Disturbo ossessivo compulsivo e adolescenza

Buongiorno.

Mia figlia 15 anni ha ricevuto febbraio 2023 diagnosi da neuropsichiatra infantile di DOC scaramantico atipico (con compulsioni che avvengono per il 99% solo in casa nostra).

A seguito di insuccesso con effetti collaterali piuttosto destabilizzanti di 2 giorni di terapia di sertralina (pianto irrefrenabile, senso di angoscia, tremore, allucinazioni), il neuropsichiatra ha ritenuto opportuno sospendere farmaco e procedere esclusivamente con terapia cognitivo comportamentale singola per lei e terapia familiare lei e noi 2 genitori, che tra l'altro stiamo già seguendo io e mio marito da 10 anni per conflitti legati alla nostra genitorialità e al nostro stile educativo.

La situazione è notevolmente migliorata durante l'estate 2023 e mia figlia è riuscita a frequentare la scuola (liceo scientifico) con profitto e continuità fino a marzo 2024.

Dall'aprile 2024 invece pare di vivere un incubo.
Non riesce a organizzare lo studio, va a letto tardi, fa molte assenze o entra tardi a scuola in quanto non si sente preparata.
Noi siamo pronti a sostenerla, aiutarla con lo studio e l'organizzazione, abbiamo molte volte affrontato il tema dell'importanza del sonno, il tutto invano.
Parliamo il più possibile con lei in un clima sereno e costruttivo ma senza il minimo risultato.
È una continua ribellione da parte sua alle nostre semplici indicazioni di buon senso.
Continua a rovinarsi con le sue mani.
Non sa gestire l'uso del telefono, abbiamo provato a bloccarlo ottenendo l'esasperazione delle compulsioni.
Abbiamo provato a limitarle le uscite, ottenendo lo stesso effetto: acutizzazione dei sintomi compulsivi.
È una ragazza molto intelligente che apprende con estrema facilità, ha sempre imparato tantissimo a scuola, dove, pur studiando poco (quando studia), ottiene risultati notevoli col minimo sforzo.

Io sono disperata e sto decidendo di lasciare che le cose accadano, in modo che si renda conto da sola della situazione negativa in cui si sta lasciando andare, dato che le nostre parole si perdono nel vento.

Ma non vorrei che facendo così, la situazione diventi irrecuperabile.
Mio marito, tra l'altro, è dell'opinione opposta, secondo lui dobbiamo continuare a intervenire, mettere regole e limiti pur accettando l'aumento compulsivo.

Quando nostra figlia va in psicoterapia (ogni 2 settimane) il feedback che riceviamo dalla psicologa è sempre positivo: lei dimostra maturità, senso organizzativo, serenità.
Com'è possibile che a casa sia un inferno?

In terapia familiare, invece, facciamo più fatica a farla partecipare, spesso andiamo solo io e mio marito in quanto lei trova spesso una scusa per non venire.

Concludo sperando di leggere spunti utili, punti di vista diversi, senza pretendere di avere la soluzione a portata di mano.

Grazie.


Una mamma sperduta.
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Dr. Mariateresa Di Taranto Psicologo 165 17 3
Gentile utente,

il suo definirsi mamma sperduta mi trasmette quanto lei stia guardando a sé stessa e al suo essere genitore in questo momento, con sfiducia e sconforto.
Il disturbo di sua figlia, già di per sé fonte di sofferenza e ansia, si inscrive in una situazione personale e familiare delicata e complessa.
I disturbi che insorgono -diventando manifesti- in adolescenza sono rintracciabili già nell'infanzia sotto forma di tratti, condotte, inclinazioni, e spesso trovano terreno fertile in questo tempo di mutamenti, passaggi e perdite.
Questo dunque è un momento molto difficile per sua figlia, chiamata ad elaborare il lutto della propria infanzia, ad integrare cambiamenti fisici e psichici, ad accedere ad una nuova visione di sé e di voi genitori, che contempli anche un legame in cui al centro non vi è la condivisione, ma la divisione, e tutto ciò è ulteriormente appesantito dal suo disturbo.
Ma è un momento molto difficile anche per voi, che come coppia genitoriale vi siete allontanati, persi, divenendo forse sconosciuti l'uno agli occhi dell'altra a causa di incomprensioni, diversità che non siete riusciti a conciliare.
E poi è un momento molto difficile per lei che si è ritrovata a dover ristrutturare la sua identità di madre di una bambina, per assumere quella più difficile di madre di un'adolescente. E peraltro si sente impotente rispetto ai sintomi di sua figlia, preoccupata dall'incontrollabilità delle sue condotte e dei suoi vissuti emotivi.

Leggendo le sue righe, nonostante io sia consapevole di quanto già abbia investito in termini economici ed emotivi, le suggerisco di rivolgersi lei stessa ad uno psicologo, in quanto pur preoccupata per sua figlia è sicuramente anche lei che soffre e porta un dolore che chiede di essere ascoltato. Forse ha bisogno di uno spazio suo per trasformare questa sensazione di non poter far nulla e dover lasciare che le cose accadano in una scoperta di risorse personali.
E questo suo momento di smarrimento e disperazione potrebbe aprire la strada a riflessioni, nuove capacità di guardare e pensare, consapevolezze su di lei come persona e come genitore, di cui sarà anche sua figlia a beneficiare.

Auguri di cuore.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it