spento?!
Ha mai sentito parlare di "manipolazione"?
Dovrebbe aver chiaro in mente che:
1 se la ragazza stesse davvero male e volesse uscirne, accetterebbe aiuti concreti;
2 se si trova oltre una certa soglia di malattia mentale, niente e nessuno potrà impedirle di farsi del male;
3 infine, cosa più importante, lei può solo acuire la rabbia parossistica di questa ragazza, ma non ha gli strumenti né la tecnica per farla stare meglio.
Teniamo poi conto del fatto che lei stesso è malato. Fin dalla prima email infatti dice: "talvolta portandomi ad avere attacchi di panico"; "mi sento ingabbiato, un infermiere h24, ho gli attacchi di panico".
Crede che gli attacchi di panico siano universalmente diffusi, e siano indice di buona salute?
Lei scrive: "io non ero così debole di mio, nè ansioso patologico come mi definisce lei, ma chiaramente se mi ritrovo da mesi ad affrontare questa situazione da solo e sentirmi dire 'stasera mi ammazzo' a me salga un'ansia tremenda".
Sta scherzando? Se lei non fosse già preda dell'ansia avrebbe lasciato questa ragazza alla prima crisi, e forse ora stareste meglio tutti e due.
Data questa situazione lei non vede limpidamente che deve opporre fermezza alle crisi della ragazza, e mantenendosi questa situazione tra voi non può che crearsi un'escalation di malattia e sofferenza.
Cerchi lei per primo un aiuto, subito.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#8]
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa, ma lei riuscirebbe a bloccare una persona che ama, nel momento in cui è in crisi e mentre riferisce di poter mettere in atto gesti inconsulti?
So benissimo che questo significa proseguire l'escalation di sofferenza a cui lei si riferisce, ma davvero lei crede che bloccando la possibilità di contattarmi in quel momento il problema possa essere risolto? Io mi sentirei un poco di buono che nega, in quel momento, l'aiuto ad una persona in difficoltà.
Io capisco quello che mi dice, ovvero che devo contrastare con fermezza le sue crisi e non farmi travolgere e spaventare, ma credo sia altrettanto logico spaventarmi quando mi dice determinate cose.

Sono d'accordo quando lei dice che se la mia ragazza stesse davvero male accetterebbe aiuti, ma allora sei cosa ne pensa? Non sta male? Finge?
A quanto mi dice sono atteggiamenti manipolatori, ma il fine quale sarebbe?

Io chiaramente non ho gli strumenti per contrastare la sua rabbia, ma non capisco nè perchè la scaglia esclusivamente contro di me, nè perchè da un anno nessuno riesca ad aiutarla.
Io gli attacchi d'ansia li ho nei momenti in cui non mi dà tregua, pretendendo che resti ore e ore al telefono, altrimenti partono le critiche o le frasi sibilline, è in quel momento che mi sento l'acqua alla gola.

Infine le chiedo, cosa intende per 'avrebbe lasciato la ragazza già alla prima crisi?'.

La ringrazio tantissimo delle riposte e l'aiuto che mi sta dando.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.2k 193
Gentile utente,
questa è la mia ultima risposta, per cui è opportuno che lei la legga con attenzione.
Come più volte le è stato detto, finché continuerete a esercitare collusivamente due stati mentali patologici avrete un'escalation della malattia.
Certamente un individuo sano avrebbe lasciato la ragazza alla prima crisi: lei non l'ha fatto perché a sua volta è malato e confonde l'amore con il masochismo psicologico.
L'ansia può essere uno stato emotivo momentaneo, ma per alcuni è una malattia invalidante. Per chi ha degli attacchi di panico lo è senz'altro, e lei dovrebbe ricorrere per primo a delle cure specialistiche.
Chiede perché la sua ragazza non si curi seriamente, ma lei stesso non si fa curare affatto.
Oltretutto non lavora? Come può stare tutto il giorno a seguire i capricci malati della sua ragazza?
La sua ultima email è particolarmente contraddittoria.
Mi chiede: "lei riuscirebbe a bloccare una persona che ama, nel momento in cui è in crisi e mentre riferisce di poter mettere in atto gesti inconsulti?"
Certamente sì, se sapessi che bloccarla può essere un aiuto mentre non bloccarla è sicuramente un rinforzo per il suo comportamento malato.
Potrei volgere la sua domanda in questi termini: se la sua ragazza assumesse droga, lei le darebbe il denaro per procurarsela vedendola nella condizione dolorosa della crisi di astinenza?
Se risponde di sì, lei è un pavido egoista, che per non sopportare la vista della sofferenza espone l'altra ai rischi peggiori.
Dalle cose che ha scritto si rileva l'atteggiamento di chi ritiene che l'amore coincida con l'accudimento e nel suo caso sia condiscendenza verso le peggiori manifestazioni di rabbia incontrollata.
Lei chiede: "Non sta male? Finge? A quanto mi dice sono atteggiamenti manipolatori, ma il fine quale sarebbe?"
Proprio il fine di avere ciò che ottiene: una vittima costantemente ai suoi ordini. Un modo malato di eludere le responsabilità della vita.
Infine atteniamoci all'unica frase di buon senso della sua lettera: "Io chiaramente non ho gli strumenti per contrastare la sua rabbia".
Si affidi dunque al parere di uno specialista, di persona e subito.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com