Narcisismo e dipendenza emotiva

Buongiorno,
da qualche tempo ho un pensiero fisso che mi consuma.

Ho conosciuto mia moglie a 20 anni e abbiamo iniziato a convivere il giorno dopo per poi sposarci 12 anni fa.
Siamo entrambi figli di famiglie violente.
Violenze fisiche e verbali erano il pane quotidiano.
Entrambi, da piccoli, pregavamo affinché potessimo morire o potesse morire il nostro aguzzino.

Siamo partiti per una grande città da soli, con 50 euro in tasca e senza nessun conforto.

A 24 anni ci avrebbe fatto piacere sapere di aver lan"famiglia" dalla nostra parte.

Nonostante tutto albergava in noi quella volontà di farci accettare, volevamo solo un po' di amore familiare.

Oggi abbiamo una famiglia bellissima tre figli e più di un appartamento in città ma non riesco a provare la gioia che desidero.

Da qualche tempo sto cercando di capire se vivo con una manipolatrice (potrebbe essere visto il nostro trascorso) oppure se sono io il manipolatore (il che non sarebbe nemmeno troppo insolito dato che abbiamo sempre dovuto vivere di espedienti).

Di sicuro siamo dipendenti effettivamente l'uno dall'altro.
Idillio... potrebbe sembrare ma non è così.

Da qualche tempo non riusciamo ad avere una comunicazione normale (siamo sempre stati un po bruschi nelle discussioni) ma ultimamente è cambiata la mia rabbia.
Siamo cresciuti.

Lei ha intrapreso un nuovo percorso lavorativo che la gratifica e di conseguenza toglie tempo alla famiglia e questo genera in me furore.

Nonostante cerchi di guardare la situazione in modo obiettivo non riesco a non provare questa sofferenza.

E poi mi chiedo "perché dovrei accettarla questa sofferenza?
Perche devo sempre cercare di comprendere gli altri, di assecondarla, di cambiare me stesso per fare felice un'altra persona?
E se è sempre stato così?
Se ho sempre messo da parte me per fare felice gli altri?
Per sentirmi accettato, amato?

E se anche lei, come gli altri, mi sta usando come vettore per raggiungere quella condizione sociale e lavorativa che tanto ambisce?

Se gliene parlo litighiamo o si offende (d'altra parte sentirsi dire che hai il dubbio di essere sempre stato manipolato non deve essere bellissimo).
Di sicuro anche lei per sopravvivere ha dovuto plasmare il proprio mondo.

Di sicuro tende a mantenere vivi rapporti con persone che non stima ma che possono darle un aiuto (a lavoro per esempio c'è sto collega maleducato che le manda messaggi con scritto "a bonazza!! ! ci prendiamo un caffè?
" "ti faccio vedere il mio ufficio cosi ci chiudiamo dentro e butto la chiave") e nonostante tutto lei non è mai diretta.

Io purtroppo ho letto il messaggio.

Una cosa del genere a me non potrebbe dirla perché io odio con tutto me stesso le persone che si comportano così e sa che prima o poi lo incontrerò perché lavoriamo nello stesso campo.
Di sicuro io senza di lei non riesco a stare e lei senza di me nemmeno.
Lo so perché parliamo, parliamo tanto, parliamo sempre ma non sempre riusciamo a gestire le situazioni.
Grazie...
[#1]
Dr. Paolo Fratagnoli Psicologo, Psicoterapeuta 28
Gentile utente, è positivo che si sia espresso qui ma per la vastità e specificità degli argomenti credo sia opportuno si rivolga ad un professionista. Uno psicoterapeuta l’ aiuterà sicuramente offrendole uno spazio per l’ascolto e anche suggerendo spunti per gestire meglio le difficoltà specifiche. Una risposta qui sarebbe riduttiva e fuorviante.

Dr. Paolo Fratagnoli psicologo-psicoterapeuta

[#2]
Utente
Utente
La ringrazio per aver letto il post. Sono consapevole che una terapia sarebbe utile anzi necessaria perché sono veramente prigioniero di sentimenti contrastanti. Le voglio rubare un altro secondo raccontandole l'ultimo episodio. Ha deciso di prendere un part-time dicendo di essere stanca, di subire la pressione del lavoro, di voler studiare per il master al quale si è iscritta ma ieri non ho potuto fare a meno di scoppiare quando rientrato da lavoro mi sono reso conto che non aveva fatto altro lavorare. Praticamente questo part time è diventato uno smart working pagato da me. E sono iniziate le solite " tu mi tagli le ali, tu mi rompi i cog..., tu mi reprimi, io non ti sopporto etc etc" Ed oggi, giorno in cui va a lavoro, non rientra dopo il lavoro ma pranza con un individuo che fa parte del suo stesso sindacato, che non ha mai conosciuto se non per messaggi relativi a situazioni sindacali ma che sente ( dice lei) di dover conoscere e questo me l'ho a detto quando ha capito che non sarei potuto andare a lavoro perché la bambina non sta bene. Ora tralasciando il fatto che sono geloso di carattere (non penso ci sia un interesse dal punto di vista emotivo) ma quel che mi domando: non è manipolazione questa? Vorrei solamente capire. Anche se, una volta capito, sarei in grado di fare quel che sarebbe giusto per me? Mi sento infinitamente solo.
Grazie.
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