Come affrontare un periodo post rottura con il partner particolarmente intenso?
Buon pomeriggio.
Ho 28 anni.
L'anno scorso, a fine marzo, ho conosciuto un ragazzo in chat.
Parlando, viene fuori un interesse reciproco; abitando in due regioni diverse, decidiamo di vederci per un fine settimana che sarebbe dovuto essere senza alcun impegno reciproco.
Solo che da quel fine settimana nasce qualcosa di totalmente inaspettato, una complicità e un'intesa mai provate prima, per cui iniziamo una frequentazione a distanza, una volta io da lui, una volta lui da me, sempre nel fine settimana.
L'intesa cresce fino a che, nel giro di un mese e mezzo, arriviamo a dirci "ti amo", e a parlare di progetti importanti.
Lui mi aveva parlato della sua infanzia e adolescenza molto difficili, con un padre violento e assente, che, per forza di cose, avevano finito per minare la sua fiducia e le sue relazioni personali, ma che con me si sentiva capito e sentiva di potersi aprire, solo che c'erano dei momenti in cui aveva dei pensieri in cui non riusciva a farmi entrare, anche se per lui la vicinanza di coppia era essenziale.
Passiamo un'estate bellissima, ma arriva settembre, e arrivano per lui anche alcuni problemi sul lavoro che lo fanno diventare insofferente e distante.
Io gli dimostro chiaramente il mio supporto, ma in certi momenti il suo isolamento era tutto.
Il lavoro lo porta poi ad essere molto impegnato, e per diverso tempo non riusciamo più a vederci con la stessa frequenza degli inizi, e lui è sempre più distante anche per telefono, finché decido di chiedergli se era solo per i suoi problemi personali, o se fosse anche per colpa mia.
Da lì inizia il crollo totale: mi dice che non si sente più capito, che le mie domande lo appesantiscono ancora di più, e che ha bisogno di una pausa per capire.
Solo che questa pausa dura 2 mesi, in cui si è sempre negato alle mie richieste anche solo di un confronto costruttivo.
È come se la persona degli inizi, innamorata e propositiva, non fosse mai esistita, per me è stata una doccia fredda, visto che io non mi ero mai innamorata prima.
Solo dopo 2 mesi ha accettato di vedermi, dicendomi che per lui la distanza fisica aveva creato anche quella emotiva, ma cosa avrei potuto fare, visto che non dipendeva da me, ma dal suo lavoro?
Purtroppo, però, quell'ultima volta in cui ci siamo visti, è stato comunque lui a cercare un contatto e abbiamo fatto l'amore, e ciò ha portato ad illudermi che volesse recuperare il nostro rapporto.
Ma dopo altre 2 settimane di silenzio, mi ha definitivamente lasciata per messaggio, ma solo perché io gli ho chiesto una chiusura, dicendo che ciò che la forte intesa dell'inizio per lui non c'era più.
Mi chiedo allora, perché cercare un contatto l'ultima volta, illudendomi e ferendomi ancora di più?
Perché tutte quelle promesse?
Perché questo modo così duro di chiudere?
E perché il ricercare la vicinanza nella coppia per poi rifuggirla?
Ho 28 anni.
L'anno scorso, a fine marzo, ho conosciuto un ragazzo in chat.
Parlando, viene fuori un interesse reciproco; abitando in due regioni diverse, decidiamo di vederci per un fine settimana che sarebbe dovuto essere senza alcun impegno reciproco.
Solo che da quel fine settimana nasce qualcosa di totalmente inaspettato, una complicità e un'intesa mai provate prima, per cui iniziamo una frequentazione a distanza, una volta io da lui, una volta lui da me, sempre nel fine settimana.
L'intesa cresce fino a che, nel giro di un mese e mezzo, arriviamo a dirci "ti amo", e a parlare di progetti importanti.
Lui mi aveva parlato della sua infanzia e adolescenza molto difficili, con un padre violento e assente, che, per forza di cose, avevano finito per minare la sua fiducia e le sue relazioni personali, ma che con me si sentiva capito e sentiva di potersi aprire, solo che c'erano dei momenti in cui aveva dei pensieri in cui non riusciva a farmi entrare, anche se per lui la vicinanza di coppia era essenziale.
Passiamo un'estate bellissima, ma arriva settembre, e arrivano per lui anche alcuni problemi sul lavoro che lo fanno diventare insofferente e distante.
Io gli dimostro chiaramente il mio supporto, ma in certi momenti il suo isolamento era tutto.
Il lavoro lo porta poi ad essere molto impegnato, e per diverso tempo non riusciamo più a vederci con la stessa frequenza degli inizi, e lui è sempre più distante anche per telefono, finché decido di chiedergli se era solo per i suoi problemi personali, o se fosse anche per colpa mia.
Da lì inizia il crollo totale: mi dice che non si sente più capito, che le mie domande lo appesantiscono ancora di più, e che ha bisogno di una pausa per capire.
Solo che questa pausa dura 2 mesi, in cui si è sempre negato alle mie richieste anche solo di un confronto costruttivo.
È come se la persona degli inizi, innamorata e propositiva, non fosse mai esistita, per me è stata una doccia fredda, visto che io non mi ero mai innamorata prima.
Solo dopo 2 mesi ha accettato di vedermi, dicendomi che per lui la distanza fisica aveva creato anche quella emotiva, ma cosa avrei potuto fare, visto che non dipendeva da me, ma dal suo lavoro?
Purtroppo, però, quell'ultima volta in cui ci siamo visti, è stato comunque lui a cercare un contatto e abbiamo fatto l'amore, e ciò ha portato ad illudermi che volesse recuperare il nostro rapporto.
Ma dopo altre 2 settimane di silenzio, mi ha definitivamente lasciata per messaggio, ma solo perché io gli ho chiesto una chiusura, dicendo che ciò che la forte intesa dell'inizio per lui non c'era più.
Mi chiedo allora, perché cercare un contatto l'ultima volta, illudendomi e ferendomi ancora di più?
Perché tutte quelle promesse?
Perché questo modo così duro di chiudere?
E perché il ricercare la vicinanza nella coppia per poi rifuggirla?
[#1]
Gentile utente,
non possiamo capire tutto a distanza, ma sembra che la sua situazione rispecchi molte altre analoghe di cui può prendere visione qui su Medicitalia, ma anche parlando con gli amici.
Provo a raccontargliela, mi corregga dove non ho ben capito.
Un uomo e una donna navigano sui social alla ricerca di... cosa? Un'avventura? Una storia d'amore? Una relazione stabile? E' già significativo che usino questo strumento di conoscenza senz'altro meno realistico e veritiero di una conoscenza diretta, uno strumento che implica solitudine e tendenza all'illusione.
I due si piacciono per le cose che scrivono, poi, immagino, per l'aspetto e per la voce, se arrivano alla video-chat. Decidono quindi di vedersi, non per un caffè, ma per un intero fine settimana.
Si piacciono molto, forse soprattutto perché hanno rapporti sessuali, il che scatena l'ormone più piacevole che esista, l'ossitocina. Tra l'altro, l'esperienza sessuale ha valenza diversa per un uomo e per una donna, ma in genere oggi questa verità viene ignorata, e le vecchie frasi della nonna: "Ti cerca solo per uno scopo" non vengono più capite.
Il ragazzo per la verità cerca di dirle che ha avuto un'infanzia problematica con ripercussioni sul modo di gestire le relazioni, ma lei ritiene forse di poterlo "curare" col suo amore.
Dopo pochi mesi, finito il cielo azzurro dell'estate, si rientra nella realtà. Su lui la bella avventura non ha più la stessa presa. Forse ha bisogno di sempre nuovi stimoli, forse non ha previsto uno sviluppo "serio" della storia, forse soffre di depressione, forse è fidanzato o sposato.
Nelle relazioni via Internet tutto è possibile.
A questo punto, come fanno molte donne insicure, lei ci mette il carico da novanta: "finché decido di chiedergli se era solo per i suoi problemi personali, o se fosse anche per colpa mia".
In pratica, mentre lui è incerto, lei lo inchioda a dare risposte, a chiarire; e lo fa senza la leggerezza di chi ha vissuto in una bolla di sapone, pronta a vederla scoppiare senza farne un dramma.
Infatti lui dice "che non si sente più capito, che le mie domande lo appesantiscono ancora di più, e che ha bisogno di una pausa per capire".
La pausa dura due mesi, ma a quanto pare lei non se ne sta tranquilla in disparte, infatti scrive: "si è sempre negato alle mie richieste anche solo di un confronto costruttivo".
Che pausa sarebbe, allora?
Lei scrive: "È come se la persona degli inizi, innamorata e propositiva, non fosse mai esistita".
La prima fase di una relazione è piena di entusiasmo e anche di bugie più o meno consapevoli.
In ogni caso, l'innamoramento non si ripristina con la ragione, e meno che mai inchiodando l'altro. Del resto, lui ha fornito le sue spiegazioni: "per lui la distanza fisica aveva creato anche quella emotiva".
Lei ribatte che questo dipendeva dal lavoro di lui. A parte che anche lei avrebbe potuto trasferirsi, la scusa è inconsistente, come purtroppo doveva esserlo la determinazione di voi due a creare un rapporto stabile, almeno da parte di lui.
Che lui abbia "accettato" di vederla fa pensare che lei abbia insistito; che abbia voluto far l'amore è semplicemente l'usuale comportamento sessuale maschile, che con l'amore non ha niente a che fare.
Tutte le domande che lei ci rivolge alla fine fanno pensare ad una sua eccessiva ingenuità nel campo delle relazioni, e solo in un colloquio specialistico diretto potrebbero trovare adeguata risposta.
Buone cose.
non possiamo capire tutto a distanza, ma sembra che la sua situazione rispecchi molte altre analoghe di cui può prendere visione qui su Medicitalia, ma anche parlando con gli amici.
Provo a raccontargliela, mi corregga dove non ho ben capito.
Un uomo e una donna navigano sui social alla ricerca di... cosa? Un'avventura? Una storia d'amore? Una relazione stabile? E' già significativo che usino questo strumento di conoscenza senz'altro meno realistico e veritiero di una conoscenza diretta, uno strumento che implica solitudine e tendenza all'illusione.
I due si piacciono per le cose che scrivono, poi, immagino, per l'aspetto e per la voce, se arrivano alla video-chat. Decidono quindi di vedersi, non per un caffè, ma per un intero fine settimana.
Si piacciono molto, forse soprattutto perché hanno rapporti sessuali, il che scatena l'ormone più piacevole che esista, l'ossitocina. Tra l'altro, l'esperienza sessuale ha valenza diversa per un uomo e per una donna, ma in genere oggi questa verità viene ignorata, e le vecchie frasi della nonna: "Ti cerca solo per uno scopo" non vengono più capite.
Il ragazzo per la verità cerca di dirle che ha avuto un'infanzia problematica con ripercussioni sul modo di gestire le relazioni, ma lei ritiene forse di poterlo "curare" col suo amore.
Dopo pochi mesi, finito il cielo azzurro dell'estate, si rientra nella realtà. Su lui la bella avventura non ha più la stessa presa. Forse ha bisogno di sempre nuovi stimoli, forse non ha previsto uno sviluppo "serio" della storia, forse soffre di depressione, forse è fidanzato o sposato.
Nelle relazioni via Internet tutto è possibile.
A questo punto, come fanno molte donne insicure, lei ci mette il carico da novanta: "finché decido di chiedergli se era solo per i suoi problemi personali, o se fosse anche per colpa mia".
In pratica, mentre lui è incerto, lei lo inchioda a dare risposte, a chiarire; e lo fa senza la leggerezza di chi ha vissuto in una bolla di sapone, pronta a vederla scoppiare senza farne un dramma.
Infatti lui dice "che non si sente più capito, che le mie domande lo appesantiscono ancora di più, e che ha bisogno di una pausa per capire".
La pausa dura due mesi, ma a quanto pare lei non se ne sta tranquilla in disparte, infatti scrive: "si è sempre negato alle mie richieste anche solo di un confronto costruttivo".
Che pausa sarebbe, allora?
Lei scrive: "È come se la persona degli inizi, innamorata e propositiva, non fosse mai esistita".
La prima fase di una relazione è piena di entusiasmo e anche di bugie più o meno consapevoli.
In ogni caso, l'innamoramento non si ripristina con la ragione, e meno che mai inchiodando l'altro. Del resto, lui ha fornito le sue spiegazioni: "per lui la distanza fisica aveva creato anche quella emotiva".
Lei ribatte che questo dipendeva dal lavoro di lui. A parte che anche lei avrebbe potuto trasferirsi, la scusa è inconsistente, come purtroppo doveva esserlo la determinazione di voi due a creare un rapporto stabile, almeno da parte di lui.
Che lui abbia "accettato" di vederla fa pensare che lei abbia insistito; che abbia voluto far l'amore è semplicemente l'usuale comportamento sessuale maschile, che con l'amore non ha niente a che fare.
Tutte le domande che lei ci rivolge alla fine fanno pensare ad una sua eccessiva ingenuità nel campo delle relazioni, e solo in un colloquio specialistico diretto potrebbero trovare adeguata risposta.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Ex utente
Gentile Dott.ssa Potenza,
grazie per la risposta.
Io mi sono trovata spiazzata sia per il cambiamento che ho visto in questa persona, sia per la sua totale chiusura verso il dialogo e il confronto, cosa che ritengo di base tra due persone mature.
Lui ha sempre preferito la parte bella della nostra storia, mentre quando affioravano periodi di down, o non se ne doveva parlare o venivano da lui sminuiti in quanto solo lui nella sua vita aveva conosciuto il "panico vero" (riferito alla sua infanzia), per cui tutto il resto era una passeggiata.
Durante i primi mesi era lui a cercare costantemente una vicinanza e a dire che ero il tipo di persona da cui si sentiva amato e di cui potersi fidare come non era solito fare, cosa che lo aveva sempre portato a chiudere ogni sua storia.
Io purtroppo non potevo ancora trasferirmi per via del mio lavoro, ma mi stavo muovendo proprio per abbattere la distanza.
Inoltre, sono stata ancora più destabilizzata dal fatto che, dopo il nostro ultimo incontro, lui mi abbia detto che avremmo potuto cercare di recuperare, per poi negarsi ancora e chiudere, appunto, definitivamente, via messaggio.
Credo, al di là di tutto, che negarsi ad un confronto non risolva il problema, nè lo faccia sparire: io ho sempre e solo cercato la chiarezza a prescindere.
grazie per la risposta.
Io mi sono trovata spiazzata sia per il cambiamento che ho visto in questa persona, sia per la sua totale chiusura verso il dialogo e il confronto, cosa che ritengo di base tra due persone mature.
Lui ha sempre preferito la parte bella della nostra storia, mentre quando affioravano periodi di down, o non se ne doveva parlare o venivano da lui sminuiti in quanto solo lui nella sua vita aveva conosciuto il "panico vero" (riferito alla sua infanzia), per cui tutto il resto era una passeggiata.
Durante i primi mesi era lui a cercare costantemente una vicinanza e a dire che ero il tipo di persona da cui si sentiva amato e di cui potersi fidare come non era solito fare, cosa che lo aveva sempre portato a chiudere ogni sua storia.
Io purtroppo non potevo ancora trasferirmi per via del mio lavoro, ma mi stavo muovendo proprio per abbattere la distanza.
Inoltre, sono stata ancora più destabilizzata dal fatto che, dopo il nostro ultimo incontro, lui mi abbia detto che avremmo potuto cercare di recuperare, per poi negarsi ancora e chiudere, appunto, definitivamente, via messaggio.
Credo, al di là di tutto, che negarsi ad un confronto non risolva il problema, nè lo faccia sparire: io ho sempre e solo cercato la chiarezza a prescindere.
[#3]
Gentile utente,
rispondo in ritardo ai suoi chiarimenti.
Lei ci chiedeva, nel titolo, come affrontare l'addio dopo una relazione che per quanto breve era stata intensa, ricca di sentimenti e di aspettative. Nella conclusione invece pone domande diverse: "Mi chiedo allora, perché cercare un contatto l'ultima volta, illudendomi e ferendomi ancora di più? Perché tutte quelle promesse? Perché questo modo così duro di chiudere? E perché il ricercare la vicinanza nella coppia per poi rifuggirla?".
Sembra chiedersi il motivo dei comportamenti di lui, e manca la domanda fondamentale, che è quella che le permetterebbe di comprendere questo addio e modificare certe sue aspettative e modalità relazionali per migliorare i suoi rapporti d'amore.
Questa domanda se ci fosse suonerebbe così: "Ho sbagliato io qualcosa? Ho fatto e detto cose non adatte, ho nutrito aspettative non realistiche, ho ignorato segnali importanti?"
Nella considerazione che di amori ne incontrerà ancora, ma quella che avrà sempre con sé è lei stessa, che è anche l'unica persona su cui può intervenire, queste domande sono fondamentali.
Lei scrive: "mi sono trovata spiazzata [...] per la sua totale chiusura verso il dialogo e il confronto" e conclude: "cosa che ritengo di base tra due persone mature".
In realtà un uomo che sente spegnersi il sentimento in cui ha creduto è troppo dolorosamente confuso per il dialogo; inoltre la sua frase contiene un implicito biasimo: chi non dialoga è un immaturo.
Stesso concetto esprime anche sotto: "Credo, al di là di tutto, che negarsi ad un confronto non risolva il problema, nè lo faccia sparire: io ho sempre e solo cercato la chiarezza a prescindere".
"A prescindere" da cosa? Dalla sofferenza dell'altro, dall'inutilità, dal danno che questa chiarezza adamantina, tagliente, può produrre?
Lei scrive: "Lui ha sempre preferito la parte bella della nostra storia, mentre quando affioravano periodi di down, o non se ne doveva parlare o venivano da lui sminuiti in quanto solo lui nella sua vita aveva conosciuto il "panico vero" (riferito alla sua infanzia), per cui tutto il resto era una passeggiata".
Dunque aveva avvertito che lui non riusciva ad empatizzare, perché vedeva solo sé stesso. "Durante i primi mesi era lui a cercare costantemente una vicinanza e a dire che ero il tipo di persona da cui si sentiva amato e di cui potersi fidare come non era solito fare".
Già: come molti, lui era pronto a servirsi della comprensione altrui, ma chiuso alla volontà di ricambiare. Non pensa che questo egocentrismo sia la ragione della solitudine di quest'uomo? Oggi dovrebbe esserne consapevole.
Infine lei scrive: "sono stata ancora più destabilizzata dal fatto che, dopo il nostro ultimo incontro, lui mi abbia detto che avremmo potuto cercare di recuperare, per poi negarsi ancora e chiudere, appunto, definitivamente, via messaggio".
Dalla sua prima email si ha l'impressione che le cose non siano andate così: "mi ha definitivamente lasciata per messaggio, ma solo perché io gli ho chiesto una chiusura, dicendo che ciò che la forte intesa dell'inizio per lui non c'era più".
In altre parole, è stata lei a chiedere la chiusura, incalzandolo, forse esasperandolo.
Questi comportamenti, se ripetuti, possono nuocerle; attenzione.
rispondo in ritardo ai suoi chiarimenti.
Lei ci chiedeva, nel titolo, come affrontare l'addio dopo una relazione che per quanto breve era stata intensa, ricca di sentimenti e di aspettative. Nella conclusione invece pone domande diverse: "Mi chiedo allora, perché cercare un contatto l'ultima volta, illudendomi e ferendomi ancora di più? Perché tutte quelle promesse? Perché questo modo così duro di chiudere? E perché il ricercare la vicinanza nella coppia per poi rifuggirla?".
Sembra chiedersi il motivo dei comportamenti di lui, e manca la domanda fondamentale, che è quella che le permetterebbe di comprendere questo addio e modificare certe sue aspettative e modalità relazionali per migliorare i suoi rapporti d'amore.
Questa domanda se ci fosse suonerebbe così: "Ho sbagliato io qualcosa? Ho fatto e detto cose non adatte, ho nutrito aspettative non realistiche, ho ignorato segnali importanti?"
Nella considerazione che di amori ne incontrerà ancora, ma quella che avrà sempre con sé è lei stessa, che è anche l'unica persona su cui può intervenire, queste domande sono fondamentali.
Lei scrive: "mi sono trovata spiazzata [...] per la sua totale chiusura verso il dialogo e il confronto" e conclude: "cosa che ritengo di base tra due persone mature".
In realtà un uomo che sente spegnersi il sentimento in cui ha creduto è troppo dolorosamente confuso per il dialogo; inoltre la sua frase contiene un implicito biasimo: chi non dialoga è un immaturo.
Stesso concetto esprime anche sotto: "Credo, al di là di tutto, che negarsi ad un confronto non risolva il problema, nè lo faccia sparire: io ho sempre e solo cercato la chiarezza a prescindere".
"A prescindere" da cosa? Dalla sofferenza dell'altro, dall'inutilità, dal danno che questa chiarezza adamantina, tagliente, può produrre?
Lei scrive: "Lui ha sempre preferito la parte bella della nostra storia, mentre quando affioravano periodi di down, o non se ne doveva parlare o venivano da lui sminuiti in quanto solo lui nella sua vita aveva conosciuto il "panico vero" (riferito alla sua infanzia), per cui tutto il resto era una passeggiata".
Dunque aveva avvertito che lui non riusciva ad empatizzare, perché vedeva solo sé stesso. "Durante i primi mesi era lui a cercare costantemente una vicinanza e a dire che ero il tipo di persona da cui si sentiva amato e di cui potersi fidare come non era solito fare".
Già: come molti, lui era pronto a servirsi della comprensione altrui, ma chiuso alla volontà di ricambiare. Non pensa che questo egocentrismo sia la ragione della solitudine di quest'uomo? Oggi dovrebbe esserne consapevole.
Infine lei scrive: "sono stata ancora più destabilizzata dal fatto che, dopo il nostro ultimo incontro, lui mi abbia detto che avremmo potuto cercare di recuperare, per poi negarsi ancora e chiudere, appunto, definitivamente, via messaggio".
Dalla sua prima email si ha l'impressione che le cose non siano andate così: "mi ha definitivamente lasciata per messaggio, ma solo perché io gli ho chiesto una chiusura, dicendo che ciò che la forte intesa dell'inizio per lui non c'era più".
In altre parole, è stata lei a chiedere la chiusura, incalzandolo, forse esasperandolo.
Questi comportamenti, se ripetuti, possono nuocerle; attenzione.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#4]
Ex utente
Gentile Dott.ssa Potenza,
La ringrazio ancora per la risposta.
Chiarisco l'ultimo punto: l'ultima volta in cui io e lui ci siamo visti, ci siamo separati con lui che mi diceva "vediamo se si può recuperare" e che ne avremmo parlato. Dopo tre 2 settimane di silenzio, dopo tra l'altro aver avuto un rapporto che per me aveva ancora avuto un significato, mi sono sentita di scrivergli, anche solo per chiedergli il perché di quell'ulteriroe silenzio e del perchè, pur avendo avuto la possibilità di chiudere la storia di persona, aveva preferito tutt'altro.
Da lì la sua risposta per cui, sentendosi emotivamente distaccato, era inutile anche comunicarlo, ma credo che ciò che valga per una persona non valga anche per un'altra, e lui non abbia avuto la delicatezza di mettersi nei panni degli altri.
La ringrazio ancora per la risposta.
Chiarisco l'ultimo punto: l'ultima volta in cui io e lui ci siamo visti, ci siamo separati con lui che mi diceva "vediamo se si può recuperare" e che ne avremmo parlato. Dopo tre 2 settimane di silenzio, dopo tra l'altro aver avuto un rapporto che per me aveva ancora avuto un significato, mi sono sentita di scrivergli, anche solo per chiedergli il perché di quell'ulteriroe silenzio e del perchè, pur avendo avuto la possibilità di chiudere la storia di persona, aveva preferito tutt'altro.
Da lì la sua risposta per cui, sentendosi emotivamente distaccato, era inutile anche comunicarlo, ma credo che ciò che valga per una persona non valga anche per un'altra, e lui non abbia avuto la delicatezza di mettersi nei panni degli altri.
[#5]
Esattamente, cara utente: "credo che ciò che valga per una persona non valga anche per un'altra, e lui non abbia avuto la delicatezza di mettersi nei panni degli altri".
A questo punto ritengo che lei sia consapevole che i tratti negativi di lui purtroppo superano quelli positivi.
Qualcosa si può sempre ricavare da una storia che è stata bella ma è precocemente tramontata: i ricordi felici e qualche insegnamento per il futuro.
Le faccio i migliori auguri.
A questo punto ritengo che lei sia consapevole che i tratti negativi di lui purtroppo superano quelli positivi.
Qualcosa si può sempre ricavare da una storia che è stata bella ma è precocemente tramontata: i ricordi felici e qualche insegnamento per il futuro.
Le faccio i migliori auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
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