Co-genitorialità quando l'ex ha problemi di dipendenza affettiva

Buongiorno,
sono la mamma di una bambina di due anni e mezzo ed ex partner di un uomo che ha recentemente fatto una valutazione psicodiagnostica dalle quali è emersa (parole sue) una problematica di dipendenza affettiva.

Senza rivolgerci ad alcun avvocato abbiamo optato per il collocamento paritetico a settimane alterne, senza impedire all'altro genitore la visita anche nella settimana di non competenza e cercando di presenziare a ogni evento insieme e organizzando attività di famiglia.

Lui però non accetta la fine della relazione.
Ha la mia foto sul comodino, chiede di essere abbracciato davanti a nostra figlia, persino a baciarmi, mi fa regali.
Qualche volta se ne esce con frasi tipo "picchiami, fammi espiare le mie colpe", sempre in presenza della bambina.
Dice che non riesce a stare a casa da solo e di fatto anche nei giorni in cui la bambina è collocata presta di me fa di tutto per andare a prenderla al nido al mio posto, si allea con la figlia per restare a cena.
Siamo separati, ma la pretesa è quella di cenare insieme ogni sera come una normale famiglia, con il rischio che però in presenza della bambina scappino frasi come quella sopra, cosa che vorrei evitare.
Gli ho detto che, nella settimana in cui non tiene la bambina, potrebbe, ad esempio, trovare un'attività da svolgere.
Ma lui dice di voler solo stare con la sua famiglia (cosa di cui però non gli importava quando si incontrava di nascosto con la sua ex).

è difficile stare al passo, la bambina vede una mamma che lavora a 40 km di distanza e che un paio di sere a settimana non riesce a passare dal papà, che magari il sabato mattina la porta a fare colazione, ma il pomeriggio deve fare i mestieri a casa.
Il papà invece non molla un secondo e asseconda ogni richiesta, compresa quella di tenerle la mano mentre sta guidando...lei è nel seggiolino dietro!! ! ! !
Ieri sera la bambina ci chiedeva di dormire insieme, quado ho detto che non si poteva, ha detto che allora voleva andare a dormire dal papà.
Lui non ha fatto NULLA, cavalcando la situazione e portandosela a casa.

Io non sono una mamma fredda, leggo molti libri a mia figlia, cantiamo insieme, la porto al parco, non mi perdo una riunione del nido, una visita pediatrica.
Ho anche una buona posizione lavorativa che mi permetterà di comprare una casa.
Mia figlia però probabilmente empatizza di più con il padre che percepisce come sofferente e vittima di una separazione voluta da me.
Non so che fare...io ho lasciato, ma sono stata tradita anche, non è facile vivere la famiglia come se non ci fossimo mai separati.
Non lo so...non mi sembra sana questa impostazione.
Penso che nostra figlia sia confusa, che si stia schierando con uno dei genitori (e va bene, non voglio nemmeno cedere a questi ricatti emotivi).
Vorrei serenamente poter avere del tempo senza ingerenze del padre per fare delle cose con mia figlia, non so nemmeno se a livello legale posso pretendere meno ingerenza.
Alla fine ho sempre garantito equi tempi di frequentazione
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Dr.ssa Mariateresa Di Taranto Psicologo 184 19 3
Gentile utente,

immagino che sta vivendo una situazione difficile e delicata.
Quando ci si separa si smette di essere coniugi, compagni di vita, pur conservando le ferite e gli strascichi della delusione, dell'abbandono, del distacco emotivo, e tuttavia si resta genitori.
Comprendo la sua difficoltà, i suoi vissuti di rabbia e tristezza nel sentirsi guardata da sua figlia come la responsabile della separazione e della sofferenza del papà percepito innocente, nel sentirsi costretta a rivestire una posizione più normativa e scomoda rispetto a quest'ultimo, custodendo oltretutto dentro di sé altre verità e ragioni, che la vedono nella posizione della donna tradita e delusa.
Spesso i figli di genitori separati, a loro volta feriti, smarriti dal veder sgretolare la propria famiglia hanno bisogno di costruirsi delle verità semplici su chi è il genitore forte che se la sa cavare, e chi invece quello debole da proteggere. Imparano anche ad usare il disaccordo e la disarmonia tra i due per trarre vantaggi, a volte per soddisfare i loro desideri, altre per poter meglio sopravvivere al dolore.
Non deve però attribuirsi la colpa per la fine della relazione, avrete avuto i vostri motivi per essere giunti a dividervi, e sappia che i figli crescono meglio tra genitori separati e sereni, piuttosto che uniti in un legame tossico e velenoso.

La sua posizione adesso sembra particolarmente complessa, in quanto forse si sente portata a prendersi ancora cura, in un certo senso, del suo ex compagno, proteggendo anche lui dalla separazione e da sé stesso. Questo ruolo non spetta a lei e adesso potrebbe essere ancor più difficile da svolgere.
Potrebbe consultare uno psicologo per farsi supportare in questo momento e proporre al suo ex un percorso di mediazione familiare finalizzato a trovarvi in uno spazio neutro, per poter parlare delle ferite della separazione e ristrutturare la vostra identità di individui e genitori.
In tale sede sarà anche possibile organizzare i momenti in cui ciascuno di voi terrà la bambina. Infatti per quest'ultima spostarsi dalla casa della mamma a quella del papà e viceversa costituisce un andare e tornare che rinnova il ricordo della rottura. Quindi potrete aiutarla se saprete entrambi trovare una giusta distanza emotiva, accordarvi e sciogliere i conflitti.
Alleviando le vostre ferire, riconoscendo i vostri errori potrete attivare una capacità trasformativa in grado di liberarvi da vecchi rancori e catene. Se saprete tollerare ed elaborare la separazione e deporre le armi sarà possibile costruire la co-genitorialità mediante condivisione di progetti e scelte educative per la bambina, mantenendo la dignità e il rispetto dei genitori anche quando entrerete nel ruolo dell'ex moglie o marito; restando sempre il luogo della sicurezza, dell'amore e del conforto per vostra figlia.

Auguri di cuore.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it

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