Lutto e università
Salve, vi scrivo perché vorrei capire meglio cosa mi sta succedendo.
All'inizio del mio secondo anno di università, a mio padre è stata diagnosticata una patologia rara con aspettativa di vita dai tre ai cinque anni; poco più di un anno fa è subentrato un cancro definito subito come terminale.
Circa tre mesi fa, ossia a cinque anni precisi dalla prima diagnosi, mio padre ci ha lasciati.
Sono stati anni terribili che mi hanno profondamente cambiata, hanno fatto a pezzi ciò che ero, sia in negativo che in positivo.
Durante questi anni ho deciso di tornare a a vivere dai miei e ad oggi sento di aver fatto la scelta giusta perché ho avuto l'opportunità di vivere ogni istante, di stare accanto ad entrambi i miei genitori e di mostrare gratitudine e chiedere scusa per errori passati.
Detto questo, la situazione che vorrei sottoporvi è legata all'università.
Sono ormai fuoricorso da un paio di anni e adesso sta per iniziarne uno nuovo.
Ho giustificato a me stessa il ritardo precendente al lutto perché lo ritenevo di secondaria importanza, ma adesso mi sento terribilmente in colpa.
Dentro di me c'è la voglia di ripartire ma è come se il cervello non funzionasse, leggo mille volte la stessa frase, non memorizzo nulla, faccio fatica a restare concentrata.
Inoltre sento il peso del dolore di mia madre che riempie ogni spazio senza lasciarne al mio: è sempre stata estremamente indipendente e ora è come se d'un tratto fosse diventata una bambina che va accudita in tutto (cosa che in realtà quasi pretende), ha paura anche solo di inviare un'email, di andare alle poste, di fare la spesa.
Inizialmente ho cercato di essere comprensiva, ma adesso è quasi soffocante.
Non intendo colpevolizzarla per ciò che prova, ma è come se non ci fosse spazio per il dolore di nessuno e tutte le attenzioni debbano essere dirette a lei.
In questo contesto per me è assolutamente impossibile studiare perché viene insistentemente richiesta la mia presenza e la mia concentrazione già inesistente viene interrotta in continuazione anche dopo aver spiegato le mie difficoltà.
Ormai mi siedo davanti al PC, con tanta voglia di fare, ma incapace di capire ciò che leggo e in attesa di essere interrotta.
Mi sento sbagliata per questa mia incapacità di rimettermi in pista, ma è davvero colpa mia?
O c'è bisogno ancora di tempo perché questa nebbia è un effetto del lutto?
All'inizio del mio secondo anno di università, a mio padre è stata diagnosticata una patologia rara con aspettativa di vita dai tre ai cinque anni; poco più di un anno fa è subentrato un cancro definito subito come terminale.
Circa tre mesi fa, ossia a cinque anni precisi dalla prima diagnosi, mio padre ci ha lasciati.
Sono stati anni terribili che mi hanno profondamente cambiata, hanno fatto a pezzi ciò che ero, sia in negativo che in positivo.
Durante questi anni ho deciso di tornare a a vivere dai miei e ad oggi sento di aver fatto la scelta giusta perché ho avuto l'opportunità di vivere ogni istante, di stare accanto ad entrambi i miei genitori e di mostrare gratitudine e chiedere scusa per errori passati.
Detto questo, la situazione che vorrei sottoporvi è legata all'università.
Sono ormai fuoricorso da un paio di anni e adesso sta per iniziarne uno nuovo.
Ho giustificato a me stessa il ritardo precendente al lutto perché lo ritenevo di secondaria importanza, ma adesso mi sento terribilmente in colpa.
Dentro di me c'è la voglia di ripartire ma è come se il cervello non funzionasse, leggo mille volte la stessa frase, non memorizzo nulla, faccio fatica a restare concentrata.
Inoltre sento il peso del dolore di mia madre che riempie ogni spazio senza lasciarne al mio: è sempre stata estremamente indipendente e ora è come se d'un tratto fosse diventata una bambina che va accudita in tutto (cosa che in realtà quasi pretende), ha paura anche solo di inviare un'email, di andare alle poste, di fare la spesa.
Inizialmente ho cercato di essere comprensiva, ma adesso è quasi soffocante.
Non intendo colpevolizzarla per ciò che prova, ma è come se non ci fosse spazio per il dolore di nessuno e tutte le attenzioni debbano essere dirette a lei.
In questo contesto per me è assolutamente impossibile studiare perché viene insistentemente richiesta la mia presenza e la mia concentrazione già inesistente viene interrotta in continuazione anche dopo aver spiegato le mie difficoltà.
Ormai mi siedo davanti al PC, con tanta voglia di fare, ma incapace di capire ciò che leggo e in attesa di essere interrotta.
Mi sento sbagliata per questa mia incapacità di rimettermi in pista, ma è davvero colpa mia?
O c'è bisogno ancora di tempo perché questa nebbia è un effetto del lutto?
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Gent.ma utente,
grazie per averci fatto partecipi della sua storia. Spesso avvertiamo dei dubbi, la paura di aver preso la strada sbagliata, di esserci messi in situazioni di vita che in realtà non sono le nostre. Ci sentiamo stanchi, ci sentiamo come se fossimo in una gabbia da cui non riusciamo ad uscire.
Non lasci che la quotidianità diventi per lei un vero e proprio problema, la vita dipende dal mondo in cui noi la guardiamo, siamo noi a decidere come ci condizionerà ciò che accade al di fuori di noi.
Provo ad immaginare quello che sta succedendo sia a lei che sua madre.
Nel lutto si deve fare i conti con la separazione da una persona cara per un determinato periodo di tempo ha fatto parte della nostra vita. Bisogna affrontare e superare diversi livelli che vanno dalla NEGAZIONE - non posso crederci non sta succedendo a me . RABBIA - non è giusto, non me lo merito . DEPRESSIONE - non vedo via d'uscita . ACCETAZIONE - ok, è andata cosi ma è ora di voltare pagina. In questo vortice è importantissimo uscire subito dalla fase depressiva e iniziare la successiva fase dell'accettazione. Naturalmente i tempi sono diversi da persona a persona.
E' importante ricostruire una nuova immagine di sé. Come persona che può ancora avere degli obiettivi al di la del lutto.
Si ricordi che al termine di una brutta giornata ci sarà sempre una notte di riflessione che aiuterà sicuramente la nostra crescita.
Spesso il passo più piccolo, ma fatto nella giusta direzione, potrebbe rivelarsi il passo più importante della nostra vita.
Lei è nata per essere felice e seguire la sua strada. E' giovanissima e se lo merita.
Mi tenga aggiornato
grazie per averci fatto partecipi della sua storia. Spesso avvertiamo dei dubbi, la paura di aver preso la strada sbagliata, di esserci messi in situazioni di vita che in realtà non sono le nostre. Ci sentiamo stanchi, ci sentiamo come se fossimo in una gabbia da cui non riusciamo ad uscire.
Non lasci che la quotidianità diventi per lei un vero e proprio problema, la vita dipende dal mondo in cui noi la guardiamo, siamo noi a decidere come ci condizionerà ciò che accade al di fuori di noi.
Provo ad immaginare quello che sta succedendo sia a lei che sua madre.
Nel lutto si deve fare i conti con la separazione da una persona cara per un determinato periodo di tempo ha fatto parte della nostra vita. Bisogna affrontare e superare diversi livelli che vanno dalla NEGAZIONE - non posso crederci non sta succedendo a me . RABBIA - non è giusto, non me lo merito . DEPRESSIONE - non vedo via d'uscita . ACCETAZIONE - ok, è andata cosi ma è ora di voltare pagina. In questo vortice è importantissimo uscire subito dalla fase depressiva e iniziare la successiva fase dell'accettazione. Naturalmente i tempi sono diversi da persona a persona.
E' importante ricostruire una nuova immagine di sé. Come persona che può ancora avere degli obiettivi al di la del lutto.
Si ricordi che al termine di una brutta giornata ci sarà sempre una notte di riflessione che aiuterà sicuramente la nostra crescita.
Spesso il passo più piccolo, ma fatto nella giusta direzione, potrebbe rivelarsi il passo più importante della nostra vita.
Lei è nata per essere felice e seguire la sua strada. E' giovanissima e se lo merita.
Mi tenga aggiornato
Dr. Michele Loia
Psicologo
micheleloia@aol.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 435 visite dal 02/07/2024.
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