Come fare chiarezza sui sentimenti del partner?
Buongiorno,
Scrivo per chiedere gentilmente aiuto per fare chiarezza.
Circa 7 mesi fa ho conosciuto un uomo con cui è nata una bella amicizia, sfociata (inaspettatamente) in una relazione clandestina 3 mesi.
Dico inaspettatamente perché nessuno dei due era in cerca di una relazione: lui già sposato e io felicemente divorziata e single da 6 anni.
L'amicizia si è instaurata proprio perché le circostanze non davano motivo di sospettare che potesse nascere un coinvolgimento emotivo tra noi: lui molto più giovane di me (13 anni di differenza) e determinato a preservare il suo matrimonio; io sicura che mai avrei potuto suscitare attrazione da parte di uomo così giovane.
Fin da subito, c'è stata stima reciproca e grande intesa nonostante l'età e le differenze culturali (lui viene da un paese musulmano) e, col tempo, una profonda connessione emotiva e mentale che ci portava quotidianamente a cercare la reciproca compagnia.
Per farla breve, ci siamo innamorati ed è nata una relazione sentimentale.
I sensi di colpa e timori di entrambi mi hanno indotto a
interrompere la relazione dopo poche settimane (cosa che lui non avrebbe voluto), ma dopo un mese di lontananza ci siamo cercati di nuovo e voluti più di prima.
Mi ha detto più volte che, se non fosse stato già impegnato, avrebbe voluto costruire una relazione stabile e ufficiale con me; che sente di poter parlare di qualsiasi cosa con me e che io lo capisco.
E io mi sento allo stesso modo con lui.
Ora, dopo un mese in cui abbiamo vissuto quasi come una coppia, è lui a dirmi che il senso di colpa è troppo pesante e non vuole più avere una relazione extraconiugale (sia per motivi religiosi che per senso di colpa verso la moglie) Non vuole rinunciare alla mia amicizia e ad avermi nella sua vita (quindi continua a cercare modi per trascorrere tempo insieme) ma evitando tutte quelle situazioni che darebbero il via libera alla passione.
Devo precisare che la moglie non è con lui in Italia, non si vedono da quasi 2 anni e il loro matrimonio era iniziato da pochi mesi quando lui è venuto qua (matrimonio quasi combinato)
La mia impressione è che per lei provi affetto e senso di dovere e non amore, ma che a motivo del suo retaggio culturale, non voglia neanche prendere in considerazione l'idea di lasciarla (sarebbe un affronto e un disonore per tutta la famiglia)
Esiste un modo per capire (e far capire a lui) che sentimenti nutrire davvero per lei e per me?
In questa situazione, mi sembra che, in nome dell'onore, rischiamo tutti di essere infelici o comunque di accontentarci.
Scusate se sono stata prolissa... è grazie in anticipo a chi vorrà rispondermi.
Scrivo per chiedere gentilmente aiuto per fare chiarezza.
Circa 7 mesi fa ho conosciuto un uomo con cui è nata una bella amicizia, sfociata (inaspettatamente) in una relazione clandestina 3 mesi.
Dico inaspettatamente perché nessuno dei due era in cerca di una relazione: lui già sposato e io felicemente divorziata e single da 6 anni.
L'amicizia si è instaurata proprio perché le circostanze non davano motivo di sospettare che potesse nascere un coinvolgimento emotivo tra noi: lui molto più giovane di me (13 anni di differenza) e determinato a preservare il suo matrimonio; io sicura che mai avrei potuto suscitare attrazione da parte di uomo così giovane.
Fin da subito, c'è stata stima reciproca e grande intesa nonostante l'età e le differenze culturali (lui viene da un paese musulmano) e, col tempo, una profonda connessione emotiva e mentale che ci portava quotidianamente a cercare la reciproca compagnia.
Per farla breve, ci siamo innamorati ed è nata una relazione sentimentale.
I sensi di colpa e timori di entrambi mi hanno indotto a
interrompere la relazione dopo poche settimane (cosa che lui non avrebbe voluto), ma dopo un mese di lontananza ci siamo cercati di nuovo e voluti più di prima.
Mi ha detto più volte che, se non fosse stato già impegnato, avrebbe voluto costruire una relazione stabile e ufficiale con me; che sente di poter parlare di qualsiasi cosa con me e che io lo capisco.
E io mi sento allo stesso modo con lui.
Ora, dopo un mese in cui abbiamo vissuto quasi come una coppia, è lui a dirmi che il senso di colpa è troppo pesante e non vuole più avere una relazione extraconiugale (sia per motivi religiosi che per senso di colpa verso la moglie) Non vuole rinunciare alla mia amicizia e ad avermi nella sua vita (quindi continua a cercare modi per trascorrere tempo insieme) ma evitando tutte quelle situazioni che darebbero il via libera alla passione.
Devo precisare che la moglie non è con lui in Italia, non si vedono da quasi 2 anni e il loro matrimonio era iniziato da pochi mesi quando lui è venuto qua (matrimonio quasi combinato)
La mia impressione è che per lei provi affetto e senso di dovere e non amore, ma che a motivo del suo retaggio culturale, non voglia neanche prendere in considerazione l'idea di lasciarla (sarebbe un affronto e un disonore per tutta la famiglia)
Esiste un modo per capire (e far capire a lui) che sentimenti nutrire davvero per lei e per me?
In questa situazione, mi sembra che, in nome dell'onore, rischiamo tutti di essere infelici o comunque di accontentarci.
Scusate se sono stata prolissa... è grazie in anticipo a chi vorrà rispondermi.
[#1]
Gentile utente,
essendo in un certo senso sua collega (ho insegnato Italiano e Storia per trent'anni) mi sentirei di tirarle affettuosamente le orecchie per la sua -spero simulata- ignoranza dell'Islam, e per l'ignoranza degli uomini e della vita, questa senz'altro finta dal momento che è stata già sposata.
Parto da quest'ultima per risalire alla prima.
Lei sette mesi fa, al primo incontro fuori dall'aula col suo maturo alunno, prova un'attrazione irresistibile e ce ne scrive, meravigliata per due ragioni a suo dire preclusive di questa emozione: la differenza d'età (irrilevante, quando entrambi hanno superato i trent'anni) e la sua "asessualità" post divorzio, che a noi psicologi può apparire un'anestesia semi-volontaria dopo una relazione infelice.
Com'era prevedibile, feeling, ferormoni, soprattutto la lunga astinenza di tutti e due vi spingono l'uno nelle braccia dell'altra, tanto più facilmente perché lei mente a sé stessa, e ora cerca di replicare la menzogna anche con noi, scrivendo: "L'amicizia si è instaurata proprio perché le circostanze non davano motivo di sospettare che potesse nascere un coinvolgimento emotivo tra noi: lui molto più giovane di me (13 anni di differenza) e determinato a preservare il suo matrimonio; io sicura che mai avrei potuto suscitare attrazione da parte di uomo così giovane".
Il coinvolgimento emotivo, come invece sappiamo, c'era già, ma lei non ha detto a sé stessa: "Desidero quest'uomo da morire, quindi se voglio evitare una relazione devo fare a meno di frequentarlo". Si è invece detta che era lui che non avrebbe voluto.
Gli uomini lontani dalla moglie le risultano alieni dal desiderio sessuale, signora?
Così gli ha girato attorno come una falena, andando verso il finale prevedibile. Ma ci scrive solo quando lui, dopo un mese di vita di coppia, si dichiara pentito del torto fatto alla moglie e desidera lasciare lei.
A questo punto lei sembra non conoscere le norme islamiche, e parla di "onore" che renderebbe infelici tutti, forse confondendo i Paesi islamici con la Sicilia del Verga, mentre sa di certo che Maometto permette ad ogni uomo quattro mogli ufficiali e un numero imprecisato di concubine.
Sa anche che il divorzio è una regola islamica e richiede però una giusta causa.
In altre parole, se il suo partner desidera restare con lei non deve fare altro che accoglierla come seconda moglie. Invece lei ci chiede: "Esiste un modo per capire (e far capire a lui) che sentimenti nutrire davvero per lei e per me?"
Qui sembra volere un romanzo d'amore in stile occidentale: o lei o me.
Si tratta invece di capire: 1. Se lei è disposta ad essere una seconda moglie, in vigenza della prima. 2. Quali sono le reali intenzioni di lui.
"Mi ha detto più volte che, se non fosse stato già impegnato, avrebbe voluto costruire una relazione stabile e ufficiale con me". Ma se è davvero ancora interessato a lei, non deve fare altro che sposarla, previa la sua conversione all'Islam, o accoglierla come concubina.
Per un'esauriente descrizione dall'interno e al femminile degli effetti della poligamia islamica e dell'indulgenza riservata dai familiari alle decisioni maschili in questo campo, le suggerisco di leggere il bel libro di Mariama Ba "Una così lunga lettera", e anche il secondo libro, in cui si parla degli effetti della poligamia su una moglie occidentale.
Buone cose.
essendo in un certo senso sua collega (ho insegnato Italiano e Storia per trent'anni) mi sentirei di tirarle affettuosamente le orecchie per la sua -spero simulata- ignoranza dell'Islam, e per l'ignoranza degli uomini e della vita, questa senz'altro finta dal momento che è stata già sposata.
Parto da quest'ultima per risalire alla prima.
Lei sette mesi fa, al primo incontro fuori dall'aula col suo maturo alunno, prova un'attrazione irresistibile e ce ne scrive, meravigliata per due ragioni a suo dire preclusive di questa emozione: la differenza d'età (irrilevante, quando entrambi hanno superato i trent'anni) e la sua "asessualità" post divorzio, che a noi psicologi può apparire un'anestesia semi-volontaria dopo una relazione infelice.
Com'era prevedibile, feeling, ferormoni, soprattutto la lunga astinenza di tutti e due vi spingono l'uno nelle braccia dell'altra, tanto più facilmente perché lei mente a sé stessa, e ora cerca di replicare la menzogna anche con noi, scrivendo: "L'amicizia si è instaurata proprio perché le circostanze non davano motivo di sospettare che potesse nascere un coinvolgimento emotivo tra noi: lui molto più giovane di me (13 anni di differenza) e determinato a preservare il suo matrimonio; io sicura che mai avrei potuto suscitare attrazione da parte di uomo così giovane".
Il coinvolgimento emotivo, come invece sappiamo, c'era già, ma lei non ha detto a sé stessa: "Desidero quest'uomo da morire, quindi se voglio evitare una relazione devo fare a meno di frequentarlo". Si è invece detta che era lui che non avrebbe voluto.
Gli uomini lontani dalla moglie le risultano alieni dal desiderio sessuale, signora?
Così gli ha girato attorno come una falena, andando verso il finale prevedibile. Ma ci scrive solo quando lui, dopo un mese di vita di coppia, si dichiara pentito del torto fatto alla moglie e desidera lasciare lei.
A questo punto lei sembra non conoscere le norme islamiche, e parla di "onore" che renderebbe infelici tutti, forse confondendo i Paesi islamici con la Sicilia del Verga, mentre sa di certo che Maometto permette ad ogni uomo quattro mogli ufficiali e un numero imprecisato di concubine.
Sa anche che il divorzio è una regola islamica e richiede però una giusta causa.
In altre parole, se il suo partner desidera restare con lei non deve fare altro che accoglierla come seconda moglie. Invece lei ci chiede: "Esiste un modo per capire (e far capire a lui) che sentimenti nutrire davvero per lei e per me?"
Qui sembra volere un romanzo d'amore in stile occidentale: o lei o me.
Si tratta invece di capire: 1. Se lei è disposta ad essere una seconda moglie, in vigenza della prima. 2. Quali sono le reali intenzioni di lui.
"Mi ha detto più volte che, se non fosse stato già impegnato, avrebbe voluto costruire una relazione stabile e ufficiale con me". Ma se è davvero ancora interessato a lei, non deve fare altro che sposarla, previa la sua conversione all'Islam, o accoglierla come concubina.
Per un'esauriente descrizione dall'interno e al femminile degli effetti della poligamia islamica e dell'indulgenza riservata dai familiari alle decisioni maschili in questo campo, le suggerisco di leggere il bel libro di Mariama Ba "Una così lunga lettera", e anche il secondo libro, in cui si parla degli effetti della poligamia su una moglie occidentale.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Gent.ma dott.ssa Potenza,
Innanzitutto la ringrazio per la celere risposta e per aver consultato anche la mia precedente richiesta di consulto così che la sua risposta è ancora più più pertinente.
È vero: ho provato subito attrazione per lui (non sessuale) ma appena saputo che era sposato, ho pensato che avremmo potuto essere solo amici e ho confidato nel suo disinteresse romantico per me. È sicuramente vero, però, che ho mentito a me stessa e probabilmente mi ha lusingata il fatto che apprezzasse così tanto la mia compagnia.
So bene che l'Islam consente all'uomo di avere fino a 4 mogli e infatti, quando l'amicizia si è trasformata in relazione sentimentale, lui mi ha proposto di diventare la seconda moglie. Mi ha però spiegato che, pur essendo consentito, oggigiorno nel suo paese la poligamia non è molto praticata e ancor meno ben accettata dalle donne e quindi probabilmente non avrebbe incontrato l'appoggio della famiglia. In quel momento, ho visto lui molto combattuto sul da farsi: da un lato voleva ufficializzare la nostra relazione perchè non fosse illegittima, d'altro canto sapeva di dover affrontare la disapprovazione dei familiari. Soprattutto per questa ragione, per non metterlo in difficoltà, ho preso io la decisione di chiudere la relazione (cosa che lui ha preso molto male) Nel mentre, e a mia insaputa, lui aveva provato a "tastare il terreno" con la famiglia, parlando con la moglie e con uno dei fratelli della possibilità di risposarsi. Il risultato è stato quello che lui si aspettava: un categorico rifiuto da parte della moglie e il mancato appoggio del fratello maggiore. Non è andato oltre, facendo altri tentativi, perché io da parte mia avevo già rifiutato e chiuso ogni tipo di contatto per mettere fine alla storia.
Quando abbiamo ripreso i contatti (e pochi giorni dopo anche la relazione) lui mi ha detto che - dipendesse solo da lui - mi sposerebbe subito perché il suo desiderio è passare la vita con me. Questa decisione, però, ferirebbe i sentimenti della moglie, metterebbe tutta la famiglia contro di lui e renderebbe difficile ai familiari accettare me.
Io, d'altra parte, non credo che potrei accettare di dividerlo con un'altra donna.
Per questo vorrei fare chiarezza: il vero motivo per cui non possiamo stare insieme è perché lui vuole entrambe (condizione inaccettabile sia per me che per "l'altra") oppure perché, dovendo scegliere, si sente obbligato a tener fede all'impegno preso? Oppure - ancora - dovendo scegliere, sceglie lei perché comunque io sono meno importante per lui?
Ps: grazie per l'indicazione delle due letture.
Innanzitutto la ringrazio per la celere risposta e per aver consultato anche la mia precedente richiesta di consulto così che la sua risposta è ancora più più pertinente.
È vero: ho provato subito attrazione per lui (non sessuale) ma appena saputo che era sposato, ho pensato che avremmo potuto essere solo amici e ho confidato nel suo disinteresse romantico per me. È sicuramente vero, però, che ho mentito a me stessa e probabilmente mi ha lusingata il fatto che apprezzasse così tanto la mia compagnia.
So bene che l'Islam consente all'uomo di avere fino a 4 mogli e infatti, quando l'amicizia si è trasformata in relazione sentimentale, lui mi ha proposto di diventare la seconda moglie. Mi ha però spiegato che, pur essendo consentito, oggigiorno nel suo paese la poligamia non è molto praticata e ancor meno ben accettata dalle donne e quindi probabilmente non avrebbe incontrato l'appoggio della famiglia. In quel momento, ho visto lui molto combattuto sul da farsi: da un lato voleva ufficializzare la nostra relazione perchè non fosse illegittima, d'altro canto sapeva di dover affrontare la disapprovazione dei familiari. Soprattutto per questa ragione, per non metterlo in difficoltà, ho preso io la decisione di chiudere la relazione (cosa che lui ha preso molto male) Nel mentre, e a mia insaputa, lui aveva provato a "tastare il terreno" con la famiglia, parlando con la moglie e con uno dei fratelli della possibilità di risposarsi. Il risultato è stato quello che lui si aspettava: un categorico rifiuto da parte della moglie e il mancato appoggio del fratello maggiore. Non è andato oltre, facendo altri tentativi, perché io da parte mia avevo già rifiutato e chiuso ogni tipo di contatto per mettere fine alla storia.
Quando abbiamo ripreso i contatti (e pochi giorni dopo anche la relazione) lui mi ha detto che - dipendesse solo da lui - mi sposerebbe subito perché il suo desiderio è passare la vita con me. Questa decisione, però, ferirebbe i sentimenti della moglie, metterebbe tutta la famiglia contro di lui e renderebbe difficile ai familiari accettare me.
Io, d'altra parte, non credo che potrei accettare di dividerlo con un'altra donna.
Per questo vorrei fare chiarezza: il vero motivo per cui non possiamo stare insieme è perché lui vuole entrambe (condizione inaccettabile sia per me che per "l'altra") oppure perché, dovendo scegliere, si sente obbligato a tener fede all'impegno preso? Oppure - ancora - dovendo scegliere, sceglie lei perché comunque io sono meno importante per lui?
Ps: grazie per l'indicazione delle due letture.
[#3]
Gentile utente/collega,
la ringrazio dei chiarimenti e le dico subito che per fare davvero chiarezza su tutta la situazione le suggerisco di svolgere una serie di consulti con un* psicolog* in grado di capirla, psicolog* che potrebbe tentare anche una consultazione del partner. Non parlo di terapia di coppia, ma di approfondimenti chiarificatori. Soprattutto le suggerirei di valutare con attenzione i suoi sentimenti, che sono la vera posta in gioco.
Ciò detto, coi limiti di una risposta online, due cose che lei scrive mettono già su una pista meno oscura.
La prima è: "Io, d'altra parte, non credo che potrei accettare di dividerlo con un'altra donna".
Me lo aspettavo. Per quanta convinzione si possa mettere nella nostra visione multietnica, plurireligiosa e transculturale, sulle donne occidentali gravano secoli di esclusivismo sessual-sentimentale, vero o simulato, perché gli uomini occidentali hanno da sempre svariate "concubine" anche senza il permesso di Maometto. Tuttavia mettersi ufficialmente nella condizione di seconda moglie è dura, anche se so che alcune lo hanno fatto.
La seconda è: "pur essendo consentito, oggigiorno nel suo paese la poligamia non è molto praticata e ancor meno ben accettata dalle donne".
Non voglio fare spoiler, ma a questo punto le raccomando di leggere i libri di Mariama Ba, almeno "Una lettera così lunga", anche per verificare quanto diversa sia la visione delle donne e degli uomini al riguardo, nell'Islam come in Occidente. Vero è che l'Islam abbraccia diversi continenti e non è uguale ovunque.
Molte altre considerazioni mi attraversano la mente, non idonee ad essere comunicate su queste pagine. Le resistenze al vostro legame possono essere plurime, alcune anche inconsce; così come possono esserlo i motivi che invece vi spingono a stare insieme.
Si occupi presto di chiarire il dilemma, che altrimenti finirà per lacerare, non due, ma tre persone, visto che ormai la moglie lontana è al corrente di tutto.
Le auguro una felice soluzione. Se crede, ci tenga al corrente.
la ringrazio dei chiarimenti e le dico subito che per fare davvero chiarezza su tutta la situazione le suggerisco di svolgere una serie di consulti con un* psicolog* in grado di capirla, psicolog* che potrebbe tentare anche una consultazione del partner. Non parlo di terapia di coppia, ma di approfondimenti chiarificatori. Soprattutto le suggerirei di valutare con attenzione i suoi sentimenti, che sono la vera posta in gioco.
Ciò detto, coi limiti di una risposta online, due cose che lei scrive mettono già su una pista meno oscura.
La prima è: "Io, d'altra parte, non credo che potrei accettare di dividerlo con un'altra donna".
Me lo aspettavo. Per quanta convinzione si possa mettere nella nostra visione multietnica, plurireligiosa e transculturale, sulle donne occidentali gravano secoli di esclusivismo sessual-sentimentale, vero o simulato, perché gli uomini occidentali hanno da sempre svariate "concubine" anche senza il permesso di Maometto. Tuttavia mettersi ufficialmente nella condizione di seconda moglie è dura, anche se so che alcune lo hanno fatto.
La seconda è: "pur essendo consentito, oggigiorno nel suo paese la poligamia non è molto praticata e ancor meno ben accettata dalle donne".
Non voglio fare spoiler, ma a questo punto le raccomando di leggere i libri di Mariama Ba, almeno "Una lettera così lunga", anche per verificare quanto diversa sia la visione delle donne e degli uomini al riguardo, nell'Islam come in Occidente. Vero è che l'Islam abbraccia diversi continenti e non è uguale ovunque.
Molte altre considerazioni mi attraversano la mente, non idonee ad essere comunicate su queste pagine. Le resistenze al vostro legame possono essere plurime, alcune anche inconsce; così come possono esserlo i motivi che invece vi spingono a stare insieme.
Si occupi presto di chiarire il dilemma, che altrimenti finirà per lacerare, non due, ma tre persone, visto che ormai la moglie lontana è al corrente di tutto.
Le auguro una felice soluzione. Se crede, ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.3k visite dal 22/05/2024.
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