Elaborazione lutto

Buonasera gentili Dottori,
Papà purtroppo è mancato da qualche mese in maniera inaspettata.

Ci sono alti e bassi che mi accompagnano anche se rispetto ai primi tempi in cui mi ero isolata ora comincio a riaprirmi alla vita e a fare qualche progetto.
Però non voglio chiedere un consulto per me in senso stretto perché sono preoccupata per mamma che attraversa fasi di rabbia, apatia, stanchezza e rimuginio.
I miei sono stati sposati per molti anni.
Mio papà con un carattere non facile e introverso, mia mamma molto energica e solare.
Erano differenti in molte cose.
Per molto tempo sono stati felici ma poi sono cominciati i litigi, le ripicche, le offese di papà e un ipercontrollo di mamma.
Sono stati incapaci di scegliere di separarsi restando in un rapporto di odio e amore.
La malattia poi li ha visti in qualche modo ritrovare una parvenza di unione pur non superando i problemi di base.
Papà non voleva essere lasciato solo e mamma pur desiderando più libertà e non superando dinamiche passate, ha trascorso molto tempo insieme, troncando ogni rete amicale.
Facendo tutto per lui, in nome dell'amore per come mi ha sempre detto.

Dopo un primo momento di shock per la morte, ora ne parla ricordando solo i momenti brutti trascorsi insieme, dicendo che lo stiamo santificando.
Il rapporto con papà non era facile, ricordo il passato ma voglio ricordare ciò che di buono c'è stato, non è santificarlo ma preservare.
Mi manca. Era mio papà. Ho avuto momenti non facili con lui proprio per via della situazione pregressa dei miei ma la malattia che tanto ho odiato, ha appianato il nostro rapporto.
Ma non so come essere d'aiuto a mia mamma.
Non vuole frequentare altre persone pur riconoscendo che alcune persone si stanno offrendo di supporto, perché lei si sente sola e vuole papà. Oppure vuole solo noi.
Però anche ieri l'ha ricordato in maniera negativa.
Mi sento messa in difficoltà anch'io sto attraversando il lutto e le forze vanno e vengono.
Già quando papà era in vita non capivo il loro rapporto, ora non so come pormi.
È comunque una donna anziana.
Spero di essermi spiegata.
Se un medico può aiutarmi a capire come fare.
Grazie.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4k 190
Gentile utente,
condoglianze per la sua perdita.
Leggendo tutti i suoi consulti comprendo come l'intera famiglia sia stremata dalle varie malattie di suo padre e soprattutto dalla modalità di lui nell'affrontarle.
C'è un modo di vivere la relazione d'affetto, e la perdita, profondamente diverso da parte dei figli e da parte del coniuge. Solo nel colloquio diretto con uno specialista questo potrebbe essere chiarito fino in fondo.
Da qui posso dirle soltanto che le recriminazioni di sua madre nei confronti del marito hanno un senso, così come ha un senso la sua volontà di conservare l'immagine positiva di suo padre. La persona è la stessa, ma i ruoli e quindi le aspettative sono inevitabilmente diverse.
Sua madre, a sua volta anziana e fragile, in questo momento sente il bisogno di sfogare con voi l'amarezza, i sacrifici, le sofferenze. Provi a immaginare che la persona di cui parla non sia suo padre, ma il marito di lei, un'altra persona.
Questo, se vuole aiutare sua madre in un momento così vicino alla vostra perdita.
Potrebbe forse essere utile a sua madre, se lo accetta, anche il colloquio con un* psicolog*.
Per lei che c scrive, può aiutarla il rileggere le sue precedenti email, in particolare https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/962941-anziano-fragile.htmln anche perché "preservare" non può coincidere con "falsificare".
Le sono affettuosamente vicina.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
Utente
Utente
Grazie Dott.ssa, le sue parole mi sono state d'aiuto e mi hanno fatto riflettere. Anzi mi hanno dato una visione diversa di ciò che stiamo affrontando. Non so se mia mamma se la sentirà di parlarne con qualche professionista. Credo le farebbe bene trovare qualcuno, proverò a parlarle. Anche se non nascondo che ho paura che si scoperchi per lei un vaso colmo di dolore, vita sacrificata pre malattia, post malattia.
Anche per quanto mi riguarda sarebbe una diminuzione di assunzione di responsabilità. Negli anni ho cercato di esserle vicino come ho potuto ma come ho scritto precedentemente per mio papà, mi sento impotente. Ancora la ringrazio. Buona giornata.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4k 190
Gentile utente,
vedere la propria situazione sotto diversi angoli visivi aiuta sempre; anche a liberarsi di certi cliché che spesso circolano nelle famiglie e che ingabbiano la capacità più grande degli esseri umani: quella di vedere la realtà e di confrontarsi con essa.
Lei scrive che parlare con uno specialista avrebbe per sua madre questo effetto: "non nascondo che ho paura che si scoperchi per lei un vaso colmo di dolore, vita sacrificata pre malattia, post malattia".
Ma può credere davvero che sua madre non abbia già dentro di sé questo dolore, tanto più soffocante perché oscuro e incompreso, perfino represso, dagli altri familiari e da sua madre stessa? E' significativo il fatto che sua madre non abbia un'amica con cui sfogare dolore, recriminazioni, rimpianti. Tanto forte è stata la volontà di nascondere e censurare?
Non sa che uno specialista non si limita a far emergere il dolore nella sua verità, ma permette di collocarlo nella giusta prospettiva, addolcirlo, ossia elaborare il lutto?
Anche per lei, l'amore per suo padre, vivificato dalla lacerazione della morte, sarà più sincero se accompagnato dalla consapevolezza dell'umana fragilità, dei reali difetti di lui.
Infine, mi sembra di capire -spero di sbagliarmi- che lei consideri il fatto di affidare sua madre ad uno specialista una forma di scarico di responsabilità da parte sua.
Pensa di essere onnipotente signora? Di poter ricoprire tutti i ruoli?
Faccia attenzione, perché questa sarebbe la strada maestra per soffrire più che mai, e inoltre per non aiutare gli altri.
Se qualche colloquio specialistico lo svolgeste tutti insieme come terapia familiare per elaborare il lutto, ne trarreste tutti giovamento.
Con affetto.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com