Mio padre va con donne della mia età o più giovani, come la dovrei prendere?
Salve, vi scrivo in quanto sto vivendo un dilemma forse sia esistenziale che emotivo.
Ho 27 anni e lavoro con mio padre (60 anni) e da quando ho iniziato vedo come è realmente.
Diciamo che non è il genere di uomo che stimerei, anzi mi disgusta dal modo in cui tratta le donne.
Dai commenti sessisti su come sono, al fatto che con ragazze della mia età o più giovani (anche di 18 anni), le aduli e gli chieda il numero per poi chattare e tanto altro con loro.
Io da figlia e donna sono disgustata da uomini di questo tipo.
Vorrei chiedervi un consulto perché secondo me soprattutto quando una persona diventa padre, non dovrebbe in qualche modo notare (con la crescita della figlia) una sorta di distacco e mancanza di attrazione verso donne della stessa età della figlia?
La cosa mi rode di più, e per cui mi sento tradita da lui, è proprio che, seppur sia stato un padre assente (c'era fisicamente, ma nessuna comunicazione o condivisione di momenti assieme), ha sempre "insegnato" a me e mia sorella ad essere indipendenti e ad esigere rispetto perché le donne non vanno giudicate dal fisico... MI disgusta anche perché spesso si vergogna a dire che io sono sua figlia e mi fa sentire minuscola e non abbastanza umiliandomi.
Inoltre mia madre è stata tradita da lui e lo abbiamo scoperto perché il coniuge dell'altra è arrivato da noi come un pazzo.
Mio padre?
Nega il tutto.
Mia sorella invece ha visto pure i messaggi tra lui e quella donna in un vecchio cellulare che ha lasciato a casa.
Il mio ragazzo bengalese dice che esagero e che per star meno male (mal di testa, ansia, disgusto, vomito... ) dovrei lasciare perdere, che la realtà è quella che è.
Ma come faccio se è mio padre.
Questo mi fa rassegnare le mie speranze in uomini decenti.
Ma allo stesso tempo a riflettere su cosa significa realmente essere donna, a che standard di vita si deve sopportare volente o nolente.
Per quanto successo e quanta carriera tu possa fare, avrai sempre un uomo che viene da farti discorsi inappropriati e fuori luogo, giusto qualche giorno fa un 70enne commentò inaspettatamente il mio seno e tutti risero.
Mi sembra tanto che la donna non venga presa seriamente come persona pensante.
Sto iniziando a perdere le staffe anche se sono sempre stata una persona molto pacifica, ma quando è troppo è troppo.
Come dovrei prendere questa situazione?
Dovrei accettarla vista la mia età o dover essere in grado di scinderla dalla mia vita (chi incontro, cosa vivo, la mia valutazione della realtà... ) ?
Dovrei forse creare un conflitto o allontanarmi?
Ps: soffro di ipotiroidismo, emicrania (4 volte a settimana) e sono ad alto potenziale cognitivo
Ho 27 anni e lavoro con mio padre (60 anni) e da quando ho iniziato vedo come è realmente.
Diciamo che non è il genere di uomo che stimerei, anzi mi disgusta dal modo in cui tratta le donne.
Dai commenti sessisti su come sono, al fatto che con ragazze della mia età o più giovani (anche di 18 anni), le aduli e gli chieda il numero per poi chattare e tanto altro con loro.
Io da figlia e donna sono disgustata da uomini di questo tipo.
Vorrei chiedervi un consulto perché secondo me soprattutto quando una persona diventa padre, non dovrebbe in qualche modo notare (con la crescita della figlia) una sorta di distacco e mancanza di attrazione verso donne della stessa età della figlia?
La cosa mi rode di più, e per cui mi sento tradita da lui, è proprio che, seppur sia stato un padre assente (c'era fisicamente, ma nessuna comunicazione o condivisione di momenti assieme), ha sempre "insegnato" a me e mia sorella ad essere indipendenti e ad esigere rispetto perché le donne non vanno giudicate dal fisico... MI disgusta anche perché spesso si vergogna a dire che io sono sua figlia e mi fa sentire minuscola e non abbastanza umiliandomi.
Inoltre mia madre è stata tradita da lui e lo abbiamo scoperto perché il coniuge dell'altra è arrivato da noi come un pazzo.
Mio padre?
Nega il tutto.
Mia sorella invece ha visto pure i messaggi tra lui e quella donna in un vecchio cellulare che ha lasciato a casa.
Il mio ragazzo bengalese dice che esagero e che per star meno male (mal di testa, ansia, disgusto, vomito... ) dovrei lasciare perdere, che la realtà è quella che è.
Ma come faccio se è mio padre.
Questo mi fa rassegnare le mie speranze in uomini decenti.
Ma allo stesso tempo a riflettere su cosa significa realmente essere donna, a che standard di vita si deve sopportare volente o nolente.
Per quanto successo e quanta carriera tu possa fare, avrai sempre un uomo che viene da farti discorsi inappropriati e fuori luogo, giusto qualche giorno fa un 70enne commentò inaspettatamente il mio seno e tutti risero.
Mi sembra tanto che la donna non venga presa seriamente come persona pensante.
Sto iniziando a perdere le staffe anche se sono sempre stata una persona molto pacifica, ma quando è troppo è troppo.
Come dovrei prendere questa situazione?
Dovrei accettarla vista la mia età o dover essere in grado di scinderla dalla mia vita (chi incontro, cosa vivo, la mia valutazione della realtà... ) ?
Dovrei forse creare un conflitto o allontanarmi?
Ps: soffro di ipotiroidismo, emicrania (4 volte a settimana) e sono ad alto potenziale cognitivo
[#1]
Gentile utente,
nel suo consulto si mescolano vari aspetti:
- la relazione con suo padre,
- la scarsa stima di lui come uomo,
- la generalizzazione sulla intera categoria degli uomini di alcuni comportamenti.
E poi:
- essere donna e dunque oggetto di commenti sessisti,
- essere figlia di una donna tradita (Sua madre),
- in quanto donna, non essere presa seriamente come "persona pensante",
- altro ancora.
Ognuna delle voci dell'elenco meriterebbe un trattato specifico, visto che ciascuna apre un argomento differente. Eppure tutte assieme concorrono a formare un puzzle più o meno pesante nella vita delle donne.
Come farvi fronte?
Occorre lavorarci, su più fronti e con obiettivi a breve, medio e lungo temine.
Lavorare su di sè, sulle relazione nel proprio posto di lavoro, in famiglia, nel contesto sociale per quel che è possibile.
Lei attualmente sembra vivere la rabbia e la sfiducia.
La prima porta a lottare sia pure con un impeto talvolta poco lucido; la seconda suggerisce il ritiro.
Forse il Suo successivo passo interiore sarà di pianificare meglio ciò che è in Suo potere fare; ed inoltre in quale modo, in rapporto al suo carattere.
P.S.
Riguardo alla sua opinione sui padri:
"secondo me soprattutto quando una persona diventa padre, non dovrebbe in qualche modo notare (con la crescita della figlia) una sorta di distacco e mancanza di attrazione verso donne della stessa età della figlia?"
tenga conto che in molti padri c'è purtroppo una sorta di *scissione* tra
- l'essere e fare il papà (e dunque saggi consigli alle figlie femmine, ecc.)
-ed essere uomo-maschio e dunque - se uomo-maschio di un certo tipo - con commenti sessisti se non volgari su altre ragazze o donne che non siano la propria figlia.
Dal mio osservatorio professionale noto però che una buona percentuale di giovani maschi è migliore della generazione precedente, per quel che riguarda i rapporti tra i generi.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
nel suo consulto si mescolano vari aspetti:
- la relazione con suo padre,
- la scarsa stima di lui come uomo,
- la generalizzazione sulla intera categoria degli uomini di alcuni comportamenti.
E poi:
- essere donna e dunque oggetto di commenti sessisti,
- essere figlia di una donna tradita (Sua madre),
- in quanto donna, non essere presa seriamente come "persona pensante",
- altro ancora.
Ognuna delle voci dell'elenco meriterebbe un trattato specifico, visto che ciascuna apre un argomento differente. Eppure tutte assieme concorrono a formare un puzzle più o meno pesante nella vita delle donne.
Come farvi fronte?
Occorre lavorarci, su più fronti e con obiettivi a breve, medio e lungo temine.
Lavorare su di sè, sulle relazione nel proprio posto di lavoro, in famiglia, nel contesto sociale per quel che è possibile.
Lei attualmente sembra vivere la rabbia e la sfiducia.
La prima porta a lottare sia pure con un impeto talvolta poco lucido; la seconda suggerisce il ritiro.
Forse il Suo successivo passo interiore sarà di pianificare meglio ciò che è in Suo potere fare; ed inoltre in quale modo, in rapporto al suo carattere.
P.S.
Riguardo alla sua opinione sui padri:
"secondo me soprattutto quando una persona diventa padre, non dovrebbe in qualche modo notare (con la crescita della figlia) una sorta di distacco e mancanza di attrazione verso donne della stessa età della figlia?"
tenga conto che in molti padri c'è purtroppo una sorta di *scissione* tra
- l'essere e fare il papà (e dunque saggi consigli alle figlie femmine, ecc.)
-ed essere uomo-maschio e dunque - se uomo-maschio di un certo tipo - con commenti sessisti se non volgari su altre ragazze o donne che non siano la propria figlia.
Dal mio osservatorio professionale noto però che una buona percentuale di giovani maschi è migliore della generazione precedente, per quel che riguarda i rapporti tra i generi.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
La ringrazio per la risposta. Anche se sono abbastanza grande per sentirmi tradita da mio padre per il suo cambio repentino di valutazione e modo di trattare il lato femminile, sento che comunque mi scombussola molto la mia percezione del lato maschile, essendo il padre per la figlia é il primo rappresentante per eccellenza dell’uomo.
Vorrei sapere se psicologicamente é normale anche ad una certa età che queste dinamiche familiari tra genitori possono ancora influenzare i figli (per l’appunto grandi). Inoltre se fosse possibile un esempio anche generico ma più pratico di come posso affrontare il tutto. Ci sono giorni in cui perdo il controllo emotivo di me stessa e per di più vorrei smettere di riflettere le mie paure e visione disgustata sulla mia relazione o sugli altri uomini in generale.
La ringrazio tanto
Vorrei sapere se psicologicamente é normale anche ad una certa età che queste dinamiche familiari tra genitori possono ancora influenzare i figli (per l’appunto grandi). Inoltre se fosse possibile un esempio anche generico ma più pratico di come posso affrontare il tutto. Ci sono giorni in cui perdo il controllo emotivo di me stessa e per di più vorrei smettere di riflettere le mie paure e visione disgustata sulla mia relazione o sugli altri uomini in generale.
La ringrazio tanto
[#3]
Gentile utente,
Le dinamiche genitori-figli durano tutta la vita, dato che padre e madre hanno radici profonde dentro di noi figli. E dunque i loro comportamenti, le valutazioni sui figli, ad ogni età tracciano solchi profondi.
Dice bene quando afferma che il padre "è il primo uomo" per le figlie femmine; per dirla in un altro modo, egli rappresenta il ponte che traghetta la figlia nel mondo maschile.
Eppure la delusione è dietro l'angolo, dato che lui continua ad essere uomo-maschio oltre che padre; e che talvolta tale dimensione ha la meglio su quella paterna. Ad ogni età.
Immagini, ad es., lo sconcerto e il dolore delle figlie femmine quando il padre, magari ultranovantenne e decrepito, fa il galletto con la badante, allunga le mani per palpeggiarla, fa commenti volgari sulla propria erezione durante l'igiene intima, ... situazioni purtroppo non infrequenti.
Riguardo alla richiesta di un "esempio" nel settore di cui stiamo parlando,
provi Lei stessa a fare un elenco di situazioni per Lei difficili
e per ciascuna ipotizzi differenti Suoi atteggiamenti e comportamenti con i pro e i contro.
Se ce ne darà riscontro, certamente Le risponderemo.
Grazie per l'apprezzamento.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Le dinamiche genitori-figli durano tutta la vita, dato che padre e madre hanno radici profonde dentro di noi figli. E dunque i loro comportamenti, le valutazioni sui figli, ad ogni età tracciano solchi profondi.
Dice bene quando afferma che il padre "è il primo uomo" per le figlie femmine; per dirla in un altro modo, egli rappresenta il ponte che traghetta la figlia nel mondo maschile.
Eppure la delusione è dietro l'angolo, dato che lui continua ad essere uomo-maschio oltre che padre; e che talvolta tale dimensione ha la meglio su quella paterna. Ad ogni età.
Immagini, ad es., lo sconcerto e il dolore delle figlie femmine quando il padre, magari ultranovantenne e decrepito, fa il galletto con la badante, allunga le mani per palpeggiarla, fa commenti volgari sulla propria erezione durante l'igiene intima, ... situazioni purtroppo non infrequenti.
Riguardo alla richiesta di un "esempio" nel settore di cui stiamo parlando,
provi Lei stessa a fare un elenco di situazioni per Lei difficili
e per ciascuna ipotizzi differenti Suoi atteggiamenti e comportamenti con i pro e i contro.
Se ce ne darà riscontro, certamente Le risponderemo.
Grazie per l'apprezzamento.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#4]
Utente
Salve,
mi ha fatto piacere lasciarle un commento positivo. Effettivamente questi solchi profondi li percepisco in quanto il tradimento di cui parlo nei miei confronti è data dal fatto che lui non sia riuscito ad essere coerente.
Ho già in realtà avuto modo di confrontarlo, forse in maniera molto più esplicita rispetto a come fece mia sorella in passato, ma lui è insensibile alle mie parole, anzi negava l'evidenza e mi umiliava in altre scelte persone. In ogni caso, anche se non la userò come "arma" l'ho ammonito che so molto più di quello che pensa sul suo conto e basterebbe davvero poco a "rovinarlo". L'ho detto non perché lo farò (non è me essere vendicativa), ma sapendo che ci tiene ad apparire perfetto alla gente fuori dalla famiglia (davanti a chi non lo conosce), l'ho fatto per ottenere un po' di rispetto.
Tuttavia, tornando a ciò mi ha scritto, penso che un buon passo che potrei fare è cercare di mantenere la calma (magari trovando un'attività che mi distrarre abbastanza) quando inizio a rimuginare e a crearmi delle paranoie (come generalizzare quello che fa mio padre, con quello che possono fare altri uomini, compreso il mio ragazzo). Quando vengo presa dalla rabbia, divento come accecata e tutto ciò che il mio ragazzo ha fatto di buono si annulla nella mia mente e mi focalizzo in un evento anche molto generico (nemmeno vagamente vicino a ciò che farebbe mio padre) successo molto tempo fa. E diciamo che me la prendo con lui anche per questo dovrei trovare una soluzione, anche se penso che una volta trovata una soluzione per il problema alla base, questo qua come conseguenza si annullerà in maniera naturale. Quindi sì vorrei essere più tranquilla. Sono stata due anni in terapia e la dottoressa che mi seguiva mi disse che la maggior parte la causa della mia emicrania è il pensare troppo, dato anche dall'essere ad alto potenziale cognitivo. Per curiosità, essere ad alto potenziale cognitivo provoca anche la ruminazione?
La ringrazio nuovamente
Cordiali saluti
mi ha fatto piacere lasciarle un commento positivo. Effettivamente questi solchi profondi li percepisco in quanto il tradimento di cui parlo nei miei confronti è data dal fatto che lui non sia riuscito ad essere coerente.
Ho già in realtà avuto modo di confrontarlo, forse in maniera molto più esplicita rispetto a come fece mia sorella in passato, ma lui è insensibile alle mie parole, anzi negava l'evidenza e mi umiliava in altre scelte persone. In ogni caso, anche se non la userò come "arma" l'ho ammonito che so molto più di quello che pensa sul suo conto e basterebbe davvero poco a "rovinarlo". L'ho detto non perché lo farò (non è me essere vendicativa), ma sapendo che ci tiene ad apparire perfetto alla gente fuori dalla famiglia (davanti a chi non lo conosce), l'ho fatto per ottenere un po' di rispetto.
Tuttavia, tornando a ciò mi ha scritto, penso che un buon passo che potrei fare è cercare di mantenere la calma (magari trovando un'attività che mi distrarre abbastanza) quando inizio a rimuginare e a crearmi delle paranoie (come generalizzare quello che fa mio padre, con quello che possono fare altri uomini, compreso il mio ragazzo). Quando vengo presa dalla rabbia, divento come accecata e tutto ciò che il mio ragazzo ha fatto di buono si annulla nella mia mente e mi focalizzo in un evento anche molto generico (nemmeno vagamente vicino a ciò che farebbe mio padre) successo molto tempo fa. E diciamo che me la prendo con lui anche per questo dovrei trovare una soluzione, anche se penso che una volta trovata una soluzione per il problema alla base, questo qua come conseguenza si annullerà in maniera naturale. Quindi sì vorrei essere più tranquilla. Sono stata due anni in terapia e la dottoressa che mi seguiva mi disse che la maggior parte la causa della mia emicrania è il pensare troppo, dato anche dall'essere ad alto potenziale cognitivo. Per curiosità, essere ad alto potenziale cognitivo provoca anche la ruminazione?
La ringrazio nuovamente
Cordiali saluti
[#5]
Gentile utente,
1.
ci si mette una vita a raggiungere la coerenza tra il pensato, il dichiarato e l'agito; sempre che la persona (non molte per la verità) se la ponga come obiettivo.
Diventare psicologicamente adulti significa rinunciare a quella idealizzazione che i bambini/e hanno nei confronti dei genitori; e di conseguenza essere chiamat* a confrontarsi con sentimenti di rabbia e delusione dovuti al fatto che papà e mamma si sono rivelati manchevoli e difettosi.
2.
I suoi obiettivi di:
- evitare le generalizzazioni sul maschile,
- mantenere la calma nelle discussioni,
- evitare l'overthinking quando cade nella rimuginazione,
mi sembrano molto centrati rispetto alle difficoltà dichiarate.
Ne tenga un diario giornaliero, registrando successi e fallimenti; sarà il suo .. diario di viaggio.
3.
Riguardo all'"alto potenziale cognitivo", non si faccia influenzare troppo dalle etichette.
Può significare che il Suo Q.I. (quoziente intellettivo) riferito alla sfera cognitiva si aggira attorno a 120, un po' sopra la media; come molte delle persone laureate. Esso non prevede la rimuginazione, che consiste in un funzionamento disfunzionale della mente presente con qualsiasi Q.I.
4.
Tenga conto che il potenziale cognitivo non è indicatore né di successo né di felicità, dato che tale valutazione è stata superata dall'approccio sulla "intelligenza emotiva".
Essa consiste nell'abbinamento equilibrato tra la dimensione cognitiva e la competenza emozionale, consistente nelle capacità di:
-essere consapevoli delle proprie emozioni e gestirle positivamentei,
-comunicare efficacemente attraverso il linguaggio verbale e non,
-entrare in empatia con le altre persone,
-disinnescare i conflitti inutili.
5.
Se Lei ama leggere, apprezzerà sicuramente il libro con cui D. Goleman ha aperto tale proficuo filone di studi:
"Intelligenza emotiva, che co'è, perchè può renderci felici", Rizzoli.
E, dello stesso autore, "Lavorare con intelligenza emotiva, come inventare un nuovo rapporto con il lavoro".
Potrebbe trovare spunti di riflessione anche nel mio recente contributo:
"La relazione complessa tra figli "giovani adulti" e genitori", https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9264-la-relazione-complessa-tra-figli-giovani-adulti-e-genitori.html .
Ritengo che la Sua ricerca interiore possa portare buoni frutti; l'esperienza professionale mi permette di percepire in Lei una positiva motivazione alla ricerca e al cambiamento.
Se riterrà, ce ne dia riscontro qui.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
1.
ci si mette una vita a raggiungere la coerenza tra il pensato, il dichiarato e l'agito; sempre che la persona (non molte per la verità) se la ponga come obiettivo.
Diventare psicologicamente adulti significa rinunciare a quella idealizzazione che i bambini/e hanno nei confronti dei genitori; e di conseguenza essere chiamat* a confrontarsi con sentimenti di rabbia e delusione dovuti al fatto che papà e mamma si sono rivelati manchevoli e difettosi.
2.
I suoi obiettivi di:
- evitare le generalizzazioni sul maschile,
- mantenere la calma nelle discussioni,
- evitare l'overthinking quando cade nella rimuginazione,
mi sembrano molto centrati rispetto alle difficoltà dichiarate.
Ne tenga un diario giornaliero, registrando successi e fallimenti; sarà il suo .. diario di viaggio.
3.
Riguardo all'"alto potenziale cognitivo", non si faccia influenzare troppo dalle etichette.
Può significare che il Suo Q.I. (quoziente intellettivo) riferito alla sfera cognitiva si aggira attorno a 120, un po' sopra la media; come molte delle persone laureate. Esso non prevede la rimuginazione, che consiste in un funzionamento disfunzionale della mente presente con qualsiasi Q.I.
4.
Tenga conto che il potenziale cognitivo non è indicatore né di successo né di felicità, dato che tale valutazione è stata superata dall'approccio sulla "intelligenza emotiva".
Essa consiste nell'abbinamento equilibrato tra la dimensione cognitiva e la competenza emozionale, consistente nelle capacità di:
-essere consapevoli delle proprie emozioni e gestirle positivamentei,
-comunicare efficacemente attraverso il linguaggio verbale e non,
-entrare in empatia con le altre persone,
-disinnescare i conflitti inutili.
5.
Se Lei ama leggere, apprezzerà sicuramente il libro con cui D. Goleman ha aperto tale proficuo filone di studi:
"Intelligenza emotiva, che co'è, perchè può renderci felici", Rizzoli.
E, dello stesso autore, "Lavorare con intelligenza emotiva, come inventare un nuovo rapporto con il lavoro".
Potrebbe trovare spunti di riflessione anche nel mio recente contributo:
"La relazione complessa tra figli "giovani adulti" e genitori", https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9264-la-relazione-complessa-tra-figli-giovani-adulti-e-genitori.html .
Ritengo che la Sua ricerca interiore possa portare buoni frutti; l'esperienza professionale mi permette di percepire in Lei una positiva motivazione alla ricerca e al cambiamento.
Se riterrà, ce ne dia riscontro qui.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
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