Relazione di tipo amoroso tra medico-paziente

Gentili dottori,
ho bisogno di un parere da parte vostra per comprendere, con sincerità, se quello che mi sta accadendo è realmente una relazione impossibilitata ad andare avanti o se tale idea di impossibilità è solo frutto della mia ansia.


Sei mesi fa sono stata seguita ed operata da un chirurgo (quasi mio coetaneo).
Lui è stato molto professionale, gentile ma distaccato, sia nel pre che nell'immediato post operazione.
Una volta terminato l'iter medico ed essere guarita lui mi ha aggiunta sui social.
Premetto che, in maniera del tutto oggettiva, ero attratta da questa persona ma possibilmente credevo fosse impossibile la casistica di bilateralità di interesse, oltre al fatto che magari avevo una visione idealizzata a causa dell'idea che lui mi stesse "curando".

Poco tempo dopo abbiamo iniziato a scambiare due chiacchiere, che poi sono diventate un caffè, per poi diventare uscite più frequenti.
Ed arriviamo ad oggi: io e lui ci stiamo frequentando.
E la frequentazione non è più un'amicizia.

Non esagero nel dire che è uno degli uomini più interessanti ai quali io mi sia approcciata, oltre ad essere dolce, presente, premuroso, attento e cortese.
Anzi, credo che nessuna persona mi abbia mai corteggiata così.
A volte anche dopo turni massacranti, si fa km di macchina solo per venirmi a salutare.
Cerca di incastrare i suoi impegni con i miei per vederci spesso.

E specifico che il mio malessere non nasce dal fatto che fosse il mio medico.
Non sento, e ne lui sente, sensi di colpa a livello etico perché ormai il rapporto "lavorativo" tra noi è concluso, perché in quel caso è stato assolutamente professionale (non avrei mai immaginato che lui potesse avere un interesse per me).

Ma andiamo al dunque: nonostante lui elogi la mia testa e la mia personalità sempre, io mi sento sempre inferiore a lui.
Sarà la sua posizione, il suo ruolo, ma vivo con la costante ansia e terrore che lui sia troppo per me e che possa chiudere questa conoscenza.
Mi faccio influenzare dai clichè secondo i quali "i medici stanno con i medici" o cose del genere.
Purtroppo, anche a livello inconscio, pongo la sua professione da chirurgo, e quindi anche la sua persona, come una sorta di "Dio" e mi sembra quasi impossibile che lui possa avere questo forte interesse per me.

Specifico che nella vita normale invece sono sempre stata molto sicura di me stessa, del mio lavoro, dei miei studi, della mia posizione all'interno della società.
Ma con lui tutto cambia, a volte l'ansia diventa estrema e faccio caso se un giorno magari è "meno" presente ed inizio ad aver paura (e specifico che lui, di tutto questo, non sa nulla, perchè tengo particolarmente all'idea che lui non percepisca questo mio sentirmi inferiore).
Con estrema sincerità, senza cadere nelle frasi perbeniste del tipo "il cuore è quello che comanda" o "non importa il tuo ruolo, le persone guardano l'anima", è possibile che questa relazione, con queste fondamenta, possa diventare qualcosa di più?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4k 190
Gentile utente,
quando una persona s'innamora, solitamente attraversa varie fasi. Una delle prime fasi, sorprendentemente, è una lieve depressione: all'esaltazione dell'amato/a si accompagna uno svilimento di sé: "non potrò mai conquistarlo/a, non sono alla sua altezza" e così via.
Normalmente, però, la carica di ossitocina che a questo si accompagna fa prevalere gli aspetti positivi, quando l'amore è ricambiato: batticuore, occhi splendenti, eccitazione gioiosa etc.
Qui invece abbiamo lei che pensa solo al negativo. Non comunica i timori circa la sua insufficienza all'innamorato per averne la rassicurazione: scrive ad un sito di psicologi.
Allora forse non ci sta dicendo tutto. Parla di "sensi di colpa a livello etico", ma quale deontologia impedisce ad un medico, soprattutto dopo aver concluso la cura, di innamorarsi di un paziente?
Questa regola vale per le relazioni in cui il contatto terapeutico avviene attraverso la psiche, ma non per quelle che riguardano cure organiche.
Inoltre, chi ha mai sentito la frase che lei cita come una specie di proverbio: "i medici stanno con i medici"?
Tutti abbiamo amici e parenti medici dei due sessi, ed è infrequente il caso di medici sposati tra di loro; più spesso i medici sposano altri professionisti, e spesso casalinghe.
Lei chiede "se tale idea di impossibilità è solo frutto della mia ansia".
Ma quanto estesa e invalidante è l'ansia di cui parla? Forse risente anche dell'intervento recente?
Siete tutti e due sposati con altri, per caso?
O lei si sente in colpa perché in realtà non riesce a ricambiare l'interesse del suo corteggiatore, mentre avverte un debito di gratitudine per lui?
Ci faccia capire di più.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
Utente
Utente
Gentilissima, intanto grazie per la sua celere risposta.
Le dico che tutti questi sintomi dell’innamoramento che lei cita, batticuore, occhi splendenti, eccitazione gioiosa etc. sono tutte cose che provo sempre quando sto con lui e anche dopo.
Ma basta non vederlo per un giorno, che inizio a riflettere e a farmi tutti questi patemi mentali.
Sa perché non comunico a lui questo mio stato e mi ritrovo a scriverlo in un sito? Perché me ne vergogno. Perché razionalmente mi rendo conto che non ha assolutamente una logica il mio ragionamento. E possibilmente potrei generare in lui un senso di frustrazione dato che, dal canto suo, mi dona continuamente dimostrazioni di interesse.
Siamo entrambi single, quindi nessuna implicazione sentimentale con altri.
Sento un senso di gratitudine nei suoi confronti, ma credo di avere anche un fortissimo interesse nei suoi confronti. E la mia condizione clinica ormai è fortunatamente ottimale.
Non dico che la mia ansia è invalidante ma le dico anche che nell’ultima settimana è come se monitorassi i suoi comportamenti e questo non rende più naturale, come prima, il mio rapporto nei suoi confronti.
Le faccio un esempio: settimana scorsa lui era ad un pranzo con i suoi colleghi. Inevitabilmente, essendo impegnato, l’ho sentito con minore costanza durante il pranzo. La mia testa è andata subito all’idea che sicuramente c’era qualche collega più affine a lui che potesse distogliere il suo interesse dal mio.
E mi rendo conto che questo è solo un pensiero paranoico, che lui non mi da realmente modo di poter pensare a certe cose. Eppure succede
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4k 190
Gentile utente,
quello che ci scrive in effetti potrebbe essere un disturbo coinvolgente aspetti della sfera sia cognitiva che emotiva, con un pericoloso mix di sfiducia in sé e nell'altro.
Lei scrive: "mi rendo conto che questo è solo un pensiero paranoico".
Le sembra poco?
Mi pare strano, però, che questo stato d'animo non si sia prodotto anche nel corso di precedenti relazioni. Se non si è prodotto, qualcosa di nuovo sta accadendo in lei. Un colloquio clinico e qualche test l'aiuterebbero a capire cosa sta succedendo e a godersi questo momento della sua vita senza rovinarlo.
Buone cose. Ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com