Vorrei un bambino ma sembra sempre il momento non giusto
La mia collega è rientrata 4 mesi fa dalla maternità, ma la mia titolare è cambiata con lei, dicendole che non era più la stessa, ogni giorno la pressava, alla fine la mia collega ha deciso di licenziarsi.
Un po' per il bambino, un po' per l'entusiasmo perso, adesso rimaniamo in due a lavoro e io vorrei avere un bambino con il mio compagno da un po' di tempo, ma sembra che tutto ci rema contro.
Adesso che la situazione a lavoro è questa ho paura di farlo, la mia titolare rimane sola, come faccio a dirglielo?
E se poi avrò delle ripercussioni?
Non so che fare, questa cosa mi logora.
Un po' per il bambino, un po' per l'entusiasmo perso, adesso rimaniamo in due a lavoro e io vorrei avere un bambino con il mio compagno da un po' di tempo, ma sembra che tutto ci rema contro.
Adesso che la situazione a lavoro è questa ho paura di farlo, la mia titolare rimane sola, come faccio a dirglielo?
E se poi avrò delle ripercussioni?
Non so che fare, questa cosa mi logora.
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Gentile utente,
lei ha già posto la stessa domanda quattro mesi fa ed ha avuto una risposta molto ampia. La rilegga.
Sul piano sociale e lavorativo, oggi ci sono aiuti e facilitazioni per la genitorialità, anche perché una società che invecchia non può più produrre e non può fornire nemmeno la pensione a chi smette di lavorare.
Sul piano personale, le ragioni per non avere figli sono il non desiderarli, l'impossibilità di mantenerli, la percezione di non avere le attitudini o la voglia o il piacere di occuparsene, il non avere un partner o il non poter contare sul suo aiuto, e altre ragioni che forse lei sperimenta in sé stessa, per cui è inutile che io le ripeta qui.
Per avere figli, invece, ci sono le ragioni note: il desiderio di stringere tra le braccia un bambino che è il frutto principale del proprio amore e la sua perpetuazione; la volontà di trasmettergli quello che abbiamo ricevuto, e tutte le altre ragioni che conseguono ad uno slancio naturale verso l'amore e la vita.
Il fatto che lei pensi, anziché a sé e al suo compagno, alla sua datrice di lavoro, può far pensare che lei non desideri realmente avere dei figli.
La sua titolare, trovandosi davanti una giovane donna che ha un partner, sa già che lei interromperà il lavoro per una, due, tre, forse ancora più volte nell'ambito della sua vita lavorativa, e se non è una specie di Hitler non si sogna minimamente di interferire in questa sfera. Ciò naturalmente se non è affetta da problemi mentali che le fanno provare invidia e risentimento verso la maternità; ma in questo caso sarebbe lei che ci scrive che dovrebbe prendere le distanze e cercare un altro lavoro.
In ogni caso, se lei non ha ancora accennato a questa sua intenzione, ne parli in termini di eventualità, per permettere alla titolare di organizzarsi e anche per conoscere le sue reazioni.
Valuti con serenità e con sincerità se non ci sono altre ragioni che la fanno esitare, dai dubbi sulla sua relazione all'eccessiva pressione del partner o di altri parenti circa la sua maternità.
Un colloquio con uno dei tanti psicologi che al Consultorio e alle ASL si occupano proprio di maternità non può che aiutarla.
Se crede, ci scriva ancora.
lei ha già posto la stessa domanda quattro mesi fa ed ha avuto una risposta molto ampia. La rilegga.
Sul piano sociale e lavorativo, oggi ci sono aiuti e facilitazioni per la genitorialità, anche perché una società che invecchia non può più produrre e non può fornire nemmeno la pensione a chi smette di lavorare.
Sul piano personale, le ragioni per non avere figli sono il non desiderarli, l'impossibilità di mantenerli, la percezione di non avere le attitudini o la voglia o il piacere di occuparsene, il non avere un partner o il non poter contare sul suo aiuto, e altre ragioni che forse lei sperimenta in sé stessa, per cui è inutile che io le ripeta qui.
Per avere figli, invece, ci sono le ragioni note: il desiderio di stringere tra le braccia un bambino che è il frutto principale del proprio amore e la sua perpetuazione; la volontà di trasmettergli quello che abbiamo ricevuto, e tutte le altre ragioni che conseguono ad uno slancio naturale verso l'amore e la vita.
Il fatto che lei pensi, anziché a sé e al suo compagno, alla sua datrice di lavoro, può far pensare che lei non desideri realmente avere dei figli.
La sua titolare, trovandosi davanti una giovane donna che ha un partner, sa già che lei interromperà il lavoro per una, due, tre, forse ancora più volte nell'ambito della sua vita lavorativa, e se non è una specie di Hitler non si sogna minimamente di interferire in questa sfera. Ciò naturalmente se non è affetta da problemi mentali che le fanno provare invidia e risentimento verso la maternità; ma in questo caso sarebbe lei che ci scrive che dovrebbe prendere le distanze e cercare un altro lavoro.
In ogni caso, se lei non ha ancora accennato a questa sua intenzione, ne parli in termini di eventualità, per permettere alla titolare di organizzarsi e anche per conoscere le sue reazioni.
Valuti con serenità e con sincerità se non ci sono altre ragioni che la fanno esitare, dai dubbi sulla sua relazione all'eccessiva pressione del partner o di altri parenti circa la sua maternità.
Un colloquio con uno dei tanti psicologi che al Consultorio e alle ASL si occupano proprio di maternità non può che aiutarla.
Se crede, ci scriva ancora.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 412 visite dal 11/05/2024.
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