lasciare che il proprio compagno esca da solo con i suoi figli per evitare discussioni
Conosco il mio compagno da un paio di anni, un anno fa sono andata a convivere da lui, anche per la coincidenza del trasferimento del mio lavoro nei pressi di casa sua, oltre che per amore.
Lui è separato da quattro anni, ed ha da poco chiesto il divorzio.
Ogni domenica, suo giorno libero dal lavoro, stiamo insieme ai suoi figli, di 12 e 15 anni, che ho conosciuto dopo poco tempo dall'inizio della nostra relazione.
La figlia più piccola quando vede il padre gli sta costantemente attaccata, sembra che non vuole che io gli cammini accanto perchè puntualmente si mette davanti ai miei piedi per farsi spazio; si fa consigliare da lui su cose da comprare alla madre (una volta dell'intimo, un'altra una collanina, a san valentino un anellino) o gli porta oggetti di lei (come shorts, braccialetti...) per farglieli vedere; gli chiede continuamente giochini, vestitini, accessori vari; sta ore con il cell in mano anche a tavola e di notte; gioca in casa con cosmetici e varie lasciando in disordine.
Innanzitutto mi chiedo se la ragazzina non fa nulla di male e se quindi sono io che ancora non ho realizzato la reale situazione in cui mi sono messa e a cui devo stare.
Se invece è la piccola che, magari senza rendersene conto, sbaglia, mi chiedo se il padre fa bene ad evitare discussioni con lei e a permetterle tutto, compreso il fatto di cercare il modo di tenermi da parte e di nominare sempre la madre.
SIccome a volte (una su tante) faccio notare al mio compagno che alcuni comportamenti della figlia non mi sembrano corretti, lui mi chiede di evitare storie e di far finta di nulla, di lasciar perdere ed essere meno pesante visto che si vedono una sola volta alla settimana.
So che lui ha sofferto tanto per la sua separazione, pertanto vorrei evitargli altre storie e cercare di farlo stare il più sereno possibile, però alcuni episodi alla lunga diventano pesanti.
È il caso che, per evitare di stare male io, di fare storie con lui e lasciare che la figlia si senti libera, eviti di stare la domenica con loro?
Io vorrei che i suoi figli imparassero a riconoscermi come la compagna del loro padre, e stando lontano ho l'impressione di ottenere l'effetto contrario.
Come devo comportarmi?
Mi chiedo se in fututo, quando loro festeggeranno un compleanno o un evento, è giusto che invitino anche me o meglio solo il padre?
Lui è separato da quattro anni, ed ha da poco chiesto il divorzio.
Ogni domenica, suo giorno libero dal lavoro, stiamo insieme ai suoi figli, di 12 e 15 anni, che ho conosciuto dopo poco tempo dall'inizio della nostra relazione.
La figlia più piccola quando vede il padre gli sta costantemente attaccata, sembra che non vuole che io gli cammini accanto perchè puntualmente si mette davanti ai miei piedi per farsi spazio; si fa consigliare da lui su cose da comprare alla madre (una volta dell'intimo, un'altra una collanina, a san valentino un anellino) o gli porta oggetti di lei (come shorts, braccialetti...) per farglieli vedere; gli chiede continuamente giochini, vestitini, accessori vari; sta ore con il cell in mano anche a tavola e di notte; gioca in casa con cosmetici e varie lasciando in disordine.
Innanzitutto mi chiedo se la ragazzina non fa nulla di male e se quindi sono io che ancora non ho realizzato la reale situazione in cui mi sono messa e a cui devo stare.
Se invece è la piccola che, magari senza rendersene conto, sbaglia, mi chiedo se il padre fa bene ad evitare discussioni con lei e a permetterle tutto, compreso il fatto di cercare il modo di tenermi da parte e di nominare sempre la madre.
SIccome a volte (una su tante) faccio notare al mio compagno che alcuni comportamenti della figlia non mi sembrano corretti, lui mi chiede di evitare storie e di far finta di nulla, di lasciar perdere ed essere meno pesante visto che si vedono una sola volta alla settimana.
So che lui ha sofferto tanto per la sua separazione, pertanto vorrei evitargli altre storie e cercare di farlo stare il più sereno possibile, però alcuni episodi alla lunga diventano pesanti.
È il caso che, per evitare di stare male io, di fare storie con lui e lasciare che la figlia si senti libera, eviti di stare la domenica con loro?
Io vorrei che i suoi figli imparassero a riconoscermi come la compagna del loro padre, e stando lontano ho l'impressione di ottenere l'effetto contrario.
Come devo comportarmi?
Mi chiedo se in fututo, quando loro festeggeranno un compleanno o un evento, è giusto che invitino anche me o meglio solo il padre?
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Gentile utente,
Lei si sta dolorosamente dibattendo tra due possibilità, che ci presenta così:
1. ".. sono io che ancora non ho realizzato la reale situazione in cui mi sono messa e a cui devo stare?"
2. ".. vorrei che i suoi figli imparassero a riconoscermi come la compagna del loro padre".
Nel quadro della situazione che lei ci presente, e che prende in considerazione anche le sofferenze del suo compagno, risulta piuttosto assente il punto di vista dei figli. Proviamo a riassumere qui qual è frequentemente la loro situazione a fronte del fallimento del matrimonio dei propri genitori.
Ogni figlio, ogni figlia desidera che i genitori "vivano per sempre felici e contenti": è il modo in cui tutte le fiabe finiscono. E per l'appunto noi adulti sappiamo bene che di fiabe si tratta.
Ma loro ancora (nell'età evolutiva, e forse mai) non riescono a tollerare che non sia vero.
I figli, le figlie, fanno un'immensa fatica ad accettare che l'amore possa finire, dato che questo pone una pesante ipoteca anche sui loro amori, quelli a cui si stanno affacciandosi proprio nell'età dei figli del suo compagno.
E dunque, perlopiù inconsapevolmente, fanno di tutto per favorire il riavvicinamento, o anche solo per tenere i contatti tra loro.
La nuova compagna, che magari nella fase precedente - quando la si riteneva solo amica -risultava simpatica,
la nuova compagna ora nel suo nuovo ruolo di convivente può risultare un inciampo talvolta odioso, che loro sperano transitorio (del resto anche la loro madre è stata transitoria). Ed occorre un tempo piuttosto lungo affinché la nuova situazione venga digerita dai figli, ma soprattutto dalle figlie.
Qui si apre tutta una serie di domande su quale sia il comportamento più adeguato della nuova compagna.
- Da un lato ama l'uomo con cui si è messa,
- Dall'altro non può negare che lui abbia avuto una vita precedente, una donna precedente, dei figli precedenti,
- è realistico pensare che essi ci saranno sempre, come sempre negli anni a venire si presenteranno occasioni nelle quali la compagna sarà chiamata a negoziare *volta per volta* la propria presenza o meno: i festeggiamenti per il loro diploma, per la laurea, per un fidanzamento, matrimonio, e tutte le altre tappe che la vita riserverà sia ai figli di lui ma anche alla vostra vita.
Risulta chiaro che si tratta di una strada difficile, nella quale rendere massimamente compatibili le esigenze di tutti e quattro voi, e di ciascuno di voi preso singolarmente.
"Compatibili" non significa che tutte le aspettative possano essere soddisfatte, bensì che si continui a lavorarci costantemente per cercare la migliore via possibile in quel momento e per ciascuno.
In una parola, mentre una coppia ex-novo cerca la compatibilità tra due persone, voi la cercate tra quattro.
In questa complessità potrebbe essere importante venire seguita da una psicoterapeuta specializzata in "Terapia familiare".
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
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Lei si sta dolorosamente dibattendo tra due possibilità, che ci presenta così:
1. ".. sono io che ancora non ho realizzato la reale situazione in cui mi sono messa e a cui devo stare?"
2. ".. vorrei che i suoi figli imparassero a riconoscermi come la compagna del loro padre".
Nel quadro della situazione che lei ci presente, e che prende in considerazione anche le sofferenze del suo compagno, risulta piuttosto assente il punto di vista dei figli. Proviamo a riassumere qui qual è frequentemente la loro situazione a fronte del fallimento del matrimonio dei propri genitori.
Ogni figlio, ogni figlia desidera che i genitori "vivano per sempre felici e contenti": è il modo in cui tutte le fiabe finiscono. E per l'appunto noi adulti sappiamo bene che di fiabe si tratta.
Ma loro ancora (nell'età evolutiva, e forse mai) non riescono a tollerare che non sia vero.
I figli, le figlie, fanno un'immensa fatica ad accettare che l'amore possa finire, dato che questo pone una pesante ipoteca anche sui loro amori, quelli a cui si stanno affacciandosi proprio nell'età dei figli del suo compagno.
E dunque, perlopiù inconsapevolmente, fanno di tutto per favorire il riavvicinamento, o anche solo per tenere i contatti tra loro.
La nuova compagna, che magari nella fase precedente - quando la si riteneva solo amica -risultava simpatica,
la nuova compagna ora nel suo nuovo ruolo di convivente può risultare un inciampo talvolta odioso, che loro sperano transitorio (del resto anche la loro madre è stata transitoria). Ed occorre un tempo piuttosto lungo affinché la nuova situazione venga digerita dai figli, ma soprattutto dalle figlie.
Qui si apre tutta una serie di domande su quale sia il comportamento più adeguato della nuova compagna.
- Da un lato ama l'uomo con cui si è messa,
- Dall'altro non può negare che lui abbia avuto una vita precedente, una donna precedente, dei figli precedenti,
- è realistico pensare che essi ci saranno sempre, come sempre negli anni a venire si presenteranno occasioni nelle quali la compagna sarà chiamata a negoziare *volta per volta* la propria presenza o meno: i festeggiamenti per il loro diploma, per la laurea, per un fidanzamento, matrimonio, e tutte le altre tappe che la vita riserverà sia ai figli di lui ma anche alla vostra vita.
Risulta chiaro che si tratta di una strada difficile, nella quale rendere massimamente compatibili le esigenze di tutti e quattro voi, e di ciascuno di voi preso singolarmente.
"Compatibili" non significa che tutte le aspettative possano essere soddisfatte, bensì che si continui a lavorarci costantemente per cercare la migliore via possibile in quel momento e per ciascuno.
In una parola, mentre una coppia ex-novo cerca la compatibilità tra due persone, voi la cercate tra quattro.
In questa complessità potrebbe essere importante venire seguita da una psicoterapeuta specializzata in "Terapia familiare".
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
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Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.2k visite dal 09/07/2024.
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