Tic bambino

Buonasera,
Sono mamma di un bambino di 5 anni che non ha mai avuto problemi.
L’estate scorsa (io penso in concomitanza con la maternità e quindi vedermi sempre a casa) e l’arrivo del secondo figlio ha scatenato dei tic, durati poco e poi passati.
A febbraio è arrivato il fratellino e da due settimane a questa parte ha cominciato a manifestare ancora tic: sbatte le palpebre (stiamo facendo anche accertamenti dall’oculista perché sembra abbia problemi di vista), per qualche giorno muoveva gli occhi da un lato, apre la bocca.. passato quest’ultimo ha cominciato con il movimento del collo oppure chiudersi nelle spalle.
Abbiamo appuntamento dal neuropsichiatra infantile ma sono preoccupata, sono sfociati in un momento in cui in casa eravamo parecchio stressati per vari motivi (e sbagliando abbiamo fatto assorbire anche a lui) quindi non so se sia per stress (la maestra della materna a dicembre ci ha detto di vederlo un po’ ansioso) emotività o qualcosa di più grave
Non gli faccio notare i tic ma faccio davvero fatica a conviverci, la mia testa viaggia a mille e ho il brutto vizio di leggere internet : (
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Dr.ssa Mariateresa Di Taranto Psicologo 189 19
Gentile utente,

comprendo profondamente le sue paure.
Succede spesso, se non sempre, che i figli assorbano, respirino e facciano propri lo stress, le difficoltà, i vissuti emotivi dei genitori. Di questo non ne hanno colpa questi ultimi, in quanto oltre che essere genitori, sono persone, ed in quanto tali, a volte stanche, preoccupate, fallibili, oltre che provenienti da storie personali e familiari più o meno difficili e dolorose.
I genitori infatti sono per i figli fonte di amore, sicurezza e cure, ma al tempo stesso, in particolari circostanze, portatori involontari di vissuti emotivi dolorosi inevitabili.
Questa è una verità che rientra nella logica della vita e delle relazioni. Quindi i genitori pur non potendo e non dovendo coltivare fantasie irrealistiche di perfezione e di capacità di proteggere i propri figli dalla vita, dalle sofferenze e da loro stessi, possono comunque impegnarsi per cercare di essere buoni genitori, pur restando umani ed imperfetti. Questo è ciò che mi pare stiate facendo, lei e suo marito, ponendovi domande, cercando di aiutare vostro figlio con i mezzi di cui disponete. Sicuramente lui lo sente.

Suo figlio sta attraversando una fase molto delicata, in quanto la nascita di un fratellino viene sentita in un primo momento come morte del Sè. Quindi sta facendo i conti con l'idea che non è più il solo, con la paura che potrà essere sostituito.
Infatti i tic insorgono o si acuiscono spesso in seguito a eventi traumatici o di intenso significato emotivo.
In questo momento suo figlio ha bisogno di essere compreso, sostenuto, rassicurato sul fatto che gli volete bene come prima, aiutato ad attraversare un momento naturale e difficile per tutti i bambini, che però non solo è superabile, ma può diventare per gli stessi un'opportunità di crescita, di sviluppo di competenze sociali e relazionali e di arricchimento emotivo.

Inoltre considerare i bambini spensierati e "privi di problemi" è un bisogno legittimo e comprensibile dei genitori, di sapere che i propri figli sono al sicuro. I bambini però sono chiamati da subito ad affrontare paure, dolori, difficoltà evolutive, quali la nascita di un fratellino, l'ingresso all'asilo e alla scuola elementare, che costituiscono sempre un tempo traumatico, il tempo in cui vengono strappati dal gioco e dalla libertà e consegnati al dovere.
È la vita, signora, bella e difficile per tutti, in modo diverso a seconda delle età.
Le suggerisco di prendere in considerazione l'ipotesi di consultare uno psicologo per il bambino, che lo aiuti ad esprimere i suoi vissuti emotivi, e un altro anche per lei, che è una mamma, a volte comprensibilmente preoccupata e spaventata, e quindi può aver bisogno di uno spazio suo all'interno del quale parlare delle sue paure, potersi sentire in diritto di non essere forte per i suoi figli, ma a sua volta vulnerabile e bisognosa.

Auguri di cuore.

Psicologa e Assistente Sociale
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