Dovrei chiedere aiuto?

Buongiorno a tutti.
Scrivo per avere un consiglio riguardo alla mia situazione attuale.
Sono una studentessa al secondo anno di Lettere (ho 20 anni) e sto incontrando problemi con lo studio.
Brillante studentessa i primi anni di liceo, a partire dal COVID (terza e quarta liceo) qualcosa è cambiato; ho iniziato a studiare sempre meno, presa dalla necessità di vivere esperienze che fino a quell'età non mi ero mai concessa (come uscire il sabato sera anziché studiare).
I voti hanno iniziato a calare, mentre il rapporto con mio padre era inesistente: da anni non ci parlavamo, o meglio io lo evitavo terrorizzata dai suoi scatti d'ira e dai modi bruschi e aggressivi che rivolgeva a mia madre e a noi in quel lungo periodo di intenso stress a causa del lavoro.
Non amo ripensare a quei momenti, soprattutto mi angoscia ricordare la mia ingratitudine e immaturità nel preferire scappare da quella situazione piuttosto che attivamente affrontarla parlando con mio padre e cercando di ricostruire un rapporto su quelle macerie.
ancora oggi sento un grande senso di colpa nei suoi confronti, considerando anche i soldi da lui spesi per la preparazione al test di ingresso a medicina che poi non ho mai provato.
Avverto questo senso di colpa tutti i giorni, e ultimamente è ancora più forte.
Influisce sulla mia rendita scolastica, visto che non riesco a studiare pensando ai soldi che ho fatto sprecare ai miei genitori a causa della mia immaturità; in quei momenti è come se la mia mente corresse da sola, e mi facesse pensare che la sessione d'esami non andrà bene, che mi ritroverò fuori corso sicuramente deludendo i miei genitori un'altra volta.
Per evitare questo, mesi prima della sessione mi chiudo in casa, rifiutando qualsiasi invito da parte di amici in quanto mi sembra che una sola uscita possa indurmi a perdere il ritmo di studio deciso all'inizio.
Solamente che ogni volta finisco per procrastinare, sprecando enormi quantità di tempo, e questo mi fa sentire malissimo.
negli anni il rapporto con mio padre è migliorato, ma paradossalmente questo fa crescere la mia angoscia a dismisura visto che ora lo compatisco per tanti suoi atteggiamenti e mi ritengo un essere davvero spregevole per quel tempo sprecato alle sue spalle.
Questo disgusto verso me stessa è pervasivo e mi induce talvolta ad atteggiamenti di chiusura verso amici e parenti; in certe giornate non riesco a guardare negli occhi i miei genitori senza scoppiare in un pianto nervoso che nascondo loro.
Due anni fa ho avuto qualche mese di seduta con uno psicologo, visto che l'estate dopo il liceo non uscivo più di casa e non parlavo con nessuno per giorni.
Tuttavia, dalle sedute non è emerso di rilevante.
Sono stata meglio per qualche mese, poi è cresciuta la mia agitazione per l'università.
Nonostante io non pensi ad altro che a fare bene, i miei voti non sono eccellenti come speravo e non voglio pensare a quando i miei genitori scopriranno che il mio voto di uscita non è quello che si aspettavano
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
vista la situazione che descrive mi sembra ovvio che debba chiedere aiuto.
Le ricordo che all'università c'è sempre lo psicologo che aiuta molto, gratuitamente, proprio per quello che riguarda il blocco o il cattivo risultato nello studio.
C'è però ben altro, il suo disgusto per sé stessa, i suoi assurdi sensi di colpa, tutto quello che teme e che si ripercuote sulla sua capacità di relazionarsi agli altri. Le suggerirei di tornare anche dallo psicologo che tempo fa in qualche modo l'aiutò. Prenda però il percorso psicologico con serietà, non aspettandosi che "emerga qualcosa", aspettativa che sembra scaturire dalle sue parole, ma piuttosto allenandosi a voler bene a sé stessa e a respingere certe idee irrazionali che al momento la dominano.
Molti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com