Mio fratello quando è arrabbiato rompe gli oggetti
Buonasera.
Io ho 20 anni e mio fratello ne ha 12.
Quando è arrabbiato è abituale che rompa qualche oggetto che gli si trovi davanti.
Qualche mese fa stava giocando alla PlayStation con i suoi amici, ha perso, ha preso un modellino di una moto da cross e l’ha lanciato contro lo schermo del computer, rompendolo, i miei genitori l’hanno sgridato, l’hanno lasciato per un bel po’ senza schermo del computer e poi gliel’hanno ricomprato.
Questa sera stavamo ripassando scienze per l’interrogazione di domani, premetto che è da tre giorni che studia queste 6 pagine, e dopo aver ripetuto per la millesima volta concetti che non gli entravano mai in testa, gli ho detto che se non riusciva a stare attento e a concentrarsi l’avrebbe studiata da solo (in tutto questo avevo l’appoggio di mia madre, che nei due giorni precedenti ha pensato lei a fargli studiare gli argomenti) e lui ha esordito con magari, allora dopo essergli stata dietro per almeno due ore a fare questa materia ho esordito con tanto non saresti in grado, ogni volta che ti lasciamo studiare da solo non concludi nulla perché ti metti a guardare il telefono.
Dopo questa mia frase non era più propenso a ripassare la materia.
Allora decidiamo di finirla lì.
Dopo una mezz’oretta mia mamma si accorge che ha tagliato la maglietta dell’adidas nuova, messa due volte e pagata 25, cosa che lui sapeva benissimo.
Allora gli chiediamo il perchè di questo gesto e lui si giustifica dicendo che era arrabbiato con noi ma soprattutto con me, per la frase che gli ho detto prima.
Allora mia mamma gli dice che se era necessario l’avrebbe portato da uno psicologo e lui risponde dicendo che tanto non sarebbe cambiato nulla.
Davvero mio fratello è una persona che senza l’aiuto di mia mamma o della ragazza delle ripetizioni non studia da solo, ma no perché non ha le capacitá cognitive, ma perchè non ha voglia.
Quando lo interroghiamo lui non vuole fare dei discorsi ma vuole che gli facciamo delle domande, perché non ha voglia di parlare.
Sta davvero molte ore al cellulare e davanti alla play, ma i miei genitori lavorano e io vado all’università, non abbiamo la possibilità e il tempo di essere dei soldati che controllano quanto tempo sta al cellulare.
Non so proprio come potrei aiutarlo, vorrei migliorarlo, ma davvero a volte mi fa davvero disperare, come sta sera.
Ringrazio chi sará in grado di aiutarmi.
Io ho 20 anni e mio fratello ne ha 12.
Quando è arrabbiato è abituale che rompa qualche oggetto che gli si trovi davanti.
Qualche mese fa stava giocando alla PlayStation con i suoi amici, ha perso, ha preso un modellino di una moto da cross e l’ha lanciato contro lo schermo del computer, rompendolo, i miei genitori l’hanno sgridato, l’hanno lasciato per un bel po’ senza schermo del computer e poi gliel’hanno ricomprato.
Questa sera stavamo ripassando scienze per l’interrogazione di domani, premetto che è da tre giorni che studia queste 6 pagine, e dopo aver ripetuto per la millesima volta concetti che non gli entravano mai in testa, gli ho detto che se non riusciva a stare attento e a concentrarsi l’avrebbe studiata da solo (in tutto questo avevo l’appoggio di mia madre, che nei due giorni precedenti ha pensato lei a fargli studiare gli argomenti) e lui ha esordito con magari, allora dopo essergli stata dietro per almeno due ore a fare questa materia ho esordito con tanto non saresti in grado, ogni volta che ti lasciamo studiare da solo non concludi nulla perché ti metti a guardare il telefono.
Dopo questa mia frase non era più propenso a ripassare la materia.
Allora decidiamo di finirla lì.
Dopo una mezz’oretta mia mamma si accorge che ha tagliato la maglietta dell’adidas nuova, messa due volte e pagata 25, cosa che lui sapeva benissimo.
Allora gli chiediamo il perchè di questo gesto e lui si giustifica dicendo che era arrabbiato con noi ma soprattutto con me, per la frase che gli ho detto prima.
Allora mia mamma gli dice che se era necessario l’avrebbe portato da uno psicologo e lui risponde dicendo che tanto non sarebbe cambiato nulla.
Davvero mio fratello è una persona che senza l’aiuto di mia mamma o della ragazza delle ripetizioni non studia da solo, ma no perché non ha le capacitá cognitive, ma perchè non ha voglia.
Quando lo interroghiamo lui non vuole fare dei discorsi ma vuole che gli facciamo delle domande, perché non ha voglia di parlare.
Sta davvero molte ore al cellulare e davanti alla play, ma i miei genitori lavorano e io vado all’università, non abbiamo la possibilità e il tempo di essere dei soldati che controllano quanto tempo sta al cellulare.
Non so proprio come potrei aiutarlo, vorrei migliorarlo, ma davvero a volte mi fa davvero disperare, come sta sera.
Ringrazio chi sará in grado di aiutarmi.
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Gentile utente,
il suo fratellino oltre ad attraversare la delicata fase adolescenziale esprime le sue frustrazioni interiori attraverso la rabbia che diviene violenza verso l’altro. Mi sento di suggerirle di evitare frasi che ledono ancor più la sua fragile autostima, provi invece ad incoraggiarlo nelle sue capacità e potenzialità.
Credo che il fulcro del problema possa essere individuato in questa sua frase "Sta davvero molte ore al cellulare e davanti alla play, ma i miei genitori lavorano e io vado all’università" che si traduce in una mancanza di possibilità di dialogo e confronto, solitudine in un momento di cambiamento fisico e ormonale. Il disorientamento e il bisogno di cure è espresso con rabbia, se in età infantile la "base sicura" è la mamma nell’adolescenza la "base sicura" è il gruppo dei pari, non ha degli amici con cui poter studiare e confrontarsi?
Per la gestione della rabbia occorre un’educazione emotiva che l’aiuti prima a riconoscerla e comprendere cosa c’è sotto. Un primo suggerimento è di iniziare a sublimare l’aggressività esprimendo l’energia in attività sportive dinamiche, il secondo suggerimento è una psicoterapia individuale o familiare. Nel caso di terapia individuale suggerirei la psicoterapia bioenergetica in quanto utilizza degli esercizi fisici che consentono di esprimere tutte le emozioni frustranti che portano alla rabbia e darle un nome. Si tratta di una psicoterapia molto accolta dagli adolescenti in quanto viene lasciato che sia il loro corpo ad esprimersi rispettandoli nella loro reticenza al dialogo, gli esercizi consentono la riconnessione con il proprio corpo, l’accoglienza del cambiamento, il riconoscimento delle emozioni e la loro gestione. Tenga conto che tutto dovrà essere fatto con l'autorizzazione dei suoi genitori, se invece si vorrà intraprendere una psicoterapia familiare l'intera famiglia potrà trarre beneficio, maggiore dialogo e coesione, ma soprattutto si potranno affrontare le dinamiche interne disfunzionali (ad esempio lei non può essere la sostituta di sua mamma).
Spero di esserle stata di aiuto, cordiali saluti.
Dott.ssa Maria Graziano
il suo fratellino oltre ad attraversare la delicata fase adolescenziale esprime le sue frustrazioni interiori attraverso la rabbia che diviene violenza verso l’altro. Mi sento di suggerirle di evitare frasi che ledono ancor più la sua fragile autostima, provi invece ad incoraggiarlo nelle sue capacità e potenzialità.
Credo che il fulcro del problema possa essere individuato in questa sua frase "Sta davvero molte ore al cellulare e davanti alla play, ma i miei genitori lavorano e io vado all’università" che si traduce in una mancanza di possibilità di dialogo e confronto, solitudine in un momento di cambiamento fisico e ormonale. Il disorientamento e il bisogno di cure è espresso con rabbia, se in età infantile la "base sicura" è la mamma nell’adolescenza la "base sicura" è il gruppo dei pari, non ha degli amici con cui poter studiare e confrontarsi?
Per la gestione della rabbia occorre un’educazione emotiva che l’aiuti prima a riconoscerla e comprendere cosa c’è sotto. Un primo suggerimento è di iniziare a sublimare l’aggressività esprimendo l’energia in attività sportive dinamiche, il secondo suggerimento è una psicoterapia individuale o familiare. Nel caso di terapia individuale suggerirei la psicoterapia bioenergetica in quanto utilizza degli esercizi fisici che consentono di esprimere tutte le emozioni frustranti che portano alla rabbia e darle un nome. Si tratta di una psicoterapia molto accolta dagli adolescenti in quanto viene lasciato che sia il loro corpo ad esprimersi rispettandoli nella loro reticenza al dialogo, gli esercizi consentono la riconnessione con il proprio corpo, l’accoglienza del cambiamento, il riconoscimento delle emozioni e la loro gestione. Tenga conto che tutto dovrà essere fatto con l'autorizzazione dei suoi genitori, se invece si vorrà intraprendere una psicoterapia familiare l'intera famiglia potrà trarre beneficio, maggiore dialogo e coesione, ma soprattutto si potranno affrontare le dinamiche interne disfunzionali (ad esempio lei non può essere la sostituta di sua mamma).
Spero di esserle stata di aiuto, cordiali saluti.
Dott.ssa Maria Graziano
Dott.ssa Maria Graziano Psicologa
Consulenze psicologiche in presenza e on line
mari.graziano1971@gmail.com
www.analisiemozionalemariagraziano.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 428 visite dal 29/05/2024.
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