Come levarsi di dosso il senso di diversità
Buongiorno a tutti,
Sono una ragazza di trent'anni che da un pò di tempo vive una sensazione di disagio e differenza verso gli altri.
Abito con i miei genitori e questo per me non è un peso, non voglio vivere da sola, ho provato ma il senso di solitudine e la casa vuota mi fanno star male, questo non vuol dire che io non abbia la mia indipendenza, anzi, ho un lavoro, contribuisco alle pulizie di casa, mi preparo i pasti, ho la mia indipendenza.
Sono una persona solare con molti amici, ho la mia routine.
Ultimamente però sto vivendo con un senso di ansia perchè ho paura che agli occhi degli altri vengo considerata una sfigata, una che a 30 anni è ancora a casa con mamma e papà e purtroppo per tutta la mia vita, sono stata mossa dal giudizio che gli altri hanno di me.
Nel senso che ho sempre vissuto più in base a quello che gli altri pensassero di me e volevo pensassero di me, che realmente quello che sono.
Inventavo uscite nel weekend, quando magari non uscivo perchè volevo riposarmi, ho inventato film visti solo per partecipare a conversazioni.
Diciamo che sono sempre andata dove il vento tirasse e come volevo che gli altri mi vedessero.
Un paio di anni fa, ho capito che questo non andava più bene, perchè ero arrivata al punto che neanche io sapevo più chi fossi e il tenere sempre una maschera mi ha fatto capire che dovevo ritrovarmi.
Ad oggi mi mostro di più al mondo, per quella che sono, e mi sto anche riscoprendo, però questa cosa del vivere con i miei, per quanto a me fa star bene, in quanto non ho fretta di andare e vivere da sola appunto perchè non penso sia una cosa al momento adatta a me, mi fa sentire molto la pressione della società e delle aspettative che gli altri hanno su di me.
E il fatto di stare a casa lo vedo come qualcosa che la Martina (io) che è sempre voluta apparire in un modo, non farebbe mai.
Quindi diciamo vivo le giornate pensando al fatto che forse sono una sfigata, che come si può vivere ancora a trent'anni con i genitori, sono veramente un fallimento, ma più per l'immagine che questo da di me, che per l'effettivo sentimento che io provo, perchè io non mi sento così, perchè riesco a capire le mie motivazioni e cioè che preferisco tornare in una casa con le mie sorelle, parlare con loro e stare insieme, piuttosto che tornare in una casa vuota che mi metterebbe veramente tristezza.
Quindi mi sento di chiedere, come posso levarmi questo sentimento?
Come posso iniziare a capire che devo vivere la mia vita pensando a cosa voglio io e a cosa ho bisogno io e non come l'immagine che voglio dare di me di donna forte ed indipendente che non ha bisogno di nessuno che non di se stessa?
Sono una ragazza di trent'anni che da un pò di tempo vive una sensazione di disagio e differenza verso gli altri.
Abito con i miei genitori e questo per me non è un peso, non voglio vivere da sola, ho provato ma il senso di solitudine e la casa vuota mi fanno star male, questo non vuol dire che io non abbia la mia indipendenza, anzi, ho un lavoro, contribuisco alle pulizie di casa, mi preparo i pasti, ho la mia indipendenza.
Sono una persona solare con molti amici, ho la mia routine.
Ultimamente però sto vivendo con un senso di ansia perchè ho paura che agli occhi degli altri vengo considerata una sfigata, una che a 30 anni è ancora a casa con mamma e papà e purtroppo per tutta la mia vita, sono stata mossa dal giudizio che gli altri hanno di me.
Nel senso che ho sempre vissuto più in base a quello che gli altri pensassero di me e volevo pensassero di me, che realmente quello che sono.
Inventavo uscite nel weekend, quando magari non uscivo perchè volevo riposarmi, ho inventato film visti solo per partecipare a conversazioni.
Diciamo che sono sempre andata dove il vento tirasse e come volevo che gli altri mi vedessero.
Un paio di anni fa, ho capito che questo non andava più bene, perchè ero arrivata al punto che neanche io sapevo più chi fossi e il tenere sempre una maschera mi ha fatto capire che dovevo ritrovarmi.
Ad oggi mi mostro di più al mondo, per quella che sono, e mi sto anche riscoprendo, però questa cosa del vivere con i miei, per quanto a me fa star bene, in quanto non ho fretta di andare e vivere da sola appunto perchè non penso sia una cosa al momento adatta a me, mi fa sentire molto la pressione della società e delle aspettative che gli altri hanno su di me.
E il fatto di stare a casa lo vedo come qualcosa che la Martina (io) che è sempre voluta apparire in un modo, non farebbe mai.
Quindi diciamo vivo le giornate pensando al fatto che forse sono una sfigata, che come si può vivere ancora a trent'anni con i genitori, sono veramente un fallimento, ma più per l'immagine che questo da di me, che per l'effettivo sentimento che io provo, perchè io non mi sento così, perchè riesco a capire le mie motivazioni e cioè che preferisco tornare in una casa con le mie sorelle, parlare con loro e stare insieme, piuttosto che tornare in una casa vuota che mi metterebbe veramente tristezza.
Quindi mi sento di chiedere, come posso levarmi questo sentimento?
Come posso iniziare a capire che devo vivere la mia vita pensando a cosa voglio io e a cosa ho bisogno io e non come l'immagine che voglio dare di me di donna forte ed indipendente che non ha bisogno di nessuno che non di se stessa?
[#1]
Gentile utente,
vivere ancora in casa con i propri genitori a trent'anni pur avendo l'autonomia economica,
- non solo dà un'immagine sociale di "sfxxxta", per citare il suo termine,
- ma a noi psicologi e psicologhe fa pensare ad una persona che non ha compiuto il passo decisivo verso l'età psicologicamente adulta.
E questo al di là della sua situazione, aldilà di lei, dato che non la conosciamo per nulla.
Che poi lei ci stia volentieri con i suoi genitori, che lei possa raccontarsi che questa è una scelta libera,
pur senza conoscerla noi Psy pensiamo proprio che non si tratti di scelta.
Gli studi e l'esperienza clinica stanno a dimostrare che tale situazione è frutto di un'incapacità, dell'incapacità a tollerare quelli che lei definisce ".. il senso di solitudine e la casa vuota".
Sì, certo; crescere significa affrontare la solitudine, non spaventarsi del buio della notte, del vento che soffia fuori e si è da soli nella casa (reale e metafora si intrecciano).
Significa impegnarsi a stare da soli sulle proprie gambe; tremanti all'inizio ma poi sempre più solide e sicure.
E dunque fare questo passo è necessario non per compiacere la società, ma per diventare psicologicamente adult*.
Di questa complessa fase di vita della persona "giovane adulta", cioè tra 20 e 35 anni, ne abbiamo parlato proprio recentemente in una News, che potrà leggere qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9264-la-relazione-complessa-tra-figli-giovani-adulti-e-genitori.html .
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
vivere ancora in casa con i propri genitori a trent'anni pur avendo l'autonomia economica,
- non solo dà un'immagine sociale di "sfxxxta", per citare il suo termine,
- ma a noi psicologi e psicologhe fa pensare ad una persona che non ha compiuto il passo decisivo verso l'età psicologicamente adulta.
E questo al di là della sua situazione, aldilà di lei, dato che non la conosciamo per nulla.
Che poi lei ci stia volentieri con i suoi genitori, che lei possa raccontarsi che questa è una scelta libera,
pur senza conoscerla noi Psy pensiamo proprio che non si tratti di scelta.
Gli studi e l'esperienza clinica stanno a dimostrare che tale situazione è frutto di un'incapacità, dell'incapacità a tollerare quelli che lei definisce ".. il senso di solitudine e la casa vuota".
Sì, certo; crescere significa affrontare la solitudine, non spaventarsi del buio della notte, del vento che soffia fuori e si è da soli nella casa (reale e metafora si intrecciano).
Significa impegnarsi a stare da soli sulle proprie gambe; tremanti all'inizio ma poi sempre più solide e sicure.
E dunque fare questo passo è necessario non per compiacere la società, ma per diventare psicologicamente adult*.
Di questa complessa fase di vita della persona "giovane adulta", cioè tra 20 e 35 anni, ne abbiamo parlato proprio recentemente in una News, che potrà leggere qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9264-la-relazione-complessa-tra-figli-giovani-adulti-e-genitori.html .
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 483 visite dal 06/05/2024.
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