Solitudine e confronto con il passato
Buongiorno dottori, vorrei il vostro parere e consiglio su come comportarmi e agire.
Iniziamo subito col dire che non sono mai stato una persona con molti amici.
Sin da piccolo, ne ho avuti pochi, ma allora non mi importava (forse perché per me quella era la normalità).
Adesso, però, le cose non sono cambiate: ho sempre pochissimi amici e non esco quasi mai, solo qualche volta, letteralmente contando le uscite sul palmo di una mano.
Tuttavia, ora c'è in me un grande dissidio interiore, che nasce dal confronto con gli altri, in particolare con i bambini del centro estivo dove lavoro come animatore durante l'estate.
Ascoltando le loro conversazioni, mi rendo conto che io, alla loro età, ero completamente diverso.
Loro si organizzano per uscire insieme o per fare attività di gruppo, mentre per me l'estate era un periodo in cui finiva la scuola e avevo tre mesi di vacanza, durante i quali non vedevo nessuno dei miei compagni di classe.
Questi bambini riescono a fare amicizia molto velocemente, mentre io non riuscivo e ancora oggi faccio fatica a stringere nuove amicizie.
Questa situazione mi crea un vuoto interiore e una sensazione di malessere, derivanti sia dalla mia attuale vita sociale sia dal confronto tra la mia infanzia e quella dei bambini con cui lavoro.
Mi chiedo dove ho sbagliato e perché mi trovo in questa situazione.
Sto addirittura pensando di lasciare questo lavoro estivo perché mi ha causato solo dolore.
Riflettendo ulteriormente, credo che le cause di questa situazione siano legate alla mia forma mentis e al mio carattere.
Sono una persona timida e questo mi accompagna ancora oggi.
Quando arrivo in un luogo nuovo pieno di persone che non conosco, tendo ad isolarmi.
Inoltre, la mia grande paura di essere giudicato e di sbagliare mi ha portato a cercare attenzioni e accettazione dagli altri, causando in me un forte senso di vergogna.
Per esempio, i bambini del centro estivo si invitano reciprocamente a casa per stare insieme, cosa che io non avrei fatto e che neanche oggi farei, sempre per paura di essere giudicato.
Vivo in una famiglia molto umile, i miei genitori sono divorziati e viviamo in una casa modesta; la consapevolezza delle differenze con le case degli altri mi provoca un forte disagio e vergogna.
Per la paura di essere giudicato, non sono una persona che scherza molto o si rende buffa.
In ultima analisi, per me è ancora difficile aprirmi agli altri e chiedere aiuto, per paura di essere ignorato, giudicato o allontanato.
Per quanto riguarda le interazioni con le altre persone sono una persona che preferisce aspettare che siano gli altri a contattarmi perché ho sempre la paura di risultare pesante, magari anche invadente o di disturbare.
Voi che consiglio potete darmi.
Vi ringrazio in anticipo, cordiali saluti.
Iniziamo subito col dire che non sono mai stato una persona con molti amici.
Sin da piccolo, ne ho avuti pochi, ma allora non mi importava (forse perché per me quella era la normalità).
Adesso, però, le cose non sono cambiate: ho sempre pochissimi amici e non esco quasi mai, solo qualche volta, letteralmente contando le uscite sul palmo di una mano.
Tuttavia, ora c'è in me un grande dissidio interiore, che nasce dal confronto con gli altri, in particolare con i bambini del centro estivo dove lavoro come animatore durante l'estate.
Ascoltando le loro conversazioni, mi rendo conto che io, alla loro età, ero completamente diverso.
Loro si organizzano per uscire insieme o per fare attività di gruppo, mentre per me l'estate era un periodo in cui finiva la scuola e avevo tre mesi di vacanza, durante i quali non vedevo nessuno dei miei compagni di classe.
Questi bambini riescono a fare amicizia molto velocemente, mentre io non riuscivo e ancora oggi faccio fatica a stringere nuove amicizie.
Questa situazione mi crea un vuoto interiore e una sensazione di malessere, derivanti sia dalla mia attuale vita sociale sia dal confronto tra la mia infanzia e quella dei bambini con cui lavoro.
Mi chiedo dove ho sbagliato e perché mi trovo in questa situazione.
Sto addirittura pensando di lasciare questo lavoro estivo perché mi ha causato solo dolore.
Riflettendo ulteriormente, credo che le cause di questa situazione siano legate alla mia forma mentis e al mio carattere.
Sono una persona timida e questo mi accompagna ancora oggi.
Quando arrivo in un luogo nuovo pieno di persone che non conosco, tendo ad isolarmi.
Inoltre, la mia grande paura di essere giudicato e di sbagliare mi ha portato a cercare attenzioni e accettazione dagli altri, causando in me un forte senso di vergogna.
Per esempio, i bambini del centro estivo si invitano reciprocamente a casa per stare insieme, cosa che io non avrei fatto e che neanche oggi farei, sempre per paura di essere giudicato.
Vivo in una famiglia molto umile, i miei genitori sono divorziati e viviamo in una casa modesta; la consapevolezza delle differenze con le case degli altri mi provoca un forte disagio e vergogna.
Per la paura di essere giudicato, non sono una persona che scherza molto o si rende buffa.
In ultima analisi, per me è ancora difficile aprirmi agli altri e chiedere aiuto, per paura di essere ignorato, giudicato o allontanato.
Per quanto riguarda le interazioni con le altre persone sono una persona che preferisce aspettare che siano gli altri a contattarmi perché ho sempre la paura di risultare pesante, magari anche invadente o di disturbare.
Voi che consiglio potete darmi.
Vi ringrazio in anticipo, cordiali saluti.
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"Sono una persona timida e questo mi accompagna ancora oggi.
Quando arrivo in un luogo nuovo pieno di persone che non conosco, tendo ad isolarmi."
Buongiorno,
quelle che descrive sono caratteristiche che si possono modificare.
Essere timidi non significa non salutare o non presentarsi quando si arriva in un luogo nuovo.
Magari farebbe piacere avere qualcuno che ci introducesse nella conversazione, ma in assenza di questa figura, perché teme di essere pesante?
Non rinunci all'opportunità di stare a contatto con i bambini: ha visto quanto ha già osservato nel loro modo semplice di stare nel mondo? Nella spontaneità e nella semplicità non c'è molto spazio per la vergogna (che è culturalmente determinata), ma solo per il benessere. I bambini si accordano per incontrarsi anche fuori dalla classe, perchè tra loro stanno bene e si divertono.
Probabilmente Lei sta bene isolandosi, nel senso che timori, vergogna, ecc... hanno la meglio e la Sua ansia si placa solo quando sta da solo nella comfort zone.
Io ci proverei, a rompere questo schema. Se da solo non riesce, una consulenza psicologica diretta sarà di grande aiuto.
Cordiali saluti,
Quando arrivo in un luogo nuovo pieno di persone che non conosco, tendo ad isolarmi."
Buongiorno,
quelle che descrive sono caratteristiche che si possono modificare.
Essere timidi non significa non salutare o non presentarsi quando si arriva in un luogo nuovo.
Magari farebbe piacere avere qualcuno che ci introducesse nella conversazione, ma in assenza di questa figura, perché teme di essere pesante?
Non rinunci all'opportunità di stare a contatto con i bambini: ha visto quanto ha già osservato nel loro modo semplice di stare nel mondo? Nella spontaneità e nella semplicità non c'è molto spazio per la vergogna (che è culturalmente determinata), ma solo per il benessere. I bambini si accordano per incontrarsi anche fuori dalla classe, perchè tra loro stanno bene e si divertono.
Probabilmente Lei sta bene isolandosi, nel senso che timori, vergogna, ecc... hanno la meglio e la Sua ansia si placa solo quando sta da solo nella comfort zone.
Io ci proverei, a rompere questo schema. Se da solo non riesce, una consulenza psicologica diretta sarà di grande aiuto.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 350 visite dal 25/06/2024.
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