Figlio problematico
Salve, vorrei un aiuto per comprendere il comportamento di mio figlio e capire se sono io bisognosa di un aiuto psicologico oppure è lui.
È figlio unico, ha 37 anni e vive ancora in casa con noi genitori pur avendo da 6 anni un appartamento a disposizione (vivibile anche se non arredato completamente).
Lavora regolarmente e da circa 3 anni non ha una relazione sentimentale.
I suoi unici interessi sono partecipare a concerti di musica metal e saltuariamente seguire la squadra di calcio.
Quando è in casa resta chiuso nella sua camera ed esce solo per cenare quando lo si chiama.
A tavola non c'è conversazione.
Risponde alle domande a monosillabi e se viene sollecitato a dare ulteriori dettagli si irrita e si richiude a riccio.
Terminata la cena (a volte in 5 minuti) ritorna in camera sua.
Questa camera è molto spaziosa (5 x 8 m) ma da qualche anno assomiglia ad una discarica.
Disordine sparso ovunque tra abiti sul pavimento e cumuli di cose da spostare che restano accatastate in attesa di essere o eliminate o trasferite (a fianco ci sono pure gli scatoloni da imballaggio da montare).
Sono alcuni anni che si va avanti così.
Io non vado a fare le pulizie in questa stanza da parecchio tempo e a lui sta bene cosi.
Quando esce, ultimamente sempre meno, frequenta pub e birrerie dove si beve (qualche anno fa ritornava al mattino quasi sempre ubriaco).
A me questa situazione di stallo sta preoccupando parecchio perché non intravvedo in lui la volontà e l'impegno per arrivare ad una svolta.
A parole annuncia che si sta impegnando per farlo ma poi si arena e tutto rimane come sospeso.
Più volte ci siamo offerti di dargli una mano ma lui la rifiuta.
Non sappiamo che cosa fare.
È molto difficile e soprattutto doloroso, da parte mia e di mio marito, assistere e/o accettare un figlio che non parla e si comporta in questo modo apatico.
In passato abbiamo provato ad affrontare la problematica con l'aiuto di una psicoterapeuta, ma dopo due volte in cui, presenti tutti e tre, abbiamo esposto la situazione, alla terza, in cui doveva presentarsi da solo, si è rifiutato di proseguire e la cosa si è interrotta così... Mi rendo conto che non posso pretendere il parere di un professionista dopo aver abbozzato forse soltanto la punta dell'iceberg, ma perlomeno sapere se il comportamento che ho descritto è da ritenersi "normale" o è il segnale che è necessario affrontare questa situazione con un aiuto esterno e in questo caso come si può intervenire se mio figlio non accetta alcun aiuto?
Grazie
È figlio unico, ha 37 anni e vive ancora in casa con noi genitori pur avendo da 6 anni un appartamento a disposizione (vivibile anche se non arredato completamente).
Lavora regolarmente e da circa 3 anni non ha una relazione sentimentale.
I suoi unici interessi sono partecipare a concerti di musica metal e saltuariamente seguire la squadra di calcio.
Quando è in casa resta chiuso nella sua camera ed esce solo per cenare quando lo si chiama.
A tavola non c'è conversazione.
Risponde alle domande a monosillabi e se viene sollecitato a dare ulteriori dettagli si irrita e si richiude a riccio.
Terminata la cena (a volte in 5 minuti) ritorna in camera sua.
Questa camera è molto spaziosa (5 x 8 m) ma da qualche anno assomiglia ad una discarica.
Disordine sparso ovunque tra abiti sul pavimento e cumuli di cose da spostare che restano accatastate in attesa di essere o eliminate o trasferite (a fianco ci sono pure gli scatoloni da imballaggio da montare).
Sono alcuni anni che si va avanti così.
Io non vado a fare le pulizie in questa stanza da parecchio tempo e a lui sta bene cosi.
Quando esce, ultimamente sempre meno, frequenta pub e birrerie dove si beve (qualche anno fa ritornava al mattino quasi sempre ubriaco).
A me questa situazione di stallo sta preoccupando parecchio perché non intravvedo in lui la volontà e l'impegno per arrivare ad una svolta.
A parole annuncia che si sta impegnando per farlo ma poi si arena e tutto rimane come sospeso.
Più volte ci siamo offerti di dargli una mano ma lui la rifiuta.
Non sappiamo che cosa fare.
È molto difficile e soprattutto doloroso, da parte mia e di mio marito, assistere e/o accettare un figlio che non parla e si comporta in questo modo apatico.
In passato abbiamo provato ad affrontare la problematica con l'aiuto di una psicoterapeuta, ma dopo due volte in cui, presenti tutti e tre, abbiamo esposto la situazione, alla terza, in cui doveva presentarsi da solo, si è rifiutato di proseguire e la cosa si è interrotta così... Mi rendo conto che non posso pretendere il parere di un professionista dopo aver abbozzato forse soltanto la punta dell'iceberg, ma perlomeno sapere se il comportamento che ho descritto è da ritenersi "normale" o è il segnale che è necessario affrontare questa situazione con un aiuto esterno e in questo caso come si può intervenire se mio figlio non accetta alcun aiuto?
Grazie
[#1]
Gentile Signora,
aiutare chi non ritiene di aver bisogno d'aiuto è senz'altro un'impresa ardua.
Comprendo la frustrazione di voi genitori e la vostra preoccupazione rivolta ad un prossimo futuro, che evidentemente vostro figlio non riesce a prendere in considerazione.
In tali situazioni è tipico che il tentativo di un percorso psicoterapeutico si riveli fallimentare, dal momento che non c'è una vera domanda né una reale motivazione al cambiamento da parte della persona che ne avrebbe tanto bisogno.
Per questo, il mio suggerimento è quello di rivolgervi voi due di persona ad un collega psicologo psicoterapeuta esperto in ritiro sociale, così da ricevere un supporto che vi consenta di reggere la situazione, proseguire nella vostra vita e, contemporaneamente, capire cosa poter fare per sollecitare vostro figlio a fare altrettanto.
La invito, nel frattempo, a consultare questo sito, dove troverà informazioni che credo le torneranno utili: https://www.hikikomoriitalia.it/
Cordialità.
aiutare chi non ritiene di aver bisogno d'aiuto è senz'altro un'impresa ardua.
Comprendo la frustrazione di voi genitori e la vostra preoccupazione rivolta ad un prossimo futuro, che evidentemente vostro figlio non riesce a prendere in considerazione.
In tali situazioni è tipico che il tentativo di un percorso psicoterapeutico si riveli fallimentare, dal momento che non c'è una vera domanda né una reale motivazione al cambiamento da parte della persona che ne avrebbe tanto bisogno.
Per questo, il mio suggerimento è quello di rivolgervi voi due di persona ad un collega psicologo psicoterapeuta esperto in ritiro sociale, così da ricevere un supporto che vi consenta di reggere la situazione, proseguire nella vostra vita e, contemporaneamente, capire cosa poter fare per sollecitare vostro figlio a fare altrettanto.
La invito, nel frattempo, a consultare questo sito, dove troverà informazioni che credo le torneranno utili: https://www.hikikomoriitalia.it/
Cordialità.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 554 visite dal 05/06/2024.
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