Aborto spontaneo
Buon pomeriggio,
Ho intrapreso a settembre 2023 un percorso di PMA poiche sono 5 anni che io e il mio compagno non riusciamo ad avere un figlio.
Dopo aver rispettato tutta la prassi, finalmente a febbraio al primo tranfer sono rimasta incinta.
Non penso di essere mai stata più felice in vita mia.
Ho iniziato subito i controlli fino alla 6a settimana dove ho anche sentito il cuoricino del mio futuro bimbo battere.
Da premettere che sono stata attenta su tutto e che la blastocisti impiantata fosse sana al 99%.
All' 8a settimana torno per il consueto controllo e la dottoressa mi dice che non c'è piu battito e che l' embrione si è fermato a poco piu di 6 settimane.
Inutile dire che mi è crollato il mondo addosso... ho dovuto eseguire una procedura di raschiamento in ospedale e dopo 1 mese e mezzo di nuovo un osteroscopia operativa per togliere dei residui abortivi.
Un' esperienza peggiore dell' altra, non pensavo di dover rivivere quello strazio 2 volte.
Adesso dovrà passare del tempo prima che io posso provarci di nuovo con il mio secondo ed ultimo tentativo.
Adesso ho molta paura di non essere così fortunata la prossima volta, ma quello che più mi fa male è non riuscire a superare tutto questo, non pensavo potesse fare così male.
Ci penso costantemente ogni giorno, alle volte mi viene da piangere, mi sento molto infelice, mi incolpo per aver probabilmente fatto qualcosa di sbagliato.
Come si fa a superare?
Grazie.
Ho intrapreso a settembre 2023 un percorso di PMA poiche sono 5 anni che io e il mio compagno non riusciamo ad avere un figlio.
Dopo aver rispettato tutta la prassi, finalmente a febbraio al primo tranfer sono rimasta incinta.
Non penso di essere mai stata più felice in vita mia.
Ho iniziato subito i controlli fino alla 6a settimana dove ho anche sentito il cuoricino del mio futuro bimbo battere.
Da premettere che sono stata attenta su tutto e che la blastocisti impiantata fosse sana al 99%.
All' 8a settimana torno per il consueto controllo e la dottoressa mi dice che non c'è piu battito e che l' embrione si è fermato a poco piu di 6 settimane.
Inutile dire che mi è crollato il mondo addosso... ho dovuto eseguire una procedura di raschiamento in ospedale e dopo 1 mese e mezzo di nuovo un osteroscopia operativa per togliere dei residui abortivi.
Un' esperienza peggiore dell' altra, non pensavo di dover rivivere quello strazio 2 volte.
Adesso dovrà passare del tempo prima che io posso provarci di nuovo con il mio secondo ed ultimo tentativo.
Adesso ho molta paura di non essere così fortunata la prossima volta, ma quello che più mi fa male è non riuscire a superare tutto questo, non pensavo potesse fare così male.
Ci penso costantemente ogni giorno, alle volte mi viene da piangere, mi sento molto infelice, mi incolpo per aver probabilmente fatto qualcosa di sbagliato.
Come si fa a superare?
Grazie.
[#1]
Gentilissima lettrice,
le sue emozioni e reazioni sono naturali ed è comprensibile la sua tristezza . Solo una cosa
è sbagliata , ovvero quello di credere di aver fatto qualcosa di sbagliato. Certamente avrà seguito tutti le eventuali indicazioni che il suo ginecologo di fiducia le avrà suggerito, e purtroppo può accadere che una gravidanza avviata possa interrompersi, e nel suo caso, una gravidanza tanto attesa e cercata, ha certamente provocato una maggiore reazione di infelicità .
Cerchi di essere fiduciosa e insieme al suo compagno provi a guardare al vostro futuro con positività e ottimismo.
Moltissimi auguri.
le sue emozioni e reazioni sono naturali ed è comprensibile la sua tristezza . Solo una cosa
è sbagliata , ovvero quello di credere di aver fatto qualcosa di sbagliato. Certamente avrà seguito tutti le eventuali indicazioni che il suo ginecologo di fiducia le avrà suggerito, e purtroppo può accadere che una gravidanza avviata possa interrompersi, e nel suo caso, una gravidanza tanto attesa e cercata, ha certamente provocato una maggiore reazione di infelicità .
Cerchi di essere fiduciosa e insieme al suo compagno provi a guardare al vostro futuro con positività e ottimismo.
Moltissimi auguri.
Dr.ssa Patrizia Pezzella
psicologa, psicoterapeuta
perfezionata in sessuologia clinica
[#2]
Gentile utente,
mi dispiace molto per quello che sta vivendo. Ha subìto una perdita importante e significativa, di suo figlio mai nato, ma anche di un sogno a lungo coltivato, di una percezione di sicurezza rispetto alla sua capacità di procreare.
Questa esperienza costituisce un lutto che tuttavia presenta un aspetto paradossale. Mentre normalmente nel processo del lutto per andar avanti è necessario disinvestire dall'oggetto che non esiste più nella realtà ma conservarlo dentro di sé, nel suo caso si pone il problema di come custodire dentro di sé un figlio che non ha mai potuto abbracciare, guardare negli occhi.
Poi c'è stato l'accostarsi della morte, in tal caso l'aborto, sopraggiunta in modo improvviso ed inaspettato, alla vita, ossia alla gravidanza come momento in cui si stava formando dentro il suo corpo il feto.
E infine ha vissuto l'esperienza dolorosa di sapere che sono stati rimossi i residui dell'aborto dal suo corpo, percependo quest'ultimo come qualcosa che ospitava in sé la morte.
Questa esperienza la supererà col tempo, che probabilmente renderà poco a poco più digeribili queste emozioni, questi vissuti.
Potrebbe provare a conservare qualcosa che le ricorda il bambino, un oggetto che costituirà qualcosa di suo, simbolicamente, da conservare fino a quando non riuscirà a ricomporre i pezzi della sua vita ed andare avanti, riuscendo a non farsi immobilizzare dalla paura, scoprendosi ancora capace di sognare ed aspettarsi qualcosa di bello.
Le suggerisco comunque di consultare uno psicologo per poter dar voce alla sua perdita, trovare uno spazio per lei nel quale poter essere aiutata a mettere in scena una rappresentazione di questo evento non più così traumatica e devastante, ma più dolce oltre che amara.
Auguri di cuore.
mi dispiace molto per quello che sta vivendo. Ha subìto una perdita importante e significativa, di suo figlio mai nato, ma anche di un sogno a lungo coltivato, di una percezione di sicurezza rispetto alla sua capacità di procreare.
Questa esperienza costituisce un lutto che tuttavia presenta un aspetto paradossale. Mentre normalmente nel processo del lutto per andar avanti è necessario disinvestire dall'oggetto che non esiste più nella realtà ma conservarlo dentro di sé, nel suo caso si pone il problema di come custodire dentro di sé un figlio che non ha mai potuto abbracciare, guardare negli occhi.
Poi c'è stato l'accostarsi della morte, in tal caso l'aborto, sopraggiunta in modo improvviso ed inaspettato, alla vita, ossia alla gravidanza come momento in cui si stava formando dentro il suo corpo il feto.
E infine ha vissuto l'esperienza dolorosa di sapere che sono stati rimossi i residui dell'aborto dal suo corpo, percependo quest'ultimo come qualcosa che ospitava in sé la morte.
Questa esperienza la supererà col tempo, che probabilmente renderà poco a poco più digeribili queste emozioni, questi vissuti.
Potrebbe provare a conservare qualcosa che le ricorda il bambino, un oggetto che costituirà qualcosa di suo, simbolicamente, da conservare fino a quando non riuscirà a ricomporre i pezzi della sua vita ed andare avanti, riuscendo a non farsi immobilizzare dalla paura, scoprendosi ancora capace di sognare ed aspettarsi qualcosa di bello.
Le suggerisco comunque di consultare uno psicologo per poter dar voce alla sua perdita, trovare uno spazio per lei nel quale poter essere aiutata a mettere in scena una rappresentazione di questo evento non più così traumatica e devastante, ma più dolce oltre che amara.
Auguri di cuore.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
[#3]
Utente
Gentilissime dottoresse, vi ringrazio per la vostra risposta. È quello che mi ripeto di continuo, ovvero che sarebbe dovuta andare così... avevo avuto anche un distacco di placenta dovuto ad uno sforzo involontario da me fatto, ma che con le dovute cure era rientrato. L' unico pallino che continua a farmi riflettere è il fatto che io abbia avuto una discussione telefonica con una persona e mi sia alterata, anche per soli pochi secondi. Quell' arrabbiatura continua a tormentarmi poiché coincide con i giorni in cui la mia gravidanza si è interrotta. Continuo a ripetermi che non è colpa mia, ma il pensiero torna e ritorna... ho provato a crearmi delle distrazioni ma non riesco sempre a distogliere il pensiero. Si, era una gravidanza ricercata da tempo e sinceramente non pensavo potesse fare così male perdere qualcosa che non si è mai conosciuto. Adesso le mie paure si concentrano anche sul prossimo tentativo che farò, anche perché non so se riuscirei ad affrontare un' altra perdita. Quindi mi ripeto che deve andare tutto bene! Cerco di essere positiva, ma non sempre è facile. Proverò a farmi seguire da uno specialista, perché alle volte penso che non riuscirò mai ad uscire da questo dolore. Grazie mille per i vostri consigli, ne farò tesoro. E grazie sopratutto per l' affetto dimostrato, mi siete state di conforto. Buona serata
[#4]
Gentile utente,
Comprendo che sia logorata dal dubbio che la sua rabbia abbia causato l'aborto. Credo però che se non ci fosse stato l'episodio di quella telefonata, ne avrebbe trovato un altro per pensare e temere di aver commesso qualche sbaglio, per guardarsi con sospetto e sfiducia, sentendosi colpevole.
Parli di questo con lo psicologo col quale sceglierà di intraprendere questo percorso.
Prima si affiderà ad uno psicologo che la aiuterà a prendersi cura di sé, prima potrà esprimere ed elaborare i vissuti che questa esperienza ha lasciato dentro di lei. Perché tale aborto spontaneo oltre ad aver lasciato quei residui nel suo corpo rimossi con l'isteroscopia operativa, ha lasciato molti altri residui, nella sua anima, che occorrera' rimuovere con l'ascolto, la parola, l'espressione delle sue emozioni. Così sarà possibile lasciare libero quel posto occupato da quei residui inerenti ai suoi vissuti inespressi, alle ferite procurate da quest'esperienza, per qualcos'altro, per nuove esperienze future e momenti, tra cui un'altra maternità.
Auguri.
Comprendo che sia logorata dal dubbio che la sua rabbia abbia causato l'aborto. Credo però che se non ci fosse stato l'episodio di quella telefonata, ne avrebbe trovato un altro per pensare e temere di aver commesso qualche sbaglio, per guardarsi con sospetto e sfiducia, sentendosi colpevole.
Parli di questo con lo psicologo col quale sceglierà di intraprendere questo percorso.
Prima si affiderà ad uno psicologo che la aiuterà a prendersi cura di sé, prima potrà esprimere ed elaborare i vissuti che questa esperienza ha lasciato dentro di lei. Perché tale aborto spontaneo oltre ad aver lasciato quei residui nel suo corpo rimossi con l'isteroscopia operativa, ha lasciato molti altri residui, nella sua anima, che occorrera' rimuovere con l'ascolto, la parola, l'espressione delle sue emozioni. Così sarà possibile lasciare libero quel posto occupato da quei residui inerenti ai suoi vissuti inespressi, alle ferite procurate da quest'esperienza, per qualcos'altro, per nuove esperienze future e momenti, tra cui un'altra maternità.
Auguri.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 393 visite dal 12/06/2024.
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