Relazione coppia

Sono consapevole di non riuscire a descrivere la complessità della mia relazione ma cercherò di andare per sommi capi.

Sono sposata da 9 anni e ho una figlia di 12 ancora molto "infantile".
il rapporto con il mio compagno è negli ultimi anni (4 o forse 5) in forte e destabilizzante crisi.
Le difficoltà si alternano a momenti di serenità (si sforza molto) e grande intesa, che definirei quasi simbiotica... serenità, purtroppo, nell'ultimo periodo sempre piu compromessa da ragioni che hanno intaccato il rapporto (lavorative, problemi ripetuti e irrisolti di salute, cambi di residenza e città, genitorialità stessante e sofferta, mancanza assoluta di intimità, sbalzi di umore) portando mio marito, sempre più spesso, a rinnegare le scelte matrimoniali.
(per esempio, ripete, ormai quasi ogni giorno che il matrimonio è terminato e che vorrebbe vivere da solo).
Ciò nonostante, continua a stare con noi con grande presenza e si adopera in ogni modo per essere un padre attento, premuroso e un marito con molte attenzioni: a volte mi fa piccoli regali, camminiamo per mano, ci abbracciamo, pianifica lavori in casa, parliamo a lungo di noi stessi in un rapporto di reciprocità e delle nostre giornate.
Assente completamente, da circa un anno, l'intimità e la pianificazione a lungo termine del nostro futuro come famiglia, insieme.
Dice inoltre, nelle giornate ricche di stress e quando si fanno discorsi più approfonditi sulla nostra storia, di essere infelice in questo matrimonio, di provare ansia con me in certe situazioni, e che resterà fino a quando la bambina crescerà, spronandomi a prendere in considerazione una vita con un'altra ipotetica persona che sappia rendermi felice come io merito.
Naturalmente questo mi disorienta, mi disturba (parlo dei gesti affettuosi in contrasto con la sua dichiarata infelicità), mi illude e fa soffrire a dismisura perché non riesco a quantificare il peso delle sue affermazioni.
Ormai vivo nell'imprevedibilità emotiva e nell'incertezza.
Negli ultimi anni, anche per colpa di suoi importanti problemi di salute e scelte lavorative sbagliate, è divenuto volubile e frustrato.
Più volte gli ho consigliato di fare terapia psicologica, da solo e in coppia, ma non ha mai accettato.
Io vorrei tanto farla, anche per tentare di ristabilire il rapporto sincero o quantomeno comprenderlo per accettarlo, capire dove e perché sbaglio a restare in questo "limbo" ma non ho le possibilità economiche e nella mia città ho difficoltà a seguire i percorsi Asl.
Non chiedo una soluzione agli specialisti che vorranno rispondermi ma un'interpretazione del problema per comportami adeguatamente, anche se ogni situazione mi trasmette comunque un senso di fallimento e impotenza perché mai gli direi di andarsene di casa definitivamente (una volta lo ha fatto e mia figlia era distrutta).
Però vorrei davvero capire perché non si allontana da casa, se è così infelice.
Perché dice di provare dei sentimenti ma di non volere più un matrimonio... Sono confusa e delusa.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
lei sembra immersa nella situazione nota agli psicologi nella quale ai problemi non si dà altra risosta che ripetere all'infinito quanto sono scomodi, destabilizzanti e distruttivi, senza però mai volerne uscire fuori, anzi accampando diecimila scuse per non farlo.
Prova ne sia quello che chiede a noi: "Non chiedo una soluzione agli specialisti che vorranno rispondermi ma un'interpretazione del problema per comportami adeguatamente, anche se ogni situazione mi trasmette comunque un senso di fallimento e impotenza perché mai gli direi di andarsene di casa definitivamente (una volta lo ha fatto e mia figlia era distrutta)".
Rilegga con calma. Lei dice di non chiedere una soluzione ma chiede proprio una soluzione: "un'interpretazione del problema per comportami adeguatamente", che è appunto una soluzione. Poi mette le mani avanti sulla soluzione, che esclude: "mai gli direi di andarsene di casa definitivamente (una volta lo ha fatto e mia figlia era distrutta)".
Da come lei lo descrive, il suo è un rapporto invischiato e invischiante, dove il partner tiene tutti sotto scacco col doppio messaggio del doloroso fallimento del matrimonio e delle proprie indiscusse bontà e pazienza, che realizzano lo scopo di manipolare la figliola e a quanto pare anche lei, signora.
In questo clima, lui ha fatto liberamente i suoi errori, ma le impedisce con gesti infantili (abbracci, regalini) di svincolarsi: "Assente completamente, da circa un anno, l'intimità e la pianificazione a lungo termine del nostro futuro come famiglia, insieme".
Guarda caso, lui si dichiara infelice ma non vuole consultare un terapeuta. Ci sono specialisti che accettano il bonus psicologi, ce n'è alle ASL, nei consultori e nel Centro di Salute Mentale. Nelle città universitarie spesso c'è un centro di ricerca e terapia psicologica a basso costo. Infine molti specialisti erogano gratuitamente i primi colloqui.
Lei per prima dovrebbe recarsi, da sola e senza dire nulla a nessuno, a colloquio con uno psicologo.
Qui ha scritto di "ragioni che hanno intaccato il rapporto" e sembra considerarle delle ineluttabili fatalità, ma avranno pure un inizio, un responsabile, una soluzione. Eccole: "lavorative, problemi ripetuti e irrisolti di salute, cambi di residenza e città, genitorialità stessante e sofferta, mancanza assoluta di intimità, sbalzi di umore".
I problemi di salute possono anche essere non voluti, ma tutto il resto non ci casca addosso come una tegola, signora.
Parli con qualcuno che la porti fuori da questa visione senza sbocchi, per il bene di tutti e tre voi.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Ringraziadola per il consulto, ci tengo a sottolineare che sto realmente cercando un sostegno psicologico nel più breve tempo possibile che mi aiuti a fare chiarezza in questa situazione senza "sbocchi". Il primo passo è stato quello di scrivervi. Per soluzione intendevo questo: conoscere il punto di vista di uno specialista, visto che come ha ber rilevato, in questo momento è, per chi la vive, una situazione invischiata. Situazione che ho dovuto obbligatoriamente semplificare per questioni di spazio. Avrei sicuramente potuto approfondire dinamiche e risvolti negativi e positivi ma mi sarei dilungata troppo, forse.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
in realtà lei è stata chiarissima perché ha colto i punti essenziali.
La confusione della sua situazione è in parte nata dalla resistenza di tutti e due voi a risolvere la situazione, in parte forse nasce dall'intento manipolativo del suo partner, forse inconsapevole.
Diciamo che non accedendo ad una terapia di coppia voi continuate a muovervi come due treni in rotta di collisione: lei teme che l'unica via sia la separazione; lui teme di dover esternare i motivi per cui si dichiara infelice, i quali probabilmente giacciono al di fuori della sfera matrimoniale.
Certamente una terapia anche solo individuale gioverà, ma il vostro caso, soprattutto essendoci una bambina che lei dichiara problematica, richiederebbe, anche per il bene della piccola, una terapia di coppia.
Ancora una volta devo chiarire che questa terapia non ha lo scopo di riparare a forza quello che è rotto, ma di ripristinare -o costruire ex novo- la comunicazione tra i partner, mettendo al bando le costruzioni fittizie, le idealizzazioni, le bugie.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
La ringrazio ancora per la celere risposta. L'immagine dei treni in collisione descrive lo stato della situazione. Così come è vero che i motivi della nostra (non solo di mio marito) infelicità risiedono anche fuori dal matrimonio e hanno radici lontane nel tempo. Caratterialmente siamo molto simili, come ho premesso nel primo messaggio viviamo una realtà quasi simbiotica, trascorriamo tanto tempo insieme, la nostra vita è ricca di scambi e analisi (un approccio analitico delle cose talvolta esasperato) di tutto quello che accade (anche cose positive) e che pensiamo, anche l'uno dell'altro. Questi scambi fanno parte del nostro modo di essere coppia. Riconosco la pericolosità e l'aspetto distruttivo della dinamica ma l'abbiamo sempre fatto in nome della verità, anche intellettuale, non trovo altre parole per chiarirmi. Non lo dico per fare resistenza al cambiamento ma solo per descrivere in termini oggettivi ciò che vivo. Questo nella maggior parte dei casi ha generato ansie e esasperazione anche rispetto alle cose della vita ordinaria, normale e banale. Abbiamo ripetuto all'infinito lo stesso schema comportamentale e adesso, davvero, l'unica soluzione sembra la separazione, per interrompere il logorio, banalmente per trovare "un po' di silenzio". Io credo che gran parte di tutto quello che è accaduto abbia generato un esaurimento di risorse fisiche e mentali. Nonostante le difficoltà sopra elencate, avrei seriamente paura di una separazione, sono sincera, prima per mia figlia e poi per me ma anche per lui. Perché immagino scenari ancor più dolorosi e difficili da affrontare ma mi rendo perfettamente conto che è necessario un cambio di rotta. Ed è per questo che cerco sostegno.