Avvilimento personale
Gentilissimi,
vivo una situazione di ossessione su tematiche lavorative che si ripercuotono sulla vita privata.
Nuovo impiego da quasi 2 anni in cui non ho mai trovato soddisfazione e piacere per attività a me sgradite e molto noiose/ripetitive.
Malgrado tutto riesco comunque a rendermi utile benché io faccia sempre pressioni ai miei responsabili per poter cambiare mansione.
Dopo 1 anno arriva una nuova collega che mi aiuta e a dire il vero mi surclassa decisamente per sua bravura e dedizione.
Riesco ad ottenere un colloquio per un cambio di mansione in altra struttura sempre facente parte dell'azienda: va bene ma adesso occorre aspettare la mia sostituzione dove mi trovo.
Sembrerebbe tutto ok ma in realtà mi sento comunque inadatto e spesso ho problemi di sonno e pensieri ossessivi nei confronti del lavoro che voglio lasciare ma che vivo come una sconfitta personale.
Vivo male inoltre la attività dei colleghi che lavorano al mio posto come per una forma di invidia.
Controllo delle mail e gestionali di ufficio spasmodico.
Vorrei staccare ma il pensare che altri prendano il mio posto mi fa star male: forse una sconfitta personale?
Mi dico: attendi il nuovo lavoro e nel frattempo fai quel che riesci ma lo vivo come un continuo confronto che mi vede sconfitto.
Consigli sul modo di riuscire a superare questa situazione di difficoltà che si palesa anche con nervosismo, inappetenza, stanchezza e rimuginio continuo sulla situazione negativa che sto vivendo.
Dovrei nn pensarci ma nn è facile.
Grazie per la risposta.
vivo una situazione di ossessione su tematiche lavorative che si ripercuotono sulla vita privata.
Nuovo impiego da quasi 2 anni in cui non ho mai trovato soddisfazione e piacere per attività a me sgradite e molto noiose/ripetitive.
Malgrado tutto riesco comunque a rendermi utile benché io faccia sempre pressioni ai miei responsabili per poter cambiare mansione.
Dopo 1 anno arriva una nuova collega che mi aiuta e a dire il vero mi surclassa decisamente per sua bravura e dedizione.
Riesco ad ottenere un colloquio per un cambio di mansione in altra struttura sempre facente parte dell'azienda: va bene ma adesso occorre aspettare la mia sostituzione dove mi trovo.
Sembrerebbe tutto ok ma in realtà mi sento comunque inadatto e spesso ho problemi di sonno e pensieri ossessivi nei confronti del lavoro che voglio lasciare ma che vivo come una sconfitta personale.
Vivo male inoltre la attività dei colleghi che lavorano al mio posto come per una forma di invidia.
Controllo delle mail e gestionali di ufficio spasmodico.
Vorrei staccare ma il pensare che altri prendano il mio posto mi fa star male: forse una sconfitta personale?
Mi dico: attendi il nuovo lavoro e nel frattempo fai quel che riesci ma lo vivo come un continuo confronto che mi vede sconfitto.
Consigli sul modo di riuscire a superare questa situazione di difficoltà che si palesa anche con nervosismo, inappetenza, stanchezza e rimuginio continuo sulla situazione negativa che sto vivendo.
Dovrei nn pensarci ma nn è facile.
Grazie per la risposta.
[#1]
Gentile utente,
direi che quella di non pensarci non sia la migliore prescrizione da rivolgere a lei stesso.
Ci scrive: "da quasi 2 anni [...] non ho mai trovato soddisfazione e piacere per attività a me sgradite e molto noiose/ripetitive".
Arriva una nuova collega che si assume con slancio ed entusiasmo i compiti per lei tanto noiosi. Lei vive male questa differenza, così come "la attività dei colleghi che lavorano al mio posto come per una forma di invidia". Anche la speranza, in via di realizzazione, di cambiare mansione, non la soddisfa, al contrario le appare "una sconfitta personale".
Ha esordito parlando di ripercussioni sulla sua vita privata di questa "ossessione su tematiche lavorative".
E se fosse un insieme di disagi, che investe tutta la sua esistenza e può coinvolgere anche la salute fisica, quello che lei preferisce relegare all'ambito lavorativo?
Io direi che una serie di colloqui con un* psicolog*, se lei è disponibile a mettere sul tappeto, analizzare e cambiare vari aspetti della sua esistenza, le sarebbe d'aiuto.
In genere focalizzarsi su un solo aspetto del disagio è un'inutile fuga, così come le frasi "non ci si può far niente", "è inevitabile" e così via.
A tanta dolorosa rassegnazione -o mancanza di alternative- conseguono malattie, colpi di testa, e nella migliore delle ipotesi la perdita di qualità della vita.
Auguri.
direi che quella di non pensarci non sia la migliore prescrizione da rivolgere a lei stesso.
Ci scrive: "da quasi 2 anni [...] non ho mai trovato soddisfazione e piacere per attività a me sgradite e molto noiose/ripetitive".
Arriva una nuova collega che si assume con slancio ed entusiasmo i compiti per lei tanto noiosi. Lei vive male questa differenza, così come "la attività dei colleghi che lavorano al mio posto come per una forma di invidia". Anche la speranza, in via di realizzazione, di cambiare mansione, non la soddisfa, al contrario le appare "una sconfitta personale".
Ha esordito parlando di ripercussioni sulla sua vita privata di questa "ossessione su tematiche lavorative".
E se fosse un insieme di disagi, che investe tutta la sua esistenza e può coinvolgere anche la salute fisica, quello che lei preferisce relegare all'ambito lavorativo?
Io direi che una serie di colloqui con un* psicolog*, se lei è disponibile a mettere sul tappeto, analizzare e cambiare vari aspetti della sua esistenza, le sarebbe d'aiuto.
In genere focalizzarsi su un solo aspetto del disagio è un'inutile fuga, così come le frasi "non ci si può far niente", "è inevitabile" e così via.
A tanta dolorosa rassegnazione -o mancanza di alternative- conseguono malattie, colpi di testa, e nella migliore delle ipotesi la perdita di qualità della vita.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 407 visite dal 10/06/2024.
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