Disturbo dell’umore e ansia
Gentili Dottori,
dopo un primo consulto/seduta con la psicologa, è venuto fuori che soffro di disturbo dell’umore (più anedonia) più disturbo di ansia poiché nulla mi rende felice e ho un rapporto disfunzionale sopratutto con genitori e sorella.
Mia madre ad esempio mi dice adesso
Il tuo ragazzo ti allontanerà da noi (lui è un ottimo ragazzo e non ha mai detto una parola contro la mia famiglia, anzi!) e a queste parole, la mia psicologa ha detto ma grazie a Dio! Speriamo! Ma non perché tu debba chiudere con i tuoi genitori, ma perché devi vivere la tua vita come è giusto che sia!.
Un po’ queste parole mi hanno infastidito, specialmente quando ha detto: tu non devi nulla a loro, non hai scelto tu di nascere al mio commento devo tutto ai miei genitori, se faccio molte cose è anche grazie ai loro sforzi!.
Non so, le recensioni di questa psicologa parlano chiaro e sono molto positive, però questo commento, nonostante vero, mi ha infastidito.
È forse sbagliato?
Grazie mille in anticipo
dopo un primo consulto/seduta con la psicologa, è venuto fuori che soffro di disturbo dell’umore (più anedonia) più disturbo di ansia poiché nulla mi rende felice e ho un rapporto disfunzionale sopratutto con genitori e sorella.
Mia madre ad esempio mi dice adesso
Il tuo ragazzo ti allontanerà da noi (lui è un ottimo ragazzo e non ha mai detto una parola contro la mia famiglia, anzi!) e a queste parole, la mia psicologa ha detto ma grazie a Dio! Speriamo! Ma non perché tu debba chiudere con i tuoi genitori, ma perché devi vivere la tua vita come è giusto che sia!.
Un po’ queste parole mi hanno infastidito, specialmente quando ha detto: tu non devi nulla a loro, non hai scelto tu di nascere al mio commento devo tutto ai miei genitori, se faccio molte cose è anche grazie ai loro sforzi!.
Non so, le recensioni di questa psicologa parlano chiaro e sono molto positive, però questo commento, nonostante vero, mi ha infastidito.
È forse sbagliato?
Grazie mille in anticipo
[#1]
Gentile utente,
la relazione terapeutica, che è l'elemento fondamentale di ogni cura, si costruisce nel dialogo sincero tra psicolog* e paziente.
Se lei ha dei dubbi su ciò che la sua curante dice è con lei che deve chiarirli, per due ragioni: potreste non esservi comprese a livello di parole; inoltre portare le sue perplessità fuori dal setting terapeutico danneggia quest'ultimo.
Provi a immaginare cosa succederebbe della relazione col fidanzato se ad ogni piccola incomprensione lei raccontasse ad altri cosa vi siete detti e cosa avete provato. Dove finirebbe l'alleanza di coppia, quella che molti chiamano "complicità"?
Stessa cosa succede all'alleanza terapeutica. Lei ha scelto la sua curante perché aveva qualcosa da trattare in terapia, infatti scrive: "nulla mi rende felice e ho un rapporto disfunzionale soprattutto con genitori e sorella".
Se addirittura vive ancora con loro, si capisce che non si è creato quel sano distacco che non è separazione affettiva, ma crescita, e non solo sua, ma dei suoi familiari e della vostra relazione.
In effetti una madre che dice alla figlia di trentacinque anni: "Il tuo ragazzo ti allontanerà da noi" non sembra consapevole dei processi di distacco fisiologici.
Da qui derivano probabilmente i commenti della sua curante.
Se quest'ultima ha detto: "tu non devi nulla a loro, non hai scelto tu di nascere", frasi che sembrano dure, noi non conosciamo il contesto in cui sono state pronunciate. Lei afferma di aver detto: "devo tutto ai miei genitori, se faccio molte cose è anche grazie ai loro sforzi": questo, se i suoi hanno svolto il semplice compito di allevare una figlia normodotata e in salute, risulta fuori luogo quanto la frase della curante.
Parli dunque con la sua curante e vedrà che riuscirete ad intendervi.
Buone cose.
la relazione terapeutica, che è l'elemento fondamentale di ogni cura, si costruisce nel dialogo sincero tra psicolog* e paziente.
Se lei ha dei dubbi su ciò che la sua curante dice è con lei che deve chiarirli, per due ragioni: potreste non esservi comprese a livello di parole; inoltre portare le sue perplessità fuori dal setting terapeutico danneggia quest'ultimo.
Provi a immaginare cosa succederebbe della relazione col fidanzato se ad ogni piccola incomprensione lei raccontasse ad altri cosa vi siete detti e cosa avete provato. Dove finirebbe l'alleanza di coppia, quella che molti chiamano "complicità"?
Stessa cosa succede all'alleanza terapeutica. Lei ha scelto la sua curante perché aveva qualcosa da trattare in terapia, infatti scrive: "nulla mi rende felice e ho un rapporto disfunzionale soprattutto con genitori e sorella".
Se addirittura vive ancora con loro, si capisce che non si è creato quel sano distacco che non è separazione affettiva, ma crescita, e non solo sua, ma dei suoi familiari e della vostra relazione.
In effetti una madre che dice alla figlia di trentacinque anni: "Il tuo ragazzo ti allontanerà da noi" non sembra consapevole dei processi di distacco fisiologici.
Da qui derivano probabilmente i commenti della sua curante.
Se quest'ultima ha detto: "tu non devi nulla a loro, non hai scelto tu di nascere", frasi che sembrano dure, noi non conosciamo il contesto in cui sono state pronunciate. Lei afferma di aver detto: "devo tutto ai miei genitori, se faccio molte cose è anche grazie ai loro sforzi": questo, se i suoi hanno svolto il semplice compito di allevare una figlia normodotata e in salute, risulta fuori luogo quanto la frase della curante.
Parli dunque con la sua curante e vedrà che riuscirete ad intendervi.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 413 visite dal 29/05/2024.
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