Agorafobia
Gentili dottori,
sono un uomo di 58 anni sposato e con due bellissimi figli, amo molto godere della natura svolgendo attività all’aria aperta, infatti, quasi ogni domenica partecipo alle escursioni di trekking in montagna organizzate dal Cai.
Sono, normalmente, momenti di serenità che mi riportano alla mia fanciullezza, quando con mio padre andavo per i monti del Cilento a raccogliere funghi.
Eppure nonostante la mia passione per la natura, sia la montagna o il mare, ultimamente ho degli attacchi di panico di fronte ai dirupi, quando sono davanti ad un baratro, lì dove la strada si interrompe bruscamente.
È una sensazione terribile che ho già sperimentato in passato e che pensavo di aver superato.
Almeno vent’anni fa, quando percorrevo con la macchina gli alti ponti della Salerno-Reggio, mi sentivo mancare l’aria e mi batteva il cuore all’impazzata e mi paralizzavo fino a dover fermare la macchina.
Andando ancora indietro nel tempo, ricordo una brutta crisi di agorafobia durante il viaggio di nozze, ero su un motore con mia moglie dietro di me, quando mi trovai di fronte ad un’ampia curva sul mare mi sentii mancare il respiro, sudavo freddo e la paura mi paralizzò.
Il mio primo attacco di panico risale a circa 35 anni fa, dopo un periodo di forte stress lavorativo, in quel periodo abitavo lontano dalla mia famiglia d’origine ed era scaduto il contratto d’affitto per tanto dovevo trovare una nuova abitazione.
Dopo quell’attacco di panico in cui mi sembrò di avere un infarto decisi di ritornare nel mio paese d’origine e vivere con la mia famiglia.
Pensavo di aver superato tutto e invece si riaffaccia un incubo.
Vi chiedo una spiegazione medica in quanto non comprendo a cosa siano legati questi attacchi di agorafobia, è legato all’ansia?
Allo stress?
Oppure ad altre paure?
Mia madre mi ha raccontato di averne sofferto anche lei da giovane, soprattutto mentre era incinta di me aveva attacchi di agorafobia quando con mio padre viaggiava dalla Germania per tornare in Italia e attraversavano i ponti, può esservi una trasmissione dell’agorafobia dalla madre al figlio?
Queste paure mi portano ultimamente a restare a casa, e con rammarico non partecipare alle uscite domenicali, vorrei tornare presto ad una condizione di benessere per poter fare quello che facevo fino a poco tempo fa, giungere nelle vette e respirare a pieni polmoni.
Vi ringrazio per il lavoro che svolgete.
sono un uomo di 58 anni sposato e con due bellissimi figli, amo molto godere della natura svolgendo attività all’aria aperta, infatti, quasi ogni domenica partecipo alle escursioni di trekking in montagna organizzate dal Cai.
Sono, normalmente, momenti di serenità che mi riportano alla mia fanciullezza, quando con mio padre andavo per i monti del Cilento a raccogliere funghi.
Eppure nonostante la mia passione per la natura, sia la montagna o il mare, ultimamente ho degli attacchi di panico di fronte ai dirupi, quando sono davanti ad un baratro, lì dove la strada si interrompe bruscamente.
È una sensazione terribile che ho già sperimentato in passato e che pensavo di aver superato.
Almeno vent’anni fa, quando percorrevo con la macchina gli alti ponti della Salerno-Reggio, mi sentivo mancare l’aria e mi batteva il cuore all’impazzata e mi paralizzavo fino a dover fermare la macchina.
Andando ancora indietro nel tempo, ricordo una brutta crisi di agorafobia durante il viaggio di nozze, ero su un motore con mia moglie dietro di me, quando mi trovai di fronte ad un’ampia curva sul mare mi sentii mancare il respiro, sudavo freddo e la paura mi paralizzò.
Il mio primo attacco di panico risale a circa 35 anni fa, dopo un periodo di forte stress lavorativo, in quel periodo abitavo lontano dalla mia famiglia d’origine ed era scaduto il contratto d’affitto per tanto dovevo trovare una nuova abitazione.
Dopo quell’attacco di panico in cui mi sembrò di avere un infarto decisi di ritornare nel mio paese d’origine e vivere con la mia famiglia.
Pensavo di aver superato tutto e invece si riaffaccia un incubo.
Vi chiedo una spiegazione medica in quanto non comprendo a cosa siano legati questi attacchi di agorafobia, è legato all’ansia?
Allo stress?
Oppure ad altre paure?
Mia madre mi ha raccontato di averne sofferto anche lei da giovane, soprattutto mentre era incinta di me aveva attacchi di agorafobia quando con mio padre viaggiava dalla Germania per tornare in Italia e attraversavano i ponti, può esservi una trasmissione dell’agorafobia dalla madre al figlio?
Queste paure mi portano ultimamente a restare a casa, e con rammarico non partecipare alle uscite domenicali, vorrei tornare presto ad una condizione di benessere per poter fare quello che facevo fino a poco tempo fa, giungere nelle vette e respirare a pieni polmoni.
Vi ringrazio per il lavoro che svolgete.
[#1]
Gentile utente
Ho letto la sua richiesta, lei chiede una spiegazione medica a quanto le succede, ha bisogno di una risposta razionale che la rassicuri, spero di accontentarla. I sintomi dell'agorafobia sono riconducibili a quelli dell’ansia e del panico, di fatto l’agorafobia è classificato dal DSM V tra i disturbi d'ansia, che si presenta con vertigini, sudorazione, tremori, brividi o vampate senso di soffocamento e di smarrimento, fino ad avere fitte al torace, paralisi e paura di perdere il controllo. Contrariamente a quanto si pensa questo sintomo però non è direttamente correlato alla paura degli spazi aperti quanto al timore di ritrovarsi in situazioni difficili, di distacco affettivo o allontanamento, cambiamenti nelle relazioni affettive. Gli ultimi studi confermano che il 90 % dei casi di agorafobia si manifesta come disturbo secondario degli attacchi di panico legati a forte stress o ad eventi traumatici (lutti, separazioni, licenziamenti, perdite, trascuratezza emotiva), altri studi ci confermano che il 60 % dei casi è legato al fattore genetico che predispone l’individuo a questo tipo di risposte ansiogene, ma sono i fattori ambientali quelli determinanti e scatenanti. Spesso le persone che soffrono di agorafobia mettono in atto l’evitamento dei luoghi che possono scatenare le crisi di panico, ossia tendono a restare a casa, questa scelta ha una funzione difensiva ma naturalmente è una strategia disfunzionale che si presenta limitante nella vita della persona. Nei casi di agorafobia occorre intervenire con un lavoro di consapevolezza interiore, per comprendere meglio sé stessi, il proprio vissuto emotivo, occorre individuare la causa scatenante ricercando cosa realmente la paralizza, di cosa ha realmente timore, da cosa o da chi non vuole allontanarsi, cosa ha paura di perdere, cosa la spaventa dell’ignoto ecc. Sono tutte domande a cui è possibile rispondere con l’aiuto di uno psicologo o uno psicoterapeuta che l’aiuteranno a trovare risposte cognitive adeguate a ritrovare la sicurezza e la serenità. Rileggendo la sua storia personale è plausibile che il suo primo attacco di panico sia tato legato ad una condizione di incertezza che lei stava vivendo: era lontano da casa, le era scaduto il contratto d’affitto e cercava un nuovo posto dove vivere, lo stress lavorativo ha svolto la funzione di miccia innescando il panico in uno stato di insicurezza e incertezza che abitavano dentro di lei. Il suo secondo racconto inerente la crisi di agorafobia durante il viaggio di nozze mostra come un cambiamento di vita importante come il matrimonio porti con sé una dose d’incertezza da scatenare la paura dell’ignoto, il timore di una relazione stabile e nel contempo la novità della convivenza che contiene in sé le preoccupazioni di una responsabilità più matura, e ancora il distacco dalla famiglia d’origine segna l’inizio di una nuova vita relazionale racchiude in sé il senso d’abbandono e la paura dell’ignoto. Come vede le motivazioni possono essere varie ma tutte legate al senso di insicurezza-sicurezza, ciò che è sicuro ci fa sentire stabili e ben radicati sul terreno, di contro l’incertezza ci disorienta e ci paralizza, ci sentiamo risucchiati dal vuoto dell’ignoto e dal senso di instabilità. Se in lei la sintomatologia agorafobica si stà ripresentando bisogna chiedersi cosa c’è di diverso in quest’ultimo periodo? , c’è qualcosa del suo futuro che la preoccupa? , cosa è successo da toglierle sicurezza e stabilità fino a farla sentire come se le mancasse la terra sotto i piedi?
Come le dicevo può esserle di aiuto intraprendere un percorso terapeutico di consapevolezza di sé e delle proprie paure ad esempio attraverso la terapia cognitivo comportamentale che lavora sul pensiero positivo e dà dei buoni risultati per il superamento di tale disturbo Se vuole potrà fornirci ulteriori informazioni in merito il suo attuale contesto personale e familiare, restiamo a disposizione per aiutarla.
Cordialmente
Dott.ssa Maria Graziano
Ho letto la sua richiesta, lei chiede una spiegazione medica a quanto le succede, ha bisogno di una risposta razionale che la rassicuri, spero di accontentarla. I sintomi dell'agorafobia sono riconducibili a quelli dell’ansia e del panico, di fatto l’agorafobia è classificato dal DSM V tra i disturbi d'ansia, che si presenta con vertigini, sudorazione, tremori, brividi o vampate senso di soffocamento e di smarrimento, fino ad avere fitte al torace, paralisi e paura di perdere il controllo. Contrariamente a quanto si pensa questo sintomo però non è direttamente correlato alla paura degli spazi aperti quanto al timore di ritrovarsi in situazioni difficili, di distacco affettivo o allontanamento, cambiamenti nelle relazioni affettive. Gli ultimi studi confermano che il 90 % dei casi di agorafobia si manifesta come disturbo secondario degli attacchi di panico legati a forte stress o ad eventi traumatici (lutti, separazioni, licenziamenti, perdite, trascuratezza emotiva), altri studi ci confermano che il 60 % dei casi è legato al fattore genetico che predispone l’individuo a questo tipo di risposte ansiogene, ma sono i fattori ambientali quelli determinanti e scatenanti. Spesso le persone che soffrono di agorafobia mettono in atto l’evitamento dei luoghi che possono scatenare le crisi di panico, ossia tendono a restare a casa, questa scelta ha una funzione difensiva ma naturalmente è una strategia disfunzionale che si presenta limitante nella vita della persona. Nei casi di agorafobia occorre intervenire con un lavoro di consapevolezza interiore, per comprendere meglio sé stessi, il proprio vissuto emotivo, occorre individuare la causa scatenante ricercando cosa realmente la paralizza, di cosa ha realmente timore, da cosa o da chi non vuole allontanarsi, cosa ha paura di perdere, cosa la spaventa dell’ignoto ecc. Sono tutte domande a cui è possibile rispondere con l’aiuto di uno psicologo o uno psicoterapeuta che l’aiuteranno a trovare risposte cognitive adeguate a ritrovare la sicurezza e la serenità. Rileggendo la sua storia personale è plausibile che il suo primo attacco di panico sia tato legato ad una condizione di incertezza che lei stava vivendo: era lontano da casa, le era scaduto il contratto d’affitto e cercava un nuovo posto dove vivere, lo stress lavorativo ha svolto la funzione di miccia innescando il panico in uno stato di insicurezza e incertezza che abitavano dentro di lei. Il suo secondo racconto inerente la crisi di agorafobia durante il viaggio di nozze mostra come un cambiamento di vita importante come il matrimonio porti con sé una dose d’incertezza da scatenare la paura dell’ignoto, il timore di una relazione stabile e nel contempo la novità della convivenza che contiene in sé le preoccupazioni di una responsabilità più matura, e ancora il distacco dalla famiglia d’origine segna l’inizio di una nuova vita relazionale racchiude in sé il senso d’abbandono e la paura dell’ignoto. Come vede le motivazioni possono essere varie ma tutte legate al senso di insicurezza-sicurezza, ciò che è sicuro ci fa sentire stabili e ben radicati sul terreno, di contro l’incertezza ci disorienta e ci paralizza, ci sentiamo risucchiati dal vuoto dell’ignoto e dal senso di instabilità. Se in lei la sintomatologia agorafobica si stà ripresentando bisogna chiedersi cosa c’è di diverso in quest’ultimo periodo? , c’è qualcosa del suo futuro che la preoccupa? , cosa è successo da toglierle sicurezza e stabilità fino a farla sentire come se le mancasse la terra sotto i piedi?
Come le dicevo può esserle di aiuto intraprendere un percorso terapeutico di consapevolezza di sé e delle proprie paure ad esempio attraverso la terapia cognitivo comportamentale che lavora sul pensiero positivo e dà dei buoni risultati per il superamento di tale disturbo Se vuole potrà fornirci ulteriori informazioni in merito il suo attuale contesto personale e familiare, restiamo a disposizione per aiutarla.
Cordialmente
Dott.ssa Maria Graziano
Dott.ssa Maria Graziano Psicologa
Consulenze psicologiche in presenza e on line
mari.graziano1971@gmail.com
www.analisiemozionalemariagraziano.it
[#2]
Utente
Salve, la ringrazio per avermi aiutato a focalizzare le cause scatenanti del mio problema.
In parte le avevo individuate ma non gli mai dato molto peso.
Dovro fare un'attenta analisi delle cause magari con l'aiuto di un professionista come lei ma al momento per vari motivi non posso.
Non escludo però un ricontatto per chiedere dei consigli per iniziare un percorso che mi porti ad di fuori di questo Tunnel.
Buona Giornata
In parte le avevo individuate ma non gli mai dato molto peso.
Dovro fare un'attenta analisi delle cause magari con l'aiuto di un professionista come lei ma al momento per vari motivi non posso.
Non escludo però un ricontatto per chiedere dei consigli per iniziare un percorso che mi porti ad di fuori di questo Tunnel.
Buona Giornata
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.1k visite dal 01/05/2024.
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