Domada sulla differenza di eta'
Salve,
vorrei semplicemente porre una domanda.
Ma la differenza di età, ad esempio 20, 30 anni, in una coppia, come viene GIUDICATA in psicologia?
E se viene ritenuto un rapporto "normale", perchè allora i genitori tendenzialmente lo ritengono un rapporto "anormale", "non degno", "amorale", un rapporto da contrastare?
Grazie per l'attenzione.
vorrei semplicemente porre una domanda.
Ma la differenza di età, ad esempio 20, 30 anni, in una coppia, come viene GIUDICATA in psicologia?
E se viene ritenuto un rapporto "normale", perchè allora i genitori tendenzialmente lo ritengono un rapporto "anormale", "non degno", "amorale", un rapporto da contrastare?
Grazie per l'attenzione.
[#1]
Gentile Utente,
non esiste un giudizio di "normalità" in psicologia: ogni coppia ha le proprie caratteristiche.
Esistono invece le probabilità: quanto è probabile che la sua coppia, ormai a noi nota viste le sue numerose richieste, vada incontro al giudizio negativo degli altri?
E infine: quanto è importante il giudizio negativo per Lei?
Un'ultima domanda: come sta andando la sua psicoterapia?
non esiste un giudizio di "normalità" in psicologia: ogni coppia ha le proprie caratteristiche.
Esistono invece le probabilità: quanto è probabile che la sua coppia, ormai a noi nota viste le sue numerose richieste, vada incontro al giudizio negativo degli altri?
E infine: quanto è importante il giudizio negativo per Lei?
Un'ultima domanda: come sta andando la sua psicoterapia?
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
[#2]
Ex utente
Egregio Dr. Bulla,
grazie per la sua risposta!!!!
Generalmente io non mi interesso molto del giudizio che la "gente" da su di me....mi spiego...io faccio le mie scelte giuste oppure sbagliate e non mi interesso di ciò che può dire la gente.
Anche nel mio rapporto con il mio compagno...cerchiamo entrambi di lasciare sempre "fuori" gli altri e ci concentriamo su di noi, sui nostri obiettivi e sui nostri desideri.
Il punto è che non riesco proprio a capire il perchè in psicologia qualsiasi tema non è impostato come giusto o sbagliato, ma invece nella vita pratica si viene a confronto sempre, dico sempre, con scelte giuste o sbagliate...ad esempio i genitori diranno sempre cosa è giusto o cosa è sbagliato e non diranno mai ad un figlio di scegliere secondo quello che sente o secondo quello che prova.
Forse vorrei semplicemente sentirmi rispondere SI/NO, GIUSTO/SBAGLIATO! Capisco che per uno psicologo è imposibbile....e questo secondo me si scontra con quella che è la vita pratica....è semplicemente questo che non capisco!!!
Forse è l'impostazione che ho ricevuto, forse anche gli studi effettuati (economia) mi fanno ragionare come se tutto fosse un bilancio e quindi per forza deve esserci una risposta e non ciò che si prova (se le aziende funzionassero in base solo ad una idea, ad un desiderio, allora andrebbero tutte in rovina....:-)))).
Cmq la ringrazio davvero molto per la risposta e le auguro una buona domenica.
grazie per la sua risposta!!!!
Generalmente io non mi interesso molto del giudizio che la "gente" da su di me....mi spiego...io faccio le mie scelte giuste oppure sbagliate e non mi interesso di ciò che può dire la gente.
Anche nel mio rapporto con il mio compagno...cerchiamo entrambi di lasciare sempre "fuori" gli altri e ci concentriamo su di noi, sui nostri obiettivi e sui nostri desideri.
Il punto è che non riesco proprio a capire il perchè in psicologia qualsiasi tema non è impostato come giusto o sbagliato, ma invece nella vita pratica si viene a confronto sempre, dico sempre, con scelte giuste o sbagliate...ad esempio i genitori diranno sempre cosa è giusto o cosa è sbagliato e non diranno mai ad un figlio di scegliere secondo quello che sente o secondo quello che prova.
Forse vorrei semplicemente sentirmi rispondere SI/NO, GIUSTO/SBAGLIATO! Capisco che per uno psicologo è imposibbile....e questo secondo me si scontra con quella che è la vita pratica....è semplicemente questo che non capisco!!!
Forse è l'impostazione che ho ricevuto, forse anche gli studi effettuati (economia) mi fanno ragionare come se tutto fosse un bilancio e quindi per forza deve esserci una risposta e non ciò che si prova (se le aziende funzionassero in base solo ad una idea, ad un desiderio, allora andrebbero tutte in rovina....:-)))).
Cmq la ringrazio davvero molto per la risposta e le auguro una buona domenica.
[#3]
Gentile Utente,
brava, finalmente inizia ad entrare "profondamente" in questi meccanismi, non riservando spazio alla facile superficialità.
Le dirò solo che moltissimi miei pazienti appartengono in qualche modo al mondo dell'economia e del denaro: forse il problema è che davvero, come dice lei, certe persone cercano di applicare un "metro matematico" a fenomeni che in realtà non rispondono a questi tipo di regole.
Auguro anche a Lei una buona domenica
brava, finalmente inizia ad entrare "profondamente" in questi meccanismi, non riservando spazio alla facile superficialità.
Le dirò solo che moltissimi miei pazienti appartengono in qualche modo al mondo dell'economia e del denaro: forse il problema è che davvero, come dice lei, certe persone cercano di applicare un "metro matematico" a fenomeni che in realtà non rispondono a questi tipo di regole.
Auguro anche a Lei una buona domenica
[#4]
Gentile utente,
mi sento di aggiungere che "giudicare" appartiene ad una sfera che deve (o dovrebbe) ancorarsi ad un criterio di oggettività.
La psicologia, direi per definizione, è la scienza della soggettività, dei vissuti personali, delle scelte individuali, delle colorazioni emozionali...
In questo campo non ci può essere un metro univoco Giusto/Sbagliato, ma piuttosto un "indicatore" Funzionale/Disfunzionale ai propri obiettivi, al proprio benessere.
Se uno psicologo dicesse ad un cliente/paziente cos'è giusto o cos'è sbagliato, in qualche modo proporrebbe/imporrebbe un proprio "modello" di riferimento, e questo ci E' VIETATO persino dal nostro Codice Deontologico, perchè la dignità dell'individualità umana è e dev'essere "sacra".
Spero di essere stata utile, in qualche modo, al Suo bisogno di ancorarsi a dei riferimenti stabili: provi a convertire il parametro giusto/sbagliato con quello "utile/non utile ai miei obiettivi, al mio benessere" e forse Le sarà più agevole orientarsi nella molteplicità dell'esistente!
In bocca al lupo!
mi sento di aggiungere che "giudicare" appartiene ad una sfera che deve (o dovrebbe) ancorarsi ad un criterio di oggettività.
La psicologia, direi per definizione, è la scienza della soggettività, dei vissuti personali, delle scelte individuali, delle colorazioni emozionali...
In questo campo non ci può essere un metro univoco Giusto/Sbagliato, ma piuttosto un "indicatore" Funzionale/Disfunzionale ai propri obiettivi, al proprio benessere.
Se uno psicologo dicesse ad un cliente/paziente cos'è giusto o cos'è sbagliato, in qualche modo proporrebbe/imporrebbe un proprio "modello" di riferimento, e questo ci E' VIETATO persino dal nostro Codice Deontologico, perchè la dignità dell'individualità umana è e dev'essere "sacra".
Spero di essere stata utile, in qualche modo, al Suo bisogno di ancorarsi a dei riferimenti stabili: provi a convertire il parametro giusto/sbagliato con quello "utile/non utile ai miei obiettivi, al mio benessere" e forse Le sarà più agevole orientarsi nella molteplicità dell'esistente!
In bocca al lupo!
Dott.ssa Marisa Nicolini, psicologa-psicoterapeuta
m_nicolini@virgilio.it
riceve a Roma e a Viterbo
[#5]
Gentile utente, il giudizio morale non appartiene alla scienza, quindi nemmeno alla psicologia. Si può parlare, piuttosto, di criterio di utilità. Ad esempio dal punto di vista clinico una certa cosa può essere utile o meno utile a seconda che faccia stare bene o faccia stare male.
Ma ovviamente qualunque criterio di utilità è relativo: magari fa stare bene il figlio ma non il genitore. Il criterio morale invece ha la presunzione di voler essere universale: "si deve" o "non si deve", anche se si è ormai persa la fonte da cui arriverebbe l'obbligo o il divieto. Si è sempre fatto così e quindi si deve continuare a fare così.
I genitori in particolare si oppongono quasi sempre in un modo o nell'altro alle coppie formate dai figli: o perché non è abbastanza ricco, o perché non è abbastanza simpatica, o perché proviene da altri luoghi, o perché siete troppo giovani, o troppo vecchi, c'è sempre qualcosa che non va. Quindi non dia eccessivo peso alla cosa, ne prenda solo atto e vada avanti.
Cordiali saluti
Ma ovviamente qualunque criterio di utilità è relativo: magari fa stare bene il figlio ma non il genitore. Il criterio morale invece ha la presunzione di voler essere universale: "si deve" o "non si deve", anche se si è ormai persa la fonte da cui arriverebbe l'obbligo o il divieto. Si è sempre fatto così e quindi si deve continuare a fare così.
I genitori in particolare si oppongono quasi sempre in un modo o nell'altro alle coppie formate dai figli: o perché non è abbastanza ricco, o perché non è abbastanza simpatica, o perché proviene da altri luoghi, o perché siete troppo giovani, o troppo vecchi, c'è sempre qualcosa che non va. Quindi non dia eccessivo peso alla cosa, ne prenda solo atto e vada avanti.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.6k visite dal 13/09/2009.
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