Mi vergogno ad uscire nel mio paese
Buongiorno gentili dottori, vi scrivo perché provo un forte disagio nell'uscire di casa, ossia quando esco la sera con il mio amico per fare una cena o aperitivo, questo perché purtroppo sono disoccupato e single, vi dico questo perché sono cresciuto in un paese dove quando ero ragazzino era pieno di ragazzi, di miei coetanei, coetanei che sono andati tutti via, chi per farsi una famiglia, chi per lavoro e chi per studio all'università, ed insomma io sono uno dei pochissimi che è rimasto in questo piccolissimo paese di provincia.
Solitamente vedo ai tavoli sempre coppiette di fidanzati, o comunque vecchi amici che ritrovo in estate che si sono realizzati, io non provo invidia, ma mi sento molto a disagio.
Quando sono uscito l'altra sera e mi sono ritrovato attorno solo ragazzini mi è venuto un attacco di panico pensando a cosa ci facessi ancora qui, anziché andare altrove per avere una vita migliore e che mi offra più possibilità, come hanno fatto il 90% dei miei vecchi amici.
Quando esco la sera mi sento umiliato, e me lo sento ancor di più quando le persone mi chiedono cosa faccio nella vita, o ancora quando sto con coppie fidanzate ed io mi sento una nullità in mezzo a loro perché tutto ciò a me non è mai successo.
Come ho già detto prima il sentimento che provo è di essere inutile e umiliato da questa situazione.
Non mi sento capito da nessuno, nemmeno dal mio migliore amico che puntualmente punta il dito sul mio carattere, sulle mie insicurezze, lo vedo confuso nei miei confronti, gli ho già spiegato questa situazione ma lui non sembra comprendere a pieno.
Solitamente vedo ai tavoli sempre coppiette di fidanzati, o comunque vecchi amici che ritrovo in estate che si sono realizzati, io non provo invidia, ma mi sento molto a disagio.
Quando sono uscito l'altra sera e mi sono ritrovato attorno solo ragazzini mi è venuto un attacco di panico pensando a cosa ci facessi ancora qui, anziché andare altrove per avere una vita migliore e che mi offra più possibilità, come hanno fatto il 90% dei miei vecchi amici.
Quando esco la sera mi sento umiliato, e me lo sento ancor di più quando le persone mi chiedono cosa faccio nella vita, o ancora quando sto con coppie fidanzate ed io mi sento una nullità in mezzo a loro perché tutto ciò a me non è mai successo.
Come ho già detto prima il sentimento che provo è di essere inutile e umiliato da questa situazione.
Non mi sento capito da nessuno, nemmeno dal mio migliore amico che puntualmente punta il dito sul mio carattere, sulle mie insicurezze, lo vedo confuso nei miei confronti, gli ho già spiegato questa situazione ma lui non sembra comprendere a pieno.
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Gentile giovane utente,
uno scrittore, Fernando Pessoa nel suo "il libro dell'inquetudine", mi ricorda il suo stato mentale.
Il viaggio dentro la testa con una distanza rivolta verso viaggi a paesi ignoti, o ipotetici, o semplicemente impossibili....questi vaneggiamenti senza motivo e senza dignità costituiscono in gran parte la sostanza spirituale della vita del protagonista... "ma all'improvviso nel bel mezzo della fantasticheria...un sentimento di scontento è sceso sul mio sogno...se domani mi allontanassi da tutto ciò che è stato ed è sempre presente a quale altra cosa mi avvicinerei?"
Si chieda: "sarebbe preferibile comprendere lo stato d'animo che mi attraversa e non mi abbandona mai, oppure il mio esitare mi fa permanere in questa condizione sostanzialmente statica, ancorata di cui però ho vergogna?".
Rifletta con calma.
Intanto i migliori auguri per la sua vita.
Dott. Aldo Schiavone
uno scrittore, Fernando Pessoa nel suo "il libro dell'inquetudine", mi ricorda il suo stato mentale.
Il viaggio dentro la testa con una distanza rivolta verso viaggi a paesi ignoti, o ipotetici, o semplicemente impossibili....questi vaneggiamenti senza motivo e senza dignità costituiscono in gran parte la sostanza spirituale della vita del protagonista... "ma all'improvviso nel bel mezzo della fantasticheria...un sentimento di scontento è sceso sul mio sogno...se domani mi allontanassi da tutto ciò che è stato ed è sempre presente a quale altra cosa mi avvicinerei?"
Si chieda: "sarebbe preferibile comprendere lo stato d'animo che mi attraversa e non mi abbandona mai, oppure il mio esitare mi fa permanere in questa condizione sostanzialmente statica, ancorata di cui però ho vergogna?".
Rifletta con calma.
Intanto i migliori auguri per la sua vita.
Dott. Aldo Schiavone
Dr. Aldo Schiavone
Psicologo clinico Psicoterapeuta infantile individuale di coppia famiglia Psicoanalista Gruppoanalista Psicotraumatologo
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 447 visite dal 11/06/2024.
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