Differenti correnti di pensiero per un disturbo psicologico
Buonasera e cari saluti, da tempo ho un disturbo, o meglio dire un lato caratteriale che non stimo, provo disistima, descrivo meglio il mio comportamento:
-superficialità, sia nelle decisioni (non presto molta importanza), sia nell ascoltare le persone, a lavoro, tendo ad essere svogliato e poco attento (sono un arronzone) , la superficialità mi porta anche a incombere in situazioni poco piacevoli (esempio ho abbandonato un paio di volte in modo improvviso dei lavori precedenti, dando poca importanza alle conseguenze e le conseguenze economiche di mancato avvertimento lavorativo ci sono state e sono state salate.
-essere troppo buono e non saper impormi nelle decisioni, non saper parlare chiaro, timore verso il giudizio negativo altrui, in pratica non mi arrabbio quasi mai.
-piacere a tutti i costi al prossimo, anche durante i pranzi di lavoro non amo il silenzio, sento che devo parlare pur dicendo" sciocchezze" non avendo argomentazioni.
Cio mi crea disistima, mi ripeto 100 volte che non è giusto comportarmi cosi ma nonostante la motivazione che mi do passa qualche giorno e ritorno nelle stesse dinamiche.
Quando sono in circostanze in cui ce tanta gente (esempio a lavoro) sono costantamente attendo a cio che dicono gli altri fra di loro, cerco di introdurmi in qualche conversazione, vedo come mi rispondono, mi comporto di conseguenza modulando la velocita delle frasi, insomma faccio una gran fatica, Non parlo mai di me ad altri, tendo sempre a fare domande (pur non interessandomi nulla delle risposte, lo faccio solo per non generare silenzio), se qualcuno mi fa delle domande e mi chiede di raccontare qulcosa mi sento sotto pressione, divento rosso e parlo velocemente.
Mi sono rivolto a due psicoterapeuti in tempi diversi ovviamente con due correnti di pensiero diversi
1) psicoterapeuta della scuola Riza (per intenderci quella che fa capo il Dott Morelli), ho fatto giusto qualche seduta perche per quel professionista non avevo bisogno di terapia, lui insisteva nel stare nelle cose cosi come sono, non si cambiano le cose con il pensiero, bisogna accettare le cose cosi come sono e anzicchè chiedersi cosa non va bisognerebbe dare credito all'immaginazione, (ho fatto un breve riassunto ma ci sarebbe da dire di piu)
Bene, questo tipo di terapia mi dava tranquillità, mi sentivo compreso e accettato ma non mi ha risolto il problema, continuavo ad avere i soliti automatismi e starci male dopo.
2) terapia breve e strategica, l'opposto della precedente, mi assegnava dei compiti da portare a termine e in ogni situazione dovevo fare determinate cose, ciò mi generava ansia anticipatoria, mi sentivo agitato ogni qualvolta dovevo fare un qualcosa che usciva dai miei schemi mentali, non riscivo piu ad essere sereno, ho interrotto la terapia in quanto non avevo coraggio nello svolgere i compiti assegnati.
Cosa ne pensate di questo mio disturbo, quale potrebbe essere la causa?
quale delle due terapie poteva essere più efficace?
potrei, sotto vostro consiglio valutare di riprenderla.
Grazie.
-superficialità, sia nelle decisioni (non presto molta importanza), sia nell ascoltare le persone, a lavoro, tendo ad essere svogliato e poco attento (sono un arronzone) , la superficialità mi porta anche a incombere in situazioni poco piacevoli (esempio ho abbandonato un paio di volte in modo improvviso dei lavori precedenti, dando poca importanza alle conseguenze e le conseguenze economiche di mancato avvertimento lavorativo ci sono state e sono state salate.
-essere troppo buono e non saper impormi nelle decisioni, non saper parlare chiaro, timore verso il giudizio negativo altrui, in pratica non mi arrabbio quasi mai.
-piacere a tutti i costi al prossimo, anche durante i pranzi di lavoro non amo il silenzio, sento che devo parlare pur dicendo" sciocchezze" non avendo argomentazioni.
Cio mi crea disistima, mi ripeto 100 volte che non è giusto comportarmi cosi ma nonostante la motivazione che mi do passa qualche giorno e ritorno nelle stesse dinamiche.
Quando sono in circostanze in cui ce tanta gente (esempio a lavoro) sono costantamente attendo a cio che dicono gli altri fra di loro, cerco di introdurmi in qualche conversazione, vedo come mi rispondono, mi comporto di conseguenza modulando la velocita delle frasi, insomma faccio una gran fatica, Non parlo mai di me ad altri, tendo sempre a fare domande (pur non interessandomi nulla delle risposte, lo faccio solo per non generare silenzio), se qualcuno mi fa delle domande e mi chiede di raccontare qulcosa mi sento sotto pressione, divento rosso e parlo velocemente.
Mi sono rivolto a due psicoterapeuti in tempi diversi ovviamente con due correnti di pensiero diversi
1) psicoterapeuta della scuola Riza (per intenderci quella che fa capo il Dott Morelli), ho fatto giusto qualche seduta perche per quel professionista non avevo bisogno di terapia, lui insisteva nel stare nelle cose cosi come sono, non si cambiano le cose con il pensiero, bisogna accettare le cose cosi come sono e anzicchè chiedersi cosa non va bisognerebbe dare credito all'immaginazione, (ho fatto un breve riassunto ma ci sarebbe da dire di piu)
Bene, questo tipo di terapia mi dava tranquillità, mi sentivo compreso e accettato ma non mi ha risolto il problema, continuavo ad avere i soliti automatismi e starci male dopo.
2) terapia breve e strategica, l'opposto della precedente, mi assegnava dei compiti da portare a termine e in ogni situazione dovevo fare determinate cose, ciò mi generava ansia anticipatoria, mi sentivo agitato ogni qualvolta dovevo fare un qualcosa che usciva dai miei schemi mentali, non riscivo piu ad essere sereno, ho interrotto la terapia in quanto non avevo coraggio nello svolgere i compiti assegnati.
Cosa ne pensate di questo mio disturbo, quale potrebbe essere la causa?
quale delle due terapie poteva essere più efficace?
potrei, sotto vostro consiglio valutare di riprenderla.
Grazie.
[#1]
Gentile utente,
le persone più indicate per rispondere alla sua domanda sono i due specialisti che l'hanno avuta in cura.
Da qui posso solo suggerirle di tentare un percorso di gruppo sulla comunicazione, per migliorare le sue abilità sociali superando le difficoltà che cita e per prendere per quanto possibile coscienza della loro causa.
Dai suoi ben quattordici consulti però si ha l'impressione che lei ondeggi tra fantasia e realtà. Che ne è delle varie lauree che voleva prendere? Dei lavori prestigiosi che stava svolgendo?
Tornando alla presente richiesta, se permane uno stato di non accettazione di sé, forse anche una visita psichiatrica potrebbe esserle d'aiuto.
Buone cose.
le persone più indicate per rispondere alla sua domanda sono i due specialisti che l'hanno avuta in cura.
Da qui posso solo suggerirle di tentare un percorso di gruppo sulla comunicazione, per migliorare le sue abilità sociali superando le difficoltà che cita e per prendere per quanto possibile coscienza della loro causa.
Dai suoi ben quattordici consulti però si ha l'impressione che lei ondeggi tra fantasia e realtà. Che ne è delle varie lauree che voleva prendere? Dei lavori prestigiosi che stava svolgendo?
Tornando alla presente richiesta, se permane uno stato di non accettazione di sé, forse anche una visita psichiatrica potrebbe esserle d'aiuto.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 236 visite dal 03/07/2024.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.