Problemi relazionali e difficoltà a dire no
Gentili Dottori vi scrivo per chiedere cortesemente un consiglio sulla mia situazione: sono in una relazione che dura da una dozzina di anni, negli ultimi anni sto provando un senso di insoddisfazione e una distanza emotiva da lui, in certi momenti addirittura provo fastidio dalla sua presenza, adesso i rapporti fisici latitano, gli ultimi completi avuti mi hanno portato a piangere mentre li facevo, mi sentivo in obbligo di farli anche se non volevo.
La sua reazione è stata 'sto buono intanto che le passa poi tutto torna come al solito'.
Lui invece è ancora molto preso da me e dice che è disposto ad aspettare, la relazione però si trascina senza progetti e, a questo punto, a me non interessa più farli, nonostante ciò non riesco comunque a dirglielo e a chiudere la relazione.
Lui sa che ci sono alcune difficoltà ma è convinto che con il tempo 'mi passi' e 'lavorandoci su' mi decida a dirgli di si, da come si esprime è convinto che prima o poi costruiremo un futuro insieme.
Su questo punto manca del tutto la comunicazione.
Nel frattempo un uomo molto più grande di me e già impegnato ha mostrato interesse nei miei confronti, io non ho mai fatto la provocante con lui perchè non mi interessa avere una relazione con lui però una volta ci ha provato lo stesso iniziando a baciarmi con molto trasporto e ripetendomi più volte quanto mi amava, io in quel momento ho provato un fortissimo disgusto sia di lui per quello che stava facendo sia di me stessa perchè mi sono sentita una prostituta e disgusto per la situazione per non essere stata più decisa a rifiutare le sue avances abbastanza insistenti.
Lui poi si è accorto del mio turbamento e si è fermato, nei giorni successivi si è scusato più volte.
Questa situazione mi ha fatto vedere chiaramente il mio limite a dire no e il pensiero che se lui non si fosse fermato io non sarei riuscita a fermarlo anche se non avessi voluto avere il rapporto mi ha portato, nella settimana successiva, a mancamenti di respiro (meno forti di un attacco di panico) e voglia di piangere senza riuscirci.
Non molto tempo fa ho fatto un ciclo di incontri di terapia cognitivo-comportamentale per altre cose ma questi fatti sono successi dopo e non ho avuto modo di analizzarli in terapia.
La mia intenzione è di riprendere la terapia perchè questa cosa va risolta, non voglio più trovarmi in situazioni del genere (non riuscire a troncare, non riuscire a dir di no) e non voglio più sentire disgusto di me.
Vi chiedo per cortesia se una terapia di quel tipo può essere utile per questo genere di situazione oppure mi converrebbe contattare un professionista con un altro indirizzo.
Nel frattempo c'è qualche spunto di riflessione su cui poter riflettere?
Sembra sempre che la maggior parte dei disturbi in età adulta si riconduca al rapporto mancante o non accudente delle figure di riferimento ma ormai quello che è fatto è fatto e dare la colpa ai miei genitori non mi porta da nessuna parte.
C'è qualcos'altro su cui posso riflettere?
Vi ringrazio.
La sua reazione è stata 'sto buono intanto che le passa poi tutto torna come al solito'.
Lui invece è ancora molto preso da me e dice che è disposto ad aspettare, la relazione però si trascina senza progetti e, a questo punto, a me non interessa più farli, nonostante ciò non riesco comunque a dirglielo e a chiudere la relazione.
Lui sa che ci sono alcune difficoltà ma è convinto che con il tempo 'mi passi' e 'lavorandoci su' mi decida a dirgli di si, da come si esprime è convinto che prima o poi costruiremo un futuro insieme.
Su questo punto manca del tutto la comunicazione.
Nel frattempo un uomo molto più grande di me e già impegnato ha mostrato interesse nei miei confronti, io non ho mai fatto la provocante con lui perchè non mi interessa avere una relazione con lui però una volta ci ha provato lo stesso iniziando a baciarmi con molto trasporto e ripetendomi più volte quanto mi amava, io in quel momento ho provato un fortissimo disgusto sia di lui per quello che stava facendo sia di me stessa perchè mi sono sentita una prostituta e disgusto per la situazione per non essere stata più decisa a rifiutare le sue avances abbastanza insistenti.
Lui poi si è accorto del mio turbamento e si è fermato, nei giorni successivi si è scusato più volte.
Questa situazione mi ha fatto vedere chiaramente il mio limite a dire no e il pensiero che se lui non si fosse fermato io non sarei riuscita a fermarlo anche se non avessi voluto avere il rapporto mi ha portato, nella settimana successiva, a mancamenti di respiro (meno forti di un attacco di panico) e voglia di piangere senza riuscirci.
Non molto tempo fa ho fatto un ciclo di incontri di terapia cognitivo-comportamentale per altre cose ma questi fatti sono successi dopo e non ho avuto modo di analizzarli in terapia.
La mia intenzione è di riprendere la terapia perchè questa cosa va risolta, non voglio più trovarmi in situazioni del genere (non riuscire a troncare, non riuscire a dir di no) e non voglio più sentire disgusto di me.
Vi chiedo per cortesia se una terapia di quel tipo può essere utile per questo genere di situazione oppure mi converrebbe contattare un professionista con un altro indirizzo.
Nel frattempo c'è qualche spunto di riflessione su cui poter riflettere?
Sembra sempre che la maggior parte dei disturbi in età adulta si riconduca al rapporto mancante o non accudente delle figure di riferimento ma ormai quello che è fatto è fatto e dare la colpa ai miei genitori non mi porta da nessuna parte.
C'è qualcos'altro su cui posso riflettere?
Vi ringrazio.
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"Questa situazione mi ha fatto vedere chiaramente il mio limite a dire no e il pensiero che se lui non si fosse fermato io non sarei riuscita a fermarlo anche se non avessi voluto avere il rapporto..."
Gentile signora,
mi dispiace molto per come sta vivendo sia la Sua relazione a casa, sia quelle fuori casa.
La mancanza di assertività si può risolvere, anche velocemente.
Va bene la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
"Sembra sempre che la maggior parte dei disturbi in età adulta si riconduca al rapporto mancante o non accudente delle figure di riferimento ma ormai quello che è fatto è fatto e dare la colpa ai miei genitori non mi porta da nessuna parte."
Sono d'accordo sul fatto che non sia affatto utile colpevolizzare i genitori, anche perché è riduttivo ritenere che un disturbo psicopatologico possa riferirsi a mancanze da parte elle figure di accudimento. Per fortuna l'essere umano ha molte risorse e non è "finito" se qualcosa va storto nell'età evolutiva.
Cordiali saluti,
Gentile signora,
mi dispiace molto per come sta vivendo sia la Sua relazione a casa, sia quelle fuori casa.
La mancanza di assertività si può risolvere, anche velocemente.
Va bene la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
"Sembra sempre che la maggior parte dei disturbi in età adulta si riconduca al rapporto mancante o non accudente delle figure di riferimento ma ormai quello che è fatto è fatto e dare la colpa ai miei genitori non mi porta da nessuna parte."
Sono d'accordo sul fatto che non sia affatto utile colpevolizzare i genitori, anche perché è riduttivo ritenere che un disturbo psicopatologico possa riferirsi a mancanze da parte elle figure di accudimento. Per fortuna l'essere umano ha molte risorse e non è "finito" se qualcosa va storto nell'età evolutiva.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 370 visite dal 26/06/2024.
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