E' possibile cambiare le cose?

Buongiorno,scrivo qui forse per sentimi meno sola in quello che sto vivendo.
Sono una ragazza di quasi 24 anni, non ho avuto un'esistenza semplicissima.
Per"piccole" cose che in me hanno avuto grande effetto.
Mia madre ha sofferto di attacchi di panico e depressione da che ne ho memoria.
Quando avevo poco più di 10 anni, io stessa l’ho salvata dal suicidio. Mio padre è sicuramente un brav uomo e che a modo suo, mi ha supportata e mi supporta nella vita, ma non è capace di dimostrare affetto. E questa è una cosa di cui ho sempre sofferto. Da adolescente non ho fatto molte esperienze, a differenza delle mie amiche, io ero sempre piena di responsabilità.
E non potevo condividere molte cose. A 20 anni, il mio crollo: attacchi di panico, depressione e disturbi alimentari. È stato un calvario molto lungo e difficile ma nonostante tutto, grazie anche ad un percorso psicologico assiduo, ad oggi posso dire di stare molto meglio L'anno scorso mi sono innamorata e credevo davvero di aver trovato la persona per me, ma purtroppo si è rivelata tutta una finzione. Ho sofferto, come è normale che sia, ma il problema è in me.
Nella sensazione che provo da troppo tempo. Ovvero che mi sento estremamente infelice.
Ho tante cose che mi piacciono, ma non ho realmente le idee chiare sul mio futuro.
Faccio un lavoro che mi piace, ma che non mi soddisfa pienamente.
E soprattutto, lavorando in un ambiente di soli uomini, mi capita di sentirmi inadatta.
Non esco mai, non ho coltivato molte amicizie.
La mia migliore amica ormai ha la sua vita, è sempre con il suo fidanzato e io non posso più condividere molto con lei.
Altre "amicizie" che ho, sono persone con le quali non ho un rapporto costante.
Ogni tanto ci vediamo, ma se hanno altro da fare, semplicemente non mi includono.
L'amore poi, non credo esista per me.
Nonostante io lavori 8 ore al giorno, non sono riuscita a comprare un'auto; gli stipendi sono miseri e questa è un'altra cosa che mi inqueita perchè potendo muovermi, potrei uscire di più e fare nuove conoscenze. Tutti attorno a me vanno avanti mentre io resto sempre mille passi indietro. Come dicevo, ho tante passioni, ma nessuna è mai stata portata veramente al
termine. Non so perchè, ma so che sono brava nel sabotare me stessa. Inoltre mi sto informando molto perchè a Gennaio vorrei partire come ragazza alla pari in America.
E' un mio desiderio da sempre e inoltre credo potrebbe dare una svolta alla mia vita.
Ma nella mia testa rimbombano sempre le stesse domande: "E se non ce la facessi?
E se succedesse qualcosa? " Tutto questo per dire: io non so se a me toccherà mai l'avere delle amicizie reali e poter condividere esperienze di vita, non so se mi toccherà mai il vero amore e l'avverare il desiderio di una famiglia tutta mia e non so se mai potrò avere una vita serena e magari recuperare tutto il tempo che ho perso.
Ma una cosa sola vorrei sapere: come posso almeno attenuare questa sensazione di essere in continuo ritardo su tutto? L'ansia di avere sempre e solo me stessa?
SCUSATEMI IL TESTO ERA MOLTO PIU' LUNGO, HO CERCATO DI RIASSUMERE AL MEGLIO
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
lei appare molto consapevole della sua infelicità e di ciò che la causa nell'immediato: "Non so perchè, ma so che sono brava nel sabotare me stessa".
Proprio così: sa che sabota sé stessa, ma "non sa perché", il perché profondo, e questo non l'aiuta ad uscire dai suoi meccanismi di sabotaggio: "E se non ce la facessi? E se succedesse qualcosa?".
In sede di colloquio psicologico emergono, schematizzando, due tipi di individuo: quello che affronta la vita come un'avventura, compiacendosi se va bene, accettando i colpi negativi come strumenti di crescita, e comunque divertendosi sempre; e quello perennemente scoraggiato, di umore depresso, che nemmeno prova a mettersi in gioco ma si sabota a priori.
All'occhio dello specialista appare evidente che il primo ha una buona dose di amore e di simpatia per sé stesso (la cosiddetta "autostima", in realtà molto di più); il secondo al contrario guarda con occhi scettici, quando non addirittura malevoli, sé, le persone e la vita.
Tutto questo ha una causa, e nell'itinerario terapeutico, fatto di ricordi, parole, ma anche di azioni, comincia ad emergere.
Nella riflessione solitaria, invece, si rischia di avvoltolarsi in alcune false certezze tutte depressive. La più diffusa è l'idea che sia il "carattere" a determinare questo: ancora una sorta di colpa personale dell'individuo!
Purtroppo il significato della consulenza psicologica non è ancora compreso in Italia. Provi ad uscire dal gregge e a svolgere almeno qualche colloquio iniziale con uno specialista: vedrà sorgere un barlume di luce, che può annunciare l'alba.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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